Recensione Dune: Awakening, la visione di un’altra Arrakis

L’universo sci-fi dal respiro epico di Dune, ideato tra le pagine dei racconti scritti da Frank Herbert negli anni ’60, ha visto già nel 1984 una prima trasposizione filmica per mano del visionario David Lynch. Questo primo adattamento non è mai riuscito a saziare le voglie dei fan, i quali dovettero attendere quasi 37 anni prima di vedere l’epopea intergalattica della famiglia Atreides ricevere il trattamento transmediale che ci si aspetterebbe dalla sua complessa e singolare narrativa.

Se l’attuale duologia di pellicole, diretta da Denis Villeneuve e con prove attoriali incisive tra cui Timothée Chalamet e Zendaya, è riuscita a incarnare visivamente strutture, mezzi e suggestioni del mondo di Dune, offrendo un colpo d’occhio forse più penetrante di quanto abbia fatto l’ultima trilogia di Star Wars, il mondo videoludico racconta una storia leggermente diversa.

Il primo gioco di Dune, realizzato dai francesi di Cryo Interactive per PC nel 1992, è stato acclamato a lungo come uno dei migliori videogiochi capaci di trasmettere il cosmo fatto di aridi paesaggi e Spezia. Il successo fu anche dovuto all’uso intensivo dell’art-design e alle sembianze degli attori apparsi nella pellicola del ’84. Quell’anno, la software house americana Westwood Studios rilanciò il franchise con Dune II, gioco che ha fondato molti archetipi del genere RTS tuttora riconosciuti.

Dopo qualche tentativo sparso nei primi anni 2000—tra progetti cancellati e titoli incapaci di lasciare il segno rispetto alla saga originale—l’uscita della nuova trasposizione cinematografica di Villeneuve ha finalmente dato al mondo videoludico la linfa necessaria. Dopo l’ottima prova offerta dal team francese Shiro Games con Dune: Spice Wars, la vera sorpresa nel panorama ludico è apparsa nell’agosto 2022 con il primo trailer di Dune: Awakening, sviluppato dai norvegesi di Funcom Oslo, già noti per Conan Exiles. Gli sviluppatori hanno scelto di ancorarsi all’immaginario visivo delle nuove pellicole piuttosto che reinterpretare nuovamente stile e toni dell’opera letteraria originale. Il risultato? Un survival-MMO apertamente retrò nelle intenzioni, ma moderno nell’esecuzione, che trasporta il giocatore nel cuore dell’Arrakis contemporanea.

Ma cosa significa davvero sopravvivere su Arrakis quando il deserto stesso è una minaccia e ogni granello di sabbia nasconde un segreto? Immergiamoci tra le dune per scoprirlo.


Versione testata: PC (tramite Steam)


L’Eco di Arrakis

A differenza dei predecessori videoludici incentrati su politica e guerra nel medesimo universo, con Dune: Awakening il team di Funcom ha osato focalizzarsi sulla sopravvivenza nel deserto, intrecciando meccaniche MMO con una narrativa ricca e coinvolgente. Dopo un periodo di scetticismo iniziale – visti i trascorsi non esaltanti dei primi anni con Conan Exiles – l’ambizioso survival MMO si è rivelato una sorpresa, offrendo un’interpretazione fedele ma innovativa dell’iconica epopea di Frank Herbert, raccontando una linea temporale parallela alle vicende canoniche della dinastia Atreides.

In Dune: Awakening vivremo un mondo possibile dove Paul Atreides non è mai nato, dove dunque il Mahdi – messia chiamato a liberare la stirpe dei Fremen sul pianeta Arrakis – non è mai giunto, lasciando quindi ai giochi di poteri e sotterfugi delle varie casate e gruppi ostili il controllo del pianeta, facendo apparentemente estinguere la cultura degli autoctoni del pianeta della Spezia.

Nei panni di un personaggio completamente personalizzabile, grazie a un approfondito sistema di costruzione si riesce fin da subito a comprendere il pilastro più importante dell’intera produzione: l’immersione è quasi totale. Nulla viene lasciato al caso, in Dune: Awakening riusciremo finalmente a vivere Arrakis, nelle sue difficoltà, i suoi misteri, e le sue bellezze tanto desolate quanto selvagge tra le gigantesche dune e costruzioni tra gli agglomerati rocciosi della sua superfice.

