Apple, stop ai metalli sporchi di sangue

Responsabilità.

E’ questa la parola che sembra aver più a cuore la nuova amministrazione di Tim Cook, alla guida di Apple dopo la morte del suo compianto fondatore Steve Jobs. La compagnia, dopo aver deliberato un importante investimento da 100 milioni di dollari per portare la produzione di tutti i suoi mac in USA e favorire cosi’ l’occupazione nella patria che le ha dato i natali, ha oggi compiuto un ulteriore passo avanti con la pubblicazione del documento «Supplier responsibility Progress  Report 2014». In sostanza, Apple si impegna a verificare, tramite un’ agenzia indipendente, che il “tantalio” utilizzato nei suoi prodotti provenga solo da miniere “conflict free“, ovvero da territori dove non siano in corso sanguinose ribellioni o feroci dittature militari che potrebbero utilizzare i proventi dell’estrazione  per finanziare armi e repressione della popolazione. 
 
Il “tantalio“, materiale dalle buone capacità conduttive, largamente utilizzato in elettronica per la realizzazione dei condensatori e quindi anche in gran parte dei prodotti della casa di Cupertino, è piuttosto raro in natura e i più grandi giacimenti di tantalite (circa l’80%) si trovano in Congo, Angola e Sud Sudan, luoghi dove sono ancora in corso sanguinosi conflitti.
 
In particolare è in Congo che il fenomeno ha raggiunto oramai da tempo livelli preoccupanti, tant’è che già nel 2001 l’ONU ha segnalato lo sfruttamento anche di bambini, spesso costretti dagli schiavisti a estrarre il prezioso minerale  a mani nude. Negli ultimi anni il prezzo del metallo raro poi ha raggiunto cifre astronomiche, con incrementi di quasi il 600% negli ultimi 4 anni che hanno reso ancora più proficuo lo sfruttamento di un numero sempre maggiore di individui; considerato che il prezzo è destinato ancora ad aumentare, essendo praticamente utilizzato in tutti i dispositivi di telefonia mobile ed anche nelle console di nuova generazione, c’era bisogno di un intervento serio.  Il rapporto Kimberly che negli USA aveva “raccomandato” ai produttori di utilizzare soltanto materiale certificato, infatti, era stato in larga parte disatteso, fino ad oggi, quando, prima Nokia, poi Apple, hanno annunciato di aver dato avvio ad un programma di controllo dei loro fornitori. 

Nello stesso documento, Apple si impegna per il futuro a controllare anche che i suoi fornitori utilizzino oro  e tungsteno proveniente da miniere conflict free. 
La decisione di Apple, che arriva dopo l’accordo stipulato dalla compagnia con gli assemblatori cinesi di limitare a 60 ore massime il numero di ore lavorative settimanali e di garantire condizioni lavorative migliori e paghe più elevate, testimonia il grande sforzo della compagnia verso la realizzazione di prodotti “consapevoli”, che non contribuiscano ad alimentare sfruttamento, guerra e violenza. 

Se qualcuno a questo punto pensasse che si tratta soltanto di un’abile mossa pubblicitaria, beh, allora potremmo dire che questa è una pubblicità che ci piace.

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