Cookie Cutter vuole, a tutti gli effetti, essere un manifesto di intenti per il proprio team di sviluppo. Subcult Joint LTD, software house di Brighton, si propone infatti di entrare nel mondo dei videogiochi per realizzare metroidvania di azione, infusi con uno stile ed una personalità unici. “Meccaniche solide e strambe, una narrativa ispirata, una soundtrack che spacca“, tutte al servizio di uno stile grafico che fonde influssi orientali con uno spirito punk rock anni ’90. Dichiarazioni piuttosto forti, per un genere che, è pacifico ammetterlo, sta rischiando un vero e proprio overflooding nel mercato indie.
Come opera di esordio, Cookie Cutter colpisce fin dai primi istanti proprio per la cifra autoriale che si palesa dalla ricerca di uno stile grafico immediatamente sopra le righe. Ma basta un pacchetto ben confezionato per sostenere l’ennesima proposta nel mare magno dei metroidvania?
Cookie Cutter è disponibile dal 14 Dicembre per PC (via Steam), Xbox Series e PlayStation 5.
Versione testata: PlayStation 5
Kill Bill… anzi, Victor
I toni scelti da Subcult Joint per il loro racconto appaiono fin dall’inizio ruvidi e duri come un pugno nello stomaco.
In un futuristico mondo distopico, la Megastruttura è una creazione tecnologica misteriosa che racchiude un potere immenso. In tanti hanno provato a scoprire i segreti del manufatto, senza successo. Finché un certo Victor Garbanzos riesce ad emergere dalle profondità della Megastruttura, dopo anni, con un intento malvagio nel cuore. Grazie ad incredibili ed illimitati poteri, crea una corporazione di schiavi obbedienti, esseri umani svuotati da ogni volontà se non quella di seguire gli ordini del proprio padrone: i Denzel. L’obiettivo ultimo è la creazione di un regno utopico, la Città dell’Oro, anche al costo di spazzare via ogni minima resistenza. Consapevole dei rischi per l’intera esistenza nell’universo, la dottoressa Shinji Fallon decide di tradire il despota, creando un Denzel diverso, con un’anima ed una coscienza: Cherry. Con lei nasce un sentimento che trascende quello tra creatore e creazione, sconfinando nell’amore più puro… finché un brutto giorno i Denzel di Garbanzos irrompono nel laboratorio di Fallon, rapendola e riducendo a brandelli Cherry, che giace esanime in un lago di sangue artificiale. Tuttavia, i cattivi hanno fatto un errore: non accertarsi della effettiva dipartita della ragazza robotica…
Insomma, una cosa è chiara. Da un punto di vista prettamente artistico e narrativo, Cookie Cutter non ha mezze misure e rappresenta un incredibile biglietto da visita per questo team di sviluppo esordiente. Non solo la presentazione artistica è graziata da un design ricercato e particolareggiato, ma ogni animazione è una autentica gioia per gli occhi, ricca di dettagli e sfumature. Un lavoro raffinato e di grandissima sensibilità stilistica… nonostante potrebbe essere banalizzato nel vederci solo citazioni gratuite e sangue a volontà.
La sceneggiatura, dal canto suo, è potente e spigolosa, ben lontana dall’estetica a tratti kawaii che il gioco parzialmente abbraccia. Subcult Joint decide infatti di narrare un racconto complesso, ricco di tematiche, anche al costo di passare quasi schizofrenicamente da un eccesso ridicolo ad uno drammatico.
Viuuuulenza!
Al di là della cornice estetica e narrativa, Cookie Cutter è in tutto e per tutto un classico metroidvania.
Nell’arco della dozzina di ore necessarie per raggiungere i titoli di coda, il percorso di vendetta della protagonista porterà il player attraverso mappe intricate ricche di segreti e passaggi, stratificate ed interconnesse, la cui esplorazione sarà vincolata non solo all’ottenimento di potenziamenti di movimento, ma altresì ad immancabili power up. Il senso di progressione, in questo senso, ben si accosta alla necessità, per Cherry, di accumulare mezzi e risorse per lanciare la rivolta contro i poteri forti e cercare di salvare Fallon. Perché ok il platforming… ma Cookie Cutter è soprattutto azione sfrenata e violentissima.
