Recensione Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere

Per quanto segue, dobbiamo iniziare partendo da una premessa fondamentale: Gli Anelli del Potere non è Il Signore degli Anelli. È vero, si tratta di un prodotto ambientato nello stesso universo, prequel dei fatti accaduti nella trilogia dell’anello e che riprende molti dei personaggi che abbiamo sentito nominare durante l’epico viaggio di Frodo e la Compagnia. Tuttavia, la sua genesi deriva da scritti diversi, piuttosto frammentari e arricchiti largamente dalla fantasia degli sceneggiatori. Pertanto, la nostra analisi si occuperà di valutare Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere per quello che è: un viaggio fantasy nell’universo immaginato da Tolkien.

L’ultima delle premesse da fare prima di procedere nella nostra analisi è che non si può parlare della serie di Amazon Prime senza farne spoiler più o meno importanti. Dunque, invitiamo chiunque non abbia ancora finito la serie a interrompere la lettura e tornare solo dopo averne concluso la visione.

La storia fino ad ora

Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere non racconta una singola trama ma intreccia le vite di tutti i popoli dell’universo tolkieniano nel loro quotidiano e nelle attività che li hanno portati agli eventi della trilogia principale. Anzi, si potrebbe prendere ogni singola sottotrama ed espanderla come serie a sé stante. Tuttavia, questo aspetto è sia il bene che il male della serie Amazon.

J. D. Payne e Patrick McKay, showrunner della serie hanno fatto un ottimo lavoro sotto questo aspetto. Alcune delle linee narrative di Gli Anelli del Potere sono ben costruite e tengono alta l’attenzione dello spettatore fino all’ultimo secondo. Pensiamo, nello specifico, a quella dello Straniero e dei Pelopiedi. Pur trattandosi di una totale invenzione degli sceneggiatori, la storia è sicuramente intrigante e fa il suo fino all’ultimo episodio quando ci rivela parzialmente l’identità dell’uomo misterioso.

Pur essendo una trama secondaria che parte dalle basi di una delle razze Hobbit più interessanti dell’opera tolkieniana, quella dello Straniero offre molti punti di interesse. Probabilmente, molti dei colpi di scena pensati dagli autori non sono stati messi in pratica nel modo più efficace, tuttavia, la figura dello Straniero ha svolto un ruolo quasi essenziale nello svolgimento della trama. Fino all’ultimo episodio, infatti, ha saputo tenere accesa la questione sull’identità di Sauron che lo ha visto, a tratti, come uno dei principali indiziati.

Inoltre, il misterioso uomo piovuto dal cielo e accolto dagli Hobbit ha fatto anche da esca nel distogliere l’attenzione su quella che, invece, è la migliore trama della prima stagione. Quella di Halbrand, infatti, è la figura più affascinante di questi primi otto episodi di Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere. Fino all’ultimo istante, infatti, l’uomo proveniente dalle Terre del Sud è avvolto da un mistero legato al suo passato.

Tuttavia, Halbrand passa come l’uomo egoista e spavaldo che ha vissuto degli episodi traumatici da cui vuole fuggire. Questo lo rende apparentemente innocuo e ne mette in risalto abilità in battaglia e nella forgiatura che non sono comuni a molti. L’umano passa per il bello e dannato della serie e nessuno avrebbe mai puntato il dito sulla sua figura come una di quelle più cattive di tutta la letteratura tolkieniana.

Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere

Il colpo di scena dell’ultimo episodio è infatti piuttosto riuscito e, probabilmente, il migliore di tutta la prima stagione di Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere. La serie, infatti, ci fa notare di come gli indizi su Halbrand siano stati sparsi per tutta la stagione e, se uniamo i puntini, ci risulta clamorosamente facile giungere a questa conclusione.

La storia che non va

Anche se molti elementi di sceneggiatura sono stati scritti in modo efficace, altrettanti ci hanno lasciato perplessi. Se, da una parte, molte delle trame sono raccontate bene e riescono ad intrattenerci, dall’altra ne troviamo altrettante che, invece, sono lasciate fin troppo in sospeso o si perdono nel corso della narrazione.

A sostegno di questa argomentazione porteremo due esempi: Galadriel e Isildur. Partiamo dalla prima che, presentata come paladina impavida, finisce più volte per rinchiudersi nel ruolo della damigella spaventata. La ragazza, infatti, unica a presagire l’imminente ritorno di Sauron, nel corso delle puntate perde sempre più la sua spinta bellica e diventa sempre meno rilevante per gli eventi.

