Versione testata Nintendo Switch
Sin da quando è stato annunciato e presentato e, soprattutto dopo che è arrivato effettivamente tra le mie mani, mi sono posto la seguente domanda: quanto avevamo bisogno di Shin Megami Tensei V? La risposta, soprattutto considerando il mio amore viscerale e atavico per il genere di riferimento e in particolare per quello di Atlus, era ed è tutt’ora scontata e quasi superflua ma ha certamente assunto un peso specifico diverso dopo aver vissuto in primissima persona l’avventura del Nahobino e il suo ritrovarsi immischiato in una guerra ancestrale, nel disperato tentativo di salvare il mondo conosciuto. Lo dico senza mezzi termini: Shin Megami Tensei V è uno dei miei personalissimi GOTY di quest’anno, per quanto sono ben consapevole che il titolo difficilmente riuscirà ad affermarsi “seriamente” nel nostro Paese e a livello globale, intrappolato in quella metaforica scatola dagli spazi strettissimi che porta il nome di JRPG a turni vecchio stile, un genere sempre più considerato di nicchia e appannaggio degli hardcore gamers, desiderosi di mettersi alla prova con sfide particolari, longeve, complesse ma anche tremendamente appaganti.
E, a dirla tutta, Shin Megami Tensei V è esattamente tutto questo e ben oltre. L’ultimo capitolo della saga creata da Atlus ormai oltre trent’anni fa (ha la mia età!) è infatti un prodotto che incanala alla perfezione tutti questi aspetti e li mixa con altri, risultando un vero e proprio acquisto obbligatorio per tutti gli appassionati del genere e per tutti quelli alla ricerca di un’avventura allo stesso tempo emozionante, ben strutturata e narrativamente solida, accompagnata da uno stilema ludico classico ma allo stesso tempo affascinante, intrigante e dannatamente ostico. Sia chiaro, non sto dicendo che il titolo sia perfetto, ma posso senza dubbio sottoscrivere che si tratta di una delle esperienze videoludiche vissute negli ultimi anni, in barba a tutti i luoghi comuni e dalle “limitazioni” generate dall’opinione comune, la cui attenzione intorno alla produzione è stata forse fin troppo relativa per quel che il prodotto ha saputo offrire, almeno al sottoscritto. Per conoscere il nostro giudizio definitivo non vi resta che proseguire con la lettura della nostra recensione.
Shin Megami Tensei V: il sottile confine tra il bene e il male
Con una produzione come questa è chiaro che il primo tassello su cui ogni giocatore abbia posato o posi gli occhi è quello relativo al comparto narrativo, da sempre il motore della stragrande maggioranza delle produzioni di Atlus e sicuramente fiore all’occhiello sia della serie Shin Megami Tensei sia dei più famosi spin-off Persona. E, chiaramente, l’approccio avuto con Shin Megami Tensei V non si discosta da questa verità imprescindibile che, anzi, si palesa in maniera talmente repentina da risultare quasi violenta. Shin Megami Tensei V è infatti un prodotto narrativamente sontuoso, spettacolare, mai banale e curato nei minimi (o quasi) dettagli, risultando già dalle prime ore attorniato da un’aura qualitativa quasi accecante (la scelta di questi termini non è casuale, credetemi!).
Mi levo però subito un sassolino dalle scarpe: se anche voi pensate, date le ovvie similitudini, di trovarvi di fronte a una sorta di Persona 5 2.0 siete assolutamente fuori strada. Shin Megami Tensei V è un prodotto narrativamente unico, che imposta la propria narrazione su binari immediatamente lineari e ben visibili ma talmente ampi da risultare quasi soverchianti e mai banali. Il giocatore, infatti, si trova ben presto e in maniera più rapida e diretta al centro del racconto, un racconto che unisce “mondo reale” e mondo cognitivo, come accade nei prodotti della serie, in maniera sapiente, confezionando un intreccio narrativo e tematico dal grandissimo fascino e dalla carica inarrestabile.
