Tempest Rising non fa mistero della sua ambizione: riportare in auge l’anima classica degli RTS vecchio stile. Dimenticatevi gli strategici moderni pieni di elementi RPG, microgestioni esasperate o mappe sandbox alla Total War. Qui si torna a un gameplay immediato e diretto, che richiama con forza i fasti di Command & Conquer, soprattutto nelle sue incarnazioni più amate come Tiberian Sun o Red Alert 2.
Già dai primi minuti, si percepisce il rispetto quasi sacrale che Slipgate Ironworks nutre per il genere. La struttura è chiara, rigorosa e familiare: si parte con la costruzione della base, ci si lancia alla ricerca di risorse, si presidiano le raffinerie e si avvia la produzione incessante di unità. È un ciclo che i veterani conoscono bene, ma proprio per questo, ogni dettaglio deve essere bilanciato al millimetro. E in Tempest Rising, lo è.
Tempest Rising sarà disponibile su Steam dal 24 aprile 2025.
Versione Testata: PC (Steam)
Costruire, raccogliere, distruggere: l’anima RTS in purezza
Il cuore pulsante dell’esperienza è proprio la fase di costruzione e gestione della base. Il ritmo è incalzante fin da subito: il tempo è una risorsa tanto preziosa quanto la Tempest, la sostanza energetica che dà il nome al gioco. Questa risorsa, che agisce come una sorta di valuta universale per edifici, truppe e upgrade, è sparsa strategicamente sulla mappa, obbligando il giocatore a muoversi e rischiare per assicurarsene il controllo.
Le meccaniche sono così tradizionali che, a tratti, sembra davvero di essere tornati ai tempi in cui ogni partita era una gara contro il tempo per espandersi prima dell’avversario. Il problema? Se perdi il controllo dell’economia, hai perso anche la partita. Nessun recupero miracoloso, nessuna chance narrativa o ribaltamento strategico in stile StarCraft. Quando l’altro inizia a produrre più unità di te, il conto alla rovescia verso la disfatta è iniziato.
Due fazioni, tante somiglianze
Peccato, però, che almeno in questa fase, le possibilità strategiche appaiano limitate. Le build order sembrano obbligate, con poche variazioni sul tema. Espanditi in fretta, produci a raffica, presidia i nodi di risorse: il rischio è quello di sentirsi intrappolati in uno schema rigido, dove la creatività tattica viene sacrificata sull’altare della produttività.

Una festa per veterani, un muro per i neofiti
Giocando contro l’intelligenza artificiale si capisce subito quanto sia spietato il gioco – si ha la netta sensazione che Tempest Rising non sia stato pensato per chi si avvicina al genere. L’IA è aggressiva, rapida, quasi disumana ai livelli più alti. Ogni distrazione si paga a caro prezzo e, spesso, è difficile anche solo trovare il tempo per prendere fiato tra un attacco e l’altro.
Lo stesso vale per le modalità online:il multiplayer ci ha catapultati in scontri veloci e brutali, dove chi ha dita più allenate e mente più fredda vince in pochi minuti. Nessuna pietà, nessun compromesso. Sotto questo aspetto, Tempest Rising rischia di parlare solo a un pubblico di appassionati hardcore, lasciando poco spazio a chi sperava in un’esperienza più accessibile.
Una tradizione portata all’estremo
Il problema – se così possiamo chiamarlo – è che Slipgate Ironworks ha portato il rispetto per i classici quasi all’estremo. In Tempest Rising non ci sono particolari novità, idee rivoluzionarie o twist originali. Anche le mappe, per quanto ben costruite e bilanciate, seguono uno stile così ortodosso da risultare poco memorabile.

Tecnica pulita e gameplay leggibile
Tempest Rising non ha certo le ambizioni visive di un tripla A, ma nel suo campo si difende bene. Le unità sono nitide, dettagliate e facilmente distinguibili anche nelle fasi più caotiche della battaglia. I colpi volano, le esplosioni riempiono lo schermo e tutto resta sempre ben comprensibile.
Durante il gioco non abbiamo rilevato cali di frame né problemi tecnici. L’ottimizzazione ci ha davvero sorpresi: anche sotto pressione, il motore grafico regge il colpo con eleganza. Le animazioni, pur essenziali, sono fluide, e il design delle unità comunica bene le loro funzionalità. Una scelta sobria, ma efficace.
Un futuro da definire
L’impressione generale è quella di un titolo con un’identità molto chiara, ma forse troppo conservativa. Tempest Rising sembra rivolgersi a una nicchia ben precisa: chi è cresciuto a pane e RTS classici, chi ha nostalgia dei LAN party a base di Red Alert, chi si emoziona all’idea di costruire una raffineria e mandare il primo harvester a raccogliere risorse.
Ma oggi, quella nicchia è sufficiente a sostenere un gioco di questo tipo? La risposta, probabilmente, arriverà solo dopo il lancio, quando il gioco completo sarà nelle mani dei giocatori. Se la campagna single player saprà aggiungere varietà, carattere e magari qualche sorpresa narrativa, allora Tempest Rising potrà davvero aspirare a qualcosa di più.
Commento finale
Tempest Rising è un prodotto onesto. Non cerca di piacere a tutti, non vuole rivoluzionare nulla, non fa promesse irrealistiche. Fa una cosa sola, e la fa bene: riproporre l’esperienza RTS classica in tutta la sua gloria… e in tutte le sue rigidità. È un gioco che rispetta i tempi di chi ha vissuto la Golden age degli strategici, ma che rischia di sembrare anacronistico agli occhi delle nuove generazioni. La sua mancanza di compromessi è affascinante, ma potrebbe anche costituire il suo limite più grande.








