Ad oltre quattro anni di distanza dal precedente capitolo, KOEI TECMO e Gust tornano sull’opera di Hiro Mashima con FAIRY TAIL 2. Pur non conquistando favori unanimi da parte della critica e del pubblico, l’RPG del 2020 era riuscito ad adattare con efficacia il materiale di partenza. Proprio il rapporto con quest’ultimo aveva tuttavia paradossalmente posto un freno alle potenzialità della produzione. La voglia di raccontare gli eventi del manga e dell’anime si era scontrata con la necessità di effettuare dolorosi tagli. Una scelta che si era tradotta al contempo in un dispiacere per i fan, ma altresì un ostacolo oggettivo per tutti quelli non ferrati nella conoscenza dei personaggi e della storia. Il risultato era una narrativa che finiva col dare per scontate alcune nozioni fondamentali, rendendo l’intera esperienza più adatta alla conoscenza estesa di un appassionato piuttosto che alla genuina curiosità di un novizio.
Con questo nuovo capitolo, gli sviluppatori si erano prefissati l’obiettivo di migliorare sotto ogni punto di vista il precedente titolo. Non solo andando a coprire gli eventi dell’entusiasmante arco narrativo dell’Impero Alvarez, ma arricchendolo altresì con contenuti inediti ed un combat system completamente ridisegnato. Purtroppo le migliori intenzioni teoriche non hanno trovato una efficace traduzione pratica. Scopriamo insieme perché.
FAIRY TAIL 2 è disponibile dal 13 Dicembre per PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch e PC (via Steam).
Versione testata: PlayStation 5
Scontro finale
FAIRY TAIL 2 riprende la storia dove il precedente titolo si era interrotto. Ad essere raccontato è infatti l’arco narrativo finale dell’opera di Mashima, che vede la gilda alle prese con Zeref, l’Imperatore Spriggan, e la sua squadra d’élite fino ad una disperata battaglia conclusiva. Un percorso che copre circa tredici volumi del manga, ma che si spinge anche un pochino oltre. Gust ha infatti inserito anche una nuova appendice inedita intitolata “The Key to the Unknown”, che pone lo spericolato Natsu Dragonil ed i suoi amici di fronte ad un’avventura dai toni leggeri ambientata tra la conclusione degli eventi originali e Fairy Tail: 100 Years Quest.
Il rischio insito nella decisione di spezzare la narrazione della saga in due spezzoni era quello di non attribuire sufficiente dignità alla narrazione. Un pericolo che purtroppo gli sviluppatori non sono riusciti ad arginare. Così come nel capitolo precedente, anche stavolta Gust realizza un prodotto che finisce con il rivolgersi perlopiù esclusivamente ai fan dell’opera originaria. Inoltre, i numerosi tagli ed arrangiamenti introdotti non fanno che mortificare la sceneggiatura, con eventi e personaggi che non trovano uno spazio adeguato. Da questo punto di vista, comprendiamo che non sia semplice adattare opere di ampio respiro e che alcune semplificazioni appaiono inevitabili. Tuttavia il risultato finale appare molto distante dai traguardi raggiunti, ad esempio, da Dragon Ball Z: Kakarot e One Piece Odyssey.
Non aiuta poi anche l’intero contesto di presentazione. Le scelte registiche appaiono confusionarie, con una desinbilizzazione marcata delle tematiche più profonde dell’opera originaria nonché degli eventi più sensibili dell’arco narrativo dell’Impero Alvarez. Mentre sono apprezzabili i filmati e le illustrazioni, a lasciare amareggiati è altresì un comparto tecnico che non ha fatto passi avanti rispetto al titolo del 2020. Il riciclo di assets è evidente e presta il fianco a numero critiche relative ad una pigrizia generale. Aggiungiamo a questo quadro poco edificante la perdurante assenza dell’italiano (i sottotitoli sono presenti solo in inglese, mentre il doppiaggio è esclusivamente in giapponese).
Fiore all’occhiello?
Da un punto di vista strutturale, FAIRY TAIL 2 adotta un open world suddiviso in regioni e mappe da poter esplorare.
