Recensione God of War 3 Remastered

È tempo che l’Olimpo cada a pezzi.

Versione testata PlayStation 4.

La serie di God of War non ha bisogno di tante presentazioni: dai tempi della PlayStation 2 si è imposta come marchio di fabbrica e di qualità tra le esclusive di casa Sony. Ad esserci offerta dal prossimo 15 Luglio è la riedizione del terzo ed ultimo capitolo (in ordine cronologico) della vendetta di Kratos: quello che lo vedrà finalmente mettere a ferro e fuoco l’Olimpo intero e abbattere il padre degli uomini, uscito originariamente appena cinque anni fa su PlayStation 3. Riuscirà nel suo intento? Questo lo scoprirete giocando il titolo di Santa Monica. Ciò che invece scopriremo insieme è se il prezzo del biglietto vale il viaggio, e che cosa è stato rivisto e migliorato in questa rimasterizzazione tanto da incentivarne l’acquisto. Che si tratti del vostro primo viaggio in compagni di Kratos o del “secondo giro”, le sue spade cominciano a fremere.

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Fino in cima, un dio alla volta.

God of War 3 Remastered parte dove si concludeva God of War 2: l’inizio dell’assedio finale al monte Olimpo. Dopo aver risvegliato i Titani, Kratos si accompagna a Gaia per raggiungere la cima e affrontare il suo nemico di sempre: Zeus. Il padre degli uomini e degli dèi è il suo acerrimo nemico, principio delle sue sventure. E, con lui, tutti gli olimpici: Ermes, Ade, Poseidone, Elio e compagnia. Le divinità hanno punito Kratos in passato per le sue azioni e la sua mancanza di rispetto, fino a indurlo ad uccidere la moglie e la figlia. Svuotato di ogni sentimento umano, guidato solo dalla collera e dall’istinto omicida, Kratos, ex dio della guerra in luogo di Ares, è pronto per la rivincita: annienterà ogni cosa sul suo cammino fino al compimento della sua vendetta. E non si arresterà fino a quando la testa di Zeus rotolerà ai suoi piedi. Se nel frattempo rotoleranno anche quelle di tutti gli altri dèi, sarà solo un bene.

Le prime fasi di gioco, che fungono anche da tutorial, ci vedranno cominciare la scalata del monte in compagnia di alcuni titani, tra i quali Gaia, momentaneamente alleata dello spartano (l’alleanza terminerà quando Kratos capirà che i titani non possono avanzare altre pretese oltre ad essere un suo strumento di guerra). Gli dèi assistono dalla vetta del monte alla distruzione in arrivo: dopo la morte di Atena ed Ares nei precedenti capitoli non sono molti gli olimpici ancora in vita, ma quelli presenti non si arrenderanno senza combattere. Zeus invia Poseidone all’attacco: il prologo dell’avventura termina con la battaglia contro il dio dei mari, e con Kratos che precipita nel Tartaro. Nell’oscurità del regno dei morti, Ade lo attende.

Starà a voi accompagnare Kratos nella risalita: riuscirà il guerriero che è stato un valoroso generale da uomo, e un grande dio della guerra dopo l’uccisione di Ares, ad affrontare con le sue sole forze l’intero l’Olimpo? Il suo potere può davvero eguagliare quello di Zeus?

Le mie spade, le mie ali, il mio arco.

God of War è sanguinario, è violento, è duro, sferza l’immaginazione e gli occhi del giocatore come le catene di Kratos sferzano gli sventurati che osano opporsi al suo cammino. La forza bruta domina la scena, ogni singola scena: vi troverete ad eviscerare centauri, decapitare minotauri, infierire violentemente sul malcapitato di turno: non importa che sia grande, grosso e cattivo, nessuno può opporti a Kratos. Perchè Kratos ha due spade, e può tranciare qualsiasi cosa. La meccanica action domina l’intera produzione, strizzando l’occhio a Devil May Cry, con lunghe catene di combo, serie di pulsanti da premere per eseguire attacchi complessi ma potentissimi, sequenze da ricordare per rendere l’uccisione di ogni singolo nemico sempre più appagante. 