Spediti sul pianeta dalle Bene Gesserit con il compito di rintracciare, e sé ancora in vita, incontrare la stirpe Fremen, ci viene dato fin da subito anche la libertà di scegliere il nostro allineamento di classe, oltre che un background che ci offre delle scelte di dialogo uniche con alcuni personaggi. Svolgendo in maniera organica le missioni della trama principale – chiamate Il Viaggio – potremo comunque sbloccare tutti i ranghi e i perks annessi – oltre 200 abilità, tra passive, attive e peculiarità – a qualsiasi categoria. Tenete solo a mente che alcune classi, come quella delle Bene Gesserit, verranno sbloccate nelle fasi finali della profonda e intricata storia, quindi valutate con attenzione come volete trascorrere le vostre prime ore su Arrakis.

Ed è proprio la generosa porzione del pianeta di sabbia che colpisce e corrobora l’idea del pilastro immersivo. L’ apparente mancanza dei Fremen a controllare il pianeta guidati da Paul Atreides, giustifica il caos e la presenza di fazioni ostili su Arrakis, permettendo al gioco di esplorare angoli meno noti dell’universo di Dune. La lore è infusa nell’ambiente, nelle missioni, nei personaggi, e persino nei suoi oggetti, invitando all’esplorazione e alla scoperta, approfondendo la comprensione del giocatore del suo complesso universo grazie a narrativa ambientale, piuttosto che registrazioni audio, o testi che immergono ancora di più nei miti e le leggende del pianeta.

La mappa di gioco diventa un personaggio a sé stante, ricco di dettagli che potrebbero apparire quasi impossibili per un titolo ambientato interamente su una distesa desolata e avversa all’uomo. Ma Arrakis non è avversa alla vita. Persino cose come le tempeste di sabbia possono inghiottire interi accampamenti e soffocarci se privati di un rifugio. Anche il calore irradiato dal sole Canopus diviene un attuante nel corso delle nostre gesta; bisognerà sempre stare attenti ai valori della sete, cercando anche qua ripari improvvisati tra le rocce o le ombre degli appostamenti abbandonati – o meno – durante gli spostamenti. Grazie a un ciclo giorno notte divengono tattiche anche le decisioni di quando muoverci, per sfruttare la quiete e le temperature notturne, ma col rischio di venire scoperti e aggrediti dalle navi fluttuanti dei predoni.

Dune: Awakening ci spinge a esplorare ogni anfratto di Arrakis. Scalare gli ammassi più ripidi, entrare in giacimenti minerari pullulanti di nemici, o in centri scientifici dove esperimenti falliti con la Spezia hanno portato interi plotoni a divenire dipendenti da essa. E nel vasto deserto si nascondono i veri dominatori di questo mondo, i Vermi delle Sabbie. Giganti creature con fauci quasi chilometriche sempre in ascolto ad ogni nostro passo, pronti ad apparire tra le sabbie per divorare gli esploratori più incauti, privandoli – oltre che di ogni possedimento – della vita.

Le prime ore su Arrakis potrebbero risultare molto ostiche per chi non apprezza il genere dei survival games, ma il tutto viene sapientemente introdotto guidando il giocatore attraverso un buon numero di sequenze narrative di stampo cinematico e dialoghi con il misterioso Zantara. Le quest portano presto a comprendere il loop offerto da Dune: Awakening, e tra le prime costruzioni che ci verranno richieste ci sarà anche la nostra prima abitazione.

La paura uccide la mente

La raccolta di risorse per la costruzione delle nostre attrezzature, oggetti, e i materiali che ci serviranno per sopravvivere fa parte di una formula ben rodata e conosciuta da tutti gli appassionati del genere. Se l’esplorazione è tipicamente uno dei cardini dell’esperienza dei survival games, in questo gioco saremo chiamati a scoprire e ripulire quanti più avamposti possibili per sbloccare Punti Ricerca. L’unico modo per poter avere accesso a nuovi oggetti in Dune: Awakening, è quello di esplorare in lungo e in largo ogni luogo d’interesse offerto. Per facilitare questo processo, inizialmente ci viene offerto un binocolo per scrutare l’orizzonte, ma già dopo alcune decine di ore avremo accesso a una sonda capace d’analizzare l’intero territorio all’interno di una vasta aria d’azione, segnando sulla mappa tutti i punti d’interesse.

