Recensione Pokémon Scarlatto e Violetto

Il franchise di Pokémon è uno dei più importanti al mondo. Parliamo di un brand trans-mediale di portata titanica. Nonostante sia ancora oggi sulla cresta dell’onda, però, il periodo di popolarità che ha vissuto tra la fine degli anni 90 e inizi anni 2000 potremo definirlo irripetibile. I mostriciattoli ideati da Satoshi Tajiri erano dappertutto, c’erano perfino le merendine della Parmalat brandizzate, le ricordate?

Chi ha vissuto la propria infanzia o adolescenza in quegli anni ha per forza di cose provato almeno una volta un titolo dei Pokémon. E probabilmente ne è rimasto innamorato.

Tuttavia, anche con la fervida immaginazione tipica di quell’età, tutti avremmo desiderato “qualcosa in più”. Tutti almeno una volta abbiamo chiuso gli occhi e immaginato un gioco con grafica tridimensionale che ci permettesse di andare dappertutto, scevro da costrizioni ludiche che a quell’età ci sembravano solo limitazioni e non oculate scelte di level e game design. Proprio come dei novelli Ash Ketchum.

Bene, a distanza di tanti anni (tanti, abbracciamoci e accettiamo il fatto che stiamo invecchiando), quel sogno è diventato realtà. Noi “ragazzini e ragazzine” di 30 anni possiamo finalmente intraprendere il nostro viaggio, proprio quando Ash è diventato Campione della Lega. C’è un non so che di romantico in tutto ciò, ma non divaghiamo.

Come per quasi tutte le cose, però, a volte i sogni sono migliori della realtà e la delusione ci aspetta dietro l’angolo. È questo il caso? Nì.

Se da un lato siamo cresciuti e abbiamo capito l’importanza di quelle costrizioni ludiche di cui sopra, dall’altro lato il fanciullino che è in noi può passare tranquillamente sopra ai tanti problemi, alcuni gravi, altri meno, e godersi il gioco che ha sempre sognato.

Pokémon Scarlatto e Violetto sono disponibili dallo scorso 18 novembre in esclusiva su Nintendo Switch.


Versione testata: Nintendo Switch


Voglio andare dove mi va e non fermarmi qua

La novità principale, più impattante, di Pokémon Scarlatto e Violetto è senza alcun dubbio il passaggio alla mappa open world.

Con la maturità guadagnata nel corso degli anni, quei dungeon che ci “obbligavano” il percorso 20 anni fa, oggi ci mancano, e anche tanto. Quell’incedere scandito da piccoli enigmi ambientali e deviazioni di percorso ci manca, inutile girarci intorno. Tuttavia, il lavoro di level design svolto sull’open world è riuscito in pieno e rappresenta uno dei punti di forza della produzione.

All’inizio potremo viaggiare solo sui terreni più battuti e meno impervi, ma man mano che proseguiremo nell’avventura potremo raggiungere ogni punto della mappa. Da un certo momento, ci sentiremo veramente liberi di scalare ogni vetta, di surfare in ogni corso d’acqua, di raggiungere ogni anfratto. Risalire un monte nella zona iniziale, inaccessibile senza il potere di scalata, e trovare Arcanine scorrazzare tra quelle distese soprastanti non ha prezzo.

Proprio i Pokémon di copertina, Koraidon e Miraidon, rappresentano l’elemento ludico di svolta per la riuscita dell’open world. Per la prima volta nella serie riceveremo il leggendario all’inizo dell’avventura, tuttavia senza alcun potere, se non la capacità di portarci sul dorso. Man mano che svolgeremo alcuni compiti i poteri di questi si espanderanno e potremo prima cavalcare più veloce, poi attraversare i corsi d’acqua, planare e per finire scalare qualsiasi superficie. Koraidon e Miraidon vanno a sostituire bicicletta e annessi, nonché ad eliminare le MN, che di fatto non esistono più.

Pokémon Scarlatto e Violetto
Koraidon/Miraidon è il protagonista indiscusso di Pokémon Scarlatto/Violetto

Tale sorprendente e francamente inaspettata libertà è leggermente mitigata dall’assenza di scaling di Pokémon e allenatori, sia nell’open world che nelle missioni principali. Ad ogni modo, non è una scelta che ci sentiamo di demonizzare più di tanto, al contrario di quanto si legge in rete. La riteniamo proprio propedeutica a quel senso di libertà che si vuole garantire al giocatore. Anche uno dei più riusciti open world degli ultimi anni ha questa stessa caratteristica. Volete seguire il percorso più bilanciato (a tal proposito, vi ricordiamo la nostra guida)? Potete farlo. Volete provare ad avventurarvi in zone molto avanzate e rischiare, in caso la vostra spedizione si riveli fruttuosa, di sbilanciare alcune porzioni di gioco? Potete farlo. A voi la scelta. L’esplorazione di Paldea, dunque, è ludicamente molto riuscita.

