Approccio strategico.
Versione testata: PC.
La serie di Gears of War è indubbiamente una delle esclusive Microsoft più amate da pubblico e critica sin dal suo debutto nel lontano 2006. Nei vari capitoli abbiamo avuto modo di conoscere svariati personaggi di spicco fra cui Marcus Fenix e Dominic Santiago, i protagonisti originali nonché i “precursori” della lunga guerra contro l’esercito di Locuste che minaccia la vita degli umani.
La saga è passata nelle mani di due sviluppatori nel corso degli anni ma ciò non ha minato la qualità dei titoli, ricevendo sempre vasto consenso e grande successo: da Epic Games ai ragazzi di The Coalition (ex Black Tusk Studios), questi ultimi detentori dello scettro della produzione da quasi un lustro, il lavoro svolto si è sempre dimostrato all’altezza delle aspettative.
Durante lo sviluppo del prosieguo della storia di Gears of War, negli studi di The Coalition ha cominciato a farsi strada un’aria di rinnovamento, qualche novità che potesse effettivamente dare nuova linfa ad una serie sì di successo, ma che alle spalle portava già il peso di svariati episodi sostanzialmente radicati nella formula di gioco. Dalla fusione delle varie idee, all’E3 2018 Microsoft svela per la prima volta Gears Tactics, titolo che si sarebbe allontanato dall’approccio del classico TPS per abbracciare invece una prospettiva isometrica ed un gameplay strategico a turni in tempo reale.
A distanza di due anni dall’annuncio, abbiamo finalmente potuto mettere le mani sull’ambizioso ed inedito progetto targato The Coalition e Splash Damage, che si presenta come un incrocio tra l’universo di Gears of War e XCOM per darvi un’immagine chiara dell’impostazione.
Originariamente pensato come esclusiva PC, Gears Tactics approderà inizialmente su Windows 10 e Steam, ma è stata confermata anche la versione XBOX il cui lancio è previsto entro fine 2020.
Prima di cominciare, ringraziamo Microsoft per averci fornito in anticipo una copia digitale del gioco ai fini della recensione.
Gli albori delle spregevoli Locuste
Gears Tactics è ambientato 12 anni prima degli eventi narrati nel primo Gears of War, mostrandoci quindi l’invasione del pianeta da parte dei mostri antecedente l’arrivo di Marcus e Dom. Il protagonista principale è Gabriel Diaz (nome già noto ai fan più attenti), sergente della Coalizione incaricato di salvare l’umanità dall’invasione delle creature sbucate da sottoterra nel giorno dell’emersione. L’obiettivo si rivela più difficile del previsto a seguito della decimazione delle unità della Coalizione durante la battaglia, costringendo Gabe a ricostituire un esercito addestrando civili combattenti per respingere l’attacco delle spietate Locuste ed eliminare Ukkon, il loro creatore.
E’ innanzitutto da sottolineare che il titolo non prosegue il filo narrativo degli eventi raccontati fino al quinto capitolo, ma si presenta a tutti gli effetti come un prequel dell’intera serie che può essere giocato sia dai fan più navigati che dai neofiti.
La campagna di Gears Tactics può contare su un ritmo serrato, sostenuto e ricco di azione, condito da interessanti colpi di scena e da una storia ben plasmata che richiede almeno 35 ore di gioco per essere portata a termine. L’avventura gode di una buona rigiocabilità e risulta generalmente solida ad eccezion fatta per le missioni secondarie presenti nei vari atti, che non brillano di varietà con la conseguenza, purtroppo, di scadere in un senso di ripetitività dalla seconda metà del gioco in avanti.
Ogni tipologia di missione prevede dei requisiti per poter essere affrontata, che spaziano dal numero di soldati schierabili fino ai ruoli ammessi, ed un obiettivo facoltativo completabile rispettando quanto richiesto, permettendoci di ottenere una ricompensa extra. Le secondarie, inoltre, vedranno spesso la presenza di modificatori che possono renderle più o meno complesse, talvolta fornendo anche bonus a nostro favore, ed i soldati già utilizzati in una side quest non potranno essere nuovamente impiegati in un’altra dello stesso capitolo. Ciò comporta un’attenta selezione nello schieramento delle forze, per evitare di trovarsi, magari, senza un membro essenziale per la riuscita della missione successiva.
Il titolo, tuttavia, propone quattro livelli di difficoltà i quali, classicamente, incrementeranno i danni subiti e l’aggressività dell’I.A. nemica, che si è rivelata piuttosto reattiva e punitiva già a Normale; in aggiunta, troviamo un modificatore ausiliario denominato “Ironman”: attivandolo, verrà disabilitata la possibilità di ricominciare le missioni o caricare un checkpoint se commetteremo errori, portando così il grado di sfida al massimo livello.
