Streghe e manicomi: un connubio perfetto.
Versione testata: PC
Quando si parla di manicomi, la prima parola che accostiamo a tale termine è sicuramente orrore, paura, malvagità. D’altronde, tutto questo è normale: i film ce li hanno sempre riportati come luoghi in cui i malati mentali venivano rinchiusi per poi essere curati, o perlomeno provarci. Sappiamo bene che ciò che ci viene mostrato in tal modo non è stato veramente così, eppure tra leggende metropolitane e racconti continuiamo a vederli come un ambiente ostile, dove risiedono entità malvagie o quant’altro. Secondo ogni persona, i manicomi nascondono gli orrori subiti dai pazienti e molto spesso questi vagano ancora al suo interno sotto forma di fantasmi o anime, di cui si possono udire ancora i lamenti tra i lunghi e bui corridoi.
L’idea di portare questo “tormento” all’interno di un videogioco e renderlo veramente spaventoso è nata con il famoso Outlast, che portava a saltare davvero dalla sedia per la paura che incutevano certe scene di gioco. Qualcuno, però, ha pensato: “E se unissimo insieme i tanto terrificanti manicomi con delle streghe dalle sembianze di entità malvagie?” Il team di sviluppo Zombie Studios ha deciso di tentare questa impresa, con un gioco che avrebbe potuto rivelarsi un grande flop. Fortunatamente, il risultato finale è stato tutt’altro che negativo: se non avevate paura delle streghe, provate a ritrovarvi rinchiusi tra le mura di un centro di recupero per gli infermi mentali chiuso a causa di incidenti avvenuti in circostanze sconosciute in loro “compagnia”. I ragazzi di Zombie Studios hanno saputo amplificare quel senso di angoscia e terrore che già risiedeva in Outlast, e gli amanti dell’horror non potranno che apprezzarlo. Un consiglio: se siete stitici, questo titolo può aiutarvi, dovrebbe essere consigliato da tutti i medici internazionali e il risultato sarebbe stupefacente!
L’isola degli orrori.
Sarah, la protagonista del gioco, si risveglia in un ospedale psichiatrico situato su un’isola, Mid Island, per motivi a lei sconosciuti. Al buio, sola, confusa. L’unico oggetto a sua disposizione a fornire una fonte di illuminazione è il suo cellulare, null’altro. La prima cosa che sente è la voce di un uomo misterioso in chiamata, che la “accompagnerà” durante il suo cammino con frasi strane apparentemente fuori luogo all’inizio, ma che pian piano acquisiranno un senso e permetteranno di capire il legame che c’è tra Sarah e il motivo per cui si trova in quel terrificante ospedale. Ciò che viene richiesto alla ragazza dall’uomo è la ricerca delle memorie racchiuse all’interno dell’ospedale, ma l’obiettivo di Sarah è quello di trovare una via d’uscita. Ben presto, però, verrà a conoscenza del fatto di non essere sola in quell’edificio e i documenti che ritroverà non miglioreranno la situazione, dato che riportano testimonianze di suicidi o visioni da parte dei pazienti. Qualcosa la sta inseguendo. Qualcosa vuole che anche lei faccia parte della malvagità di quel luogo…
La trama in sé è semplice e deducibile anche perché già vista in diverse salse, ma il modo in cui si svolge e ciò cui porterà a capire alla fine è particolare. Le lettere e i documenti che troveremo nel gioco, infatti, giocano un ruolo importante al fine di cogliere il senso del finale, pertanto non sono la solita carta straccia messa per essere collezionata e accantonata. Le testimonianze riguardanti i pazienti, oltretutto, permettono proprio di capire la relazione della protagonista con tutto ciò che accade, quindi leggerli è d’obbligo. Ovviamente, i documenti sono sparsi in tutto l’edificio, e questo può portare il giocatore ad affrontare il gioco una seconda volta per trovarli tutti dato che permettono di capire completamente la storia (sì, Daylight si può terminare anche senza raccogliere nessuno di questi documenti). La durata del titolo si attesta sulle 2-3 ore, che sono davvero poche, ma gli avvenimenti del gioco sono ben concentrati e offrono comunque una sessione di gioco all’insegna del terrore, il tutto accompagnato da brividi puri se giocato di notte e con un volume adatto. Sotto l’aspetto della longevità pecca comunque, anche perché rifacendolo una seconda volta il totale non supererebbe le 5 ore di gioco.