Quello che non ci ha convinto dell’open world di Pokémon Violetto e Scarlatto non è qualcosa di connesso alla struttura ludica, quanto più alla mancanza di una forte identità e waypoint riconoscibili. Anche dalla cima della montagna più alta di Paldea non verremo attratti da nulla (anche a causa della presentazione visiva, ma ci ritorneremo dopo). Per non parlare della scarsa amalgama tra percorsi selvaggi e città, con queste che paiono aggiunte in seguito senza un senso logico. L’evidente riciclo di assets, poi, non fa che peggiorare la situazione, rendendo l’esplorazione di Paldea visivamente poco stimolante.

Questo viaggio mi porterà da tutti i Pokémon

Il nostro viaggio nelle terre di Paldea comincerà come da tradizione. Saremo il classico nuovo arrivato che nel giro di pochi minuti farà la conoscenza del rivale e procederà alla scelta di uno dei tre starter disponibili.

Dopo il lungo tutorial che ci introdurrà all’Accademia Arancia o Uva (a seconda della versione), ci verranno affidate le tre missioni principali. La prima è la tradizionale sfida alle palestre (e successivamente alla Lega), la seconda ci vedrà sbaragliare il “famigerato” Team Star e la terza affrontare i cosiddetti Pokémon Dominanti, versioni giganti e più forti di alcuni mostriciattoli.

Le tre storie, tutte legate all‘Accademia che funge quindi da collante, riescono a stuzzicare il videogiocatore ed intrattenerlo fino al finale, sicuramente la parte migliore, senza però lasciare il segno. Principalmente perché tutta la scrittura è pervasa da un sentimento di estrema “leggerezza” e superficialità. Tale impostazione è vero che si sposa bene con il mood generale del brand, tuttavia gli sviluppatori hanno cercato palesemente di proporre qualcosa di più “maturo”, senza però riuscirci fino in fondo. Di fatto, anche quando vengono trattati temi “forti” come il bullismo, l’abbandono e la morte, si prova scarsa empatia con i personaggi. Probabilmente anche a causa della messa in scena. Un doppiaggio, delle cutscene almeno, avrebbe sicuramente garantito un maggiore coinvolgimento emotivo.

Se la narrativa orizzontale risulta comunque piacevole nonostante la criticità evidenziata, ciò che ci ha fatto veramente storcere il naso è il world building. O per dirla in altri termini, il modo in cui sia le storie che ci vedono protagonisti che gli eventi di background passati e presenti (la famosa lore) sono contestualizzati e/o integrati nel mondo di gioco.

Sembra che gli NPC e di conseguenza tutto il mondo di gioco sia completamente all’oscuro di cosa stia accadendo a dieci metri dalla propria posizione. Sentiremo parlare di Pokémon Dominanti solo dall’alleato che ci accompagnerà alla loro ricerca. Così come sentiremo parlare del Team Star solo nel circoscritto ambito della relativa missione.

Pokémon Scarlatto e Violetto
Nessun evento ha ripercussioni sul resto del mondo di gioco, purtroppo

Avete presente il classico dialogo con un NPC che ci raccontava di Pokémon mitologici e leggende varie? Avete presente quella sensazione quando poi, senza internet, dopo svariate di ore di gioco, raggiungevamo Lugia, a suono di Mulinello, nel luogo che ci era stato suggerito all’inizio dell’avventura? Ecco, tutto questo in Pokémon Scarlatto e Violetto non potremo riviverlo. E non per l’avvento di internet, ma perché ogni NPC ha frasi circoscritte al proprio metro quadro di terreno su cui è inserito.

Purtroppo tale “piattezza” narrativa si riflette anche sulle città. Non sono altro che un guscio vuoto, senza storie da raccontarci (e, come imperdonabile conseguenza, senza interni da visitare).

Girovagando per il mondo la mia sfera lancerò

Il gameplay della serie potrebbe essere diviso idealmente in due “blocchi”, cattura e lotta, e anche Pokémon Scarlatto e Violetto non fanno eccezione.

Le sezioni di cattura sono strettamente legate all’esplorazione e, per le motivazioni che vi abbiamo spiegato in precedenza, andare alla ricerca di Pokémon selvatici non è mai stato così piacevole. La totale libertà di muoverci in ogni luogo di Paldea rende ancora più assuefacente la rincorsa al completamento del Pokédex.

Per quanto riguarda le lotte, rigorosamente a turni, un focus particolare lo merita la nuova gimmick, la Teracristallizazione. Questa regala agli scontri una nuova profondità strategica, visto che a seconda del Teratipo del Pokémon è possibile potenziarne le mosse (se Tipo e Teratipo corrispondono) o cambiare il Tipo e di conseguenza punti di forza e debolezza. O almeno, sulla carta. Perché purtroppo il tasso di sfida è veramente molto basso a causa dell’IA (I sta per idiozia, in questo caso).