Nonostante gli indizi di cui dispone, Galadriel finisce per essere trasportata e manipolata da ciò che le accade intorno, in una contrapposizione con la guerriera elfa senza paura dei primi episodi che non ci ha fatti impazzire.

Allo stesso modo, l’evoluzione di Isildur si interrompe bruscamente dopo la battaglia nel villaggio degli umani che ci ha lasciato a dir poco confusi. Per spiegarlo in termini piuttosto concreti, il controsenso di abbandonare il soccorso dei sopravvissuti per attraversare una casa in fiamme pronta al crollo, durante la fuga in un villaggio in cui nessuna delle strade è particolarmente ostruita ci sembra poco intuitivo.

L’universo tolkieniano

Quello in cui Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere riesce meglio è senza dubbio l’aspetto estetico. Tutte le ambientazioni sono ricreate con un impatto visivo degno di nota e con estrema cura. L’estetica che abbiamo apprezzato nella trilogia di Peter Jackson e, ovviamente, immaginato negli scritti originali viene restituita alla grande dall’uso di una tecnologia all’avanguardia e dal budget smisurato della serie.

Se pensiamo a scenari come Numenor, Mordor o i boschi nei quali si nascondono i Pelopiedi, infatti, ci rendiamo conto di come delle ambientazioni così colossali sono state rese credibili dalla troupe di Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere.

Purtroppo, la regia non va di pari passo con l’elevato tasso tecnico della serie e le inquadrature si limitano ad essere spesso scolastiche e poco interessanti. Alcune composizioni sono messe insieme piuttosto bene ma prive di virtuosismi che fanno spalancare gli occhi dello spettatore. Anche momenti dal forte impatto come l’arrivo dello straniero o la genesi di Mordor, rese in modo eccellente dal punto di vista visivo sono messe in scena con semplici campi larghi e inquadrature fisse che, seppur efficaci, non osano mai più del necessario.

Questo aspetto peggiora nella parte centrale della stagione a discapito dei primi due episodi in cui, invece, vediamo dei duelli interessanti come quelli di Galadriel e compagni sulle montagne innevate. Allo stesso modo, le ultime due puntate si rifanno altrettanto bene con degli scontri armati che coinvolgono praticamente tutto il cast e un buon passaggio tra le scene.

Commento finale

Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere dà il suo meglio nella parte iniziale e finale della stagione. Sia da un punto di vista tecnico che di trama, gli eventi che introducono e concludono la stagione sanno intrigare lo spettatore e ne accrescono il valore. Molte delle trame che si intrecciano in questa grande storia riescono a reggere l’intera stagione e gettano delle basi solide per la seconda, con qualche colpo di scena che riesce a stupire anche i fan più critici.

Di contro, alcuni momenti della narrazione sono piuttosto deboli o vengono eccessivamente lasciati in sospeso, facendo perdere interesse in alcuni dei personaggi messi in scena. Allo stesso modo, la regia sembra leggermente troppo scolastica e non osa mai più del necessario nella composizione delle scene. La valutazione complessiva della prima stagione non può che essere positiva ma mancano quei piccoli plus che avrebbero fatto la differenza tra un buono e un ottimo prodotto.

7.3

Bene ma non benissimo


Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere dà il suo meglio nella parte iniziale e finale della stagione. Sia da un punto di vista tecnico che di trama, gli eventi che introducono e concludono la stagione sanno intrigare lo spettatore e ne accrescono il valore. Molte delle trame che si intrecciano in questa grande storia riescono a reggere l’intera stagione e gettano delle basi solide per la seconda, con qualche colpo di scena che riesce a stupire anche i fan più critici.

Di contro, alcuni momenti della narrazione sono piuttosto deboli o vengono eccessivamente lasciati in sospeso, facendo perdere interesse in alcuni dei personaggi messi in scena. Allo stesso modo, la regia sembra leggermente troppo scolastica e non osa mai più del necessario nella composizione delle scene. La valutazione complessiva della prima stagione non può che essere positiva ma mancano quei piccoli plus che avrebbero fatto la differenza tra un buono e un ottimo prodotto.


PRO

Ambientazioni meravigliose, Ottima resa tecnica, Trame scritte generalmente bene

CONTRO

Alcune trame sottotono, Regia poco audace
Antonio Rodofile
Antonio Rodofile
Già da prima di imparare a scrivere, i miei genitori mi hanno messo un pad tra le mani. Quel pad, nel corso degli anni, ha cambiato forma, dimensioni, peso ma la passione è rimasta invariata. Dopo tanti anni di studi tra media, cinema e videogiochi, sono sbarcato un po' per caso e un po' per destino nella critica videoludica che concilia le mie due più grandi passioni: scrivere e giocare.

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