Hunt: Showdown – la nostra recensione

Cercasi cacciatori di taglie

Hunt: Showdown si lascia alle spalle uno sviluppo abbastanza travagliato: iniziato nel 2014 negli studi di Crytek USA sotto il nome di Hunt: Horrors of the Gilded Age, i lavori sono stati poi interrotti in seguito al fallimento della sede per motivi finanziari. Il progetto, quindi, è passato direttamente al quartier generale di Crytek, che modifica il titolo in quello attuale e annuncia la ripresa dello sviluppo a metà del 2017. Dopo poco più di un anno e mezzo di early access su Steam e il contributo dei giocatori con innumerevoli feedback, Hunt: Showdown è finalmente pronto a mostrarsi nella sua veste definitiva, con una formula di gioco convincente, veloce e in minima parte strategica in grado di portarvi via centinaia di ore di gioco se amate questo genere.

Il gioco è attualmente disponibile su Steam e XBOX One, mentre su PlayStation 4 arriverà entro la fine dell’anno.

Vivi un giorno in più… o muori per sempre

Occorre innanzitutto dare un volto a ciò che è Hunt: Showdown, ossia un PvPvE che, quindi, ci vedrà impegnati sia contro nemici controllati dall’I.A. sia contro persone in carne ed ossa, fino ad un massimo di 12 giocatori. Nella modalità principale, lo scopo di ogni partita prevede il riscatto di una o più taglie di creature spietate, che possiamo definire boss, e il tutto è sostanzialmente suddiviso in quattro fasi: localizzare i bersagli, ucciderli, esiliarli e fuggire con le taglie in modo da riscuoterle al posto dei nostri avversari. La seconda modalità di gioco, Partita veloce, adotta invece un approccio più rapido e frenetico che stimola i giocatori ad agire in fretta per prevalere sugli altri nei soli 15 minuti a disposizione. I match, inoltre, sono affrontabili in singolo oppure in cooperativa fino a 3 giocatori totali, che aumenta ulteriormente il divertimento e l’azione.

Di per sé, il gameplay risulta abbastanza intuitivo ed immediato ma, al contempo, anche articolato, in quanto non si tratta di un semplice fps in cui conta solamente il numero di uccisioni per vincere. Prima di tutto, per individuare i bersagli è necessario affidarsi alla Vista oscura, che permette di visualizzare i vari indizi sparsi nel mondo di gioco: quando uno di questi viene raccolto, da noi oppure dai nostri rivali, un’area della mappa viene oscurata escludendone, pertanto, la presenza dei mostri cacciati. Oltre a ciò, una volta ottenute le taglie la Vista oscura subisce un “upgrade”: attivandola, i giocatori in fuga hanno la possibilità di scovare eventuali avversari nelle vicinanze (per un brevissimo lasso di tempo), mentre gli inseguitori possono conoscere la posizione verso cui si stanno dirigendo i fuggitivi seguendo le scariche di fulmini che emettono.

La caccia, però, è resa ancora più difficile da svariati pericoli che esulano dai giocatori umani: le sole due mappe di gioco attualmente presenti, Lawson Delta e Stillwater Bayou, brulicano di zombi, mastini infernali ed altre creature più o meno resistenti che ostacoleranno il nostro cammino in modo piuttosto reattivo, costringendoci a mantenere un livello di attenzione costantemente elevato in quanto una minima distrazione potrebbe rivelarsi fatale. A tal proposito, Hunt: Showdown non prevede alcun sistema di respawn, punendo severamente qualsiasi mossa azzardata ed impulsiva: un passo falso, infatti, può comportare la fine della partita in corso con la conseguente perdita definitiva del personaggio utilizzato oltre a tutto il suo equipaggiamento, sebbene ciò accada a partire dal rango giocatore 11 (poco sotto approfondiremo il level system) per permettere di familiarizzare con le meccaniche di gioco. Fondamentale, quindi, guardarsi sempre le spalle, ponderare molto bene ogni singola azione ed imparare il move set dei tre boss che ad ora infestano la Louisiana, soprattutto se in possesso di cacciatori particolarmente potenziati e dotati di un armamentario di tutto rispetto.

Sopravvivendo ai vari contratti, che possono avere una durata massima di un’ora, si ottengono infatti punti esperienza sia per il cacciatore utilizzato, il cui level cap è impostato al 50, sia per il rango del giocatore vero e proprio, la cui barra è denominata Bloodline. Per evitare di fare confusione, andremo ad analizzare separatamente i due level system.

Innanzitutto occorre specificare, seppur sia intuibile, che nel gioco non avremo quasi mai un cacciatore fisso proprio per il motivo citato poco sopra. E’ possibile avere fino a 10 personaggi nel roster, sbloccabili gratuitamente (massimo due ogni fine partita) oppure spendendo i dollari Hunt ottenibili portando a termine i match. I cacciatori gratuiti e a pagamento si differenziano per diversi aspetti: al momento dell’acquisto, i primi dispongono di equipaggiamento di contrabbando, pertanto vendibile senza alcun ricavo in caso dovessimo effettuare delle modifiche all’arsenale, e non hanno alcuna abilità passiva di base; al contrario, gli altri possiedono armi ed oggetti secondari generalmente più interessanti eventualmente rivendibili con un guadagno e, inoltre, vantano almeno un’abilità passiva al momento dello sblocco.