Pronti via e ci troviamo subito nel vivo della vicenda, una vicenda che a differenza di Persona 5 eleva la concezione di nemico “umano” a un livello superiore, mettendo su schermo una vera e propria battaglia divina, in cui gli esseri umani finiscono col diventare il “bottino” per eccellenza, spietatamente contesi tra gli Angeli e i Demoni.
In questo plot narrativo, all’apparenza banale e già visto, si snoda in realtà un racconto complesso, ricco di sfaccettature di venature di ogni tipo di colore, la cui predominanza cromatica è però fortemente ancorata ai colori scuri di un racconto crudo e mai leggero e che, anzi, assume connotati sempre più nefasti col passare delle ore. Il nostro protagonista rappresenta in qualche modo l’unica speranza del genere umano, l’unico (o comunque tra i pochi) a poter combattere per la salvezza dei più deboli e di se stesso, in un turbinio di eventi e di situazioni che sfociano ben presto le barriere narrative e tematiche, finendo per toccare corde dalla diversa risonanza ma sempre in grado di creare tantissimo rumore (in senso positivo, intendiamoci). A differenza di Persona, però, la storia viene narrata in maniera più diretta e meno “pesante” con i tantissimi dialoghi presenti nella serie spin-off ridotti pesantemente per durata e quantità e con il desiderio di spingere maggiormente in direzione di una scoperta più libera, intima e personale e mai pesante. La storia raccontata infatti viene posta maggiormente al centro dell’attenzione e soprattutto non viene “spaccata” dall’indottrinamento generato dalle attività secondarie, tutte caratterizzate da una trama molto interessante e da vivere a pieni polmoni, e che rimane sempre saldamente al centro dell’attenzione, per quanto comunque Atlus abbia in qualche modo conservato quel desiderio di porre intorno alle sue opere quell’alone di mistero e solennità impossibile da non percepire anche in questo capitolo.
Senza entrare troppo nello specifico, voglio dirvi senza mezzi termini che a livello narrativo ho preferito di gran lunga Shin Megami Tensei V al suo più famoso cugino, anche e soprattutto nella qualità della scrittura della storia e nell’iconografia generale che si muove intorno all’opera, mastodontica, carica di significato e pregna di riferimenti tanto alla cultura generale quanto e soprattutto a quella religiosa. In questo ecosistema tematico il bene e il male sembrano separati da una linea talmente sottile da risultare quasi invisibile. Giusto e sbagliato, dolore e sollievo, paura e spavalderia: tutto ha il suo senso, bisogna soltanto cercarlo. Se proprio volessi trovare un po’ il classico pelo nell’uovo in cotanta bellezza narrativa questo potrebbe essere proprio il protagonista e la sua caratterizzazione che, soprattutto nella parte iniziale, appare eccessivamente “estraneo” alla vicenda e poco a fuoco con gli eventi, come se quasi si trattasse di una pedina che si muove di conseguenza ad essi e non viceversa. Questa sensazione si attenua col passare del tempo e con l’entrare sempre più in confidenza sia con la storia sia con lo stesso personaggio principale, ma in generale non mi sento di definirlo un volto memorabile e che rimarrà scolpito nella mia mente negli anni a venire.
Un gameplay d’altri tempi… ma squisitamente attuale
Lo dico senza troppi giri di parole e puntando forte a essere più chiaro possibile: il gameplay di Shin Megami Tensei V ha saputo appagare la mia fame videoludica come non mi capitava da tanto tempo. Non sto dicendo che sia rivoluzionario, non sto dicendo che sia carico di novità da strapparsi i capelli, tutt’altro, ma proprio nella sua “semplicità” risulta un perfetto mix tra nuovo e vecchio, tra innovazione e fedeltà, strizzando chiaramente e con forza l’occhio a quest’ultima, la vera grande protagonista dell’opera anche a livello ludico. La parola d’ordine è “fedeltà”, insomma, e lo si capisce sin da subito. Shin Megami Tensei V, in perfetta tradizione con la serie, è un JRPG moderno da un punto di vista estetico e “caratteriale” ma splendidamente e fieramente old style da un punto di vista delle dinamiche di gioco, che si legano con forza a un mix sapientemente orchestrato di esplorazione e, chiaramente, tantissimi combattimenti.
