Recensione Karma: The Dark World, una storia cinematografica distopica che lascia più domande che risposte

Karma: The Dark World è un videogioco che ha catturato l’attenzione di molti per la sua ambientazione cupa e la sua trama intrigante. Sviluppato da una piccola ma talentuosa software house con sede a Shanghai in Cina, Pollard Studio, il gioco si presenta come un’esperienza unica che mescola un gameplay deliberatamente compassato con una narrativa profonda, incentrata su temi morali complessi e scelte difficili mirando ad offrire un’esperienza horror psicologica/sci-fi distopica. Sebbene non ci riesca del tutto, vale la pena provarla, soprattutto se siete fan delle opere del compianto, grande David Lynch (ecco le opere essenziali da guardare del regista visionario scomparso qualche mese fa) a cui lo sviluppatore ha dedicato un omaggio all’interno del gioco. Le ulteriori influenze per la realizzazione sono derivate da scrittori come George Orwell, Franz Kafka, Isaac Asimov e Philip K. Dick e anche da artisti contemporanei come Christopher Nolan e Hideo Kojima (tornato sotto i riflettori con Death Stranding 2: On the Beach). Insomma, personalità di un certo livello!

Karma: The Dark World è attualmente disponibile su Steam, Xbox Series X/S e PlayStation 5.


Versione testata: PlayStation 5


Storia interattiva cinematografica

Ambientato negli anni ’80 in una versione alternativa dove la Germania dell’Est del dopoguerra è caduta in uno stato distopico, Karma: The Dark World porta i giocatori in un mondo strettamente controllato dalla Leviathan Corporation, dove i dipendenti sono monitorati senza sosta e costretti a fare affidamento su una droga psicoattiva chiamata Bluebottle per mantenere la massima efficienza. I giocatori assumono il ruolo di Daniel McGovern, un agente incaricato di indagare sui crimini contro la corporazione che potrebbero minacciare l’egemonia e il potere della stessa, sebbene adotti un approccio piuttosto insolito per svolgere il suo lavoro investigativo: attraverso la tecnologia Mind Dives può immergersi direttamente nella mente dei sospettati per estorcerne la verità. Quello che inizia come un caso di routine si trasforma rapidamente in qualcosa di molto più sinistro e, man mano che Daniel inizia a scavare un po’ più a fondo, si rende conto che il caso è molto più personale di quanto inizialmente avesse pensato. Il protagonista si ritrova intrappolato in un mondo che sembra appartenere a una dimensione oscura, dove le leggi morali e il destino umano sono in continuo conflitto. La storia ruota attorno al concetto di karma, con il gioco che sfida continuamente il concetto di bene e male, costringendo il giocatore a confrontarsi con scelte morali difficili che pongono interrogativi profondi su giustizia, vendetta, redenzione, inganno, amore, della perdita e del controllo.

Il titolo tiene deliberatamente i giocatori all’oscuro, spesso catapultandoli in situazioni surreali senza un contesto chiaro, e sebbene questo si adatti al tono dei thriller psicologici (così come allo stile di regia lynchiano che ha chiaramente ispirato il gioco), a volte risulta sconnesso piuttosto che intrigante. L’apertura in particolare è travolgente, con poche spiegazioni su ciò che sta accadendo, con scene che passano bruscamente da un’ambientazione bizzarra all’altra… ci ha lasciato un po’ troppo confusi per capire chiaramente cosa stesse succedendo esattamente. È qualcosa a cui ci si abitua avanzando nel corso dell’avventura (e si inizia a mettere qualche tassello a posto e a ricostruire qualcosa), ma raramente abbiamo avuto la sensazione di sapere esattamente cosa stesse succedendo.

La mente umana è un luogo pericoloso dove emozioni, volontà e desiderio detengono il potere

The Dark World, tuttavia, fa un buon lavoro nell’esplorare temi complessi, mettendo in discussione la natura del controllo, il libero arbitrio e il costo della cieca lealtà aziendale. Non lo fa in modo sottile (cosa che emerge quasi immediatamente dalla natura autoritaria della Leviathan Corporation), ma offre un senso di direzione più chiaro per alcuni dei momenti più confusi della storia. La narrazione è solida, con colpi di scena e momenti emotivamente intensi che mantengono alta l’attenzione e la curiosità.