Le decine di abilità passive presenti in game sono utili al potenziamento dei cacciatori ed è possibile ottenerne di nuove, previa progressione nel rango giocatore, spendendo i punti talento guadagnati; in questo modo, potremo “plasmare” i bonus di ogni personaggio a nostro piacimento. Ognuno di questi, poi, ha una diversa quantità di salute suddivisa in blocchi, altro fattore non di poco conto: cominciamo dicendo che la barra della vita potrà subire diversi stati, dall’emorragia all’avvelenamento, tutti gestibili senza troppa fatica a patto di avere un luogo sicuro in cui utilizzare una cura (dato che rende il cacciatore temporaneamente inoffensivo) o attendere che passi un effetto specifico.

In una partita cooperativa, poi, ogni qualvolta finiremo a terra e verremo rianimati da un compagno perderemo definitivamente un blocco di salute, arrivando alla morte irreversibile una volta esauriti tutti quanti. Lo stesso vale subendo danno elementale da fuoco, che li brucerà lentamente a meno che non estinguiamo le fiamme in tempo. Terminato un contratto con dei blocchi di salute persi, comunque, resteranno tali e sono ripristinabili solamente possedendo una determinata passiva oppure spendendo i Blood Bonds, la valuta premium del gioco che permette anche di rimuovere talenti ed acquistare armi leggendarie. I Blood Bonds sono guadagnabili in modeste quantità completando le sfide giornaliere e settimanali oppure possono anche essere comprati utilizzando soldi reali; tuttavia, ciò non si traduce in una formula pay-to-win, siccome non dà accesso ad alcun perk o oggetto sbilanciato.

Relativamente alla Bloodline, invece, il limite di rango è il 100, raggiunto il quale è possibile effettuare il prestigio (più volte) che comporta l’azzeramento di tutti i cacciatori posseduti e relativo equipaggiamento, escludendo però le armi leggendarie che, invece, resteranno sbloccate. Il rango giocatore, inoltre, è suddiviso in tre tier, le quali permettono di accedere a personaggi sempre più attrezzati e resistenti.

Tex Willer insegna

Hunt: Showdown può contare su un parco armi piuttosto ricco e vario oltre che fedele nella riproduzione degli oltre cinquanta modelli disponibili, una parte dei quali riproposta in varianti con baionetta, ottica da cecchino e altri accessori specifici. Ogni singolo esemplare, dalle pistole ai fucili sino a quelle bianche, vanta statistiche uniche e i modelli da distanza richiedono parecchia pratica per essere padroneggiate al meglio, in particolar modo per quanto riguarda la cadenza di tiro. Nel 1895 la resa delle armi era ben lontana da quella odierna, pertanto conoscere il tempo di ricarica, la capacità del caricatore ed avere bene a mente la reattività del nostro fedele strumento di morte saprà decisamente fare la differenza in uno scontro a fuoco. Nessun modello, comunque, è risultato sbilanciato rispetto ad altri, riponendo totalmente nella destrezza dei giocatori la sua piena efficacia. Dimentichiamoci poi il camping, ridotto ai minimi termini grazie ad un level design ben studiato che prevede molteplici vie di accesso in tutti gli edifici e per merito della penetrabilità delle pareti in legno.

L’equipaggiamento di ogni cacciatore è suddiviso in tre tipologie, ovvero armi (primaria e secondaria), utensili e consumabili, e lo si può gestire prima dell’avvio di ogni nuovo contratto. Tramite la voce Magazzino è possibile acquistare tutto ciò che ci serve, ricordando che gli unici oggetti a non essere ripristinati ad ogni fine match (a meno che non si muoia) sono i consumabili. Come suggerisce il nome stesso d’altronde, iniezioni di vitalità, bombe e affini utilizzate devono essere riequipaggiate di volta in volta, riacquistandole o attingendo dall’eventuale scorta nell’inventario pre-partita.

Anche la componente esplorativa ha la sua fetta di importanza, in quanto rovistando  nelle varie aree possiamo trovare casse di munizioni, trappole per orsi, kit di pronto soccorso ed altri oggetti utili alla sopravvivenza.

Infine, ci teniamo a fare un appunto anche all’interessante voce Biblioteca, in cui possiamo leggere descrizioni approfondite di svariate armi e di tutte le creature del gioco, il che permette di comprendere meglio la loro “storia” ed avere anche un abbozzo di lore. Anche in questo caso, per poter sbloccare le relative pagine occorre soddisfare determinati requisiti quali un certo numero di uccisioni su un boss, una maestria su un’arma specifica e via discorrendo.

