Tutti sulla griglia di partenza.
Versione testata: XBOX One.
Con oltre 30 anni di storia alle spalle, Codemasters è indubbiamente uno degli sviluppatori più longevi nonché il più noto nel campo dei racing games. Sebbene abbia realizzato anche titoli di generi differenti, l’effettiva affermazione nei giochi di corse comincia nel 1997 con TOCA Touring Car Championship, seguito a ruota dall’amatissimo Colin McRae Rally. Le due fortunate serie hanno permesso alla compagnia di ritagliarsi una posizione di privilegio nella scena videoludica, raggiungendo nel tempo importanti traguardi tra cui l’acquisizione delle licenze, nel 2009, per sviluppare titoli a cadenza annuale dedicati al campionato Formula Uno.
Nel 2008, Codemasters sfrutta l’esperienza maturata con i simulativi di corse per realizzare Race Driver: Grid, un gioco dal sapore più arcade in cui sbizzarrirsi maggiormente con le idee e che potesse incontrare un’utenza più ampia. Il risultato venne apprezzato da critica e pubblico, convincendo l’azienda a proseguire la serie pubblicando altri due capitoli nel giro di sei anni.
A distanza di un lustro dall’ultimo titolo, l’azienda britannica ha deciso di riportare in auge il brand con GRID, semplice nel nome quanto nella formula proposta. Abbiamo avuto modo di testarlo su XBOX One S ed ora siamo pronti a darvi le nostre impressioni.
Verso l’Olimpo dei piloti.
Il nuovo GRID si distacca da tutto ciò che definisce un simulatore di guida, chiudendo nel cruscotto tutte le “perdite di tempo” a favore di un ritmo di gioco immediato e senza fronzoli. L’obiettivo è semplice: scalare le classifiche collezionando vittorie fino a diventare i campioni indiscussi del prestigioso GRID World Series. Le intenzioni di Codemasters sono chiare sin dal primo avvio, catapultandoci direttamente in pista come per dirci “Premi a fondo sull’acceleratore e punta alla vittoria, non importa in quale modo”.
Il gioco mette a disposizione tre modalità: Gioco libero, Multigiocatore e Carriera. Tipicamente, la prima permette di soddisfare la sete di velocità nelle classiche gare senza impegno, prima delle quali è possibile metter mano ad una manciata di opzioni.
Il multigiocatore online si suddivide in partite private o partite veloci contro altri giocatori, che possono inoltre prendere parte a sfide stagionali uniche accedendo con un account RaceNet. Purtroppo non è stato implementato il multiplayer in split-screen, quindi i nostalgici dei vecchi tempi rimarranno a bocca asciutta e non potranno programmarsi serate testa a testa con gli amici.
Il fulcro di GRID è la modalità Carriera, essenziale nella struttura ma capace di intrattenere ed offrire un buon grado di sfida. Per poter accedere al torneo del GRID World Series, dovremo prima dare prova delle nostre abilità di guida in sei campionati differenti che ospitano centinaia di eventi basati su diverse classi di auto. Le gare si svolgono sia su circuiti reali quali Silverstone e Brands Hatch sia su tracciati creati ad hoc dallo sviluppatore che si intersecano nelle strade di alcune delle città più famose del mondo. Sebbene contino poco più di una decina di location, le diverse configurazioni in cui vengono riproposte le piste riescono ad offrire una discreta varietà.
Come abbiamo detto, il gioco si presta ad uno stile prettamente “mordi e fuggi” riducendo al minimo tutti gli elementi che si sposano poco con un gameplay marcatamente arcade. Gli unici accenni al simulativo stanno nella limitata messa a punto facoltativa dell’auto e nei danni a livello meccanico, questi presenti ovviamente se si gioca alla difficoltà più alta o se li si abilita dalle opzioni. Il resto è totalmente incentrato su un modello di guida molto permissivo e poco impegnativo, anche se per certi versi fin troppo innaturale. Durante le nostre gare, infatti, abbiamo avuto una continua percezione di “leggerezza” nella manovrabilità delle auto e le stesse, finendo contro ad un muro, tendono a “rimbalzare” anziché subire pesantemente la forza dell’impatto.