Se durante le prime battute la collezione di materie prime potrebbe sembrare fine a sé stessa, una volta costruita la nostra prima base grazie al sistema Sub-Feudo, entreremo nel vero cuore del suo gameplay. Gestire la nostra abitazione – sia essa su due o più piani o più realisticamente fatta solo di quattro mura e un tetto – diventarà la nostra attività principale, dopo il completamento delle missioni. La nostra abitazione sarà un luogo di ritorno in caso di morte, oltre che postazione dove nascondere tutte le nostre risorse faticosamente ritrovate nel corse delle nostre peripezie; ma vi sconsigliamo caldamente d’affezionarvi troppo alle vostre prime costruzioni. Dune: Awakening consente d’avere fino a cinque case sotto il nostro controllo, di cui dovremo tenere sempre gli scudi in buone condizioni per evitare raid di altri giocatori, oltre che tenere sempre in regola i pagamenti per le tasse all’impero.

Fuori dalle mura, il micro management attivo delle risorse d’idratazione e calore trova, proprio come la propulsione verso la scoperta, feroci scontri tra le sabbie con predoni, gruppi di ribelli, e membri avversari delle casate. Una pecca abbastanza palese dell’intera produzione – e intrinseca nel mondo dello scrittore americano – viene dall’omogenia degli avversari; sempre umani, a volte con un armamentario differente, ma sostanzialmente divisibili in alcune categorie molto chiare e legate al gameplay di combattimento offerto.

In Dune: Awakening generalmente gli scontri avvengono sulla lunga distanza grazie alle varie bocche da fuoco – si spazia dalle pistole, i fucili automatici, le armi da cecchino, e altri soliti noti – alternandosi occasionalmente a scontri ravvicinati con le lame dove gli scudi personali Holtzman trasformano gli scambi di fendenti in scontri elettrizzanti e sempre letali. Se avremo con noi una sacca di sangue e un estrattore, potremo anche recuperare i preziosi liquidi dai corpi dei nostri avversari, per essere poi riportati alla base e processati per ottenere acqua purissima, oppure per essere bevuti sul momento per sopperire alla sete, ma con l’applicazione di un malus.

Come accennato in precedenza, la grande libertà offerta dal titolo viene controbilanciata in maniera egregia da un sistema di missioni narrative e un folto agglomerato di quest secondarie, che si possono ritrovare sotto il menu chiamato Il Viaggio. Proprio come accaduto nella storia originale a Paul Atredis, anche noi ci troveremo a forgiare il nostro destino mentre ne seguiremo le sue orme. Oltre agli avamposti da esplorare, incontreremo molti personaggi in cerca di soccorso, o pronti a offrirci un affare che non potremo rifiutare. Sia questo andare a caccia di vecchie fiale contenenti un’antica cura, terminare con l’esistenza di un capo dei predoni, o individuare dei relitti nel deserto, tutto ciò che faremo non risulterà mai fine a se stesso.

Durante le nostre avventure potremo trovare anche schemi per costruire oggetti unici, il più delle volte da forgiare con una macchina fabbricatrice, e che richiedono materiali infusi con la Spezia – un materiale ricavato dalla sabbia dove abitano i vermi giganti -, ricca fonte di potenza, con il quale entreremo in contatto durante il completamento di alcune prove assegnateci dalle Bene Gesserit. Spezia che inizialmente sarà difficile da recuperare, se non impossibile da raccogliere, lentamente diverrà più accessibile grazie alla fabbricazione di strumenti appositi per la sua raccolta e l’utilizzo.

Avendo un numero finito di slot – sia da poter portare con noi che nei vari bauli che potremo costruire nelle nostre basi – dovremo quindi calcolare bene quali oggetti prelevare con noi dopo le nostre missioni. Progredendo nell’avventura avremo accesso a veicoli come i buggy delle sabbie e gli Ornitotteri, veicoli a metà tra un elicottero e un aereo, che semplificheranno gli spostamenti prima considerati letali attraverso la mappa. L’aggiunta dei veicoli porta con se anche un cambio quasi radicale nell’approccio al gioco, espandendo il concetto di sopravvivenza e portandolo a un livello di controllo territoriale e di risorse, che trivializzano in parte le fasi più avanzate nella componente PvE.

