Recensione TEKKEN 7

Siamo tornati a farci del male alle dita e all’anima con TEKKEN 7, il nuovo capitolo della saga. Violento, cattivo, tecnico e profondo, il titolo picchiaduro fornitoci da Bandai Namco ci ha stregati e portato via una trentina di ore di gioco. Vogliamo condividere con voi le nostre impressioni, nella recensione di TEKKEN 7.

Se parliamo di videogiochi, quest’anno possiamo lamentarci di tante cose, ma non possiamo lamentarci della carenza di picchiaduro. Ne sono usciti già parecchi, stanno per esserne pubblicati altri, e se tutto va bene dovremmo avere tra le mani almeno quattro grandi esponenti del genere da tenere con noi fino a fine anno, e fino a consumarci tutte le dita a forza di combinazioni di taste eseguite sui pad (o sulla tastiera, se giocate su PC). Picchiaduro vecchio stile, come Guilty Gear Xrd Generation 2, arrivato la settimana scorsa persino su PlayStation 3 ed Xbox 360. O picchiaduro in salsa arcade completamente innovativi: ARMS sarà disponibile su Nintendo Switch a partire dal prossimo 16 Giugno, e l’ha i cazzottoni andranno tirati per davvero, Joy Cons alla mano.

Ma mettiamoci una mano sul cuore. Se diciamo “picchiaduro”, cosa viene in mente? A noi vengono in mente una sala giochi vecchio stile, coi cabinati, e poi subito, come un fulmine nel cielo sereno dei ricordi, il potente TEKKEN. Scritto tutto maiuscolo, perché fa più paura, perché è più cattivo: TEKKEN. Figlio di Bandai Namco e dello sviluppatore nipponico Katsuhiro Harada, Tekken 7 è il primo della serie ad usufruire del motore grafico Unreal Engine. Arrivato nelle sale giochi giapponesi in verità già nel mese di marzo del 2015, e da noi come sempre neppure l’ombra, si è arricchito di una versione arcade aggiornata, Tekken 7: Fated Retribuition, uscita sempre in Giappone a luglio 2016. Per chi non lo sapesse, quest’ultima includeva anche nuove arene, costumi, oggetti e personaggi. È questa versione che ci ritroviamo tra le mani, pubblicata ora a distanza di due anni anche su Microsoft Windows, Playstation 4 e Xbox One. Ed è questa che abbiamo provato per voi (su PlayStation 4).

Ridendo e scherzando, senza considerare spin-off e interpretazioni free-to-play di sorta, sono passati ben otto anni tra il capitolo precedente e questo Tekken 7, un lasso di tempo considerevole, anzi enorme per un franchise videoludico. Ma il tempo a volte è un prezioso alleato, e in questo caso ha consentito a Katsuhiro Harada e agli sviluppatori di Bandai Namco di osservare con attenzione l’evoluzione dei picchiaduro e prendere nota degli elementi che avrebbero potuto introdurre in questo nuovo episodio. Del resto Tekken è rimasto ben presto da solo a combattere nell’arena in tre dimensioni, senza sfidanti degni di nota. Una situazione che attesta una grande potenza, ma che è anche pericolosa: se mancano gli avversari, spesso manca anche lo spunto necessario per continuare a migliorarsi e a dare il meglio di sé.

Spesso, non sempre. Nel caso di Tekken 7 le cose sono andate bene. Anzi, benissimo.

Sono affari di famiglia

Se volessimo utilizzare le parole di Bandai e di Harada, diremmo che Tekken 7 non è altro che l’”epica conclusione della saga della famiglia Mishima”. Avete presente le varie faide e gli innumerevoli scontri di sangue tra Kazuya ed Heihachi? Ecco, si pressupone che in Tekken 7 si giunga ad una conclusione delle interminabili battaglie tra i parenti. E non si può negare come a prima vista Si tratti di un vero rinfrescante cambio di direzione rispetto alla piega che la storia di Tekken aveva preso negli ultimi anni, a tratti poco credibile. Si cerca invece di tornare alle origini, agli albori degli avvenimenti e delle storie dei personaggi, abbandonati i talvolta ridicoli colpi di scena e parte degli elementi fantastici in favore di un po’ di genuino odio tra padre e figlio.

