Mani sul volante, concentrazione massima e gas al semaforo verde
Di fatto, Need for Speed: Shift abbandona quasi totalmente la struttura arcade che ha sempre contraddistinto gli episodi della serie. Non è infatti un caso che come detto in apertura la realizzazione sia stata affidata a veterani dei simulatori di automobilismo, l’obiettivo è rendere Need for Speed Shift il quarto simulatore automobilistico di questa generazione dopo Race Pro, Forza Motorsport e Gran Turismo.
La sensazione di trovarsi davanti a qualcosa di diverso la si avverte subito nel menu di gioco. Semplici ma allo stesso tempo “professionali”, nel lodevole tentativo di restituire al giocatore l’atmosfera nuda e cruda del mondo delle corse automobilistiche. La voce “Aiuto” nelle opzioni ci fa intuire, peraltro, che qualcosa è effettivamente cambiato e l’ulteriore menu “Messa a Punto” ci da la conferma che le corse non saranno più una semplice passeggiata. Una volta preso il controllo del volante (tramite pad, ma fidatevi, procuratevi un volante per giocare Shift), l’esperienza che vi verrà proposta sarà allo stesso tempo appagante e destabilizzante per i fan del “vecchio” NFS.
Questo perché Shift non è solo un simulatore davvero ben fatto, ma offre al giocatore anche un modello di guida forse fin troppo severo e per questo l’utilizzo del pad non è sconsigliato (quello Playstation 3 soprattutto con i suoi grilletti analogici) ma poco ci manca. Non spaventatevi il titolo è pienamente godibile, ma quando vi troverete ad affrontare delle corse con bolidi da 300 Km/h vi toccherà dare fondo alla vostra bravura di pilota per non finire fuori strada o contro un muretto.
Ma andiamo con ordine. La vita ludica di Need for Speed: Shift si concentra totalmente sulla modalità “Carriera” che viene divisa praticamente in quattro differenti fasce di competizioni, sino ad arrivare al campionato mondiale (e finale) NFS. Comincerete con la fascia uno, naturalmente tramite automobili di modesta potenza (per un circuito) ma la cui qualità crescerà con il passare delle gare. Ad ogni fascia corrisponde poi una serie di eventi, perfettamente studiati dagli sviluppatori (e vorremmo che la concorrenza prendesse spunto da quanto fatto in Shift su questo aspetto). Abbiamo semplici gare, sfide a tempo e gare di derapate. Prese categoricamente sembrano non dire molto, ma l’aspetto che le eleva in vetta è come gli sviluppatori hanno gestito ogni gara per qualsivoglia circuito. Ad esempio, la nostra prima gara di “Resistenza” (le Endurance, corse di lunga durata) si è svolta su un tracciato piccolissimo, praticamente da diciannove secondi al giro ma con una particolarità: era a forma di otto, e senza barriere. Insomma, come le vecchie piste da corsa che ci divertivamo a giocare da bambini. Naturalmente il tutto essendo senza barriere ci costringeva ad essere bravi non solo a mantenere sempre la traiettoria ma fare attenzione anche ai due inevitabili incroci, che creavano almeno una volta ogni tre giri (su 30) degli incidenti davvero spettacolari. Divertentissime anche le sfide a tempo, gestite praticamente come una sorta di qualifica in Formula Uno, con la relazione dei tempi divisi per settori. Vi sconsigliamo altamente le derapate: realizzate in maniera pessima e ci chiediamo se gli sviluppatori ci abbiano davvero lavorato su o le abbiano messe soltanto per far numero. Le auto qui sembrano infatti gestite da una fisica totalmente sballata, girandosi su se stesse come fosse niente, e non ci sorprende quindi che rispetto le altre tipologie di corsa queste siano davvero in minoranza.
Il gioco offre poi anche un simpatico sistema di crescita per il giocatore, che si incrementerà per ogni gara che farete delineando anche il vostro carattere di guida: pulito o aggressivo. E’ facile intendere che durante le corse un sistema valuterà come vi state comportando, un sorpasso troppo aggressivo condito magari anche da un piccolo “colpetto” all’avversario incrementerà il vostro lato “cattivo” mentre uno più pulito e preciso vi darà punti “buoni”. In entrambi i casi comunque il punteggio sarà sempre positivo, nel senso che aggressivi o meno quelle cifre guadagnate incrementeranno sempre il vostro valore complessivo permettendovi cosi di salire di livello. Da quest’ultimo guadagnerete alcuni premi: soldi in sponsorizzazioni, nuove auto, livree per l’editor grafico ed eventi a invito. Gli inviti vi permetteranno di affrontare delle corse di fascia superiore anche se non l’avrete ancora sbloccata, una sfida che se vinta vi farà portare a casa un bel gruzzoletto. Deludente invece l’editor per le auto, che si limita a qualche ritocchino grafico qua e la senza scendere eccessivamente in profondità.
Continuando, ogni gara vi permette di guadagnare delle “stelle” determinate non solo dalla vostra posizione finale, ma anche dal raggiungimento di alcuni piccoli obiettivi (numero di curve perfette, soglia di punti, giro perfetto e così via). Le stelle sono importantissime perché sono quelle che infine porteranno avanti la vostra carriera virtuale sbloccando le fasce di corsa successiva. Sotto l’aspetto delle modalità di gioco dunque, Shift è promosso a pieni voti.
E in pista? Il nostro giudizio è diviso tra amore e odio. E’ vero che l’aspetto simulativo è reso benone, sebbene sia rimasta volutamente una piccola impronta arcade e il modello di guida sa essere soddisfacente e in grado di restituire un fantastico feeling con la macchina, ma ci sono delle cose che non ci hanno convinto pienamente. Prima di tutto l’intelligenza artificiale degli avversari, eccessivamente sbilanciata. Le corse sono combattute, ogni posizione è combattuta anche dall’ultimo in posizione con una foga forse eccessiva, cosa che trasforma alcune volte le corse in veri e propri autoscontro. Il già citato modello di guida evidentemente studiato per un controllo con volante (ed infatti regala le maggiori soddisfazioni con una periferica di questo tipo) soffre particolarmente il sovrasterzo, specialmente con i bolidi più potenti il che vi costringerà spesso a ricorre ad assetti diversi, abbassando ulteriormente il target di gioco ai soli appassionati. Non che sia un errore, anzi, ma c’è un eccessivo sbilanciamento tra le differenti categorie d’auto e forse una curva di apprendimento più mirata sarebbe stata maggiormente gradita. Inoltre, il sistema di danneggiamento sembra faccia parte di quelle poche cose rimaste invariate dal passato. Il risentimento meccanico è infatti minimo, anche dopo un impressionante incidente e si traduce al massimo in uno sterzo non perfetto ma che non porterà mai, come accade invece in Forza Motorsport, l’auto a fermarsi totalmente. Per il resto, siamo di fronte ad un ottimo simulatore per console. Duro, realistico ma capace di donare eccellenti sensazioni: accompagnato peraltro da un senso della velocità impressionante ed una visuale dall’abitacolo che vi rende praticamente partecipi alla corsa come mai prima ad ora, grazie ad un piccolo sistema che segue l’inerzia delle curve e in caso di un forte incidente anche un temporaneo offuscamento della vista. Eccellente, infine, la cura e la verosimiglianza estetica e meccanica di ogni auto presente nel gioco. Come nella tradizione dei simulatori PC, il parco auto è limitato ad una ottantina di esemplari ma ognuno di essi viene riprodotto come si deve, regalando ad ogni vettura una identità propria di rara bellezza.