Sotto il Sole Gemello

L’avventura e la mappa di Dune: Awakening gestisce e alterna la sua componente PvE di stampo narrativo – completamente giocabile in solitaria – con i feroci scontri PvP – giocatore contro giocatore – suddividendo alcune zone del deserto all’interno dei servers, e offrendo degli occasionali punti d’interesse generati dalla caduta di navi, dove la raccolta di preziose risorse può vedere un conflitto momentaneo tra giocatori per il loro possedimento.

Una volta scelto un allineamento, potremo creare la nostra propria Gilda, e affrontare altre fazioni in quello che viene chiamato il Deserto Profondo; una porzione della mappa che si espande per diversi riquadri, dove è possibile trovare materiali, oggetti e risorse di alta qualità, ma anche scontri dove i giocatori più esperti possono privarci di tutti i nostri averi con un colpo balistico ben assestato.

L’intera struttura del PvP trova però la sua natura nel sistema di Landsraad. Se facciamo parte di una gilda, e abbiamo raggiunto un determinato punto nella storia, settimanalmente potremo prendere parte a sfide, quest, e lotte territoriali, per accumulare punti. La gilda con il maggior punteggio a fine settimana può votare per l’attuazione di decreti che possono impattare costi di commercio, allineamenti politici, persino apparizioni di drop all’interno delle aree del Deserto Profondo.

Affrontare questa zona è la via più semplice per ottenere risorse come il titano, la spezia, e schemi per oggetti unici, presenti anche in stazioni di NPC nemici, ma si dimostra quasi impossibile da giocare per chi vuole vivere come un lupo solitario, agevolando le vittorie delle gilde più numerose, portando anche alla nascita di modelle di meta del gameplay che possono appiattire in maniera considerevole l’esperienza nell’endgame – ornitottero da ricognizione equipaggiato con lanciarazzi è divenuto presto lo strumento più utilizzato per terrorizzare i giocatori più deboli -.

Funcom Oslo è attivamente al lavoro per bilanciare, rimodellare, e ampliare l’offerta nel Deserto Profondo, ascoltando e chiedendo feedback alla community, per cercare di comprendere come limare e stratificare in maniera meno aggressiva l’esperienza, cercando di mantenere un bilanciamento adeguato tra sfida e fattibilità anche per giocatori con gilde non numerose, o singleplayers.

Le visioni della Spezia

A muovere le sabbie di Dune:Awakening ci pensa l’Unreal Engine, qui nella sua versione 5.2, riuscendo a sfruttare al meglio le ultime soluzioni in ambito visivo, e di ricostruzione dell’immagine. L’implementazione dell’engine è solida e performante, con un’ottimizzazione lodevole, dove i pochi singhiozzi tecnici vengono ereditati dalla struttura del suo motore di gioco più che da problemi di sviluppo. Salvo il solito pop-up di textures, i problemi di stutter, e qualche calo di framerate di troppo, la vastità della mappa e del suo streaming di dati è testimonianza dell’esperienza decennale di Funcom nello sviluppo di giochi open world.

La pulizia tecnica è un chiaro passo avanti rispetto ad altri titoli che sfruttano la quinta iterazione dell’Unreal Engine, presentando un gioco significativamente più stabile, con meno crash e bug, rispetto al lancio del precedente Conan: Exiles. Restano alcune problematiche legate al lag tra le animazioni e la risposta del server, creando anche situazioni a volte bizzarre dove i nemici non registrano i colpi assegnati, scomparendo senza preavviso sotto i nostri occhi.

La direzione artistica cattura perfettamente l’essenza aliena ed epica di Dune. Come detto in apertura, le scelte stilistiche riprendono le nuove pellicole di Denis Villeneuve, riuscendo a trasporre fedelmente l’immaginario cinematografico nel mondo videoludico. La cura con cui tutto viene narrato anche attraverso le scelte dei colori, le composizioni delle strutture naturali e quelle delle civiltà che popolano Arrakis, sono di prim’ordine. Il design delle architetture brutaliste, ricche di luci che filtrano attraverso spiragli tra le sue mura, vengono arricchite dalle soluzioni software di raytracing offerte dal Lumen. Mentre i colori del mondo, dei costumi dei personaggi non giocanti, e lo spazio che circonda il pianeta, sono ben bilanciati e aiutano in maniera intradiegetica anche a riconoscere risorse e pericoli nel deserto.