A proposito, la Leviathan Corporation si colloca sicuramente tra le forze antagoniste più nefaste del mondo del gaming. Oltre a gestire la sua dittatura per alimentare ulteriori profitti, gli indizi su come l’azienda tende a trattare i cittadini comuni possono spesso sembrare agghiaccianti. Un primo esempio di ciò si trova quando si rinviene una lettera in cui una persona è stata punita per aver raccolto qualcosa che non avrebbe dovuto, costringendola infine a vivere il resto della sua vita svolgendo lavori decisamente poco lusinghieri, perdendo anche quello che viene definito “credito sociale”, ovvero di poter ambire a posizioni decisamente superiori (ma anche con un maggiore quantitativo di responsabilità e possibili errori).

Gameplay

Sul fronte del gameplay, Karma: The Dark World è essenzialmente un walking simulator atmosferico in prima persona – il gameplay principale ruota attorno all’esplorazione lenta e metodica delle scene del crimine per trovare la strada da seguire – con enigmi ed elementi horror psicologici (oltre a parecchi documenti di varia natura) sparsi qua e là. I giocatori esplorano paesaggi onirici surreali e ambienti contorti, risolvono enigmi e raccolgono indizi e, sebbene ci sia poca azione o interazione profonda (non c’è un vero e proprio combattimento, e al massimo vi ritroverete a correre quando affronterete una creatura terrificante mentre attraversate la mente di un sospettato, e a volte persino a nascondervi), vi sentirete sempre coinvolti nel processo narrativo. Alcuni degli enigmi del gioco sono in realtà davvero ingegnosi in termini di design, si inseriscono bene nelle tematiche del gioco e richiedono di pensare fuori dagli schemi per risolverli, anche se chi si aspetta un’esperienza più impegnativa potrebbe rimanere deluso. Karma: The Dark World tiene i giocatori per mano dall’inizio alla fine e, nonostante ci siano ostacoli sul cammino del protagonista, vi sentirete sempre come se foste condotti verso la successiva svolta audace della storia.

L’idea di poter esplorare le menti delle persone è il punto in cui il gioco riesce a mettere alla prova la sua vena horror. Mentre le parti del “mondo reale” di Karma: The Dark World tendono a essere generalmente inquietanti, con un senso di terrore che vi opprime costantemente, le menti delle varie persone che esplorerete sono il punto in cui la maggior parte degli aspetti horror del gioco si intensifica, diventando tese e spesso spaventose. Le parti del gioco in cui si è chiamati ad esplorare le menti dei sospettati sono spesso le più interessanti, sia visivamente che tematicamente; ci hanno ricordato Observer l’horror psicologico sviluppato da Bloober Team e pubblicato da Aspyr nel 2017 (che ha ricevuto una versione aggiornata nel 2020: Observer: System Redux). La prima volta che ci siamo immersi nei ricordi di un sospettato è stato più o meno quando abbiamo notato quanta ispirazione Karma: The Dark World tragga dalla classica serie TV di David Lynch, Twin Peaks (ma anche da Fire Walk With Me e Eraserhead). Sebbene il gioco non abbia l’aspetto kitsch della serie cult degli anni ’90, presenta comunque immagini surreali simili, tra cui una stanza drappeggiata di rosso dove possiamo vivere alcuni dei più profondi rimpianti del nostro sospettato.

Man mano che si procede nella storia, si passerà costantemente da un arco temporale all’altro e alla fine sarà necessario decifrare da soli l’ordine effettivo degli eventi. Il gioco, tuttavia, fornisce numerosi indizi nella sua trama attraverso indizi ambientali. Inoltre, la sottigliezza sembra non essere stata la priorità nella storia di Karma: The Dark World. I riferimenti a classici della narrativa distopica come 1984 sono onnipresenti, soprattutto considerando il ruolo che la Leviathan Corporation gioca nella vita quotidiana dei cittadini del gioco.

