The Crew Motorfest ci ha posto dinanzi ad una vera e propria vexata quaestio: fino a che punto un brand può stravolgere la propria identità, nella ricerca di una svolta? Si tratta, a ben vedere, di una questione piuttosto comune nel mondo dei videogiochi, in cui spesso l’eccessiva staticità porta con sé il peccato originale della noia. Molte saghe, nel corso degli anni, si son trovate di fronte alla necessità di intraprendere percorsi di rinnovamento talvolta anche piuttosto drastici, non senza generare qualche malumore anche di fronte a rivoluzioni qualitativamente inattaccabili. Altre volte invece, si è trattata di una scelta necessaria per la sopravvivenza stessa di una IP, nella ricerca di una salvezza da natali piuttosto umili.
Il team di sviluppo Ivory Tower si trovava, in buona sostanza, in quest’ultimo scenario. Dopo il precedente The Crew 2, tanto ambizioso quanto deludente, l’obiettivo era dare una scossa alla serie per incontrare i simultanei favori di pubblico e critica. Ce l’avrà fatta il team Ubisoft e, soprattutto, che strada avrà deciso di percorrere?
The Crew Motorfest è disponibile dal 13 Settembre per PC (via Epic Games Store), PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series ed Xbox One.
Versione testata: Xbox Series X
Eppure mi ricorda qualcosa tutto questo
Se la cosa non fosse stata già piuttosto chiara fin dall’annuncio, The Crew Motorfest palesa fin dai primi istanti di gameplay la propria fonte di ispirazione principale. Inevitabile infatti non notare le evidenti somiglianze, tanto nell’impostazione ludica, quanto nella premessa narrativa, alla serie di Forza Horizon e soprattutto al suo quinto capitolo.
Il capolavoro firmato Playground Games e Turn10 rappresenta il chiarissimo canovaccio che Ivory Tower ha deciso di seguire (a tratti pedissequamente) per rinfrescare la serie Ubisoft. Ecco dunque la premessa di una kermesse di motorsport, la presentazione di una varietà eclettica di mezzi e scenari, nonché l’arrivo di una nuova superstar delle corse. The Crew Motorfest soprattutto nelle sue fasi iniziali segue il medesimo iter dell’esclusiva Microsoft, per un’operazione che non potrà non destare da subito scomodi paragoni.
Va infatti chiarito fin da subito un aspetto fondamentale, a scanso di equivoci. The Crew Motorfest sposa apertamente e saggiamente l’impianto generale di Playground Games, ma senza mai raggiungerne la piena padronanza. La serie Forza Horizon detiene ancora lo scettro delle corse arcade con mappa open world, tanto per cura quanto per contenuti. Nonostante questo, la scelta di Ivory Tower è probabilmente la cosa migliore capitata alla serie fin dai suoi esordi.
Pur senza sconfessare la sua aspirazione multiplayer e l’anima da “squadra”, The Crew Motorfest riesce ad elevarsi al di là di gimmick fini a loro stesse per dar vita ad un prodotto derivativo, ma incredibilmente divertente e molto più curato dei suoi predecessori. Un risultato raggiunto grazie ad un’offerta contenutistica incalzante, una mappa ridotta ma maggiormente densa ed uno stile di guida arcade personalizzabile.
Playlist, mon amour
Archiviata l’esperienza nell’America continentale del Nord, The Crew rinuncia alla riproduzione di un’area enorme con strade infinite in favore di una mappa più ragionata. Oahu è infatti la vera protagonista di Motorfest.
L’isola hawaiana, con la sua vegetazione lussureggiante e panorami mozzafiato, è una delizia per gli occhi ed un posto incredibilmente divertente da esplorare, disseminato di eventi ed opportunità. Gran parte del merito è della direzione artistica, che ha spinto verso una palette cromatica sgargiante che si coniuga perfettamente con l’anima del festival sportivo.
Nel mare magno di prove di abilità e punti di interesse, il nucleo della proposta ludica è rappresentato dalle playlist. Si tratta di eventi categorizzati all’interno di specifici nuclei tematici, graziati da una presentazione ricercata e ricca di personalità. La varietà è invidiabile, per un’idea che si intreccia perfettamente con la poliedricità del parco veicoli della serie.
Accanto ad eventi di puro relax tra le strade più panoramiche di questo paradiso terrestre, troveremo infatti stilosissime gare di drift con macchine giapponesi, prove a tempo tra fango e foreste a bordo di fuoristrada indomiti, ma anche incredibili divagazioni nella Formula Uno, nelle moto da corsa e nei veicoli aerei. Le playlist hanno il merito di racchiudere organicamente lo spirito di quello che si propongono di presentare, riuscendoci sia da un punto di vista estetico sia ludico.