Il parco auto di GRID conta oltre settanta veicoli di svariate marche reali (Subaru, Audi, Ferrari e molte altre) e suddivisi in diverse categorie, spaziando dai modelli più classici modificati, passando per le sportive fino ad arrivare alle NASCAR. In virtù della rapidità della formula di gioco, però, Codemasters ha trascurato eccessivamente un elemento che invece avrebbe giovato alla produzione: la personalizzazione delle vetture. A tal proposito, è possibile modificare solamente i colori delle decine di livree predefinite, sbloccabili via via completando gli obiettivi di gara e salendo di livello; gli artisti che speravano di dare vita a design unici ed eventualmente condividerli con la community, perciò, dovranno accontentarsi. A dare il colpo di grazia ci pensa poi l’assenza di un sistema di potenziamento del motore, costringendo i giocatori ad acquistare spesso nuove auto per diventare sempre più competitivi e vendere quelle obsolete per recuperare crediti extra.
Un altro elemento personalizzabile, seppur sempre ai minimi termini, è la carta giocatore. Questa riporta il nostro nome e il numero in gara e possiamo modificarne lo sfondo del titolo, lo sfondo del profilo e sfoggiare fino a tre stemmi relativi agli obiettivi raggiunti.
Ad averci incuriosito, invece, è l’interessante sistema di gestione della nostra squadra. Sia noi che i nostri avversari avremo un compagno proprio come nei team reali, il quale contribuirà al posizionamento nella classifica delle scuderie migliori in ogni evento. Ne deriva l’importanza di scegliere i piloti più adatti prima di affrontare i vari campionati: ognuno, infatti, è specializzato in una classe di auto specifica e dispone di statistiche più o meno sviluppate quali fedeltà, destrezza, attacco e difesa. Va da sé che intercambiarli frequentemente, pagando ogni volta la somma d’ingaggio richiesta a contratto, sia molto utile al fine di ottenere risultati migliori.
I parametri del pilota influenzeranno il suo comportamento in pista e il modo in cui reagirà ai nostri ordini. Tramite quattro opzioni selezionabili con le frecce direzionabili, potremo chiedergli di aumentare o mantenere il ritmo oppure avere informazioni dai tecnici in merito alla sua posizione e a quella del nostro rivale in gara.
Ovviamente, potremo anche favorire il nostro compagno in modo più concreto ostacolando gli avversari o addirittura urtandoli per farli uscire di pista. GRID non prevede delle punizioni per azioni di questo genere ma introduce il sistema delle nemesi: effettuando manovre poco ortodosse nei confronti degli altri piloti, questi entreranno in uno “stato d’ira” che li porterà ad adottare una guida più aggressiva in risposta alle nostre scorrettezze. Questa nuova feature è indubbiamente intrigante, ma a conti fatti non rivoluziona in modo marcato l’intelligenza artificiale donandole un tono più “umano”. Alle difficoltà più alte, comunque, avremo filo da torcere per guadagnare un gradino sul podio.
E’ ora del tagliando.
GRID è mosso dall’EGO Engine 4.0, il motore proprietario di Codemasters, che riesce ad offrire una resa grafica tutto sommato gradevole sia nelle vetture che nelle ambientazioni mantenendo stabilmente i 30 frame per secondo su XBOX One S. Tuttavia, non di rado ci siamo imbattuti in diversi problemini, come i fari anteriori “impastati” e privi di texture per l’intera gara o l’auto che fluttua a qualche centimetro da terra anziché avere le gomme ancorate all’asfalto.
Anche il comparto audio non brilla particolarmente, non tanto per il rombo delle auto, quanto per la gamma di effetti sonori. Durante gli eventi non abbiamo sentito alcuna musica di accompagnamento e la presenza di suoni in generale risulta abbastanza scarsa, includendo un paio di voice over in italiano che commentano alcune situazioni.
Il tutto ci ha restituito un senso di imbastimento frettoloso dal punto di vista tecnico, come se lo sviluppatore avesse voluto sfornare un nuovo capitolo semplicemente per “riesumare” la serie anziché per reale interesse nell’innovazione.
Commento finale
GRID segna il ritorno della serie a cinque anni dal predecessore, proponendo una formula di gioco semplice, immediata e dal massiccio stampo arcade. La collaborazione di Fernando Alonso con Codemasters, però, pare non abbia portato i grandi risultati sperati. Le novità introdotte si rivelano interessanti e gradevoli ma, purtroppo, non adeguatamente sviluppate, a riprova del fatto che questo capitolo non punti a rinnovare il gameplay ma ad essere, più che altro, un nuovo racing game che gli amanti del genere apprezzeranno nei limiti di ciò che ha da offrire.
- - Interessante sistema di gestione della scuderia
- - Modello di guida arcade alla portata di tutti
- - Gameplay frenetico ed immediato
- - Il sistema nemesi non è stato adeguatamente sviluppato
- - Carente sotto il profilo tecnico
- - Personalizzazione delle auto ridotta all'osso