Come suggerisce il titolo, Gears Tactics punta tutto su strategia e tattica, con un gameplay a turni che richiede al giocatore di ponderare accuratamente ogni singola mossa tentando eventualmente di prevedere la risposta nemica. Ogni personaggio in campo dispone di Punti Azione limitati (generalmente tre) utili ad effettuare qualsiasi mossa, inclusi gli spostamenti per cui maggiore sarà la distanza percorsa e maggiori saranno i punti necessari. Va da sé che sia fondamentale “farsi i conti in tasca”, analizzare le statistiche di attacco ed osservare l’ambiente circostante ai fini di studiare l’approccio migliore per sovrastare il nemico, mettendo in campo veramente un sacco di variabili.
Non di rado ci siamo trovati a corto di munizioni nel bel mezzo di un accerchiamento da parte delle Locuste, costringendoci a spendere un punto per ricaricare l’arma di un personaggio e rinviando la possibilità di effettuare un contrattacco efficace o una mossa elusiva. Ancora, ci è capitato di lasciare indietro un membro della squadra rispetto agli altri, esponendolo pericolosamente all’aggiramento da parte di vari nemici pronti a banchettare sul suo cadavere se non lo avessimo riunito rapidamente al gruppo, ritrovandoci improvvisamente in una situazione imprevista di fuga e supporto nel limite delle azioni consentite.
A questo proposito, abbiamo presto imparato come il proverbio che meglio si addice a questo capitolo sia “l’unione fa la forza”, in quanto sarà di vitale importanza proseguire mantenendo sempre una formazione compatta che permetta ai personaggi di coprirsi le spalle l’uno con l’altro, in particolare quando si trovano sotto attacchi di sbarramento. Diverse Locuste, infatti, hanno la capacità di mettersi in posizione di vedetta, un’area conica entro cui l’esecuzione di un’azione da parte di un nostro membro implica l’apertura del fuoco nemico ed un’elevata probabilità che la nostra mossa venga interrotta. Ne consegue che il modo migliore per non subire danni e liberarsi da questa “morsa” sia avere un soldato in posizione favorita per attaccare il bersaglio e perlomeno distoglierlo dalla vedetta; diversamente, possiamo decidere di non agire con il Gear interessato per quel turno o, se vogliamo rischiare, farlo comunque.
In caso i nostri compagni finissero a terra, avremo ovviamente la possibilità di rianimarli un numero limitato di volte, perdendo però permanentemente un blocco di salute in quella specifica missione ad ogni rianimazione. Se anche uno solo dei personaggi principali cade definitivamente in battaglia, ci toccherà riprendere dall’ultimo checkpoint o ritentare dall’inizio. A rendere più realistico il tutto ci pensa la presenza del fuoco amico, pertanto dovremo assicurarci che la nostra linea di tiro sia libera per non essere artefici di spiacevoli incidenti.
Proprio come la nostra squadra, anche i vari tipi di nemici sono gestiti da azioni limitate e contano su differenti tecniche di combattimento. Alcuni, ad esempio, non potranno essere eliminati istantaneamente con un attacco in mischia (abilità letale ma dotata di un tempo di ricarica) in quanto reagiranno annullando il nostro tentativo, altri prediligeranno i colpi dalla distanza ed altri ancora un approccio diretto. Sarà quindi necessario avere sempre una visione a 360 gradi della zona circostante e valutare ogni mossa che potrà fornirci un vantaggio tattico in battaglia. A volte, attendere in copertura e saltare al turno successivo può anche essere una scelta saggia capace di rivelare occasioni di ingaggio uniche dovute allo spostamento delle unità nemiche.
Come accennato più sopra, l’intelligenza artificiale avversaria risulta ben gestita, mettendoci di fronte a creature che non usciranno allo scoperto per farsi ridurre a dei colabrodo, ma che tenteranno invece di aggirarci e di rispondere alle nostre azioni per non farsi cogliere impreparati. Al pari nostro, inoltre, le Locuste commetteranno errori in combattimento, mancando i colpi o addirittura colpendo un loro alleato, si applicheranno effetti specifici e proveranno a rianimare i loro compagni atterrati ma non ancora morti. Sulla base di tutte le abilità che hanno i diversi nemici, perciò, è importante imparare a conoscerli e prioritizzare certi bersagli rispetto ad altri; non mancano, ovviamente, alcune boss fight piuttosto impegnative dove un paio di azioni azzardate e mal studiate possono veramente fare la differenza sull’esito del combattimento.
Gears Tactics funziona perfettamente e non mostra segni di cedimento dal punto di vista delle meccaniche, regalando un’esperienza di gameplay solida in grado di soddisfare sia gli amanti del genere sia le nuove reclute.
Il fascino della divisa
Veniamo ora agli altri due elementi portanti del titolo, ovvero il sistema di progressione dei personaggi e la loro personalizzazione.
Progredendo di livello con i Gears che utilizzeremo, potremo spendere i punti guadagnati nei rispettivi alberi delle abilità che, sostanzialmente, variano in base al ruolo delle unità, dal supporto al mitragliere fino al cecchino. Ogni skill tree è suddiviso in quattro rami in base alla tipologia di approccio che intenderemo sviluppare, proponendo parecchie abilità attive e passive che andranno non solo a vantaggio del personaggio che le equipaggia, ma in diversi casi anche dell’intera squadra in missione. Lo sviluppo di un albero, ovviamente, è limitato ad un massimo di due rami per ogni soldato, e proseguendo nella campagna avremo modo di ottenere appositi gettoni per resettare i punti spesi e ridistribuirli diversamente.
