Benvenuti nei mitici anni ’80!
Versione testata PlayStation Vita.
Continua la cavalcata trionfale delle CPU con lo sbarco di Hyperdimension Neptunia Re;Birth3: V Generation su PS Vita, ormai monopolizzata da Idea Factory e Compile Heart. Così, in attesa che Nep-Nep vada in vacanza per un po’ su PlayStation 4, quando Hyperdimension Neptunia Victory II arriverà anche in Europa, eccoci di nuovo a Gamindustri per ripercorrere le vicende di Victory, il terzo capitolo della serie lanciato su PlayStation 3 nel “lontano” 2012.
Dopo la parentesi musou (qui) e quella s-rpg (qui), la serie torna dunque nella medesima dimensione in cui avevamo lasciato le CPU nel corso di Re;Birth2 (sì, abbiamo recensito anche questo: cliccate qui). E, immancabilmente, ci pone di fronte a delle situazioni più folli che mai.
N.B. In questa sede eviteremo di spiegare nuovamente il concept alla base di Hyperdimension Neptunia, serie dalla spiccata matrice autoironica, che personifica i protragonisti dell’industria videoludica in innumerevoli personaggi femminili. Per approfondire il tema, oltre agli articoli linkati poco sopra, è possibile leggere la recensione di Hyperdimension Neptunia Re;Birth1 (QUI).
Una console war un po’ vintage
La pace regna sovrana a Gamindustri. Dopo aver svolto il loro sporco lavoro, CPU e CPU Candidates sono ormai amiche per la pelle e passano un sacco di tempo davanti ai videogiochi, felici e spensierate nonostante le continue ramanzine di Histoire. Purtroppo per loro, però, l’oracolo di Planeptune non è l’unica scocciatura in vista perché, a quanto pare, anche qualcun altro sembra insoddisfatto dell’operato delle dee. Tanto insoddisfatto da fondare un movimento di protesta. Beh, movimento è una parola grossa visto che tale individuo non ha molto seguito. Anzi, a dire il vero non ne ha affatto.
In ogni caso il seme dell’insoddisfazione riesce ugualmente a portare guai a Neptune, che viene catapultata da un misterioso potere in una Ultradimension dove gli anni ’80 non sono mai terminati. L’autoproclamata eroina delle eroine deve allora fare i conti con la guerra senza quartiere tra Sega e Nint… pardon, Planeptune e Lowee, finendo così in una nuova storia non-sense e ricca di colpi di scena. Preparatevi fin da ora a dialoghi assurdi, autoreferenziali e pieni di doppi sensi, perché questa è forse una delle avventure con la trama più fuori di testa che le CPU abbiano mai affrontato. Ed abbiamo detto tutto.
Un tuffo nel passato, in tutti i sensi…
A parte qualche battuta nei dialoghi, la storia come al solito non si discosta molto da quella del titolo originale ma, a differenza di quanto accaduto con Re;Birth1, dove avevamo accolto con entusiasmo le modifiche al pessimo gameplay del primo capitolo, stavolta anche il sistema di gioco non apporta cambiamenti rilevanti. Di fatto ci troviamo di fronte alle stesse problematiche affrontate in Re;Birth2, ovvero un gameplay praticamente identico a quello degli altri remake visti finora. E se si pensa che tale gameplay è in larghissima parte mutuato proprio da Victory, allora diventa difficile giustificare l’utilizzo stesso del termine “remake”.
Nota polemica a parte, c’è da dire che gli scenari più intricati e un tantino meno ripetitivi rispetto al passato giustificano finalmente la presenza del salto, che galvanizza la nostra erorina a tal punto da farle colpire dei blocchi per raccogliere monete… vabbè, che ve lo dico a fare. Il sistema di combattimento a turni, con movimenti liberi sul terreno di gioco, continua a funzionare discretamente bene, giustificando in parte la ritrosia degli sviluppatori ad apportare modifiche sostanziali. Di fatto ne abbiamo una sola, assolutamente azzeccata: gli SP per gli attacchi speciali non si ricaricano più all’uscita da una qualsiasi mappa, come invece accadeva negli altri Re;Birth. In questo modo la preparazione agli scontri con i boss richiede un minimo di accortezza in più, a patto che non si vogliano consumare dozzine di strumenti di recupero ogni volta.
Restano invariati il sistema di combo, la raccolta di elementi per sbloccare armi, accessori e trucchi attraverso i plan, la creazione dei dischi di potenziamento e l’amato/odiato Lily Rank, ovvero il sistema di “amicizia” tra le CPU. Negozi e personalizzazioni sono ora raggiungibili attraverso un menù tutto nuovo, che richiederà un po’ di tempo per essere assimilato ma che, nel complesso, ci è sembrato migliore del suo predecessore.
Torna lo Stella’s Dungeon, con tante novità!
Avventure di Stella e cel shading
La modalità Stella’s Dungeon è probabilmente l’aggiunta più gradita rispetto a Victory. Il minigioco introdotto in Re;Birth2 subisce qui un restyling completo, che porta Stella ad affrontare i dungeon in maniera più strategica rispetto al passato grazie all’utilizzo degli scouts, NPC che possono accompagnare la nostra eroina nelle sue avventure. Completare le quest di Stella, inoltre, è cruciale per sbloccare il True Ending del gioco.
Per parlare del lato tecnico, invece, potremmo tranquillamente copia-incollare quanto scritto nelle precedenti recensioni, poiché la grafica ed il suono (salvo alcuni riarrangiamenti) sono i medesimi degli altri Re;Birth. In estrema sintesi, l’effetto cel shading gradevole e gli artwork ben disegnati devono fare i conti con scenari e nemici spesso troppo simili tra loro, nonchè con fastidiosi cali di framerate durante le mosse più impegnative a livello di effetti grafici. La colonna sonora è gradevole e la possibilità di avere le voci giapponesi è, come sempre, un qualcosa in più che ci piace molto.
Commento finaleHyperdimension Neptunia Re;Birth3: V Generation è in tutto e per tutto il remake che ci aspettavamo. Dopo i primi due capitoli rimasterizzati avevamo ben pochi dubbi sul fatto che non ci sarebbero state grosse novità. Abbiamo tuttavia gradito le migliorie al minigioco Stella’s Dungeon, così come le piccole modifiche al rodato sistema di gioco. Nel complesso siamo quindi di fronte ad un buon RPG, spensierato nella narrazione, longevo e difficile proprio come l’originale per PlayStation 3. |
Pro | Contro |
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– Storia che raggiunge nuovi livelli di follia
– Il salto finalmente serve a qualcosa
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– Mancano novità di rilievo
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Voto Globale: 70 |