Recensione Need for Speed: Shift

nfs_shift_thumbIl ritorno in grande stile del bisogno di velocità

Chi ama i videogiochi non può dirsi tale se almeno una volta non si è concesso una partita a Need for Speed. Il titolo è forse, alla pari di Gran Turismo (o forse di più), il gioco di corse automobilistiche più conosciuto nella storia dell’industria video ludica, sebbene negli ultimi anni il blasone sia stato appannato da prodotti tutt’altro che sufficienti e volti solo a sfruttare – appunto – il forte richiamo che ha il marchio verso il pubblico.

Electronic Arts, nonostante le vendite sempre soddisfacenti ha deciso lo scorso anno di cambiare volto alla propria creatura, anzi 3 Shift, Nitro e World Online. Con Shift il primo dei nuovi NFS ad essere rilasciati, EA dice addio alle corse illegali, alle fughe dagli “sbirri” e al tuning un po’ tamarro; si torna in pista, anzi per la prima volta si va in pista, quella vera, quella delle competizioni ufficiali. Per far ciò, l’editore canadese si è affidato allo studio britannico di Slightly Mad che annovera nel proprio curriculum la collaborazione con Simbin per la realizzazione di GTR 2 e GT Legends, considerati quasi all’unanimità i migliori simulatori automobilistici presenti sul mercato (con tutto il rispetto per Gran Turismo e Forza Motorsport).

Shift rappresenta l’episodio principale di questa nuova vita di Need for Speed.

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