Si sa, con l’arrivo dell’autunno cadono le foglie ed esce il nuovo capitolo della celeberrima saga bellica prodotta da Activision. A questo giro sotto le spoglie di Call of Duty: Vanguard si cela l’ultima opera sviluppata da Sledgehammer Games, studio californiano già noto per i precedenti Advanced Warfare e WWII.
Versione testata: PC
Successore di Call of Duty: Black Ops Cold War, che abbiamo recensito in questo articolo, e pubblicato per Xbox Series X/S, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Microsoft Windows, Vanguard riproietta i propri giocatori ai giorni del Secondo Conflitto mondiale.
Come di consueto per tutti i brand con uscita a cadenza annuale, che siano essi sportivi, Fps o altro, si pone l’annosa questione di quanto l’ultimo capitolo possa essere rinfrescato, migliorato o addirittura rivoluzionato rispetto ai precedenti, considerati i sempre più serrati tempi di sviluppo.
Call of Duty: Vanguard non sfugge a questa logica e, anzi, ne finisce completamente avviluppato, mostrando chiaramente il segno degli anni, complice l’utilizzo di meccaniche ormai trite e ritrite, ed il mancato svecchiamento di una veste fin troppo simile a se stessa.
Il nuovo sparatutto di Activision ad onor del vero offre come di consueto una gran mole di contenuti relativamente all’ambito multiplayer e può forgiarsi di un comparto grafico potenziato dal nuovo motore, il che contribuisce a renderlo un prodotto di assoluta qualità sotto il profilo estetico.
Ma addentriamoci maggiormente nel dettaglio e svisceriamo approfonditamente cosa ci ha convinto o meno di Call of Duty: Vanguard.
La disfatta dell’Asse
Il periodo storico che fa da scenario a questo ultimo capitolo di Cod si attesta verso la fine della Seconda Guerra Mondiale. Avviando la campagna single player, ci troviamo a Berlino, anno 1945, i rimasugli degli eserciti dell’Asse guidato dalla Germania nazista di Hitler hanno ripiegato sulla capitale tedesca, mentre gli Alleati si preparano a sferrare l’attacco finale che delineerà definitivamente le sorti dell’umanità.
Tutti gli elementi farebbero apparire ormai imminente la fine di questo drammatico conflitto con esito positivo, ma un’ultima minaccia serpeggia tra le fila delle SS: Hitler, probabilmente consapevole della sua fine, architetta un ultimo piano al fine di garantire continuità al Regime oltre la sua morte, il progetto Phoenix.
Il suo intento sarebbe quello di tramandare il suo potere e la sua influenza ad un soggetto dal grande carisma, radicato e riconosciuto nel tessuto sociale del partito, che possa raccogliere l’eredità del Führer e guidare la Germania verso il Quarto Reich.
L’Intelligence alleata, al lavoro alacremente per intercettare i piani nazisti, vista la portata dell’incombente minaccia, decide di istituire un gruppo d’assalto di élite scrupolosamente selezionato, denominato Task Force 1, con il quale insinuarsi di soppiatto tra le linee nemiche, fino a debellarne la minaccia decapitandone l’apice.
Arthur Kinglsey, Polina Petrova, Lucas Riggs, Wade Jackson, saranno i protagonisti di questo spericolato team d’azione, ognuno con un suo background personale ed un ruolo determinante nelle sorti di questa drammatica vicenda.
Task Force 1: Campagna single player
Nei panni di questi quattro indomiti soldati, verremo catapultati al centro dell’azione, vivendo una campagna suddivisa in altrettanti scenari, con una precisa collocazione spazio-temporale, attraverso i quali approfondiremo la storia di ognuno dei protagonisti, circostanziando la storia in singoli atti.
Questo l’escamotage narrativo utilizzato da Sledgehammer Games per strutturare la campagna in single player, composta perciò da storie brevi e circoscritte, una volta giunti alla somma delle quali si sarà giunti sostanzialmente all’end game, raggiungibile in circa 5-6h.