Armi? Preferisco la luce.
Pur essendo definito un FPS horror, le uniche “armi” a nostra disposizione saranno il cellulare di Sarah, che offre una fonte di luce e una mappa del luogo in cui ci troviamo, le barre luminose e i bengala, entrambi reperibili in zaini o contenitori disseminati nel mondo di gioco. Le barre luminose permettono sia di illuminare l’ambiente circostante sia di notare gli oggetti con cui possiamo interagire, spesso aiutandoci a trovarli dato che alcuni sono più nascosti di altri. I bengala, invece, saranno di vitale importanza per la nostra sopravvivenza: questi, infatti, verranno utilizzati per bruciare e far scomparire le streghe che ci attaccheranno tentando di ucciderci, denominate Ombre.
Una nota di merito va sicuramente alla completa casualità di quanto avviene durante la partita. Con questa frase si intende che ad ogni nostra morte, quando ritorneremo in vita la mappa sarà sempre la stessa, ma la disposizione di documenti, contenitori e persino mobilio di alcune stanze sarà completamente cambiata. La stessa cosa avviene con gli attacchi delle Ombre: saremo in grado di capire se ci sono vicine o meno grazie al rumore di passi o di un particolare suono, ma possono anche spuntare improvvisamente di fronte a noi e ripetutamente, con conseguenti spaventi allo stato puro. Tutto questo giova all’atmosfera del gioco, dato che non si potrà prevedere già cosa accadrà in un determinato punto in cui siamo passati prima di morire e dovremo, quindi, restare attenti. In ogni caso, utilizzare i bengala fino al loro esaurimento ci eviterà di andare incontro alla morte.
Le aree di gioco sono sostanzialmente tre: l’ospedale, le fogne e la foresta, delle quali la prima è abbastanza labirintica. Una caratteristica della pianta dell’ospedale è il “riciclaggio” degli stessi corridoi e stanze, portando ad avere l’impressione di trovarsi nello stesso punto in cui eravamo poco prima, ma non sarà affatto così. Proseguendo nel nostro percorso ci imbatteremo in alcune porte bloccate da un Sigillo e saranno quelle che ci permetteranno di accedere a nuove aree. Per riuscire a distruggere questi Sigilli e aprire le porte, dovremo cercare dei luoghi particolari in cui raccogliere degli specifici oggetti che, in un modo o nell’altro, avevano a che fare con la vita degli infetti che erano rinchiusi in quelle stanze. Trovata la “chiave” per rompere il Sigillo, dovremo dirigerci nel punto in cui questo era presente, ma non potremo utilizzare nessun bengala dato che avremo entrambe le mani occupate, pertanto saremo costretti ad evitare le Ombre a tutti i costi per non morire.
Il gameplay è tutto qui: può sembrare scarno, ma in realtà riesce ad intrattenere il giocatore con meccaniche di gioco semplici ed intuitive. Tutto diventa molto più impegnativo poi se si affronta il gioco al massimo livello di difficoltà, che comporta il ritrovamento di meno bengala, morte più rapida e quant’altro. L’unica peculiarità del titolo che non abbiamo potuto provare è la possibilità di interagire con il live streaming su Twitch dei giocatori che ne fanno uso. Stando a quanto dichiarato dalla software house, infatti, gli spettatori dello streaming potranno digitare alcune parole che verranno riprodotte in-game attraverso suoni o rumori, come il miagolio di un gatto ad esempio. Tutto questo va ad arricchire l’esperienza di gioco degli streamers, ovviamente, che potranno godere di un “bonus” grazie ai loro fans.
Un tocco di classe con l’Unreal Engine 4.