Il fascino del sud degli Stati Uniti

Il gioco è ambientato nelle terre della Louisiana del 1895, al tramonto dell’epoca del far west, catapultandoci pertanto in una soddisfacente rappresentazione del classico paesaggio costituito da paludi, campi di grano, fattorie e piccoli agglomerati di edifici in legno.

Sotto il profilo tecnico non possiamo che elogiare l’ottimo lavoro svolto da Crytek, che soprattutto nel comparto audio ha riposto una grandissima attenzione nella riproduzione di tutti gli effetti sonori rendendoli, di fatto, un elemento fondamentale in Hunt: Showdown. Il suono dei passi cambia sensibilmente in base al terreno o al materiale su cui si cammina, perciò è importante fare attenzione se vogliamo avvicinarci furtivamente ai nemici. Da ciò, quindi, deriva il rischio di allertare gli avversari passando sopra dei cocci di vetro a cui non si è fatto caso o spaventando un gruppo di corvi, per citare due esempi; tuttavia, il rumore può anche essere sfruttato come opportunità per distrarre i propri rivali. Encomiabili anche i suoni delle armi, tutti brillantemente differenziati in modo da caratterizzarle e permettere, con il tempo, di riconoscerle da uno sparo.

Spostandoci sul lato grafico, dobbiamo innanzitutto dire che abbiamo testato il gioco su PC con la seguente configurazione:

  • Processore: Intel Core i7-5820K @ 4.0 GHz
  • Scheda grafica: Gigabyte NVIDIA GeForce GTX 1070 8 GB
  • RAM: G.Skill Ripjaws V 16 GB DDR4 @ 3200 MHz

Senza peli sulla lingua, possiamo affermare che i ragazzi di Crytek sono stati in grado di ottimizzare al meglio il CryEngine, realizzando un titolo visivamente molto godibile e, allo stesso tempo, poco assetato in termini di hardware. Impostando tutti i settaggi grafici al massimo, infatti, bastano 4 GB di VRAM per avere i 60 fps garantiti in ogni situazione (ovviamente affiancati da una buona CPU e dal giusto quantitativo di RAM); non neghiamo di aver notato un antialiasing non proprio impeccabile e alcune compenetrazioni dei modelli che, a volte, permettono di colpire un boss attraverso un muro in totale sicurezza.

Anche il menu del personaggio soffre di qualche bug da risolvere: il più evidente in cui ci siamo imbattuti è la frase che ci avvisa ogni volta del ripristino del nostro cacciatore nonostante abbiamo superato da tempo il rango giocatore 11; nulla che infici negativamente sull’esperienza di gioco comunque.

Infine, molto stabili la connettività e la latenza nelle partite, che non hanno mai presentato alcun problema di lag, lentezza nel matchmaking e disconnessioni.

Commento finale

Hunt: Showdown fonde sapientemente un’atmosfera da survival horror ad uno stile di gioco competitivo e cooperativo che funziona decisamente bene, riuscendo a creare un’esperienza multiplayer adrenalinica e di tutto rispetto. Il tempo passato in early access ha indubbiamente dato i suoi frutti, grazie al quale Crytek è riuscita a ridare nuova linfa ad un progetto che, diversamente, avrebbe potuto finire nel dimenticatoio e non vedere mai la luce. Necessita ancora di qualche piccola rifinitura e di essere ampliato nei contenuti per non offrire sempre la solita minestra, ma siamo certi che l’esperienza dello sviluppatore nel campo videoludico saprà dare il giusto supporto post lancio e mantenerlo vivo.

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8.3

Hunt: Showdown


Hunt: Showdown fonde sapientemente un'atmosfera da survival horror ad uno stile di gioco competitivo e cooperativo che funziona decisamente bene, riuscendo a creare un'esperienza multiplayer adrenalinica e di tutto rispetto. Il tempo passato in early access ha indubbiamente dato i suoi frutti, e sebbene il titolo necessiti ancora di qualche piccola rifinitura e di essere ampliato nei contenuti per non offrire sempre la solita minestra, siamo certi che l'esperienza risulti senza dubbio positiva allo stato attuale.

PRO

Formula di gioco in grado di tenere incollati per decine o addirittura centinaia di ore | Arsenale ricco, vario e bilanciato | Un sapiente mix di azione, strategia, cooperazione, adrenalina e divertimento |

CONTRO

Ad ora sono presenti solo due mappe di gioco e tre boss | Alcuni bug nel menu e sotto il profilo grafico da risolvere |
Simone Rinaldi
Simone Rinaldi
Meglio conosciuto come "Ping" per gli amici e online, gioco dall'ormai lontano 2000. Cresciuto a pane e videogiochi a partire dalla prima PlayStation, nel tempo ho esteso i miei interessi anche all'ambito della tecnologia in generale, scoprendo un certo feeling con l'hardware PC. Le mie grandi passioni si sono poi trasformate in qualcosa di più concreto con l'entrata in 4News, grazie a cui ho avuto modo di vedere il mondo videoludico-tecnologico da una nuova prospettiva ed affrontarlo in modo più serio e professionale.

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