Ma la forza bruta da sola vale poco: l’intelligenza non può mancare al guerriero più forte della terra. L’astuzia di Kratos sarà necessaria per risolvere numerosi dungeon durante il suo cammino, in cui sarà impossibile proseguire senza attivare questo o quel meccanismo, tramite questa o quella leva. Ma attenzione: alcune porte si richiudono dopo lo scadere di determinati secondi. Allora forse una pila di pietre, se spostate nella giusta posizione, potrebbero impedire alla leva di tornare alla posizione di partenza, e rendere attivo ad oltranza il meccanismo. Serve una certa dose di ragionamento per completare alcuni indovinelli: ma non sono mai complessi, e anzi talvolta accade di trovarli banali e mal realizzati; mai tali, comunque, da rovinare l’esperienza complessiva.

Perchè, soprattutto, God of War è un gioco vario, anche se inizialmente potrebbe non sembrare. Passino le botte contro i mostri, gli sgozzamenti, le decapitazioni, i tasti premuti come forsennati per continuare a colpire, colpire e colpire: con intelligenza, a sequenze action se ne alternano altre esplorative, poi altre dedite a risolvere gli enigmi, e da ultimo, alla fine di ogni sequenza principale, battaglie contro il boss di turno, solitamente un dio, che dovrebbero essere prese come paradigma di ogni boss fight degna di questo nome: un mix di riflessi, strategia, violenza e abilità è sempre richiesto, in ogni singolo scontro. Pena la morte. E la soddisfazione della vittoria è, come è giusto che sia, enorme. Soprattutto al livello di difficoltà più elevato.

Le armi di Kratos sono numerose, molte verranno sbloccate proseguendo nella storia: si parte dalle normali spade incatenate per passare alle spade personali di Ade, che possono evocare anime guerriere in proprio aiuto. C’è l’arco di Polibio, che può scoccare frecce di fuoco e bruciare nemici o rampicanti che ostruiscono il cammino. Ci sono i sandali di Ermes, messaggero degli dèi, con cui si possono scalare le pareti semplicemente correndo. E Kratos ha anche ali nere con cui planare su piattaforme troppo lontane per un semplice salto. C’è tutto. Ma bisogna saper padroneggiare bene ogni elemento, per riuscire nell’impresa.

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Cantami, o Diva, del crudele Kratos l’ira funesta

Se avete letto (e vi consigliamo di farlo) l’Iliade, l’Odissea, ma va bene anche l’Eneide, capirete fin da subito dove vuole andare a parare il comparto grafico e, soprattutto, quello sonoro. Le musiche possono provocare un alto grado di esaltazione: l’epicità del tema trattato viene reso matematicamente dall’accuratezza di ogni singola nota. L’ephos accompagna le fasi della storia di Kratos, ed essendo una storia di vendetta, guerra e distruzione, si traduce in un ephos sonoro a sua volta incalzante: nelle fasi di battaglia, la musica si fa concitata, persistente, quasi ci fosse lei a guidare le spade del protagonista. L’accompagnamento musicale è perfetto, ed è quello giusto: non ce ne potrebbe essere un altro. Stesso discorso per le fasi esplorative o dedicate agli enigmi ambientali: dal momento che l’irruenza della musica concitata potrebbe finire nell’eccesso opposto dell’esasperazione se ogni tanto non si interrompesse, ecco comparire degli accompagnamenti più soffusi, più morbidi, ma sempre con un certo tono di inquietudine. La stessa inquietudine che fa da sfondo al passato e al presente dell’antieroe protagonista del gioco.

