Recensione The Last of Us


Kill to Survive

La trama di The Last of Us procede senza sosta per le venti ore dell’avventura principale, alternando per tutta la sua durata ritmi lenti e concitati, aprendo nel cuore del giocatore ferite intense. Per molti versi The Last of Us potrebbe inizialmente sembrare il classico blockbuster americano, ma dopo poco vi renderete conto che l’ultima produzione di Naughty Dog ha un’anima tutta sua e riesce far prevalere il lato umano che molte produzioni oggigiorno tendono a dimenticare.

Il viaggio che porterà Ellie e Joel a condividere per l’arco di un anno orrori e meraviglie, li porterà a conoscere una triste realtà dove la violenza la fa da padrone e allo stesso tempo è l’unica arma in grado di salvarli dall’inferno che li attende fuori per le strade.  Se il concetto di base è quello di uccidere per sopravvivere, tutto è sostenuto da una regia e una narrativa eccezionale che a tratti si potrebbe pensare eccessivamente brutale, viste le scene incredibilmente realistiche di estrema violenza, ma nel caso di the Last of Us, violenza e brutalità non sono fini a se stessi, ma finalizzati alla sopravvivenza in un mondo dove gli uomini non hanno più il lusso di sperare nel futuro e di provare pietà per il prossimo. The Last of Us insomma mostra al giocatore cosa può fare l’essere umano di fronte alla disperazione.

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