Il motore pulsante di questi ultimi è ancora una volta l’ormai classico e apprezzatissimo sistema di combattimento definito Press Turn Battle System, già visto nelle ultime produzioni di Atlus e che ha raggiunto grande notorietà e soprattutto il suo grado massimo di affermazione e diffusione con Persona 5. Il “semplice” e iconico sistema a turni, sempre più accomunabile a ogni JRGP vecchio stile che si rispetti, si arricchisce dunque dell’effetto Atlus, ossia quell’inconfondibile stilema di fondo che rende ogni scontro ben più che è una semplice sequenza di colpi o una reiterazione alienante di attacchi, bensì una continua ricerca della stoccata giusta al momento o giusto o, per meglio dire, contro l’avversario giusto. Tenendo fede allo stile inconfondibile della serie, infatti, anche in Shin Megami Tensei V attaccare a testa bassa i tantissimi nemici sparsi sul mondo di gioco, che proprio con questo primo capitolo si traduce in gigantesche aree open-map liberamente esplorabili (a proprio rischio e pericolo, si intende!), si traduce in una mossa suicida nella maggior parte dei casi. Anche con il nuovo capitolo, infatti, il focus degli scontri è sempre quello di tenere sotto controllo quelli che sono gli aspetti più delicati e più importanti durante le battaglie ossia la gestione stessa dei turni e soprattutto la tipologia di nemico con cui si è ingaggiato battaglia.
Quest’ultimo aspetto risulta, in particolar modo, un punto di partenza obbligatorio per approcciarsi al gioco nel modo migliore possibile e non soltanto per quanto concerne gli scontri in sé, ma anche nella gestione stessa del proprio party e delle proprie abilità attive. Ciò si lega allo straripante bestiario creato ad hoc, tra novità e tanti “ritorni di fiamma”, dal team di sviluppo per questo nuovo capitolo il quale, sin dalle prime battute, evidenzia tutto quello che è un potenziale fondamentalmente infinito. Ogni creatura affrontabile è caratterizzata da un proprio impianto strutturale differente, ossia un mix di abilità a cui è più affine e altre con cui è più debole e risulta fondamentale proprio comprendere questo particolare per poter aver la meglio durante gli scontri, persino quello con i nemici più deboli. Tutti (compreso il protagonista) hanno un elemento su cui le resistenza latitano ed è proprio sfruttando queste debolezze che il giocatore può gestire al meglio sia il numero di turni in battaglia sia il proprio party, allo stesso modo con cui i nemici si affrontano.
Perché ripeto questa cosa? Semplice, perché, ricordiamocelo, il cuore pulsante di Shin Megami Tensei V è legato alla creazione di un party che si basa proprio sul reclutamento dei demoni sparsi per il mondo di gioco e, di conseguenza, all’abilità del giocatore di scegliere bene quali di questi utilizzare e in quale condizione, a seconda del tipo di avversario e, chiaramente, alle debolezze e alle resistenze di quest’ultimi. Va di per sé che parliamo di un sistema incredibilmente complesso nella sua semplicità e che rende gli scontri veramente molto appaganti sin dalle prime battute ma anche molto complessi. A ciò infatti si aggiunge un livello di sfida che come da tradizione delle produzioni Atlus, ma forse anche di più in questo caso specifico, si assesta sin da subito su un tasso di sfida elevatissimo e non lascia molto spazio per libere interpretazioni e che – salvo nel caso scegliate di giocare ai livelli di difficoltà più bassi – vi porterà costantemente ad aver timore di ritrovarvi esanime e costretti a ripetere le vostre azioni non salvate.
