In memoria di François Truffaut

Il grande regista della Nouvelle Vague moriva 25 anni fa

Esattamente venticinque anni fa, il 21 ottobre 1984, si spegneva il più famoso regista francese della seconda metà del secolo, François Truffaut. Figlio adottivo del designer Roland Truffaut e dell’inquieta Jeanine de Montferrand, che lo aveva partorito appena diciottenne in segreto dopo una breve relazione clandestina, il piccolo François crebbe con le ossessioni dolci che avrebbero caratterizzato la sua vita e la sua arte: la paura dell’abbandono, l’attrazione della morte, la malinconia per la vita che fugge, l’esaltazione maniaca per la letteratura, la passione sfrenata per il cinema, ben prima di scoprirne i segreti dietro la macchina da presa. Pessimo studente e anima solitaria, il giovane François trovò quel padre ideale che inutilmente avrebbe cercato per anni (fino a far scoprire da un detective il suo vero genitore, ma senza il coraggio di incontrarlo) nel grande padre del cinema francese, il critico André Bazin. I due si conobbero all’inizio degli anni ‘50 nel cineclub di Bazin (Truffaut ne avrebbe poi fondato uno tutto suo in concorrenza) e toccò al grande critico (di una decina d’anni più vecchio) tirar fuori il ragazzo dal riformatorio (come si capisce nei quattrocento colpi), riportarlo in caserma dopo un tentativo di diserzione, trovargli il primo lavoro regolare, inserirlo tra i collaboratori della rivista di cinema che stava fondando con l’amico Doniol-Valcroze. Erano i mitici Cahiers du Cinema che in Truffaut, Chabrol, Godard, Rivette avrebbero avuto degli autentici “moschettieri”. Da qui comincia la leggenda di Truffaut, regista appassionato, autore di 21 film e quattro cortometraggi, a cominciare da Une visite che lo vide debuttare nel 1955 e da Une histoire d’eau, diretto a quattro mani con Godard nel ‘58, pochi mesi prima del suo esordio vero e proprio con l’autobiografico I quattrocento colpi. Tra questa data (giusto 50 anni fa) e l’ultima opera, Finalmente domenica (1983) si snoda una bellissima storia di cinema d’autore e di racconto popolare: dai capolavori della Nouvelle Vague come Jules et Jim o Baci rubati ai film noir come La sposa in nero o La mia droga si chiama Julie; dai grandi drammi passionali come La signora della porta accanto ai film della maturità come L’ultimo metro e La camera verde.

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