Grafica e design

Dal punto di vista visivo, Karma: The Dark World si distingue per la sua splendida presentazione, in particolare per il suo stile artistico gotico, oscuro e dal tono surreale al quale si contrappongono scene caratterizzate da palette di colori forti. Le ambientazioni – grazie all’utilizzo dell’Unreal Engine 5 e di tecnologie come Lumen e Nanite – sono ricche di dettagli, con paesaggi cupi e architetture che riflettono la decadenza del mondo in cui il protagonista è intrappolato fondendo ambienti iperrealistici con sequenze astratte e oniriche in continua evoluzione, giocando con la mente del giocatore. L’uso della luce e delle ombre è particolarmente efficace, creando un’atmosfera inquietante e visionario. I modelli dei personaggi e le animazioni sono ben realizzati (sebbene non manchino delle sbavatura evidenti), ma alcune aree del gioco avrebbero beneficiato di una maggiore varietà visiva. Nonostante ciò, il design complessivo del mondo di gioco riesce a immergere il giocatore in un’esperienza visivamente interessante. È inquietante, ma in quel modo efficace tipico dell’horror psicologico in cui non si sa mai cosa succederà. Il design audio completa perfettamente la presentazione, con una colonna sonora tesa e diegetica che esalta il tono angosciante e costruisce l’atmosfera cupa e misteriosa che permea l’intero gioco. Le tracce musicali, composte da temi orchestrali e sonorità elettroniche, si sposano perfettamente con le ambientazioni, accentuando la sensazione di tensione perenne. I suoni ambientali, come il rumore del vento che soffia tra le rovine o il crepitio di un fuoco lontano, contribuiscono ulteriormente a rendere il mondo di gioco ancora più vivo e intenso per tutta la sua durata (fra le 5 e le 6 ore).

Commento finale

Karma: The Dark World non è un gioco per chi cerca un’azione frenetica o un horror convenzionale. È un’esperienza lenta e cerebrale – tanto emozionante quanto stimolante – che si basa molto sull’atmosfera e sul simbolismo, lasciando al giocatore libera interpretazione su quello che sta accadendo. La trama, ricca di temi morali e filosofici, unita a un gameplay compassato ma funzionale e una grafica curata (seppur una maggiore varietà negli ambienti di gioco non avrebbe guastato), lo rende un titolo consigliato per chi cerca qualcosa di più profondo e riflessivo nel panorama dei videogiochi odierni. Se siete alla ricerca di un’avventura oscura, inquietante, unica e ricca di scelte significative, Karma: The Dark World merita sicuramente la vostra attenzione: Preparatevi a una narrazione che lascia più domande che risposte!

8.0

Karma: The Dark World


Karma: The Dark World non è un gioco per chi cerca un'azione frenetica o un horror convenzionale. È un'esperienza lenta e cerebrale - tanto emozionante quanto stimolante - che si basa molto sull'atmosfera e sul simbolismo, lasciando al giocatore libera interpretazione su quello che sta accadendo. La trama, ricca di temi morali e filosofici, unita a un gameplay compassato ma funzionale e una grafica curata (seppur una maggiore varietà negli ambienti di gioco non avrebbe guastato), lo rende un titolo consigliato per chi cerca qualcosa di più profondo e riflessivo nel panorama dei videogiochi odierni. Se siete alla ricerca di un'avventura oscura, inquietante, unica e ricca di scelte significative, Karma: The Dark World merita sicuramente la vostra attenzione: Preparatevi a una narrazione che lascia più domande che risposte!

PRO

Trama e stile narrativo intrigante, profonda e coinvolgente | atmosfera unica | sembra di vivere una delle opere del compianto David Lynch |

CONTRO

Alcuni bug e problemi di ottimizzazione | gameplay fin troppo compassato in termini di ritmo | poca varietà visiva e modelli dei personaggi con qualche sbavatura |

4News.it è una fonte di OpenCritic.com, il più grande aggregatore internazionale di review dedicato al mondo dei videogames.

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