Finalmente, a quasi 8 anni dal suo annuncio, abbiamo potuto provare Granblue Fantasy: Relink. Nel media videoludico, un lasso di tempo del genere è spesso foriero di uno sviluppo travagliato e di conseguenza di un titolo non propriamente indimenticabile. Ed anche questa volta, diciamolo subito, non ci sono eccezioni.
Granblue Fantasy: Relink è un prodotto che comunque si lascia giocare, al patto di accettare le sue evidenti contraddizioni. Collegandoci al sottotitolo utilizzato, “non è cane, non è lupo, sa soltanto quello che non è”. L’iconica frase del film di animazione del 1995 Balto è perfetta per descrivere l’ultima fatica di Cygames.
L’action-RPG oggetto della recensione odierna, infatti, presenta un sistema di combattimento ben pensato che strizza l’occhio a quei giochi di ruolo con una forte impronta action, con personaggi caratterizzati da peculiarità di gameplay (e gameplan) uniche, inserito tuttavia in una struttura da “simil-mmorpg”, con nemici “spugna” e scontri confusionari che di fatto non permettono di sfruttare tutte le potenzialità del combat system di cui prima.
O ancora, da una parte sembra che Cygames abbia voluto dare importanza al comparto narrativo del suo prodotto, ma poi dall’altra troviamo una miriade di fetch quest che non hanno nessuna importanza narrativa e una serie di personaggi sbloccabili e missioni di approfondimento degli stessi totalmente decontestualizzati.
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Granblue Fantasy: Relink sarà disponibile da domani 1 febbraio 2024 su PlayStation 5, PlayStation 4 e PC. Vi ricordiamo che potete acquistare la versione da noi testata su Amazon al seguente link: CLICK!
Versione testata: PlayStation 5
Oltre i cieli dell’avventura
Il trans-mediale franchise di Granblue Fantasy è ambientato in un mondo celeste in cui una miriade di isole fluttuano sospese in aria. In Relink controlleremo l’equipaggio della Grandcypher alla ricerca di Estalucia, un’isola leggendaria oltre la fine dei cieli. L’avventura, tuttavia, porterà i nostri protagonisti nella contrada di Zegagrande. Qui la Chiesa di Avia sta seminando il caos usando le Bestie Primordiali per oscuri scopi.
La trama principale è incentrata sui componenti iniziali dell’equipaggio ed in particolare sul comandante, Gran o Syta/Djeeta. Questa duplice opzione di scelta è contestualizzata dalla lore del franchise. Proprio tutto ciò che riguarda il background del brand è la parte migliore del comparto narrativo. Anche e soprattutto grazie all’introduzione del diario di Lyria, una sorta di enciclopedia che svolge una funzione simile a quella svolta da Harpocrates e Vivian in Final Fantasy XVI (a proposito, QUI trovate la nostra recensione).
Perché diciamo “incentrata solo sui componenti iniziali dell’equipaggio”? Semplicemente, gli altri personaggi sbloccabili, tra l’altro i più interessanti e avanzati dal punto di vista ludico, ergo quelli che scommettiamo utilizzeranno la maggior parte dei videogiocatori, sono delle semplici “comparse”, con pochissime linee di dialogo e solo delle Missioni del Destino dedicate atte ad offrire una sorta di approfondimento narrativo, senza tuttavia nessun riferimento spazio-temporale all’interno dell’economia di Relink. Pensate che, addirittura, questi personaggi non appaiono mai nelle cinematiche. Anche le missioni secondarie non aggiungono nulla alla narrativa, rivelandosi delle semplici fetch quest poverissime anche dal punto di vista ludico.
Tale “raffazzonamento” è ancora più evidente perché il titolo presenta una trama principale ben costruita e che stimola il videogiocatore ad arrivare ai titoli di coda, che si mostreranno dopo una quindicina di ore, nonostante gli evidenti cliché verso cui andrà a parare.
Il comparto narrativo di Relink, dunque, cerca di catturare i videogiocatori che cercano una bella storia e dei bei personaggi, ma poi cambia le carte in tavola decidendo di trattare la maggior parte del cast come semplici “armi” e di riempirci la pancia con fetch quest “da mmorpg” senza un minimo di accenno narrativo.
Chi ha i denti non ha il pane
Granblue Fantasy: Relink è di base un action-rpg. Il gameplay (e relativo gameplan) di ciascun personaggio è progettato in maniera ottimale.
