Nell’oramai lontano 1986, Koji Igarashi e Yoshio Sakamoto portavano sul mercato le loro rispettive creature, Castlevania e Metroid. Grazie alla loro forte identità, questi titoli hanno scritto pagine di storia del media fino a creare un vero e proprio nuovo genere. Difficile immaginare, a quei tempi, che questa discendenza, a distanza di 30 anni, avrebbe ereditato una nomenclatura in ossequio alla loro stessa origine: Metroidvania. Oggi, nel 2022, questo nome va ad indicare una vera e propria categoria particolare degli action adventure. Mappa grande ed interconnessa, apprendimento progressivo di nuove abilità adatte ad affrontare nemici sempre più complessi nonché idonee per accedere ad aree prima irraggiungibili: questi i capisaldi di un genere sempre più presente sul mercato, anche grazie alla iniziativa di talentuosi sviluppatori indipendenti.
Souldiers è il nuovo rappresentante del genere metroidvania 2D sviluppato da Retro Forge e pubblicato da Dear Villagers per PC, Nintendo Switch, PlayStation 4/5 ed Xbox One/Series.
La storia incomincia nel regno di Zarga, nel corso di un conflitto. Su consiglio dello stregone Arkzel, il monarca elabora un piano per ottenere una facile vittoria. Brigard, capo dell’esercito, esegue gli ordini ed intraprende un viaggio tra le montagne. Lì accade l’imprevisto: un inaspettato crollo fa piombare tutti in una oscurità assoluta. Dal nulla appare una Valchiria, Liandra, che guida tutto il gruppo a Terragaya, un mistica terra ultraterrena. Nei panni di un membro dell’esercito, l’obiettivo del player sarà quella di trovare un modo per tornare a Zarga… ma le difficoltà saranno dietro l’angolo, così come i segreti nascosti in questa landa misteriosa.
Versioni provate: Steam / Nintendo Switch
Che gioco è?
Come il titolo suggerisce, Souldiers si propone di essere un mix tra le caratteristiche dei metroidvania e dei soulslike.
Da un lato, abbiamo un mondo variegato e coeso, ricco di tesori da recuperare e segreti da svelare. Scenari più intricati si alternano a fasi maggiormente lineari, che lasciano sempre la porta aperta al backtracking. La tipica progressione del genere è sempre presente: nuove abilità aprono l’esplorazione ad aree prima inaccessibili, che nascondono la soluzione ad un impasse o l’accesso a segreti o missioni secondarie. Ci troviamo di fronte ad una interpretazione così tipica del genere metroidvania che, a tratti, cade nella eccessiva riverenza verso il genere. Su questo versante, la costante sensazione è che Souldiers non abbia, in termini di level design, guizzi o idee che lo possano elevare e distinguere dagli altri esponenti del genere.
Dall’altro lato, troviamo un combat system che mostra chiare influenze dei classici di From Software. La mobilità del personaggio, tendenzialmente libera, dovrà infatti tenere conto di una limitata possibilità di ricorrere alla schivata. Inoltre ci sarà una barra della resistenza dedicata alla parata, infranta la quale saremo completamente esposti agli attacchi nemici. Son meccaniche note ai fan dei soulslike e che vengono ottimamente contestualizzate in Souldiers attraverso una cura certosina della fluidità dei combattimenti. Ne deriva un titolo impegnativo che, seppur potendo contare su un selezionatore della difficoltà, richiede attenzione e dedizione per uscire indenni dagli scontri coi molti (e piuttosto coriacei) nemici.
Il player potrà potenziarsi non solo attraverso un level up automatico, ma anche mediante uno skill tree: altrettanto presenti upgrade per l’equipaggiamento nonché amuleti ad abilità da ottenere lungo il viaggio. Piuttosto interessante la meccanica degli Orb, che permetterà di infondere le armi di elementi naturali per sfruttare le debolezze degli avversari. A questo si aggiunge la possibilità di scegliere inizialmente tra tre diverse classi (Soldato, Arciere e Mago) ognuna con grandi differenze non solo nel playstyle ma anche nelle abilità a disposizione.
Dal punto di vista della direzione artistica, Souldiers colpisce con una pixel art particolareggiata e coloratissima, pur riproponendo design sostanzialmente classici. Il livello di dettaglio è ammirevole, sia nei personaggi sia nelle ambientazioni, che celano interazioni raffinate.
Le musiche accompagnano degnamente l’azione a schermo e propongono brani coerenti con i luoghi visitati: preparatevi, ad esempio, a brani arabeggianti per l’immancabile area desertica.
Perché giocarlo?
Souldiers è un esempio accademico del genere dei metroidvania con interessanti contaminazioni prese direttamente dai soulslike.
Sotto questo aspetto, la creatura di Retro Forge offre un prodotto solido ed al contempo appagante. Il titolo è ricco di aree esplorabili, con un buon equilibrio tra aree complesse e lineari. Gli enigmi ambientali sono in linea con la tradizione e costituiscono della parentesi gradevoli tra un platforming piacevolmente preciso e l’altro.