Graficamente il colpo d’occhio è pienamente soddisfatto del lavoro svolto e anche qui l’epica si accompagna di pari passo alla metodologia della resa grafica. Il monte Olimpo, imponente, sullo sfondo: si staglia tra lampi di luce e chiaroscuri. Gli dèi, luminosi: ma in quella luce, nelle espressioni del volto, qualcosa incrina la loro certezza e la presunzione della loro vittoria. La maestosità degli ambienti di gioco: al di là di un’esplorazione tutto sommata limitata, la cura per i dettagli e la rappresentazione ambientale denota da sè l’accurata ricostruzione mitologica. I colori e l’illuminazione sono ben bilanciati, anche se tendenti all’oscurità: ma è un dettaglio minimo che non riesce a dare fastidio. La grafica è ottima, quasi come lo stile: soprattutto se pensiamo che il gioco è uscito inizialmente su PlayStation 3, non su Playstation 4. Ma il lavoro di revisione? Bisogna vedere anche questo.

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Remastered di nome, ma di fatto?

La questione delle rimasterizzazioni è un capitolo scomodo dell’attuale storia videoludica. Una domanda sorge spontanea, e deve sorgere: era necessario rivedere il terzo capitolo della storia di Kratos, da solo, dopo appena cinque anni dalla sua comparsa? Forse. Questo è opinabile. Ma non c’è molto da discutere sul fatto che una riedizione deve sempre vedere un lavoro rielaborativo degno di questo nome: bisogna aggiornare tutto. Il sonoro, la grafica, i piccoli errori che c’erano all’inizio. Riproporre un prodotto già visto, così com’era, è scorretto. God of War 3 Remastered dove si colloca, in tutto questo? A metà strada. Rigiocare God of War è sempre piacevole, di qualsiasi capitolo si tratti. Ma trasporlo su PlayStation 4 significa anche stimolare il giocatore ad aspettarsi qualcosa che prima non c’era. Un miglioramento grafico che sia evidente. Una rimasterizzazione del comparto sonoro degna di questo nome. Qualcosa c’è stato, ma nulla di particolarmente significativo. God of War 3 vive della fama che ha giustamente ottenuto lo stesso titolo su PlayStation 3, con l’aggiunta di una nuova veste grafica in 1080 px.

La versione PlayStation 4 non accoglie altre migliorie evidenti. Bello da vedere, ma non così tanto rispetto a cinque anni fa. Bello da sentire, ma con i difetti che c’erano cinque anni fa. Le voci dei personaggi a volte si perdono. Kratos, a dispetto della sua brutalità, sembra sempre sussurrare. Qualcosa c’è stato per quanto riguarda i caricamenti, molto più rapidi, mai invasivi; e c’è una modalità panoramica per fare le foto. Ma davvero c’era il bisogno di far mettere lo spartano in posa per postare la sua foto sui social network? Non sarebbe stato meglio lavorare di più e ripulire gli ambienti o rendere i menù di potenziamento più accessibili? Sta a voi decidere quindi se avete bisogno o meno del prodotto. Se avete già giocato God of War 3 su PlayStation 3, forse quaranta euro per un saluto non vorrete spenderceli.

Commento finale

God of War 3 Remastered è il God of War 3 che dovreste aver giocato cinque anni fa. Qualcosa è stato cambiato, ma nulla che giustifichi una riedizione. Tutti quelli che lo hanno già giocato avranno dunque un dubbio amletico da risolvere: “comprare o non comprare?”. Chi invece lo ha saltato a suo tempo, o non ha mai avuto modo di gustare le sue avventure, non perda tempo: Kratos è pronto, e ha bisogno di un compagno. Un’ultima nota sul voto finale è doverosa: se dovessimo valutare il gioco in sè, senza sapere che è una rimasterizzazione, allora il voto sarebbe senza troppi problemi 90. Promozione piena. Se invece dobbiamo, e difatti dobbiamo, valutare una remastered, il voto scende. Per l’esattezza, scende a quanto vedete. 

Pro Contro 
– Cattivo, violento, brutale, intelligente. Il gioco, intendo.
– Difficile e appagante al punto giusto
– Narrazione scontata ma interessante
– Un tantino troppo lineare
– Remastered, ma solo di nome
 
  Voto Globale: 80 
 
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