Il team di sviluppo ha deciso di andarci “pesante” in termini di grafica, servendosi infatti del nuovissimo Unreal Engine 4 e dimostrandone parte della potenza. E’ anche possibile giocare il titolo in 3D abilitando il RealD 3D. Il gioco risulta esteticamente bello, ma nulla che faccia gridare al miracolo i giocatori più esigenti. Nonostante possa sembrare comunque semplice nella grafica, gli effetti particellari e il movimento di coperte o vari oggetti sono stati realizzati veramente bene, ancora meglio se possediamo una scheda grafica NVIDIA. Zombie Studios, infatti, ha lavorato a stretto contatto con i ragazzi del “Grande Occhio” per sfruttarne al massimo le tecnologie ed offrire una qualità grafica ancora più elevata. Potremo abilitare effetti aggiuntivi come la nebbia, l’HBAO+ e altre particolari opzioni rendendo l’esperienza di gioco visivamente sublime, sebbene sià già ottima senza questi parametri extra. Tutto questo, ovviamente, a scapito delle prestazioni della vostra scheda grafica, che deve essere una delle più recenti al fine di evitare fastidiosi cali di frame rate data la potenza richiesta per godere al massimo delle feature di NVIDIA. Abbiamo testato il gioco con la configurazione che potete leggere di seguito (i componenti essenziali) e reggevamo molto bene il tutto, ma abilitando tutte le opzioni aggiuntive di NVIDIA calavamo in modo evidente sotto i 30 FPS, pertanto ci siamo accontentati della sola nebbia come effetto aggiuntivo.
CONFIGURAZIONE PC:
– AMD FX-8350 Black Edition (8 Cores, 4.0 GHz)
– NVIDIA GeForce GTX 660 2 GB (Asus)
– 12 GB di RAM
Riguardo il comparto audio del titolo, i rumori e i suoni circostanti sono stati realizzati egregiamente e la continua musica di sottofondo (per nulla fastidiosa, oltretutto) in stile “sta-per-accadere-qualcosa” regala agli amanti del genere un continuo senso di angoscia e suspence, che si traduce in spaventi belli e buoni al momento giusto. Per quanto concerne il doppiaggio, anch’esso è ben realizzato, rigorosamente in inglese con sottotitoli in italiano, anche se la protagonista parla davvero poco durante il gioco, ma le poche volte che lo fa lascia trasparire tutta la paura che c’è in lei. La voce dell’uomo misterioso in chiamata con Sarah, invece, ci accompagnerà durante tutto il nostro viaggio, e la sua voce leggermente roca ci farà capire subito di essere “malvagio”.
Daylight non è esente da note dolenti però: essendo privo di caricamenti di intermezzo tra le varie aree, queste vengono caricate sul momento durante la sessione di gioco, portando a fastidiosi lag per almeno 10-20 secondi. Questo è stato riscontrato giocando la versione PC appunto, ma non crediamo proprio che sia dovuto alla nostra configurazione hardware dato che è abbastanza recente. Lo stesso vale per i caricamenti dopo essere morti, ad esempio, che sono davvero lunghi considerato che non si tratta di un titolo con grandi spazi e oggetti di cui fare buffering e quant’altro.
Commento finale
Daylight si spinge oltre e fonde insieme due argomenti che sono sempre stati oggetto di leggende metropolitane e scene terrificanti, ovvero gli ospedali psichiatrici e le streghe, con un risultato finale davvero ben riuscito. Gli amanti del genere saranno pienamente soddisfatti del lavoro di Zombie Studios pur durando davvero poco, ma tutto è ben concentrato in quelle 2-3 ore di gioco, regalando autentici spaventi e brividi allo stato puro. Una pecca è sicuramente la totale assenza di enigmi da risolvere, che avrebbero potuto vedere i giocatori presi dal panico dover mantenere la calma ed utilizzare il cervello oltre ad aumentare ulteriormente la longevità e la difficoltà del gioco. Ma che dire: 14,99 $ si possono spendere tranquillamente per provare cosa significhi il terrore vero e proprio, ma ricordatevi di ricreare l’atmosfera buia anche intorno a voi per godervelo al massimo. Nessuna luce, nessun rumore, notte fonda: solo voi e Daylight. Si consiglia l’utilizzo di pannoloni per i più sensibili.
Pro | Contro |
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– Streghe e ospedali psichiatrici, che accoppiata!
– Storia intrigante…
– Terrore allo stato puro
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– Lunghi caricamenti e lag dovuti al buffering della mappa
– …ma davvero breve
– Totale assenza di enigmi
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Voto Globale: 70 |