All’alba di questa mattina è stato giustiziato il feroce dittatore iracheno. Polemiche sull’esecuzione avvenuta il giorno del sacrificio di Abramo, festa sacra all’Islam
Giustiziato Saddam Hussein
E’ stata sicuramente una delle più feroci e crudeli dittature degli ultimi anni, quella che si è conclusa definitivamente questa mattina con l’esecuzione di Saddamm Hussein, giustiziato alle ore 4:00 Am italiane le 6:00 Am a Baghdad. Giudicato colpevole dell’omicidio di 148 Curdi a Dujail nel 1982, sicuramente il reato più “lieve” tra quelli imputatigli, la condanna è stata accolta in maniera differente in diverse parti del mondo e nello stesso Iraq. Se la condanna è stata definita giusta da Washington e Tel Aviv, in Europa, una dura condanna è venuta dal Premier Prodi dal presidente Chirac e dal cancelliere Merkel. In Iraq mentre gli sciiti facevano festa per la morte dell’uomo che per 30 anni li ha soggiogati e i sunniti piangevano il loro leader, una bomba faceva 50 morti tra donne e bambini a Kufa e altri due ordigni facevano almeno 75 morti tra cui 5 soldati americani e 120 feriti.
Nel resto del mondo arabo perplessità sono state espresse da molti leader religiosi perchè l’esecuzione è avvenuta nel giorno in cui l’islam ricorda il sacrificio , poi scampato, che Abramo fece di suo figlio.
Le immagini dell’esecuzione rappresentano un Saddam provato, placido, l’uomo forte e crudele a cui eravamo abituati è solo un ricordo. Saddam rifiuta il cappuccio, tra le mani stringe una copia del corano. Il momento in cui al collo viene stretta la corda che gli provocherà la morte non può che suscitare in tutti noi, senza voler sminuire i tremendi delitti di cui si è macchiato la mani,la sensazione che ci si trovi difronte ad un atto di ingiustizia più che ad uno di suprema giustizia; sentimento che si trasforma poco dopo in pietà.
Può il sangue di un uomo che ha significato violenza e morte per un intero popolo, servire a riportare pace e giustizia in una terra martoriata da fin troppo tempo ? Sono in molti a dubitarlo me compreso.
Non sappiamo se negli ultimi istanti della sua vita Hussein si sia pentito delle sue azioni, certo è che le sue ultime parole indirizzate al popolo iraqueno:”Non fidatevi degli iraniani” e “Restate uniti” suonano come un augurio affinchè il nuovo Iraq getti le sue basi sulla fratellanza e non sull’odio e sulla vendetta.