Recensione Halo: Reach

Un gameplay storico

Restando fedele alla sua tradizione, Halo: Reach sfoggia un gameplay forgiato da anni di esperienza da parte di Bungie nel campo. I fan di Halo saranno sicuramenti entusiasti di questa scelta, mentre le nuove leve potrebbero storcere il naso di fronte ad uno stile un po’ vecchio. Ci stiamo riferendo a quello che Halo ci ha da sempre abituato: alternare battaglie campali in immensi spazi aperti a sessioni di lotta in angusti corridoi ed ambienti urbani. Fiore all’occhiello di questo titolo è sicuramente il design dei vari livelli. Grazie ad una progettazione pressoché perfetta e libera da qualsiasi script, è il giocatore a decidere quali tattiche e strategie attuare per completare qualsiasi livello, così come è sempre a discrezione del giocatore scegliere il percorso migliore per arrivare sino al prossimo checkpoint studiando l’ambiente circostante. La curva di difficoltà selezionabile tra Facile, Normale, Eroico e Leggendario è ottimamente strutturata, e permette sia ai neofiti che ai giocatori incalliti di lanciarsi nella mischia in base alle loro abilità. Se proprio vi sentite temerari e sprezzanti del pericolo potrete attivare sin da subito i teschi che modificano radicalmente la difficoltà a vostro svantaggio.

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Tanto di cappello d’innanzi all’intelligenza artificiale che muove gli invasori alieni: Bungie in questo è maestra e lo dimostra ampiamente anche in questo gioco, donando ai nostri avversari una personalità e un comportamento bellico adattabile ed unico in base anche alla gerarchia militare cui appartengono. Per farvi un esempio, se siete in campo aperto e optate per starvene al riparo ed eliminare sistematicamente i nemici singolarmente, sappiate che alcuni di loro una volta intuite le vostre intenzioni e localizzata la vostra posizione inizieranno manovre di accerchiamento sempre più complesse per stanarvi ed eliminarvi. Il tutto è proporzionale al livello di difficoltà prescelto. E’ capitato di rado vedere l’IA nemica vacillare, il tutto va a vantaggio del gioco. Purtroppo non possiamo dire lo stesso della presunta “intelligenza” che muove le fila dei nostri commilitoni. halo-reach_campaign_pic010Tacciarli di inadeguatezza e vigliaccheria ancora non basterebbe per descrivere le situazioni che abbiamo vissuto a causa della loro deprecabile attitudine sul campo di battaglia. Un chiaro e triste esempio lo abbiamo avuto affidando ad un Noble mosso dalla CPU la guida di un Warthog, mentre noi ci siamo comodamente collocati alla postazione di fuoco. Il risultato? Disastroso a dir poco! Far guidare una persona in preda allo stato d’ebrezza più sfrenato non sortirebbe lo stesso effetto. Vedere il pilota incapace di mantenere una rotta, di andare dritto, ostinarsi a sbattere contro gli elementi dello scenario è imperdonabile. Anche a piedi le cose non sono andate molto meglio: il lavoro sporco ci siamo trovati a sbrigarlo sempre noi, notando come i vari componenti della squadra Noble stessero in diparte al riparo, prendendo raramente l’iniziativa e partecipando attivamente allo scontro dandoci un qualsivoglia tipo di supporto.

La durata dell’intera campagna varia a seconda delle vostre abilità e ovviamente in base alla difficoltà selezionata. Noi giocando a livello Normale abbiamo raggiunto i titoli di coda in circa 7 ore di gioco, tempo che si assesta sulla media delle passate produzioni Bungie dunque. Selezionando la modalità Eroica o Leggendaria è davvero incoraggiante vedere come ci si debba dar da fare per studiare le mosse migliori per affrontare le varie orde nemiche; affrontare gli invasori a viso aperto vuol dire morte prematura. Affrontando la modalità Campagna assieme a qualche amico assaporerete fino in fondo l’essenza del gameplay offerto da Bungie: studiare le varie mosse a tavolino, scegliere l’armamento adatto per l’occasione giusta e il giusto miscuglio delle abilità renderanno il tutto un’esperienza indimenticabile. Da sottolineare anche le sezioni di volo appositamente create per questo capitolo: regalano diverse emozioni, pur apparendo forse troppo facili usando i missili a ricerca automatica. Pilotare un Sabre od un Falcon riporta alla mente i fasti vissuti con i capolavori del genere creati da Lucasarts: X-Wing e Tie-Fighers. Queste sequenze hanno il valore aggiunto di creare una buona varietà di missioni e offrire maggior amalgama alla trama.

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