Recensione Dying Light 2: Stay Human

Dying Light 2 è stato annunciato all’E3 2018. Da allora, complice soprattutto la pandemia da Covid-19, lo sviluppo del gioco è andato piuttosto a rilento. Soltanto lo scorso anno, a quasi due anni di distanza dall’ultimo gameplay trailer mostrato alla Gamescom 2019, Techland aveva confermato che il sequel era ancora vivo e vegeto e che sarebbe stato pubblicato il 7 dicembre 2021 per poi rinviarlo al 4 febbraio 2022. La software house polacca ha più volte dichiarato che Dying Light 2 sarebbe stato un grande gioco soprattutto promettendo scelte significative e conseguenze reali alle proprie azioni.

Sebbene, a nostro giudizio, Dying Light 2 non sia riuscito a mantenere totalmente le aspettative, risulta comunque essere un solido seguito del titolo del 2015. L’intenso sistema di combattimento incentrato sulla mischia è tornato prepotentemente insieme alle sublimi meccaniche di parkour. E vi garantiamo che sono elementi più che sufficienti per convincere i fan del genere a provare questo sequel. È semplice, immediato e dannatamente divertente: quindi se vi è piaciuto il primo gioco, senza alcun dubbio, vi piacerà anche Dying Light 2.


Versione testata: PlayStation 5


Storia

Il giocatore indosserà i panni di Aiden Caldwell, un Pellegrino (il nome dato a un gruppo di sopravvissuti emarginati) che ha viaggiato in una delle poche città rimaste al mondo e che ha ancora una sorta di comprensione della società e della civiltà. Mentre i non morti vagano per le strade circostanti, i vivi si rifugiano sui tetti. Aiden è lì per trovare sua sorella Mia, con la quale ha perso i contatti durante l’infanzia.

La storia, sebbene non particolarmente complessa e ispirata, presenta alcuni picchi con tanto di colpi di scena. I personaggi (sicuramente non fra i più memorabili e a tratti noiosi) nascondono le loro vere intenzioni e alcune scelte di scrittura risultano essere più che sufficienti per coinvolgere il giocatore dall’inizio alla fine.

Una scelta che può cambiarti la vita … o forse no?

È possibile fare scelte di dialogo, ma queste, a differenza di quanto promesso a più riprese da Techland, solo in una manciata di occasioni cambieranno il corso della storia. E quando lo fanno, le conseguenze non si fanno davvero sentire. Il filmato pre-release parlava e mostrava nuove porzioni della città sbloccabili in base alle proprie azioni. Niente di tutto questo sembra essere presente nel gioco finale. O siamo stati seriamente sfortunati con le scelte che abbiamo fatto o la funzione semplicemente non c’è. Il massimo che il giocatore può fare per influenzare il mondo è assegnare strutture ai sopravvissuti, le quali andranno ad evidenziare l’area con i colori di quella specifica fazione.

La durata complessiva della campagna è di circa 20/25 ore; tuttavia è quasi impossibile non aumentarne la longevità in quanto basta percorrere qualche isolato per imbattersi in un NPC che ci propinerà una missione, una sfida o ci si potrebbe trovare dinanzi ad un incontro casuale: ci sono un sacco di attività da completare al di fuori della missione principale.

Un fiasco totale o c’è qualcosa di buono?

Fortunatamente non è tutto da buttare; infatti Dying Light 2 è a dir poco incredibile da giocare. Una volta sbloccate la maggior parte delle abilità base, fra cui velocità e agilità, il divertimento raggiunge livelli inimmaginabili. La prima iterazione della serie aveva stabilito un nuovo benchmark in termini di libertà di movimento; questo sequel lo migliora ulteriormente anche grazie all’introduzione di nuove opzioni come un parapendio e un rampino. Inoltre, l’open world costruito da Techland è vastissimo e la sua verticalità è praticamente fuori scala, specialmente nella seconda parte della mappa. I grattacieli non sono più un ostacolo; sono ormai parte integrante del parco giochi ed è possibile “scalarli” grazie alle sporgenze opportunamente colorate che evidenziano le potenziali linee di scorrimento, in stile Mirror’s Edge.