 

Alcuni validi motivi per tornare da Tekken

Ovviamente se vi aspettate l’ennesimo episodio de Il Segreto o di Beautiful non avete ben capito il target di Tekken, ma si fa un passo avanti, si lasciano da parte le varie divinità e gli elementi soprannaturali per spostarsi maggiormente sulle vicende degli uomini e sui contrasti familiari e generazionali che muovono le loro azioni. Tenete sempre presente, tuttavia, che questo è un picchiaduro, dove gli avvenimenti, da che mondo è mondo, fungono da pretesto per darsele di santa ragione. Tekken 7 non fa eccezione. Ecco perché l’utenza non deve rimanere delusa se sul più bello, proprio quando stavamo per scoprire chissà che cosa sulla genealogia e sulla storia dei personaggi, proprio quando stavamo per prenderci la mano con questa campagna, la modalità storia di Tekken 7, puff, è già finita. L’offerta è buona, l’interesse rimane desto per buona parte dell’avventura, ma la durata della stessa non è eccezionale e si attesta su un paio d’ore circa.

In queste orette di gioco affronteremo battaglie con modificatori vari a dettare legge, nei panni via via di molti personaggi del titolo. I combattimenti saranno intervallati dalla narrazione di un giornalista senza nome, che probabilmente secondo gli sviluppatori doveva destare interesse nei giocatori, e invece li annoia inesorabilmente spingendo subito a selezionare il comando “salta”.

Sono presenti anche delle storie dedicate agli altri personaggi che accompagnano la trama primaria, ma si tratta di niente più che un contentino, con battaglie singole che sbloccano filmati di poco conto. L’unico elemento elogiabile della campagna è l’intelligenza artificiale cattiva al punto giusto, che in certe battaglie coi boss vi farà seriamente sudare anche alle basse difficoltà. Si tratta di una scelta e di una soluzione coraggiose, che molti sviluppatori non osano più applicare, in favore invece della fruibilità. E invece Bandai ha fatto benissimo. Brava Bandai.

Te le suono, in tanti modi diversi

In TEKKEN 7 troviamo un cast di personaggi riusciti ed estremamente interessanti. Abbiamo Katerina Alves, un’esperta di Savate brasiliana, dotata di svariate combo molto semplici ma anche letali, adatta soprattutto per i giocatori alle prime armi. C’è Claudio Serafino, esorcista italiano doppiato nella nostra lingua (a questo proposito, ricordiamo che tutti i personaggi del gioco parlano nel proprio idioma). Shaheen è invece un guerriero mediorientale anch’esso equipaggiato con sequenze di colpi piuttosto immediate, e semplici da eseguire, dunque ecco una nuova fortunata scelta per i principianti. E dati i tempi moderni, come non citare Lucky Chloe, una otaku vestita da gatta che picchia dannatamente duro. Per i più sofisticati invece citiamo Master Raven, ninja donna dotata di innesti bionici che nel momento del bisogno può contare dalla sua la presenza di una devastante katana. E potremmo continuare, ma lasciamo a voi il piacere della scoperta, ci teniamo solo a precisare che gli sviluppatori di Tekken 7 hanno effettuato un’opera di bilanciamento per l’intero roster, ma è chiaro che i riflettori sono puntati in particolar modo sulle new entry della serie.

 

Raro scatto di Goku VS Vegeta

 

Le modalità di gioco offerte dal titolo sono davvero tante, a partire da quella Arcade classica (priva di filmati finali, ma non di “boss” interni). Battaglia Tesoro è invece qualcosa di diverso, una sfida contro l’intelligenza artificiale tipica della serie, dove di battaglia in battaglia si ottengono esperienza per salire di livello e forzieri dalle ricompense dalla rarità variabile, contenenti oggetti per la personalizzazione. E proprio la personalizzazione rappresenta un altro grosso punto a favore per il gioco, perché il numero di oggetti e costumi per personaggio tende davvero verso l’alto, e risalta in particolare la volontà degli sviluppatori di puntare tantissimo sulla customizzazione. Questo anche perché in tal modo è difficile incontrare un personaggio identico al vostro online, anche se entrambi i giocatori utilizzassero lo stesso identico protagonista.

Abbiamo provato il titolo dedicandoci a numerose partite sulla rete e siamo lieti di comunicarvi che non abbiamo riscontrato rallentamenti di sorta. Una notizia che non può non rendere felici gli appassionati, dal momento che in un picchiaduro il tempismo e la precisione sono assolutamente doverosi. Tecnicamente parlando, poi, Tekken 7 è ancorato ai 60 frames per secondo granitici, anche se rispetto alla versione arcade il titolo può contare “soltanto” su 900 pixels su console. Ma, insomma, non ci sembra proprio il caso di fare gli schizzinosi.

 



PRO


CONTRO

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