Prevedibilmente, quindi, la sperimentazione di diverse build è un aspetto di non poca importanza in Gears Tactics, cercando di trovare il giusto compromesso fra punti forti e debolezze dei vari membri in modo da mettere insieme squadre con la migliore efficacia possibile.
Ogni personaggio vanta statistiche di base differenti, migliorabili applicando potenziamenti alle armi ed equipaggiando armature sempre più performanti che otterremo completando le missioni e raccogliendo le casse di equipaggiamento sparse nelle varie aree di gioco.
Relativamente al nostro arsenale, avremo un’arma primaria predefinita in base al ruolo del Gear, una pistola come secondaria e le granate, queste divise in esplosive o curative. In particolar modo per la primaria, potremo modificare diverse parti come mirino, canna e caricatore, andando a sostituirle con componenti nuovi dotati di bonus differenti più o meno efficaci in base al livello di rarità, dal comune fino al leggendario. Troveremo così mirini che incrementeranno la percentuale di precisione piuttosto che la probabilità di colpo critico, oppure caricatori che oltre ad aumentare le munizioni ci riserveranno anche bonus speciali come il recupero salute e molti altri. Lo stesso vale per le armature, per le quali potremo cambiare elmetto, parte superiore e parte inferiore, sperimentando anche qui un sacco di combinazioni diverse a seconda della nostra tattica. Potremo inoltre dare un tocco di stile a tutta la nostra dotazione, mettendo mano ai colori, al tipo di metallo e al motivo.
A supportare la nostra guerra contro Ukkon, inoltre, ci saranno delle truppe secondarie, che potremo arruolare rispettando il limite di slot consentito (espandibile proseguendo nei capitoli) e potenziare proprio come gli eroi principali. I soldati a disposizione per il reclutamento si rinnoveranno periodicamente o potranno essere salvati in specifiche missioni secondarie, e starà a noi scegliere quali includere nella squadra della Coalizione, provvisoriamente o permanentemente. Diversamente dai Gears protagonisti del gioco, questi personaggi verranno irrimediabilmente persi se moriranno, costringendoci eventualmente a sostituirli con nuovi volontari. Dal lato della personalizzazione, però, avremo la possibilità di ritoccare completamente il loro aspetto estetico grazie ad un sacco di oggetti cosmetici, tra cui acconciature, barbe, tatuaggi, copricapi e magliette, e cambiare addirittura nome, cognome e soprannome.
Inizialmente, credevamo che il ruolo di queste reclute potesse essere fine a sé stesso, confinandole a semplici alternative da impiegare per puro sfizio, ma presto ci siamo resi conto di come anch’esse siano importanti durante la campagna. L’impossibilità di schierare specifici personaggi in diverse missioni o la loro temporanea indisponibilità in quanto di ritorno da altri incarichi, infatti, rende essenziale la presenza di queste unità nel proprio “esercito”, ricordandosi di metterle in campo abbastanza frequentemente per potenziarle a sufficienza.
Azione d’effetto con qualche riserva
Come ogni strategico che si rispetti, anche Gears Tactics adotta una visuale isometrica, alternata spesso a scene ravvicinate di godibile impatto visivo quando vengono effettuate particolari azioni come l’esecuzione di un nemico atterrato. La gestione di queste inquadrature è praticamente impeccabile, salvo rari casi in cui la visione non è risultata proprio ottimale a causa di oggetti o muri che si frappongono con l’azione in corso.
Il titolo è sorretto dall’Unreal Engine 4, offrendo una resa grafica di tutto rispetto sia in gioco che nelle scene di intermezzo, lasciando spazio di tanto in tanto a qualche leggera sbavatura o compenetrazione dei modelli. Nonostante le ambientazioni siano riuscite e godano anche di una discreta distruttibilità, sovente abbiamo notato asset di edifici riciclati e ridisposti più volte, proponendo diverse aree di gioco strutturalmente molto simili tra loro. Un leggero difetto che non mina l’esperienza di gioco ma che non passa inosservato agli occhi dei giocatori.
A livello di ottimizzazione, i ragazzi di The Coalition e Splash Damage hanno svolto un ottimo lavoro, permettendo di godersi il gioco al massimo dei settaggi grafici anche con una configurazione di fascia medio-alta come quella della nostra prova:
- CPU: Intel Core i7-5820K @ 4.0 GHz
- GPU: Gigabyte NVIDIA GeForce GTX 1070 8 GB
- RAM: G.Skill Ripjaws V 16 GB DDR4 @ 3200 MHz
- Monitor: Acer Predator 1920×1080 144 Hz con G-Sync attivo
Con le impostazioni su Ultra, abbiamo registrato una media di 65 fps nel benchmark senza mai scendere sotto la soglia dei 60, più che sufficiente per garantire un’esperienza fluida e soddisfacente. Infine, anche il comparto audio si comporta molto bene, con effetti sonori ben riprodotti, un’azzeccata colonna sonora e un doppiaggio completamente in italiano.