I nuovi strumenti a disposizione permettono di attraversare il mondo di gioco come mai vistosi prima. Il parapendio di Aiden è una vera rivelazione: essere in grado di planare per la città, scendere al livello del suolo per uccidere alcuni infetti e poi prendere il volo ancora una volta, è davvero appagante. Con il rampino invece, le possibilità sono quasi infinite.

Un combat system more of the same … o quasi

Il combat system purtroppo non ha ricevuto un miglioramento significativo, ma – anche a distanza di anni – riesce a difendersi ancora piuttosto bene. Le armi da mischia rappresentano la scelta migliore per affrontare i non morti il che sta a significare che i combattimenti sono a dir poco violenti e sanguinosi. Alla base dello stesso ci sono le solite meccaniche: attacchi leggeri e pesanti, blocchi e parate e il parkour in cui è possibile usare un nemico per lanciarsi in aria e prenderne a calci in faccia un altro.

Dal Tramonto all’alba

A cambiare l’orda di non morti ci pensa l’alternanza giorno/notte. Quando c’è il sole i non morti, non rappresentano una grande minaccia, e sono facili prede del vostro arsenale di machete, mazze e martelli. Come al solito per la maggior parte delle ambientazioni apocalittiche, gli altri umani sono solitamente la principale causa di problemi. Poi la luce del giorno cede il passo alla notte e all’improvviso ci si ritrova ad essere in fondo alla catena alimentare. Gli infetti “speciali” escono per darci la caccia e il loro esercito di non morti ha un compito: inseguirci e banchettare con il nostro cervello. Le sequenze notturne in realtà non sono così intense come nel primo titolo, ma il giocatore è comunque chiamato ad ingegnarsi per sopravvivere. Al culmine di un inseguimento quando avrete un’orda di zombi sulla schiena, la scarica di adrenalina è ciò che vi spingerà a trovare un posto sicuro. Nel complesso, è questo ciclo – già presente nell’originale – che fa funzionare il gioco. Questo seguito lo va soltanto a perfezionare ulteriormente.

Un RPG a tema Zombie?

Un’altra cosa che Techland voleva fare con il sequel era trasformarlo in un gioco di ruolo in piena regola, cosa che in qualche modo è riuscita a fare. Armi ed equipaggiamento ora sono dotati di varie statistiche e perk nonché slot mod per potenziarli. I punti aggiornamento completano la build sbloccando varie abilità. E anche se sono necessari parecchi punti abilità per migliorare il sistema di parkour, una volta che li avrete ottenuti, il gioco sarà ancora più divertente.

È anche presente un sistema di classi che sebbene piuttosto semplice offre nuovi ed interessanti spunti per affrontare Dying Light 2 e i suoi “terrori”. Probabilmente dà il meglio di sé nella modalità cooperativa nella quale è possibile giocare l’intera campagna, ad eccezione del prologo, con un massimo di altri tre amici.

Armi per tutti i gusti

Ci sono molte opzioni in termini di armamentario tra cui scegliere in Dying Light 2, tutte ottime per il combattimento corpo a corpo. Mazze da baseball chiodate, ganci, pale rotte. Insomma, tutte le armi classiche che ci si aspetterebbe di trovare in un gioco di questo tipo, e la maggior parte può essere modificata per infliggere danni extra al nemico di turno.

I trigger adattivi del controller DualSense vengono utilizzati anche per indicare il tipo di arma in uso, è permettono al giocatore anche di capire quali sono le condizioni dell’arma stessa.

