Recensione A Plague Tale: Requiem

Secondo episodio della saga sviluppata dalla software house Asobo Studio e pubblicato da Focus Home Interactive, A Plague Tale: Requiem è stato presentato per la prima volta all’ E3 2021 durante l’Xbox Showcase con un reveal che ha subito messo in luce i progetti molto più ambiziosi del team francese.

Se infatti il capitolo precedente uscito nel 2019 era stato pensato per le console old gen, ricevendo solo in seguito un upgrade a 60 fps su PS5 e Xbox Series S|X, Requiem nasce invece come un progetto che mira a sfruttare per intero le potenzialità delle console della current gen mantenendo al contempo una impostazione story driven e piuttosto autoriale.


Versione testata: PlayStation 5


Dove eravamo rimasti

Dopo sei mesi da quanto accaduto in A Plague Tale: Innocence (qui trovate la nostra recensione), Amicia e Hugo riunitisi alla madre ed in compagnia dell’aspirante alchimista Lucas, sono ancora in viaggio per trovare una casa e una soluzione per la malattia del bambino, la “Macula” che sembra avere una connessione con la terribile piaga che sta falcidiando il continente.

In una pausa durante il lungo viaggio intrapreso dalla compagnia alla ricerca di quel che resta dell’ordine degli alchimisti, ai ragazzi accade però qualcosa di terribile che segnerà per l’ennesima volta il loro destino. Amicia ancora una volta si troverà costretta ad uccidere per salvare il fratello mentre nel frattempo un sogno capitato al piccolo Hugo, sembra suggerire che la soluzione ai loro mali possa arrivare da un luogo misterioso e bellissimo. Nel loro nuovo lungo viaggio, Amicia e Hugo incontreranno quindi nuovi amici e soprattutto nuovi nemici, impareranno a conoscere meglio se stessi, e soprattutto saranno protagonisti di eventi che li cambieranno per sempre.

Come prima, più di prima

Requiem è un gioco Adventure Story Driven con un gameplay semplice ed intuitivo ma più complesso e strutturato rispetto al precedente capitolo. I cambiamenti iniziano proprio con l’interfaccia di gioco che ha richiesto una parziale rivisitazione proprio per accogliere questa maggiore complessità del gameplay. In Requiem abbiamo infatti sempre a disposizione la ruota per la selezione delle armi, ma questa volta la scelta del tipo di munizioni da utilizzare in combinazione alle nostre armi si troverà al centro della ruota di selezione e potrà essere effettuata attraverso la croce direzionale. Sempre dal menù è anche possibile “craftare” le munizioni richieste, le armi e gli oggetti che si sbloccheranno andando avanti nella storia.

Altra novità riguarda la preparazione degli elementi alchemici che potranno essere inseriti nei classici vasetti per renderli molto più efficaci, pericolosi e soprattutto letali. Non mancheranno i classici banchi da lavoro come nel precedente episodio. A questi si aggiungeranno anche dei banchi segreti apribili solo con dei coltelli “usa e getta“, disponibili in quantità estremamente limitata e utili oltre che per scassinare i banchi da lavoro anche per le uccisioni stealth o per un salvataggio in extremis quando attaccati. E qui cominciamo a notare un’altra grande novità del titolo. Asobo consente ai giocatori di scegliere la strada che preferiscono, evitare sempre e comunque lo scontro, oppure limitarlo al minimo necessario, sfruttando l’ambiente circostante e ancora una volta, i ratti.

Partendo dalla componente stealth, molto sofferente nel primo episodio, ora invece è sicuramente molto più complessa e articolata. Quasi sempre i nemici effettueranno ronde che copriranno intere parti della mappa, lasciando ben poco spazio per sgattaiolare in giro. Occorrerà quindi pianificare attentamente modi e tempi per lasciare le coperture (fogliame e mobilia sotto la quale nascondersi principalmente) e limitare gli attacchi violenti davvero al minimo necessario. Non essendo presente il devorantis, inoltre, in Requiem sarà molto più difficile uccidere i soldati equipaggiati con elmi pertanto lanciarsi in uno scontro aperto significherà quasi certamente game over.

