Torna, in pompa magna, il caposaldo firmato FromSoftware che fu pietra miliare di un genere da troppi snobbato.
Versione testata: PlayStation 4
Era il lontano 5 febbraio 2009, molta gente ancora stava transitando da Playstation 2 a Playstation 3, e, nel frattempo, in Giappone usciva un titolo di tutto rispetto: Demon’s Souls. Subito colpì il pubblico e la critica; vuoi per la sua difficoltà sopra la media, vuoi per una storia e un passato raccontato in maniera alternativa, il titolo fece presto breccia nel cuore di appassionati e non. Due anni più tardi, FromSoftware rilasciò Dark Souls, una versione “migliorata” del suo precedente titolo, del quale ne condivideva solo l’atmosfera.
Ad oggi, Dark Souls è un fenomeno mondiale, uno dei pochi titoli in grado di unire detrattori e amanti, in quanto le due categorie ne riconoscono il valore intrinseco. Due altri capitoli gli sono succeduti, nonché un titolo che ne condivideva il genere, Bloodborne, più tanti altri che hanno provato a emularne il successo. Nessuno, tuttavia, è come Dark Souls, soprattutto in virtù del fatto che è il primo ad aver rivoluzionato il genere degli ARPG.
Contrariamente al classico approccio da gioco di ruolo, con tutte le informazioni spiattellate sullo schermo, Dark Souls lascia il giocatore solo, in rovina come il mondo che lo circonda. Curioso notare l’analogia che intercorre tra le meccaniche il contesto nel quale il nostro personaggio dovrà muoversi. Animato da un solo scopo – e chi ne conosce il significato, il solo motivo per cui non diventa vuoto -, il nostro non morto dovrà succedere a un antico Lord del passato, per evitare che il mondo cada nell’oscurità, o abbandonarlo a sé stesso e far partire l’era degli uomini.
Dark Souls rimane un gioco straordinariamente coerente. Il mondo del gioco è caduto in rovina anni dopo che una cabala di dei si unì per sconfiggere un’orda di antichi draghi. L’entropia mangia ogni cosa finché il mondo non è un mare di cadaveri e bestie senza mente. Eppure il giocatore persiste, affrontando ancora e ancora i nuovi boss nonostante le loro perdite. Dark Souls è in definitiva un gioco su ciò che facciamo con la consapevolezza che moriremo. Combattiamo per far andare avanti le cose? Abbracciamo l’imminente oscurità?
Un mondo variegato, poco resistente alla fine dei tempi.
Dark Souls ci porta a visitare parte del regno di Lordran, l’antica terra degli dei, ormai giunta alla sua ora. Dopo secoli, infatti, la fiamma che dava luce e disparità al mondo sta per spegnersi, e, insieme a essa, tutto cade in rovina. Da Petite Londo a Anor Londo, passando per le Tombe dei Giganti e Izalith, niente è sfuggito alla decadenza del fuoco. Come già detto, il nostro scopo ultimo sarà quello di un boia: benevolo o maligno, questo dipenderà da noi stessi.
Le ambientazioni di Dark Souls sono molto variegate: foreste, grotte, città, villaggio, paludi, avremo di tutto. Lodevole, come già fu rimarcato nel lontano 2011, il collegamento che ogni area ha con il mondo di gioco. Difatti, a splendere non è solo lo stupendo level design, sul quale si nota senza ombra di dubbio un lavoro certosino fatto con criterio, bensì anche il world design, gestito magnificamente, denotando un minuzia e cura del particolare fuori da ogni logica comprensibile.
Altrettanto, è bello vedere come le texture siano stato ben ritoccate, così come la palette cromatica; certo, non aspettatevi il lavoro di un remake, non lo è, è solamente una remastered ben lavorata. Il framerate, inoltre, è sempre fisso sui 60 fotogrammi per secondo. Per stressare il gioco, mi sono posizionato al centro della Città Infame, ambientazione che più di tutte soffriva, su vecchie generazioni, un’ottimizzazione mal gestita. Ebbene, lanciando piromanzie, Lance del Sole e Lance dell’Anima, non si notava nessun calo visibile.
