Recensione Call of Duty: Black Ops


Comparto grafico e sonoro

Lo stile utilizzato per raccontare e mostrare le gesta del protagonista e di tutti gli altri personaggi è molto bello, curato, azzeccato. L’uso sapiente degli effetti di luce e ombre, le animazioni durante le scene di intermezzo o comunque scriptate sono una gioia per gli occhi. Grazie ai 60fps il titolo si può permettere di avere una velocità e fluidità molto buona, garantendo quel call-of-duty-black-ops-15feeling di giocabilità tipica della serie. Il titolo mette a schermo una risoluzione nativa in sub-HD, che mostra i suoi maggiori difetti nelle inquadrature movimentate e nei contorni dei poligoni poco modellati, privi di un antialiasing che non riesce a fare miracoli da questo punto di vista. Gli effetti di fumo e detriti, pur essendo rivisti e migliorati, non sorprendono più di tanto, così come le fiamme in generale e quelle delle esplosioni sono segno evidente di un diverso sistema di gestione, con le seconde più spettacolari per via di una cura scenica migliore. L’apparizione di oggetti e/o personaggi a distanza causato da un caricamento tardivo si manifesta di rado ma in modo abbastanza sensibile. Le animazioni dei personaggi sono rese in modo ottimale durante le fasi scriptate mentre per il resto delle fasi di gioco si notano varie approsimazioni non proprio esaltanti. Nel suo complesso il titolo non presenta gravi sbavature a parte quelle citate finora e restituisce sempre un buon risultato visivo.

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Il comparto sonoro recita il solito biglietto da visita della serie: buoni i dialoghi anche in italiano, effetti sonori nella media e una playlist di brani musicali perfettamente inseriti nel contesto delle missioni e in alcune magistralmente azzeccate. Da notare purtroppo una cattiva sincronizzazione tra movimento delle labbra e il parlato.

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