Il talento di Amicia

Come abbiamo detto nel paragrafo precedente, Asobo Studios lascia libero il giocatore di scegliere lo stile di gioco che preferisce, e questo aspetto è ancor più evidente grazie alla presenza dei “talenti“. In questo episodio Amicia potrà apprendere in base all’approccio del nostro modo di giocare diverse abilità come Lotta, Opportunismo e Cautela. Per ogni talento è presente una barra che salirà in base a come sfrutteremo le occasioni di gioco: se decideremo di attaccare più frequentemente la barra a salire sarà quella della lotta sbloccando abilità permanenti, come ad esempio lo stordimento per un maggior numero di secondi dei nemici. Ogni talento avrà una barra con tre abilità, e a seconda del vostro stile di gioco vi aiuterà a semplificare le cose man mano che andrete avanti.

Non proprio open world

Il gioco è predisposto in macro aree, molto più ampie rispetto a “A Plague Tale: Innocence” ma comunque limitate dalla presenza di mura invisibili e zone inaccessibili senza un vero perchè. Inoltre suddivisione in macro aree significa che le stesse sono “a compartimento stagno” ovvero, passata quella specifica area, di solito limitata da una porta, non soltanto sarete in salvo e potrete anche dimenticarvi l’arciere che fino a pochi secondi fa non vi dava tregua, ma non potrete neppure più accedervi ad esempio per recuperare materiali o collezionabili. Questo è uno degli aspetti più critici della produzione capace di interrompere il flow e il realismo della narrazione. Per fortuna le aree sono ben congegnate, sufficientemente ampie e ricche di possibilità di azione e ciò non fa rimpiangere troppo l’assenza di una impostazione da Open world classico.

Anche il numero dei nemici è aumentato sensibilmente rispetto al passato, ma non lo stesso si può dire per la loro varietà: in pratica sempre gli stessi 3-4 modelli con colore di armatura diversa, l’IA è migliorata leggermente rispetto al precedente capitolo. Infatti, i nemici potranno essere distratti con una pietra lanciata mentre si avvicinano a noi oppure lanciandone una nelle solite casse con armature all’interno oppure con i vasetti vuoti, ma il trucco potrà essere fatto per un massimo di due volte con lo stesso soldato, alla terza non ci cascherà e verrà dritto verso di noi e ci scoprirà.

La visuale dei nemici è comunque molto limitata, soprattutto per i soldati provvisti di elmi e armature, diverso invece il discorso per gli arceri e i soldati senza elmi che saranno in grado di scorgervi anche ad una discreta distanza.

Nuovi livelli di sfida e finalmente NewGame+

In A Plague Tale: Requiem oltre ai livelli di difficoltà facile, normale e difficile, gli amanti delle sfide impegnative potranno cimentarsi nella modalità Estremo e con essa alla fine del gioco nella modalità NewGame+. La curva di difficoltà è comunque ben strutturata. In modalità facile vi godrete solamente la narrazione senza troppi pensieri, in normale invece avrete solo due occasioni di sopravvivere se un soldato vi colpisce, infine in modalità difficile ed estrema morirete con un singolo colpo. Con i ratti non avrete nessuna speranza salvo che con l’utilizzo della pirite che sarà la vostra ultima risorsa.

Nella modalità estrema inoltre non vedremo neanche i segnalini rossi di allerta nè quelli di pericolo su schermo e i soldati saranno molto più aggressivi così come i ratti pronti a divorarci alla minima occasione. Ci saranno momenti dell’avventura nei livelli di difficoltà più avanzati, che anzi saremo costretti a ripetere la sezione forse anche fino allo sconforto, finché non capiremo come gestirla per uscirne illesi.