Il Regno di Fiore nasconde molte aree interessanti, missioni secondarie e collezionabili. Si tratta di una cura che si apprezza soprattutto nelle prime ore di gioco, quando è possibile intrattenere i giocatori anche grazie al diffuso fanservice. Persino la struttura vagamente metroidvania appare intrigante, anche se finisce presto col rivelare i suoi limiti. Si tratta infatti, più che di meccaniche progressivamente disponibili per incentivare l’esplorazione, degli immancabili motivi di sceneggiatura che spingono a visitare determinati luoghi. Le regioni di FAIRY TAIL 2, dopo il positivo impatto iniziale, palesano i propri limiti, con dimensioni molto ridotte ed un’impostazione lineare. Ben presto infatti lo schema ludico diventa abbastanza chiaro: farsi strada da un punto A ad un punto B, gestendo i nemici lungo il cammino (funestati anche da una certa ripetitività), affrontare il boss di turno e ripetere.
Si tratta di una ennesima occasione sprecata per approfondire un discorso avviato nel 2020 e che, sostanzialmente, non ha fatto passi in avanti. Ovviamente i fan dell’opera di Hiro Mashima sapranno apprezzare ogni aspetto dell’esplorazione e del mondo di gioco, seppur con i suoi limiti. Però resta un peccato assistere al potenziale sprecato.
D’altro canto, abbiamo invece apprezzato le musiche. Piacevolmente varie nella strumentistica e piuttosto movimentate, ne abbiamo condiviso l’esuberanza anche se non sempre son apparse adatte ai vari contesti di trama.
Ancora una volta, tutti insieme
Ad essere rivoluzionato è stato poi il sistema di combattimento.
Benché quello del capitolo originario fosse funzionale nella sua classicità, FAIRY TAIL 2 introduce una soluzione ibrida a metà tra RPG ed azione. Prendendo ispirazione dagli ultimi capitoli della longeva saga di Atelier, Gust fa ruotare attorno al Fairy Rank e l’abbattimento della resistenza avversario i due principi cardine dei combattimento. Utilizzando infatti attacchi di minore entità, salirà l’indicatore che permette l’utilizzo di tecniche di efficacia superiore. Sfruttando poi le combo tra i membri del party (tre, che possono essere rimescolati con personaggi in panchina in ogni momento), è possibile utilizzare le debolezze nemiche a proprio vantaggio. In quest’ottica entrano in considerazione i Link Attack e gli Unison Raid. I primi si effettuano quando l’indicatore della resistenza nemica viene azzerato. Viceversa i secondi sono offensive combinate di elevato potere distruttivo, capace di piegare ogni difesa avversaria.
Il combat system viene poi esaltato da un pratico sistema di progressione. Tramite esso e le ramificazioni presenti per le abilità di ciascun eroe, le opzioni di personalizzazioni non sono mai banali e saranno sicuramente gradite ai fan della serie.
Un passo avanti rispetto alla eccessivamente classica proposta del capitolo del 2020, ma il risultato appare ancora piuttosto acerbo. Sebbene gli scontri appaiono movimentanti con combattimenti divertenti e coinvolgenti, è altresì vero che alcune scelte di game design ne compromettono il godimento sulla distanza. L’eccessiva semplicità della curva di difficoltà, la tendenza dei boss ad essere delle semplice “spugne assorbi colpi” nonché una sostanziale ripetitività rendono l’esperienza non priva di difetti. Parte della “colpa” è legata anche all’esito già scritto di alcuni scontri per motivi di sceneggiatura, che creano non pochi paradossi.
Commento finale
FAIRY TAIL 2 è una piccola delusione. Dopo l’intrigante ma acerbo esordio del 2020, Gust riprende la celebre IP per raccontare un nuovo capitolo delle avventure di Natsu Dragneel immaginate da Hiro Mashima. Tuttavia, il prodotto finale non riesce ad elevare le potenzialità del predecessore, finendo per essere un RPG fin troppo apatico nonostante il ripensamento del sistema di combattimento. Un prodotto che finisce con il rivolgersi esclusivamente ai fan dell’opera originaria, che ne sapranno apprezzare le qualità e le sfumature anche al netto delle mancanze e di un comparto tecnico non eccelso.