Il combattimento è infatti il cuore pulsante della produzione, nonché quella che dà ludicamente una propria identità all’esordio di Subcult Joint. Dimenticate i metroidvania lenti e ragionati: Cookie Cutter impone ritmi veloci, attenzione massima all’ambiente e ai pattern nemici, nonché un uso chirurgico del parry. Proprio quest’ultima meccanica è l’autentica chiave di volta degli scontri, visto che effettuarla in modo perfetto permette di poter eseguire una esecuzione mortale su qualsiasi nemico in qualsiasi condizione di vita residua. Una risorsa praticamente indispensabile per poter sfoltire rapidamente le fila nemiche, anche perché i vostri avversari sono abili ed infami.
In un certo senso, Cookie Cutter ci ha ricordato alcune velleità da action puro, complice anche la buonissima varietà di armi secondari (alcune palesemente omaggi del famoso ammazzademoni albino di Capcom), opzioni di crowd control, juggling e tecnicismi sparsi. Tuttavia, non aspettatevi di essere presi per mano: soprattutto all’inizio, Cherry non sarà così forte mentre i vostri nemici potranno smontarvi senza troppi complimenti. Complice anche la tempistica peculiare per l’utilizzo del parry, abbiamo dovuto riscontrare una curva della difficoltà a tratti un po’ approssimativa. Nulla di impossibile da gestire, ma i giocatori meno smaliziati potrebbero andare in sofferenza.
Non è un paese per Denzel
Quindi insomma, tutto bellissimo? Diciamo di si, ma con alcune riserve. Il problema fondamentale di Cookie Cutter è disperso in una serie di piccole ingenuità commesse dagli sviluppatori in diverse aree.
Se il discorso legato al bilanciamento della difficoltà è temprato sia dall’abilità individuale sia da una fase iniziale più frastagliata del resto del gioco, lo stesso non possiamo dire in merito ad alcuni inconvenienti che si verificano nel corso dei combattimenti.
Anzitutto, la telecamera appare fin troppo spesso eccessivamente lontana dall’azione, impedendo di seguire nel dettaglio le fasi di lotta. Ma soprattutto, la leggibilità complessiva viene messa duramente alla prova negli scontri più concitati contro avversari numerosi. In questi casi si menano fendenti quasi alla cieca, trovando altrettanto complesso far entrare perfettamente una parata perfetta contro uno specifico nemico, mentre si viene malmenati da altri. Insomma, non proprio una situazione felicissima, figlia di qualche eccesso di game design.
Non ultima, una riflessione legata alla scelta del metroidvania. Indubbiamente si tratta di un genere appetibile, che ha un proprio pubblico di affezionati e permette agli sviluppatori esordienti di farsi conoscere ed apprezzare. Tuttavia, è inevitabile che si inizi a sentire un pochino di stanca su questo genere, soprattutto quando, come in Cookie Cutter, non c’è niente di strutturalmente memorabile.
Forse avremo preferito una struttura a livelli predeterminati, anche per permettere agli sviluppatori di gestire meglio il sistema di combattimento e spingere per un equilibrato game design.
Commento finale
Cookie Cutter è un sanguinoso e spumeggiante metroidvania, che fa della presentazione estetica, dell’euforia combattiva e delle inquietudini narrative i suoi assi vincenti. Come titolo di esordio, l’opera di Subcult Joint lascia il segno, grazie ad una cura generale evidentemente sopra le righe ed un tratto autoriale marcato e ben visibile. Ludicamente tuttavia, l’avventura di Cherry è molto più ordinaria ma, nonostante il divertimento sia sempre assicurato, cade spesso in errori di gioventù quali una telecamera fin troppo distanziata, una difficoltà non sempre bilanciata e un eccessivo caos in alcune battaglie. Tuttavia, il cammino di vendetta per farla pagare a Garbanzos sarà un’esperienza molto soddisfacente.