Il degrado delle armi è una preoccupazione costante e, sebbene aumentare la durata di un’arma sia possibile grazie alle mod, una volta che è stata esaurita e l’arma viene utilizzata nuovamente, alla fine si romperà e non si avrà altra scelta che abbandonarla. Con la frequenza con cui vengono trovate nuove armi, tuttavia, la maggior parte delle quali si adatta al livello del giocatore, questo non è un grosso problema.

Grafica e tecnica

Il titolo – che abbiamo provato su PS5 – presenta tre opzioni grafiche: “modalità prestazioni” che garantisce i 60 fotogrammi al secondo, e poi altre due denominate “qualità” e “risoluzione”. La prima offre la migliore esperienza visiva grazie al ray-tracing mentre la seconda permette di giocare con una risoluzione 4K: entrambe a 30 fotogrammi al secondo. Il grosso problema è che non sempre funzionano a dovere. Infatti, in modalità prestazioni, si percepisce che la qualità visiva è nettamente inferiore; mentre optando per quella “qualità” o “risoluzione” il gameplay sembra piuttosto lento poiché la velocità con cui Aiden si muove va a creare un’immagine abbastanza sfocata sullo schermo. Al di là di quanto detto, lodevole il lavoro svolto in termini di illuminazione la quale indipendentemente dalla modalità selezionata, funziona egregiamente.

Il Chrome Engine proprietario funziona abbastanza bene su PS5. I tempi di caricamento iniziali sono piuttosto lunghi, con tempi di attesa di circa 30 secondi o poco più. Ma il respawn dopo la morte richiede solo pochi secondi.

Da segnalare qualche live bug: come NPC freezati nella classica posa a T o sospesi a mezz’aria, oggetti che fanno lo stesso e occasionalmente cadono nel mondo di gioco. Anche i menu sono frustranti da navigare colpa di tempi di risposta davvero lenti.

Commento finale

In definitiva, Dying Light 2 non è altro che un solido seguito dell’originale del 2015, che va a migliorare alcuni elementi già vistisi, come l’alternanza giorno/notte ed introducendo nuove interessanti meccaniche, che rendono l’esperienza di gioco ancora più divertente, coinvolgente e parkour. Tuttavia, è davvero deludente che le promesse narrative e open world fatte da Techland prima del lancio non siano state mantenute. Le scelte del giocatore non hanno l’impatto che ci si aspetterebbe e la mappa è molto meno varia e convincente rispetto a quanto vistosi durante lo sviluppo del titolo. Tuttavia, Dying Light 2 è fantastico e stimolante da giocare, ed è per questo che ci sentiamo di consigliarlo sia ai novizi del genere e sia agli amanti dei giochi survival horror.

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7.9

Dying Light 2


In definitiva, Dying Light 2 non è altro che un solido seguito dell'originale del 2015, che va a migliorare alcuni elementi già vistisi, come l’alternanza giorno/notte ed introducendo nuove interessanti meccaniche, che rendono l’esperienza di gioco ancora più divertente, coinvolgente e parkour. È però davvero deludente, tuttavia, che le promesse narrative e open world fatte da Techland prima del lancio non siano state mantenute. Le scelte del giocatore non hanno l'impatto che ci si aspetterebbe e la mappa è molto meno varia e convincente rispetto a quanto vistosi durante lo sviluppo del titolo. Tuttavia, Dying Light 2 è fantastico e stimolante da giocare, ed è per questo che ci sentiamo di consigliarlo sia ai novizi del genere e sia agli amanti dei giochi survival horror.

PRO

I nuovi strumenti a disposizione rendono l'esperienza di gioco ancora più divertente, Ciclo giorno/notte migliorato, Combattimento brutale e stimolante

CONTRO

Storia noiosa e personaggi poco interessanti, Le tanto decantate decisioni non influenzano realmente il mondo di gioco, Le diverse modalità grafiche disponibili non funzionano sempre come dovrebbero
Riccardo Amalfitano
Riccardo Amalfitano
Videogiocatore sin dalla "tenera" età, amante anche di manga, cinema e serie TV. Ho dimenticato qualcosa? Sicuramente!

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