Sable è una bellissima e delicata metafora dell’adolescenza, che ci ha riempito l’animo di pace, libertà e fiducia nel prossimo.
Mentre sfrecciavamo tra le dune e i canyon di Midden ci siamo sentiti liberi di poter diventare veramente chiunque volessimo. E tra una visita ad una rovina di qua e a resti super tecnologici di là, le parole del Capo Villaggio riecheggiavano nella nostra mente: “il mondo ti aspetta, va e diventa ciò che vuoi”.
L’opera di Shadworks, pubblicata da Raw Fury, è proprio un tributo a quel periodo così importante e segnante della vita di noi tutti, a chi ci ha aiutato e anche alle difficoltà che abbiamo affrontato per diventare quello che siamo.
Sable, a distanza di più di un’anno dalla sua release originaria su PC, Xbox One e Xbox Series X|S è disponibile dallo scorso 29 novembre anche su PlayStation 5.
Versione testata: PlayStation 5
Che gioco è?
Sable è un gioco d’avventura sandbox, in cui possiamo decidere in totale libertà come procedere nel nostro viaggio. Superato il tutorial iniziale, infatti, potremo dirigerci dappertutto e scrivere la nostra personale storia, senza alcun tipo di paletto. O quasi.
La protagonista, il cui nome da il titolo al gioco, è una ragazzina del villaggio degli Ibexii. Diventati adolescenti, i ragazzini del villaggio devono intraprendere un rito di passaggio per capire chi diventare da adulti. Questo rito si chiama “The Glinding” (“La Planata” in italiano).
Partiti per il nostro viaggio in sella alla nostra hoverbike, dovremo esplorare il mondo di gioco guidati solamente dalla nostra curiosità, in cerca di altri abitanti da aiutare che in cambio sapranno darci consigli e premi. Il mondo di Sable è un mondo positivo, dove tutti sono propositivi e gentili verso il prossimo. In Sable, a tal proposito, non ci sono armi, non ci sono nemici o boss, solo altri personaggi da conoscere e aiutare.
Ma quindi che si fa? Svolgendo delle semplici quest otterremo in cambio dei badge, e al raggiungimento di tre di questi ci verrà consegnata la rispettiva maschera, che rappresenta un “ruolo” all’interno della società.
Queste missioni ci porteranno in vari luoghi, tutti ben contraddistinti, in cui affronteremo sezioni platform studiate con criterio e piccoli enigmi sempre piacevoli, intuitivi, ma mai banali. L’unico elemento che pone un freno, nelle prime ore dell’avventura, alle nostre scorribande è da ricercarsi nella meccanica della stamina mutata da titoli come The Legend of Zelda Breath of the Wild e Shadow of the Colossus. Ad ogni modo, è un elemento di design inserito bene visto che riesce a dare un buon senso di progressione all’avventura.
Perché giocarlo?
Sable ci ha sorpreso. Ci aspettavamo un titolo molto più “esperienza” e poca sostanza, inserito nel contesto (ampio) dei walking simulator, invece ci siamo ritrovati di fronte ad un’avventura molto “giocosa”. Grazie all’alchimia raggiunta dagli sviluppatori tra platforming, puzzle solving e pura e “semplice” esplorazione, Sable ci ha stregati e catturati sin dal primo minuto.
Il principale pregio dell’opera di Shadworks è senz’altro da ricercarsi nella completa libertà offerta al giocatore, che potrà far subito ritorno al proprio villaggio dopo aver ottenuto la prima maschera o continuare il suo viaggio alla ricerca di altre persone da aiutare e di conseguenza badge da ottenere. O continuarlo per il puro piacere della scoperta, dopotutto la curiosità è alla base della conoscenza.
“La libertà deriva dalla consapevolezza, la consapevolezza deriva dalla conoscenza, la conoscenza deriva (anche) dall’informazione, dallo studio e dalla lettura senza pregiudizi.”
Esplorare Middan è qualcosa di mistico, magico. Il background narrativo ha un fascino indescrivibile e riuscirà a far immergere nel mondo di gioco chiunque abbia al proprio interno quel fanciullino che è stimolato dall’ignoto, dalla curiosità di cui prima.
L’alone di magia è maggiormente esasperato dalla stupenda direzione artistica e dall’impeccabile comparto sonoro. La scelta delle animazioni in stile stop-motion inizialmente può dare fastidio, ma nel giro di qualche ora l’occhio si abitua e si riesce a giocare senza nessun particolare patema.
Perché no?
La totale libertà concessa dagli sviluppatori, nonostante per noi rappresenti, ribadiamo, il più grosso pregio della produzione, potrebbe far storcere il naso ai videogiocatori assuefatti agli stilemi tipici dei giochi più “aperti”. Se cercate un titolo che vi porti per mano da un’obiettivo all’altro, magari intervallati da momenti molto narrative-oriented, potreste stancarvi presto di Sable.
Meno soggettivo invece il discorso relativo all’ottimizzazione tecnica. Il gioco è minato da costanti cali di frame rate e fenomeni di stuttering, soprattutto quando siamo in sella alla nostra hoverbike negli scenari più “densi”. Per giunta, molto spesso abbiamo assistito a brutte compenetrazioni che in alcuni casi hanno anche compromesso la godibilità delle sezioni di platforming e scalata. Per concludere, siamo incappati anche in qualche bug relativo alla mancata attivazione di determinati “trigger” (interruttori/npc) che ci hanno costretto al riavvio del gioco.
Da segnalare, infine, che il gioco è sottotitolato solo nella lingua di Albione, anche se, proprio per via della sua natura molto “interpretativa”, non riteniamo tale mancanza un grosso problema.
Commento finale
Sable, come dicevamo, ci ha sorpreso. La sua atmosfera onirica, a tratti autoriale, ci ha stregato e la sapiente amalgama nei vari elementi di gioco ci ha, ironicamente, intrappolati in quella che è un’esperienza totalmente libera e personalizzabile. Sable rigetta tutti gli stilemi, troppo inflazionati, dei titoli più “open” del momento, quali segnalini e indicazioni varie ogni 3×2, con grande maestria. Il mercato indie si riconferma ancora una volta fornace di perle indiscusse. Per fortuna che sempre più creativi decidono di indossare questa maschera coraggiosa. Noi videogiocatori non possiamo che ringraziare.