Dopo gli onori ricevuti al Tribeca Festival 2021, Signalis arriva finalmente sul mercato. Lo fa con la passione e l’amore dei piccoli progetti, nati da un’idea semplice ma diffusa nel panorama indie: il desiderio di omaggiare i grandi classici del genere di riferimento. Una volontà ammirevole che cela il rischio dell’eccessiva referenzialità, ma che spesso invece si lega ad idee intriganti per gli appassionati e non solo.
Pubblicato da Humble Games, Signalis è una produzione realizzata da rose-engine, un team di Amburgo composto da sole due persone, Yuri Stern e Barbara Wittman. Un progetto ambizioso in cui “l’orrore viene principalmente da sistemi oppressivi e dalle meccaniche old school dei survival horror, che permettono alla storia di concentrarsi su tematiche maggiormente personali“, come da Stern dichiarato in una recente intervista. Scopriamo insieme se la loro produzione ha centrato i propri obiettivi.
Signalis sarà disponibile digitalmente a partire dal 27 Ottobre su PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch e PC (via Steam).
Versione testata: PlayStation 4 (in retrocompatibilità da PlayStation 5)
Che gioco è?
Signalis è, per stessa ammissione degli sviluppatori, un classico survival horror ambientato in una distopia retrotech.
Ci troviamo in un futuro imprecisato, in cui vige un opprimente regime autoritario. Un governo che punta a controllare ogni aspetto della vita dei propri cittadini, ponendo limiti e condizioni che puntano all’annullamento dell’identità individuale. I lavori pesanti vengono affidati alle unità Replika, androidi costruiti in modo tale da poter essere facilmente rimpiazzabili. Dopo lo schianto della propria astronave su un remoto pianeta innevato, la Replika Elster comincia a cercare un membro dell’equipaggio scomparso. La ricerca la conduce presso una colonia mineraria apparentemente abbandonata. Inizierà un viaggio tra la scoperta di una triste realtà, la rivelazione di orrori cosmici e la comparsa di apparizioni visionarie.
Una trama che si sviluppa ed articola omaggiando un incidere simile a quello dei primi capitoli di Silent Hill. Attraverso una narrazione densa e stratificata, Signalis tenta di costruire non solo una storia valida, ma soprattutto un ritratto di un mondo ed una società profondamente malata, opprimente, forse irrecuperabile. Una trama le cui maglie sono ampie al punto tale da lasciare deliberatamente alcuni suoi aspetti alla riflessione ed alla interpretazione del giocatore.
Signalis colpisce ed affascina per il suo look squisitamente retro, in cui personaggi 3D e pixel art si fondono all’interno di ambientazioni arricchite da luci ed ombre dinamiche. Un colpo d’occhio che ammaglia, ulteriormente impreziosito da cinematiche in stile anime. Colpisce inoltre la cura riposta nel comparto audio. Non solo le musiche sono di buona qualità e l’effettistica generale è convincente, ma l’intera gestione sonora rievoca l’eccellenza raggiunta da Stanley Kubrick in Shining.
Nei panni di Elster sarete dunque chiamati ad esplorare la colonia, comprendendo ben presto che non è poi così disabitata. Affronterete orrori indicibili e corrotti, cercando la sopravvivenza attraverso la gestione delle poche risorse reperibili. Fondamentale sarà tuttavia l’esplorazione dell’ambientazione, che pian piano rivelerà i suoi inquietanti misteri tra stanze colme di enigmi, porte da sbloccare, documenti da leggere ed oggetti da trovare.
Perché giocarlo?
Signalis è una produzione che trasuda personalità, pur omaggiando gli stilemi del genere. Il titolo fa infatti dell’esplorazione e del backtracking elementi portanti del game design.
Nei panni di Elster, vi ritroverete in un ambiente sconosciuto ed ostile in cui dovrete soppesare risorse per poter sopravvivere. Gli scontri seguono una dinamica molto simile ai primi capitoli di Resident Evil. I mostri avranno infatti un incedere piuttosto lento e vi permetterà di studiare la strategia migliore. La vostra abilità vi potrà permettere infatti di evitare gli scontri procedendo a zigzag: una scelta che vi farà risparmiare munizioni, ma che potrebbe tuttavia portare a subire più danni del previsto. Viceversa, decidere di abbattere i nemici vi permetterà di poter esplorare con maggiore calma e tranquillità sacrificando proiettili… almeno finché i nemici non torneranno a rianimarsi. Come in altri survival horror classici, la morte sarà solo provvisoria: per renderla definitiva, dovrete necessariamente dare fuoco ai cadaveri… sfruttando ulteriori risorse molto scarse.