Le scelte giuste al momento giusto
Vi ho parlato già del fatto che ci sono veramente tantissimi demoni da poter arruolare nel vostro team? Credo di sì, ma voglio farvi capire quanto questo aspetto sia importante, soprattutto rapportato al modo in cui essi possono entrare nel team. Mi riferisco sia al fatto che ci sono più modi per ampliare il proprio roster sia al fatto che, qualora si voglia proseguire nella maniera più tradizionale per accumulare demoni, bisogna tenere in considerazione il fattore esplorazione, decisamente più interessante e ricco di possibilità in questo capitolo. Le mappe pullulano infatti di creature di ogni sorta e portarle nel proprio team diventa una dinamica fondamentale non soltanto per avere un party più ampio tra cui scegliere. Attraverso un apposito menù che richiama molto la Velvet Room di Persona è infatti possibile fondere i demoni arruolati, con conseguente creazione di creature sempre più potenti e dotate di abilità uniche.
Proprio il discorso delle abilità diventa ancor più centrale, poiché oltre alla fusione dei Demoni è possibile anche la Fusione delle Essenze, ossia la possibilità di combinare le abilità tra i vari Demoni e persino farle imparare allo stesso Nahobino, ossia il protagonista del gioco, che può mutare così il proprio bagaglio di tecniche a seconda dell’evoluzione e della natura delle creature create o trovate sul campo. Risulta quindi evidente quanto il sistema di combattimento in sé assuma un ruolo “secondario” rispetto alla profondità strategica che si ha per quanto riguarda la preparazione agli scontri stessi, una fase di preparazione sempre più importante e delicata col passare degli scontri e delle ore di gioco. Ciò si amplia a dismisura quando si affrontano demoni superiori o comunque mini-boss, boss segreti e soprattutto i boss di “trama”, che risultano già dalle primissime fasi degli avversari a dir poco ostici, dotati sia di un elevato numero di punti vita sia di forte resistenza e soprattutto in grado di poter spazzare via il nostro party con una velocità disarmante.
Esplorare, potenziare, perfezionare, ampliare, fondere: sono questi i meccanismi che si snodano alle spalle di quello che all’apparenza sembra un semplice JRPG a turni in cui però, tornando al discorso di prima, gli effetti di tale gestione oculata si palesano in maniera molto semplice. Scegliendo le giuste abilità è possibile incanalare una serie di colpi critici in grado di dare turni extra e potenzialmente infiniti in battaglia e, dunque, con la giusta strategia diventa molto più semplice il tutto, per quanto sia doveroso sottolineare quanto lo stesso può accadere anche all’inverso, ossia con uno scontro che può finire rapidamente in balia dell’avversario. Il peso specifico di tali azioni è comunque fortemente legato alla quantità e alla qualità di ciò che ogni giocatore riesce a mettere insieme vivendo appieno l’Aldilà coniato da Atlus, che proprio per la sua natura open-map e più ampio rispetto alle minimappe a cui i titoli del brand hanno da sempre abituato richiedeva un’attenzione diversa dal punto di vista dell’accessibilità.
Mi riferisco in particolar modo alla presenza molto generosa di punti di Salvataggio, conosciuti come Fonti di Energia, che oltre a fare da checkpoint danno anche la possibilità al giocatore di recarsi rapidamente da punto all’altro della mappa, fungendo un po’ come i falò della serie Dark Souls. Non solo: tramite le fonti è anche possibile raggiungere rapidamente i particolari “negozi” in cui acquistare oggetti e altri consumabili e anche visitare la dimensione oscura in cui fondere i propri demoni. Si tratta di una scelta molto precisa e che rispecchia la volontà di rendere il gioco comunque in qualche modo “veloce” nelle sue dinamiche, per evitare, a causa proprio dell’elevata mole di variabili, di esporre il tutto a troppi momenti morti, e devo dire che l’ho trovata sin da subito congeniale e funzionale.