E’ nel combat system che Souldiers brilla come un soulslike.
L’arciere predilige una mobilità elevata ed attacchi a distanza, nonostante un danno modesto. Il mago è un potente alleato e può distruggere qualsiasi cosa, ma soffre una barra della vita ridotta. Il soldato è il ruolo perfetto per coloro che prediligono il corpo a corpo con un grado di tecnicismo più elevato, fatto di parry e schivate. Non solo la scelta della classe influisce sullo stile di gioco, ma comporta altresì armi e skill tree differenti. Nelle boss fight emergono tutti i pregi di un combat system così articolato: i nemici, sempre agguerriti, daranno filo da torcere e servirà molta abilità per prevalere.
Sul versante della longevità, Souldiers è un prodotto ricco e stratificato. L’avventura vi accompagnerà per circa 20 ore, che potranno aumentare laddove vogliate completare al 100% ogni area e recuperare ogni segreto. Laddove non vi basti, la rigiocabilità è garantita dai personaggi presenti. Affrontare il gioco con una classe o l’altra può portare a variare completamente l’esperienza ludica, cambiando il volto ad intere sezioni di gioco.
Perché no?
L’estrema classicità della componente metroidvania di Souldiers, come anticipato, trasmette al titolo uno spiacevole retrogusto di già visto. Al di là di un game design sotto questo aspetto pienamente funzionale e solido, il titolo rinuncia ad offrire qualcosa in più al player. In un panorama con molta concorrenza (spesso anche di grande qualità), la produzione Retro Forge rischia di apparire poco ispirata ed a tratti noiosa.
Se tuttavia il tradizionalismo di Souldiers potrebbe non essere visto come un lato negativo, purtroppo nella componente soulslike emergono rilevanti sviste di game design.
Il titolo soffre di un bilanciamento a tratti inadeguato tra impegno e frustrazione. I souslike da sempre coniugano, per superare le sfide più ardue, la dedizione a sapienti e funzionali caratteristiche di game design. Ne è un esempio la gestione delle cure. Attraverso erbe facilmente ottenibili (come nel primo Demon’s Souls ed il suo remake) o mediante ampolle ricaricabili (viste in Elden Ring), curarsi non è mai realmente un problema. Se subire danno è pacifico, la capacità di curarsi senza costi eccessivi è un elemento fondamentale per non rendere tediosa l’esperienza ludica.
Souldiers sembra dimenticare questa importante lezione. Per poter curare le ferite, si dovranno utilizzare pozioni piuttosto care e difficilmente reperibili nelle ambientazioni. A causa dei danni subiti (sempre alti) e della vita disponibile (mai abbastanza), diventa poco rilevante la possibilità di trovare sfere energetiche per ripristinare in minima parte la salute. La cura viene dunque relegata ad una difficile scelta tra utilizzo di consumabili costosi e speranza di drop casuale di sfere energetiche. La situazione peggiora ulteriormente considerando che le monete si accumulano lentamente e che potreste trovarvi di fronte all’impossibilità di comprare potenziamenti a causa delle spese sostenute per le pozioni.
Come se non bastasse, il titolo porta con sé alcune scelte di game design a tratti eccessivamente arcaiche.
Piuttosto comune è il ricorso ad un sistema ibrido tra punti di salvataggio manuali e checkpoint automatici. Meno comune è il non aver previsto la possibilità di conservare alcuni progressi a prescindere dal salvataggio manuale. I soulslike fanno della morte un elemento di game design, concedendo tuttavia al player opportuni palliativi in nome del senso di progressione. La morte stessa ed il dover riaffrontare una sessione non impedisce al player di conservare, ad esempio, gli oggetti raccolti o le scorciatoie aperte. Questo non accade in Souldiers. Laddove morte sopraggiunga, saremo costretti non solo a riaffrontare il percorso ma anche a recuperare gli oggetti già raccolti e riaprire le scorciatoie già aperte. E’ una ingenua decisione di game design che compromette l’equilibrio ludico, trasformandolo da adeguatamente impegnativo ad ingiustamente punitivo.
Anche dal punto di vista tecnico, Souldiers mostra il fianco a critiche. Nelle versioni testate, abbiamo potuto riscontrare carenza di polishing con alcuni elementi dello scenario che non venivano correttamente caricati. Inoltre, soprattutto nella versione Switch, i caricamenti appaiono frequenti e consistenti. Non è questione residuale: considerando la grandezza del mondo e la quantità di morti alle quali si andrà incontro, troppo spesso dovrete attendere un caricamento. Ne emerge un ritmo a tratti tristemente spezzato, anche se gli sviluppatori stanno lavorando per risolvere il problema.
Commento finale
Mescolando una struttura da metroidvania ad elementi da souslike, Souldiers offre un’esperienza solida ed impegnativa. Purtroppo, il titolo si presenta troppo derivativo ed al contempo macchiato da piccole e grandi ingenuità di game design che rendono la sfida inutilmente tediosa. Ironicamente, nonostante le indubbie qualità ed un combat system profondo ed appagante, è proprio l’anima a mancare alla produzione Retro Forge.
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