I giochi di Pokémon non sono mai stati esageratamente ostici, e non vogliamo certo che comincino ad esserlo ora, ma purtroppo l’intelligenza artificiale è veramente tarata verso il basso. Abbiamo assistito al reiterarsi di mosse inefficaci, Capipalestra che non hanno mai usato nessun tipo di cura e perfino (e qui “è colpa” dello script) a Teracristallizazioni avversarie che ci hanno avvantaggiato, con Pokémon avversari che di base erano del Tipo “forte” rispetto al nostro che sono stati trasformati nel Tipo “debole”. Esempio pratico: noi Erba contro avversario Fuoco, con questo che si trasforma in Terra.

La Teracristallizazione, tuttavia, potrebbe regalare grandi soddisfazioni nel competitivo contro altri giocatori umani, ma non vogliamo sbilanciarci visto che siamo ancora agli inizi e il meta-game è ancora tutto in divenire.

Pokémon Scarlatto e Violetto
Apprendere al meglio la meccanica della Teracristallizazione potrebbe essere fondamentale per il competitivo

Questa eccessiva rincorsa alla facilitazione si palesa anche tramite una serie di introduzioni alla Quality of Life. Se da un lato alcune le riteniamo troppo facilitanti, come ad esempio il Condividi Esperienza sempre attivo, altre le abbiamo ben apprezzate, come ad esempio la nuova meccanica dei pic-nic che ci permette di gestire alcuni aspetti molto più comodamente, compreso il breeding.

Per concludere il paragrafo relativo al gameplay volevamo parlare dell’introduzione di una serie di mini-compiti collaterali che cercano di offrire una leggera variazione sul tema alle classiche sezioni di lotta e cattura. Sulla carta l’idea non è neanche male, purtroppo però la realizzazione, salvo alcuni casi, è troppo elementare e semplicistica, approssimativa.

Magagne? Non poké, ma tante!

Pokémon Scarlatto e Violetto fino ad ora sono stati oggetto di una disamina ricca di contrapposizioni, che in un certo senso “equilibrano” il lavoro di Game Freak.

Purtroppo però questa contrapposizione non possiamo riscontrarla per quanto riguarda gli aspetti grafico-tecnici. Pokémon Scarlatto e Violetto non sono visivamente il massimo e al tempo stesso il comparto tecnico ha delle criticità troppo evidenti.

Nonostante la scarsa qualità delle texture e la problematica illuminazione che purtroppo regalano un colpo d’occhio parecchio scarno e deludente, il gioco è funestato da pop-in e soprattutto da un frame rate instabile, con visibili fenomeni di stuttering e cali sostanziosi ben al di sotto dei 30 fps. Sia in modalità portatile che, maggiormente, in modalità docked.

A ciò aggiungiamoci una telecamera che il 50% delle volte si incastra nei dislivelli e non ci permette nemmeno di goderci una banale lotta e la frittata è fatta.

Pensiamo che vi siate fatti un’idea e continuare a sottolineare tutti i problemi tecnici e grafici dell’ultimo lavoro di Game Freak sia anche inutile, a questo punto.

Commento finale

Pokémon Scarlatto e Violetto sono dei titoli difficilissimi da valutare. Ci troviamo di fronte ad una produzione con evidenti criticità, soprattutto relativamente al world building e al comparto tecnico, che riesce tuttavia a rapire il videogiocatore in un vortice assuefacente, pur con tutti i suoi limiti ludici, proprio grazie all’immensa sensazione di libertà che riesce a garantire il suo open world. Fossero usciti 20 anni fa la nostra accoglienza sarebbe stata sicuramente molto più positiva. Nel 2022 Pokémon Scarlatto e Violetto sono “solo” una realizzazione raffazzonata di un sogno di una moltitudine di ragazzini/e trentenni che avrebbero meritato di più, ma che tutto sommato possono ritenersi parzialmente soddisfatti.

7.5

Pokémon Scarlatto e Violetto


Pokémon Scarlatto e Violetto sono dei titoli difficilissimi da valutare. Ci troviamo di fronte ad una produzione con evidenti criticità, soprattutto relativamente al world building e al comparto tecnico, che riesce tuttavia a rapire il videogiocatore in un vortice assuefacente, pur con tutti i suoi limiti ludici, proprio grazie all'immensa sensazione di libertà che riesce a garantire il suo open world. Fossero usciti 20 anni fa la nostra accoglienza sarebbe stata sicuramente molto più positiva. Nel 2022 Pokémon Scarlatto e Violetto sono "solo" una realizzazione raffazzonata di un sogno di una moltitudine di ragazzini/e trentenni che avrebbero meritato di più, ma che tutto sommato possono ritenersi parzialmente soddisfatti.

PRO

L'open world è molto riuscito | Completare il Pokédex genera assuefazione, oggi come ieri |

CONTRO

World building assente | Intelligenza Artificiale deficitaria | Comparto tecnico completamente da rivedere |

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