La metà delle ore previste dalla campagna è composta da cinematiche, effettivamente ormai di livello pari a film d’animazione, attraverso le quali uscirà fuori la caratterizzazione dei vari personaggi: per quel che ci riguarda il personaggio più riuscito, non per niente ispirato ad una controparte reale, è stato quello dell’ “Usignolo“, il cecchino Polina Petrova.
Scelta scaturita non solo per merito del forte carisma emanato dalla giovane sniper e per la storia appassionante, ricca di pesanti risvolti familiari, ma anche grazie al gameplay, potendo sfruttare oltre alle sue doti balistiche anche la capacità di platforming, che ci permetterà di arrampicarci attraverso palazzi semi distrutti, sgattaiolare furtivamente lungo condotti di areazione ed altro ancora.
Purtroppo, come ampiamente prevedibile, i pregi della campagna sono risicati, e quasi di contorno per godersi qualche filmato o sequenze di gameplay spettacolari create ad hoc.
A questo punto è veramente difficile capire il perché i vari team di sviluppo si ostinino a voler inserire una campagna offline soggetta a queste condizioni, considerando che nemmeno lontanamente può essere considerata un’alternativa alla componente multiplayer.
Per motivi prettamente giornalistici ovviamente l’abbiamo portata a termine più volte, ma se aveste pochi stimoli a riguardo, sappiate che non vi perdereste nulla nonostante l’incipit e il contesto storico piuttosto appassionante.
Pvp salvatore della patria
A differenza di quanto detto poc’anzi, la componente multiplayer di Call of Duty: Vanguard è il vero cuore pulsante della produzione. Abbiamo scoperto l’acqua calda è vero, ma capitolo dopo capitolo si è giunti ad un livello di maturità e di solidità sotto diversi aspetti, difficili da eguagliare per i concorrenti.
Innanzitutto bisogna partire dall’ingente mole di contenuti proposti e in particolare dalle modalità:
- Deathmatch a squadre
- Dominio
- Uccisione confermata
- Cerca e distruggi
- Pattuglia
- Tutti contro tutti
- Postazione
Ad ognuna di queste modalità potremo aggiungere vari filtri tra cui scegliere se giocarle classiche o veterano, oppure selezionare il Ritmo Battaglia, ovvero definire il numero di giocatori presenti contemporaneamente.
Una volta in game, è impossibile non familiarizzare ed accrescere il feeling match dopo match, le animazioni sono fluide e veloci, ed il feedback con le varie armi è sempre differente, ben riconoscibile e decisamente appagante.
Le serie di uccisioni man mano sbloccabili, che tornano con il conteggio delle kill senza essere uccisi, e che richiamano i classici raid aerei, spie, cani ecc., contribuiranno progressivamente a renderci letali ed efficaci.
Come previsto, il nostro arsenale sarà ricchissimo e l’impressione, quest’anno ancor di più, è che fondamentale per la riuscita di una fortunata carriera online sia l’accurata costruzione della propria build, apportando le giuste modifiche alle proprie armi tramite l’armaiolo.
Armaiolo, rientro più che gradito nella produzione, attraverso il quale potremo modificare l’aspetto e le peculiarità di ogni arma presente in game, dalle ottiche, ai silenziatori, a calci e caricatori, plasmandole a nostro piacimento e sul nostro stile, contribuendo in maniera decisiva ad accrescere longevità e varietà.
Il tutto distribuito in una ventina di mappe, tra nuove e rivisitate, le quali offriranno un buon grado di longevità, evitando di rimanere incastrati sempre negli stessi scenari.
Il difetto più tedioso che abbiamo riscontrato, ancor di più in modalità All Vs All, è legato alla gestione dei punti di respawn post mortem. Più volte ci è capitato di venire uccisi a ripetizione senza aver nemmeno la minima possibilità di controbattere, in quanto respawnati in bocca al nemico, oppure l’esatto contrario, assistendo alla resurrezione dei nostri avversari esattamente ad un palmo dalla nostra canna.
Difetto comunque che non compromette minimamente l’esperienza di gioco, del tutto appagante, considerando anche il buon equilibrio nonostante la varietà e relativo sbilanciamento delle armi, tra i vari player.