Il sound design è altrettanto impressionante e merita una menzione speciale. Ogni elemento sonoro contribuisce a costruire l’atmosfera di Arrakis: dal sibilo del vento che trasporta la spezia e modella le dune, ai ruggiti profondi e inquietanti dei vermi della sabbia che preannunciano la loro presenza, fino al caratteristico crepitio dello scudo personale trafitto da un coltello. Ogni suono è curato nei minimi dettagli, offrendo un feedback appagante e aumentando il coinvolgimento del giocatore. Le musiche, pur non essendo sempre in primo piano, accompagnano l’esplorazione e i momenti di tensione con tracce evocative che richiamano le sonorità epiche e misteriose dell’universo di Dune, senza mai diventare ripetitive o intrusive. La combinazione di un sound design di alta qualità e una direzione artistica fedele all’IP crea un’esperienza sensoriale completa e profondamente immersiva, e di una qualità che raramente si vede in opere di questo tipo.

Commento Finale

La nuova fatica di Funcom Oslo è la miglior trasposizione dell’universo di Dune che si sarebbe mai potuti volere da fan – o meno – dell’opera letteraria o, meglio, delle recenti pellicole a esso ispirate. Dietro un titolo survival di stampo MMO, si nasconde un’esperienza brutale e avvincente, quanto unica e appagante; specialmente se riusciremo a trovare un affiatato gruppo d’amici con cui vivere l’intera avventura in PvE, e prepararci alla controparte PvP in continua evoluzione offerta dal gioco.

Nonostante pecchi in alcuni aspetti riguardanti il QoL quality of life -, specialmente per i neofiti del genere, e una ripetitività intrinseca nel suo genere, siamo di fronte a una trasposizione quanto più fedele possibile del mondo e la vita sul pianeta di Arrakis. Le sue lotte per la sopravvivenza, tra politica, guerra, e continua ricerca e costruzione del nostro personalissimo paradiso, tra l’inferno del calore delle lande aride del suo pianeta. Se siete anche solo vagamente incuriositi da Dune: Awakening, il nostro consiglio è quello di sfruttare questi mesi di caldo estivo per provare a immergevi completamente nel titolo, scrivere la vostra storia, e forse, diventare i nuovi Mahdi delle leggende Fremen.

8.9

Dune: Awakening


La nuova fatica di Funcom Oslo è la miglior trasposizione dell'universo di Dune che si sarebbe mai potuti volere da fan - o meno - dell'opera letteraria o, meglio, delle recenti pellicole a esso ispirate. Dietro un titolo survival di stampo MMO, si nasconde un'esperienza brutale e avvincente, quanto unica e appagante; specialmente se riusciremo a trovare un affiatato gruppo d'amici con cui vivere l'intera avventura in PvE, e prepararci alla controparte PvP in continua evoluzione offerta dal gioco. Nonostante pecchi in alcuni aspetti riguardanti il QoL - quality of life -, specialmente per i neofiti del genere, e una ripetitività intrinseca nel suo genere, siamo di fronte a una trasposizione quanto più fedele possibile del mondo e la vita sul pianeta di Arrakis. Le sue lotte per la sopravvivenza, tra politica, guerra, e continua ricerca e costruzione del nostro personalissimo paradiso, tra l'inferno del calore delle lande aride del suo pianeta. Se siete anche solo vagamente incuriositi da Dune: Awakening, il nostro consiglio è quello di sfruttare questi mesi di caldo estivo per provare a immergevi completamente nel titolo, scrivere la vostra storia, e forse, diventare i nuovi Mahdi delle leggende Fremen.

PRO

Esperienza survival unica e immersiva | Grande offerta ludica per gli amanti del genere | Arrakis è viva e pericolosa

CONTRO

Menu poco intuitivi | Scontri nel PvE non particolarmente esaltanti | Esperienza PvP ancora da rifinire

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