Per quanto lo scheletro di base sia molto elementare, il combat system di ognuno dei personaggi giocabili è deliziato da tante piccole chicche che, sulla carta, potrebbero regalare un’estrema profondità alla pianificazione strategica della battaglia. A ciò aggiungiamoci un sistema di potenziamento/progressione/creazione build eccellente, l’unico aspetto ludico che ci ha convinto in pieno. Purtroppo però, tutto ciò resta “sulla carta”. Gli sviluppatori non hanno realizzato delle situazioni ludiche che potessero esaltare tale sistema. Ed ecco un altro dei tanti “contrasti” di Relink.
Di fatto, se nella campagna principale, soprattutto verso la fine, il gioco decide, finalmente, di rendere giustizia alla sua componente ludica, con situazioni studiate in relazione alle possibilità di lotta concesse al videogiocatore, tutti i contenuti extra-storia, che di fatto rappresentano il perno dell’offerta contenutistica di Granblue Fantasy: Relink, basata sull’affrontare le missioni end-game in cooperativa fino a quattro videogiocatori per ottenere bottini rari con cui migliorare ulteriormente la nostra build, trasformano il gioco in un button smashing in cui non avremo mai il pieno controllo dell’azione a schermo.
Dovremo eliminare orde di nemici “spugna” in missioni “archetipo” (boss, orda, sopravvivenza, etc.) che di fatto non riescono mai a regalare quel quid, quel brio, in grado di ravvivare l’esperienza di gioco. Gran parte del divertimento si riduce a riempire le barre per gli Attacchi Legame e per le Catene (le “mosse finali”). Per giunta, con tanto di obiettivi secondari raggiungibili specificatamente giocando in coop con degli amici ed impensabili da concretizzare con l’IA. Badate bene, questa funziona, forse anche troppo perché mena come un fabbro e ci curerà continuamente, rendendo impossibile morire (noi abbiamo giocato a difficoltà Difficile per quasi 30 ore e non abbiamo sbloccato nemmeno il trofeo di utilizzare 50 pozioni), tuttavia esistono degli obiettivi secondari che richiedono l’azione coordinata di videogiocatori umani.
La struttura delle missioni da “istanza online” unita all’esorbitante confusione a schermo a causa dei tantissimi ed esagerati particellari rendono queste sezioni, ribadiamo, il clou dell’offerta di Relink, non brutte da giocare, ma quantomeno non appaganti. E tutto ciò esula dal discorso relativo alla potenziale ripetitività di fondo, tipica di questa struttura ludica. Una piccola parentesi sul netcode: per quel poco che abbiamo potuto provare, le partite si sono rivelate perfette.
Anche pad alla mano, quindi, Relink non riesce a soddisfare nessuno. Chi si aspettava un action-rpg non riuscirà ad essere completamente appagato da quanto si troverà ad affrontare. Al tempo stesso chi vorrà un’esperienza “più da mmorpg” da condividere con il proprio gruppo di amici si ritroverà ad affrontare le stesse situazioni trite e ritrite. Con l’aggravante della tanta confusione a schermo che renderà la strategia e la pianificazione inutili, o quasi.
Impatto celestiale
Se c’è una cosa su cui Granblue Fantasy: Relink è inattaccabile, quella è la presentazione audio-visiva. Il cell shading utilizzato riesce a caratterizzare il mondo di gioco in 3D e tutti i personaggi in maniera impeccabile. Le città hub, soprattutto, sono una gioia per gli occhi, nonostante siano poco “vive”. E le animazioni, stupendamente realizzate, rendono ancora più bello il quadro complessivo.
Anche il comparto sonoro ha ricevuto lo stesso trattamento d’onore con un ottimo doppiaggio in inglese e giapponese. Ma soprattutto una colonna sonora curata da Tsutomu Narita e dal leggendario Nobuo Uematsu. Tranquilli comunque, il gioco presenta i sottotitoli in italiano.
Nulla da segnalare per quanto riguarda il comparto tecnico e bug o glitch. Il gioco presenta dei caricamenti fulminei ma soprattutto gira fluidissimo nella versione da noi testata, senza nessun calo di frame, nonostante gli eccessivi particellari, croce ludica ma delizia visiva.
Commento finale
Non possiamo nascondere il nostro disappunto derivante dalla sensazione di non sentirci i protagonisti, sia sul versante narrativo che quello ludico, di ciò che abbiamo giocato. La volontà (o l’esigenza?) degli sviluppatori di battere un po’ tutte le strade ha fatto sì che ci trovassimo, come accennato in apertura, di fronte ad un titolo che fa tante cose benino, ma nessuna realmente in maniera ottima.