Grafica e tecnica
Da un punto di vista audiovisivo, il prodotto di Atlus si presenta accompagnato dal solito dualismo tipico sia dei prodotti della saga e in generale del lavoro della software house nipponica sia dei software in uscita in esclusiva Nintendo Switch, pensanti dunque per “adattarsi” alla natura ibrida e se vogliamo da un determinato punto di vista “arretrata” dell’hardware dell’ammiraglia del colosso di Kyoto. Shin Megami Tensei V è infatti, da un punto di vista artistico, assolutamente splendido, ricco di fascino e straripante di stile, in piena linea con quanto la serie ha saputo fare nel corso degli anni. Originalissimo, ricco di varietà dal punto di vista della raffigurazione dei tanti demoni presenti e caratterizzato da un character design degno di migliori anime del panorama nipponico, l’opera di Atlus è un vero e proprio trionfo cromatico e stilistico che, probabilmente, non raggiunge le vette di Persona 5 ma non sfigura minimamente, risultando, anzi, a livello artistico forse uno dei migliori capitoli della serie senza troppa fatica, specialmente analizzando proprio il design di creature e personaggi vari, semplicemente al top nella stragrande maggioranza dei casi.
Di contro, però, il titolo non riesce a risultare allo stesso modo splendido da ogni punto di vista, al netto della volontà di Atlus di spingere il più possibile l’hardware di Nintendo Switch per dare alla sua ultima fatica una veste di primo livello, laddove possibile. Sia chiaro, Shin Megami Tensei V non ha grandissimi problemi dal punto di vista della stabilità, ma risulta sin troppo “povero” proprio nel complesso, forse esattamente per garantire una maggior fluidità e, appunto, stabilità a discapito della “potenza” vera e propria. Parlo, nello specifico, di un titolo “povero” dal punto di vista dell’impatto generale, caratterizzato da una resa cromatica piuttosto povera e “smorta” che in più di una occasione mette un po’ in secondo piano la beltà generale dell’impatto visivo, funestato appunto da una realizzazione decisamente meno al passo. Al netto dei numeri – 1080p in modalità docked, 720p in portabilità – a rendere il titolo meno accattivante dal punto di vista estetico è proprio l’effettistica, limitata fortemente e che si preoccupa di mantenere in piedi lo stretto necessario per garantire comunque un prodotto finale più che dignitoso.
La stabilità tanto cercata, però, non sempre è stata raggiunta: in più di un’occasione ho riscontrato dei cali di frame-rate anche abbastanza pesanti (e già il targat di riferimento non è sembrato mai esattamente il massimo) ma sempre in fase esplorativa e mai in battaglia, con fenomeni anche abbastanza frequenti di pop-in e pop-up che in alcuni casi mi hanno creato problemi nel gestire gli spostamenti tra un luogo di interesse e l’altro. Certo, detto così può sembrare tutto in qualche modo “grave”, ma vi posso garantire che in realtà non è così. Lasciarsi trasportare dell’avventura di Shin Megami Tensei V è talmente facile che passerete oltre a questi aspetti prima di subito, grazie anche a un doppiaggio in lingua originale semplicemente perfetto e a una colonna sonora di primissimo livello che, per quanto non raggiunga vette inarrivabili, risulta comunque in grado di rendere l’incedere della storia e delle dinamiche di gioco ancor più memorabile, confezionando così un’opera che nel complesso difficilmente dimenticherete, soprattutto se il vostro cuore è come il mio, ossia fedelissimo a quella che è l’industria nipponica dell’intrattenimento a trecentosessanta gradi.
Commento finale
Shin Megami Tensei V è da considerarsi a tutti gli effetti un fiero “more of the same”, che amplia e perfeziona i punti di forza della serie incastonandoli perfettamente a qualche interessante novità, pensata soprattutto per accattivare le nuove leve, senza mai perdere il suo sapore hardcore e a tratti brutale. Al netto delle limitazioni tecniche di Switch il titolo si pone tranquillamente sul tetto del panorama ludico dell’offerta di Nintendo, grazie a una narrazione e un character design stellare e a un gameplay sopraffino, pensato per soddisfare tanto i veterani quanto i nuovi arrivati. Se siete appassionati di JRPG, specialmente quelli “old-style”, insomma, non potete assolutamente lasciarvelo scappare!