Ciò è sicuramente frutto di un lavoro gestito magnificamente dal team di sviluppo, il quale deve essere lodato in questa situazione. Certo, la nuova potenza hardware era molto più gestibile, ma non è scontato che si riesca lo stesso a lavorare bene solo perché lo strumento è più forte.
Non si è soli in questo viaggio.
Durante la nostra avventura incontreremo molti personaggi che si troveranno a Lordran senza ancora aver perduto il senno. Vittime di una maledizione come noi, cercano in ogni modo di sfuggirle, cercando di preservare i propri ricordi. Alcuni di questi sarà anche possibile evocarli, tramite un apposito segno che si troverà per terra quando si sarà in forma umana, per sconfiggere il boss della zona. Non solo, questa meccanica è replicabile online attraverso il famoso “segno di evocazione”, di colore giallo o bianco per fantasmi amichevoli (e il colore varia in base al patto di appartenenza dell’evocato) o rosso per i fantasmi ostili.
Il sistema di evocazione funziona bene, e i server sono molto stabili. Raramente succede di non riuscire a connettere con il giocatore perché o ha rimosso il segno o è già stato evocato. Inoltre, il sistema con password funziona egregiamente. Tuttavia è da dire che questo metodo era già stato implementato in Bloodborne e Dark Souls III, pertanto hanno avuto molte occasioni per migliorarsi, riuscendoci a pieni voti.
Se invece decidessimo di giocare in solitaria, il gioco offre un ottimo tasso di sfida. Il titolo di per sé non è difficile, ma punitivo. Ogni morte, parte integrante non solo del gameplay, avviene per una ragione, e mai perché il gioco “ha deciso così”. Grazie a una serie di parametri, potremo modificare il nostro personaggio e “ruolarlo” a nostra immagine e somiglianza.
In questo aspetto Dark Souls dà il meglio di sé: potremo creare qualsiasi cosa vogliamo. Un piromante guerriero, un chierico stregone, un cavaliere curatore, e chi più ne ha più ne metta. Con 71 incantesimi, 80 armi rare e più di 80 armi tradizionali, il gioco offre un’ampia scelta di personalizzazione del proprio personaggio. Non solo, oltre alle normali statistiche ben visibili, potremo creare un personaggio agilissimo che si occuperà solamente di schivare e colpire o un tank da sfondamento con un equilibrio granitico che continuerà a menare fendenti di fronte a ogni cosa che trovi sul suo percorso.
Infine, ogni boss è pensato accuratamente per essere sconfitto con ogni possibile combinazione. Non pensate di aver sbagliato classe, probabilmente state solo sbagliando approccio. Il fatto, poi, che ogni boss abbia le sue peculiari debolezze e forze spinge fortemente il giocatore a cercare la combinazione esatta per ogni situazione.
Conclusioni.
Dark Souls è tornato. In grande stile. Questa Remastered, offerto a un prezzo di 39,90€, è molto valida. Il titolo offre un’ottimo livello di sfida, equilibrato al punto giusto, mai né troppo facile né troppo frustrante. Inoltre, il mondo di gioco rapisce per la bellezza degli ambienti e la qualità del level e del world design. Non solo, la capacità di scoprire il passato del mondo e dei vari personaggi attraverso le descrizioni potrà anche sembrare scomodo, ma farà spalancare più di una mascella per i colpi di scena, le rivelazioni improvvise o anche solo per essere arrivato alla soluzione per deduzione.
- - Gameplay variegato
- - Soundtrack stupenda
- - World e level design ben curati
- - COmparto tecnico granitico
- - Alcuni bug maggiori fastidiosi
- - Il livello di sfida potrebbe non allettare chiunque