Il sistema di controllo rievoca i famosi “tank controls” della serie Capcom, pur con una maggiore fluidità generale. Anche lo shooting omaggia le soluzioni ludiche di fine anni ’90, tuttavia premiando i giocatori più pazienti. Maggiore sarà l’attesa prima di sparare il vostro colpo (coordinandosi con il reticolo di mira che si restringerà sempre più), maggiori saranno i danni inferti… e minori le munizioni da utilizzare per eliminare il bersaglio.
Dove Signalis tuttavia coinvolge e sorprende è nella quantità degli enigmi presenti. Sia che si tratti del classico “trova la tessera magnetica X”, sia che si tratti di ben più gratificanti enigmi di logica ed intuizione (vi diciamo solo di riguardare Die Hard – Duri a morire…), il titolo è colmo di puzzle ed indovinelli di qualità. Molto spesso, troverete indizi fondamentali nei documenti sparsi per l’ambientazione. Altre volte, avrete la perfetta intuizione ragionando “fuori dagli schemi” o affidandovi alla logica matematica. In tutti i casi, la soddisfazione di aver risolto un enigma lascerà il passo ad una nuova disturbante scoperta, un nuovo strumento utile o semplicemente un nuovo indizio per risolvere l’indovinello successivo.
Perché no?
Nonostante sia una produzione dalla fortissima personalità, Signalis presenta tuttavia alcune carenze.
Il titolo infatti pone gran parte del proprio equilibrio ludico su una forte componente di backtracking. L’esplorazione delle ambientazioni è fondamentale per trovare indizi e documenti che possano mettervi sulla giusta strada. Nonostante la formula ludica funzioni molto bene, vi accorgerete ben presto di trovarvi a percorrere più e più volte la medesima strada. Non è un problema in senso assoluto e non è nulla che non si sia già visto a Villa Spencer o alla centrale di polizia di Raccoon City. Tuttavia, alcune caratteristiche incidentali potrebbero far pesare maggiormente la ripetitività.
Da un lato, c’è infatti un limitatissimo inventario che vi obbligherà a tornare molto spesso presso i punti di salvataggio (le classiche save room). Dall’altro lato, c’è un’ambientazione ispirata ma che cede il fianco ad una eccessiva monotonia visiva, probabilmente figlia dei modesti mezzi del team di sviluppo.
Si tratta di scelte legate a motivi di trama ed al game design, ma che possono sfociare talvolta in noia e frustrazione. Signalis, più che puntare sulla paura in senso stretto, mira infatti a ricreare nel player l’ansia derivante da meccaniche volutamente opprimenti, dalla gestione delle risorse disponibili (a dire il vero, neanche pochissime), nonché dalla suggestione delle tematiche affrontate.
Appare dunque un controsenso che una narrativa ricca di tematiche trasversali sia celata da uno storytelling piuttosto lento. Signalis ha un avvio ricco di atmosfera, ma che potrebbe essere considerato eccessivamente fumoso. Anche in questo caso, si tratta di una precisa scelta da parte degli sviluppatori, per lasciar tempo alla trama di espandersi ed arricchirsi coi propri tempi anche e soprattutto grazie agli immancabili documenti da raccogliere. Una scelta che tuttavia potrebbe spaesare una parte del pubblico, che potrebbe non essere disposto ad attendere diverse ore prima di assistere a sviluppi interessanti.
Commento finale
Signalis è una lettera d’amore ad un ben preciso periodo storico del survival horror. Come tale, ne eredita gran parte dei pregi e dei difetti, pur non rinunciando ad una vibrante personalità. Un trama sfaccettata si sposa con un comparto audio che rende omaggio a Kubrick, in un’avventura ricca di stimolanti enigmi ed inquietanti scoperte. Un’opera sull’oppressione a livello meccanico e narrativo, che non può mancare nella ludoteca di ogni nostalgico appassionato.