Pve: no Zombie no Party
Assodato che l’anello debole di Call of Duty: Vanguard sia la campagna single player, e che il fiore all’occhiello sia invece il comparto multiplayer rivolto al Pvp, nel mezzo si staglia la rivisitata modalità Zombie.
Curata per l’occasione dai padri della modalità stessa, ovvero i ragazzi del team Treyarch, denominata Der Anfang, giunti in game ci ritroveremo in una piazza nel centro di Stalingrado dove dovremo gradualmente resistere all’assalto di nazi-zombie, alla morte dei quali guadagneremo una valuta di gioco da spendere in nuove armi o equipaggiamento. Di volta in volta potremo accedere ad uno dei portali che appariranno in zona e che consentiranno di partecipare ad una delle attività ideate dallo sviluppatore:
- Le Missioni Raccolta: eliminare rapidamente gli zombie raccogliendo le pietre runiche che decreteranno il buon esito della run.
- La modalità Blitz: ovvero quella più survival, dove dovremo resistere agli assalti degli zombie per un determinato periodo di tempo.
- La modalità Trasmissione: consiste nel portare una testa fluttuante da un punto all’altro dello scenario nel mentre orde di zombi attenteranno alla nostra vita.
Durante la nostra esperienza siamo riusciti a portare a termine un ciclo di circa una decina di assalti di vario genere, nonostante l’ abbandono graduale di metà del nostro team, in circa 1 ora abbondante, il che ci ha poi consentito di guadagnare un numero ingente di punti esperienza, utile per numerosi level up.
Comparto tecnico & FPS
Provato ampiamente sulla build riportata qui sotto, settata la risoluzione in 4K, ed i dettagli tutti al massimo, con DLSS impostato su prestazioni, Call of Duty: Vanguard ci ha veramente impressionato.
Press Build PC
- Mobo: Asus Tuf X570- Plus Gaming
- Cpu: AMD Ryzen 5800X
- Gpu: Zotac 3080 Trinity OC Version
- Ssd: Sabrent Nvme 2.0 1TB
- Ram: Ballistix 3600mhz , DDR4, 16GB
- Video: OLEDLG55C9
Oltre ad essere un prodotto senza dubbio qualitativamente di livello, ancor più grazie al potente IW 8.0 Engine di Modern Warfare, per cui eccellente sotto il punto di vista degli effetti e della gestione della luminosità, gira fantasticamente anche spremendo al massimo ogni singolo dettaglio.
Abbiamo raggiunto e mantenuto fisso il cap di Fps per il nostro TV a 120Hz, ripetiamo in 4K con tutto ad Ultra, senza mai riscontrare una minima esitazione, stuttering, drop di fps o altro. Il gioco ha sempre girato fluidissimo nonostante momenti di vero caos, con esplosioni, fumo e decine di giocatori a video.
Sotto questo aspetto Sledgehammer Games ha senz’altro svolto un lavoro eccezionale, ormai poggiato su basi salde e consolidate, coadiuvato da un Engine molto performante.
L’audio, provato sia da speaker ma soprattutto in cuffie di buon livello ci ha convinto pienamente, con una buona direzionalità dei suoni attraverso la quale identificare la posizione dei nemici, nonché con una corposità del campionamento dei suoi tale, nei tratti più intensi, persino di far vibrare le cuffie a volume sostenuto, senza mai ravvisare distorsioni.
Commento Finale
Call of Duty: Vanguard è un prodotto ormai assestatosi su elevati picchi di solidità e maturità dal punto di vista tecnico e dello sviluppo del comparto multiplayer, ma altrettanto saturo delle sue stesse dinamiche e gameplay. Spinto da un Engine capace di portare a video attimi di splendore, ed ottimizzato al punto da non far mai mancare fluidità nemmeno nei frangenti più concitati, mostra il fianco colpevolmente a causa di elementi narrativi pressoché assenti e non riesce ad interrompere l’immobilismo che ormai attanaglia la serie sui propri binari da anni a questa parte. Il titolo di Activision vista la strada intrapresa dal brand, rimane un titolo super consigliato per gli amanti degli interminabili shooting match in pvp, ma privo di attrattiva per tutti coloro i quali cercassero nella celeberrima saga maggiore profondità narrativa ed immersività nel mondo di gioco.
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