Recensione Halo: Reach


Ogni storia ha un inizio

Anno Domini 2552. La sopravvivenza dell’intera razza umana è gravemente minacciata da un’alleanza aliena belligerante e guerrafondaia che prende il nome di Covenant, i quali hanno annientato quasi tutti gli insediamenti dell’UNSC (United Nation Space Command). All’apice di questa invasione, uno dei pochi bastioni rimasto è collocato sul pianeta Reach, dove ha sede il Commando Supremo della flotta stellare. E’ qui che inizia la nostra storia, nostra e di altri eroi. Come ormai tutti sapranno, Halo: Reach va a collocarsi cronologicamente prima degli eventi narrati in Halo: Combat Evolved. La storia e la narrazione si adeguano di conseguenza. Infatti in questo episodio della saga non assisteremo ad intrighi politici degli alieni invasori, né tantomeno al loro fanatismo religioso che li porta sull’orlo dell’autodistruzione e all’annientamento di tutte le forme viventi. Vivremo invece degli eventi a misura d’uomo, che riguarderanno da vicino noi giocatori e il resto della nostra squadra, il Noble Team che ci affiancherà in questa space opera:

Comandante Carter / A259 -Carter è il leader del Team Noble.

Catherine / B320 – Catherine, vice di Carter e specialista di tattiche stealth.

Jorge / 052 – L’unico Spartan-II nel team, Jorge serve come specialista in armi pesanti.

Emile / A239- descritto come “il tipo del silenzio”, Emile è lo specialista d’ assalti della squadra.

Jun / A266 – Jun serve come il cecchino di Noble Team.

SPARTAN / B312 – Il personaggio giocabile di Halo: Reach, il sesto della squadra e per questo chiamato Noble Six, o semplicemente Six.

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Il passato di questo soldato è in gran parte sconosciuto. Il nostro compito più arduo è quello di conquistare la fiducia degli altri Spartan, infatti sin dalle battute iniziali il comandante Carter ci informa che noi siamo andati ad occupare “un posto che gli altri vorrebbero rimanesse vuoto”. Non vogliamo rivelarvi parti cruciali della trama ordita in Halo: Reach, sappiate solo che il gioco si svolge in 10 missioni. Purtroppo la storia comincia a decollare solamente dopo diverse ore e con un certo rammarico non mantiene lo stesso incedere e non trasmette in maniera continua lo stesso pathos narrativo, toccando vette epiche in alcuni frangenti, ma inciampando in altri punti, lasciando quel sapore di “già visto” in molte produzioni hollywoodiane.

Secondo i più, Halo: Reach è tratto dal libro La Caduta di Reach, ma in realtà la storia vissuta nel videogioco è diversa, seppur con lo stesso finale drammatico. Prima che questa diventi davvero interessante, ci troviamo a svolgere obiettivi piuttosto ripetitivi: raggiungere un posto preciso sulla mappa, difendere una determinata zona, abbattere l’obiettivo specifico e proseguire verso la prossima meta. Il saliscendi narrativo lascia un pò a desiderare; in primo luog o perché alcuni eventi topici non riescono a coinvolgere pienamente il giocatore e lo relegano al posto di semplice spettatore. Ihalo-reach_campaign_pic004n secondo luogo la caratterizzazione dei restanti membri del Noble Team non appare poi così definita. In pratica non si scopre molto delle storie personali e dei vari background appartenenti ai nostri alleati. Nonostante questo timido tentativo di dare forma e vita ai vari interpreti di Halo: Reach, dobbiamo ammettere che quando la trama esplode, offre al giocatore un coinvolgimento addirittura superiore all’aspettativa creata dall’hype che questo titolo ha generato attorno a sé.

La presenza della dottoressa Halsey, citata negli altri capitoli, offre al giocatore maggiore interesse, specie quando si viene informati che molte città sono state annientate e che gli alieni stanno chiudendo in una morsa l’ultimo avamposto rimasto. La missione si trasformerà da ricognizione ad una ancora più importante e vitale: tentare l’ultimo disperato attacco ai Convenant per salvare il pianeta Reach.

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