Il gioco in generale si rivela più lungo rispetto a “A Plague Tale: Innocence”, anche per quanto riguarda la lunghezza dei singoli capitoli. Per terminare il gioco nella prima run potremo impiegare anche tra le 15 e le 20 ore.

Dopo averlo terminato la prima volta avremo a disposizione la NG+ a difficoltà estrema e avremo a disposizione tutti i talenti e abilità sbloccate nella precedente partita ma non le armi che si sbloccheranno normalmente con la storia. Dopo averlo terminato la prima volta avremo anche a disposizione la selezione capitoli che ci consentirà di recuperare un discreto numero di collezionabili tra cui piume, fiori e souvenirs, quindi se vorrete platinarlo la longevità aumenterà ulteriormente.

Grafica Next Gen

A Plague Tale Requiem gira in 4K con 30 fps abbastanza stabili su PS5 e Xbox Series X (meglio comunque su quest’ultima), mentre su Xbox Series S bisogna accontentarsi dei 1080p a 30 fps che potrà scendere anche a 25 nelle aree con moltissimi ratti, ma sono casi rari.

Sulle console, il gioco inoltre soffre di stuttering soprattutto su Series S oltre che di freeze e crash, anche se piuttosto rari e su PlayStation 5 la situazione non va tanto meglio: il frame rate appare ballerino e se siete abituati ai 60 fps delle più moderne produzioni (qualcuno ha detto God Of War Ragnarok?), tornare ai 30 instabili fa davvero bruciare gli occhi.

L’art design è tuttavia davvero incredibile, con aree dettagliatissime e molto più vaste rispetto al passato, e modelli poligonali estremamente realistici. Purtroppo resta ancora la pecca dell’inespressività in game dei personaggi quando parlano fra loro. La quantità di ratti ora raggiunge la soglia delle 300.000 unità ed ora vederli avanzare in numero così elevato fa davvero paura.

Su PS5 è possibile godersi anche un’ottima ingegnerizzazione dell’audio 3D che dà il meglio di sé con le cuffie ufficiali di PS5.

Il doppiaggio in inglese è fatto benissimo e anche quello in francese è molto godibile, per quanto riguarda la traduzione in italiano anch’essa è gestita bene.

Commento finale

A Plague Tale: Requiem è un gioco che ci ha colpito moltissimo, tramortendoci nella parte iniziale, lasciandoci assaporare la storia nei minimi dettagli per poi sferrare il colpo definitivo nella parte finale quando oramai il legame con i protagonisti è diventato così intenso da sentirli quasi vicini.

Sebbene rispetto ad Innocence il tono sia sicuramente meno cupo così come le ambientazioni provenzali ricche di colori e di luce, in questo ultimo capitolo Asobo è riuscita nell’intento di trasmettere la rabbia e la tristezza di Amicia, la gioia per la scoperta, e soprattutto a regalarci un altro eccezionale racconto.

8.5

A Plague Tale: Requiem


A Plague Tale: Requiem è un gioco che ci ha colpito moltissimo tramortendoci nella parte iniziale, lasciandoci assaporare la storia nei minimi dettagli per poi sferrare il colpo definitivo nella parte finale quando oramai il legame con i protagonisti è diventato così intenso da sentirli quasi vicini. Sebbene rispetto ad Innocence il tono sia sicuramente meno cupo così come le ambientazioni provenzali ricche di colori e di luce, in questo ultimo capitolo Asobo è riuscita nell'intento di trasmettere la rabbia e la tristezza di Amicia, la gioia per la scoperta, e soprattutto a regalarci un altro eccezionale racconto.

PRO

Requiem rappresenta un enorme passo avanti rispetto al predecessore | Storia davvero unica e appassionante | I ratti e le ambientazioni rappresentano uno dei punti forti | Lo stealth migliorato funziona bene

CONTRO

Muri invisibili ancora fastidiosi | Notevoli problemi di rendering nelle console next-gen | IA ancora da migliorare

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