Recensione Once Upon a Puppet, che lo show abbia inizio!

Once Upon a Puppet è un platform puzzle 2.5D sviluppato da Flatter Than Earth e pubblicato da Daedalic Entertainment che invita i giocatori in un magico regno teatrale pieno di pericoli, scoperte e trasformazioni inaspettate. Combinando fantasiose meccaniche basate su fili, enigmi a doppio personaggio e un ricco mondo animato a mano, il gioco offre un viaggio sincero e inquietante attraverso un regno di marionette dimenticato e in difficoltà.

E quello che pensavamo fosse un semplice platform indie leggero e colorato, si è rivelato essere un’esperienza di gioco toccante e memorabile che assolutamente non reinventa il genere platform. Quello che abbiamo apprezzato è la sua estetica teatrale accompagnata da una narrazione emotivamente coinvolgente, anche se presenta alcune imperfezioni tecniche e soprattutto di gameplay. Ma andiamo con ordine!

Once Upon a Puppet è disponibile per PC, PlayStation 5 e Xbox Series X|S. Una versione Nintendo Switch è attesa nel corso dell’estate 2025.


Versione testata: PlayStation 5


Un mondo teatrale incantato

Ambientato in un universo ispirato al teatro, Once Upon a Puppet segue le avventure di Drev, un burattino, e Nieve, una mano parlante – un tempo stimata costumista della famiglia reale – esiliata dal re. I due sono legati da un filo magico che li unisce in un viaggio attraverso il Sottopalco, un mondo costruito con scenografie di cartone e oggetti di scena abbandonati per scoprire insieme la verità dietro la discesa del Re e il crollo del regno. Il design visivo richiama l’estetica burtoniana (in particolar modo Nightmare Before Christmas), con ambientazioni dicotomiche, fra il colorato e il cupo e dettagli di stampo artigianale che conferiscono al gioco un’atmosfera unica. La storia – come anticipato – ha un ruolo centrale in Once Upon a Puppet; è caratterizzata da un viaggio bizzarro, a tratti malinconico e a dir poco indimenticabile. È una storia che non si sottrae alle emozioni vere. I temi del dolore, della rabbia, del rifiuto e dell’accettazione si intrecciano nei tre atti del gioco e, al calar del sipario finale, siamo rimasti sorpresi dalla profonda risonanza che tutto ciò ha avuto. Ogni momento importante, ogni livello, è messo in scena come una vera e propria opera teatrale: le scenografie si alzano, i personaggi si muovono come attori a comando e le transizioni sembrano quelle di macchinisti che girano oggetti di scena dietro un sipario di velluto. La narrazione è altresì ricca di dialoghi e dettagli ambientali, con personaggi secondari che offrono monologhi e storie personali, arricchendo ulteriormente il mondo di gioco.

Come una marionetta appesa ad un filo

Sebbene il plot narrativo sia ben scritto, il gioco non offre un gameplay particolarmente ispirato. Si basa sulla collaborazione tra Drev e Nieve, e su un platforming di base piuttosto semplice: salto, doppio salto, spostamento di oggetti, corsa, azionamento di interruttori. Queste meccaniche offrono una discreta varietà e creatività, ma peccano in termini di precisione (soprattutto nei salti) e l’impossibilità di avere un campo visivo decente a causa della scelta di utilizzare una telecamera esclusivamente fissa e poco collaborativa – in determinate sezioni – può rappresentare un vero limite. Tutto inizia in modo molto semplice, con la possibilità di saltare e trascinare oggetti. Sebbene non sia l’inizio più ricco d’azione, avrete modo di conoscere i personaggi che vivono in questo mondo teatrale e i problemi che affrontano quotidinamente. Dopo una manciata di livelli, si avrà modo di sbloccare nuove interessanti abilità ed in particolar modo quelle che permettono di sfruttare appieno il fatto di giocare come una marionetta appesa ad un filo. Usare i fili per catapultarsi in aria è davvero divertente, così come sfruttare il filo per manipolare gli ambienti, interagire con gli oggetti di scena e scoprire segreti. A metà del gioco, il viaggio cambia repentinamente portandoci a recitare in opere teatrali che raccontano storie del passato. Per farlo, dovrete vestire Drev con dei costumi e assumere un nuovo ruolo, che vi darà accesso ad ulteriori nuove abilità. Avere improvvisamente un arco con cui colpire gli oggetti per liberare la strada è una meccanica che abbiamo trovato interessante e aiuta a mescolare un po’ le carte in tavola quando il gioco inizia a diventare un po’ noioso e prevedibile. Gli abiti indossati in queste sezioni rappresentano altresì oggetti da collezione, e mentre alcuni sono necessari per il prosieguo della storia, altri sono meramente degli extra. Ci sono anche altri oggetti da trovare in ogni livello, che vanno dagli oggetti di scena teatrali alle vetrate colorate, che insieme raccontano la storia di questo ambiente ultraterreno. Sebbene nessuno di questi sia fondamentale in termini collezionistici e di trama, offrono quel tocco in più che non guasta affatto e che ci ha spinto a cercarli tutti. Detto questo, Once Upon a Puppet ha la sua buona dose di problemini. Il ritmo di gioco è un po’ confuso, con livelli interrotti da filmati lenti. Se si muore, i checkpoint si trovano spesso prima di lunghe e tediose conversazioni, il che contribuisce ad aggravare ulteriormente il problema. Alcune sezioni di puzzle rendono spesso difficile capire cosa fare dopo, e raramente sono abbastanza divertenti da giustificare la difficoltà, via via crescente, in particolar modo nell’atto finale, il che potrebbe scoraggiare alcuni giocatori. Questi difetti possono interrompere il ritmo del gioco e influire sull’esperienza complessiva.

Grafica teatrale

Dall’inizio alla fine, Once Upon a Puppet è una meraviglia visiva. Ogni livello sembra uscito direttamente da un set teatrale artigianale, completo di oggetti di scena in legno, fondali scorrevoli e piattaforme mobili che ricordano i palcoscenici delle marionette. La direzione artistica si ispira fortemente all’atmosfera di un libro di fiabe vivente: linee nitide, luci teatrali e design dei personaggi che sembrano ritagliati con cura dal cartoncino e portati in vita. È uno stile al tempo stesso nostalgico e originale, che unisce il fascino del teatro di marionette, o forse persino di quello reale, al dinamismo dell’animazione 2D moderna.

Anche il level design merita una menzione. Ogni area è distinta e significativa, non solo per l’aspetto, ma anche per il contributo che apporta alla storia narrata. Il mondo non è mai sembrato un riempitivo; ogni elemento visivo, dagli oggetti di sfondo ai piccoli dettagli di illuminazione, sembra posizionato con uno scopo preciso.

The Show Must Go On

La colonna sonora teatrale, composta da Arkadiusz Reikowski, è uno degli elementi più apprezzabili del gioco, capace di crescere e decrescere in base alla drammaticità del gioco e contribuisce a creare un’esperienza immersiva e emotivamente coinvolgente. Infine, il sound design di Once Upon a Puppet è anch’esso a dir poco straordinario, tra i migliori del settore. E per goderne appieno è consigliabile indossare le cuffie. Ogni effetto sonoro, che si trattasse del fruscio di una stoffa, del tonfo di una marionetta che colpisce il palco o del cigolio di una scenografia ci ha davvero sorpreso. Il suono non è solo un’atmosfera di sottofondo; è narrazione, è emozione … è parte integrante dello show.

Commento finale

Once Upon a Puppet è un’esperienza consigliata per chi cerca un platform narrativo con una forte componente artistica e emotiva accompagnata da una colonna sonora sublime e teatrale. Tuttavia, i giocatori più esigenti in termini di meccaniche di gameplay potrebbero trovare frustranti alcune delle sue imperfezioni tecniche, tra cui il ritmo piuttosto lento, la telecamera fissa non propriamente collaborativa e l’imprecisione dei comandi.

7.0

Once Upon a Puppet


Once Upon a Puppet è un'esperienza consigliata per chi cerca un platform narrativo con una forte componente artistica e emotiva accompagnata da una colonna sonora sublime e teatrale. Tuttavia, i giocatori più esigenti in termini di meccaniche di gameplay potrebbero trovare frustranti alcune delle sue imperfezioni tecniche, tra cui il ritmo piuttosto lento, la telecamera fissa non propriamente collaborativa e l'imprecisione dei comandi.

PRO

Design visivo unico e atmosferico | colonna sonora coinvolgente | narrazione profonda e personaggi ben sviluppati

CONTRO

Controlli imprecisi e problemi di telecamera | bug e glitch tecnici | difficoltà non sempre bilanciata e platforming non eccezionale | non è sempre chiaro come procedere

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