Ovviamente, tutto sarebbe pressoché inutile se il modello di guida non fosse all’altezza della situazione. E Motorfest riesce a migliorare sensibilmente quanto proposto dal predecessore. Anche senza scomodare l’impatto delle personalizzazioni tramite nuovi mezzi e migliorie meccaniche, a sorprenderci è stata la specificità del comportamento di ogni singola vettura. All’interno di un modello di guida piacevolmente scalabile in ossequio all’abilità individuale, ciascuna vettura simula (con un’anima squisitamente arcade) un’esperienza diversa a seconda della classe del motore, del tipo di pneumatici e sospensioni, dell’assetto generale, ma anche della filosofia della casa produttrice. Pur nel non voler assolutamente proporre un’esperienza da simracer, Motorfest ci fa sentire la differenza tangibile tra le diverse condizioni atmosferiche e dell’asfalto, così come l’importanza di interfacciarsi diversamente a seconda del bolide e del tipo di gara. Vi basterà confrontarvi con la playlist Made in Japan per capire ciò di cui stiamo parlando.
Take my down to Honolulu city
L’offerta ludica non termina con le affascinanti playlist, arricchendosi grazie alla mentalità da live service della produzione.
Interessante è la modalità Main Stage, che permette di rivisitare gli eventi completati e ne propone di nuovi a cadenza settimanale e mensile. Il trend tematico poi prosegue nel Summit Contest, una modalità PvE composta da nove sfide che spinge i giocatori a scalare una classifica finale, per ottenere il miglior piazzamento possibile al termine di ogni settimana. Presenti anche le sfide multiplayer che non si limitano ad una impostazione da gara classica in favore di una competizioni miste e “remixate”. Particolarmente movimentata è poi la modalità Demolition Royale, un mix tanto divertente quanto folle tra un Destruction Derby ed un battle royale, a base di potenziamenti ed azioni spericolate.
Da un punto di vista contenutistico, The Crew Motorfest riesce palesemente a far tesoro della propria impostazione per generare un flusso costante e sempre nuovo di eventi e situazioni con i quali fidelizzare il proprio pubblico. Spiace, in quest’ottica, riscontrare una presenza forse eccessiva di microtransazioni (nulla di indispensabile sia chiaro… ma quando il suo peso in qualche modo si nota, non è mai bellissimo) soprattutto nella gestione del garage (che ha un senso più nel comparto online che nell’ottica delle playlist).
Un altro punto foriero di qualche riflessione è sulla natura “always online” della produzione. Possiamo comprendere la volontà di voler preservare lo spirito delle origini, ma quando una produzione funziona così bene anche nel suo impianto offline, fatichiamo a comprendere le ragioni della scelta (ancor più se si pensa che su PC tale obbligo non esiste). Una scelta spesso abbracciata da Ubisoft in varie sue produzioni, che continuiamo a non condividere pienamente.
Qualche piccola annotazione anche sul versante tecnico. Sebbene il colpo d’occhio sia piacevolissimo (soprattutto grazie ad una gestione dell’HDR molto interessante), The Crew Motorfest si espone a qualche problemino di stabilità. Al di là di stutter episodici in alcuni filmati, le modalità grafiche presenti su console oscillano tra una modalità Risoluzione a 2160p ma a 30fps, contro una modalità Prestazioni a 60fps ma a 1440p dinamici. Posto che la prima è una scelta idonea per incrementare l’appariscenza visiva, non abbiamo saputo rinunciare ad una maggiore fluidità (non sempre stabilissima) al costo di una risoluzione dinamica un po’ troppo bassa. Forse si poteva fare qualcosina in più per migliorare le performance, soprattutto sulle console di attuale generazione: il titolo è comunque estremamente godibile.
Commento finale
The Crew Motorfest segna un cambiamento probabilmente inevitabile per il brand. Lasciandosi alle spalle le lande americane (rivelatesi non così ricche di opportunità), Ivory West rivoluziona la serie portandoci ad un festival dei motori in terra hawaiana. Le fonti di ispirazioni ad altri capolavori del genere sono decisamente evidenti ma il risultato finale, pur non brillando per originalità ed al netto di qualche problematica strutturale, è una corsa divertente ed esuberante tra le bellezze naturali dell’isola di Oahu. La serie arcade di Ubisoft ha trovato la sua via?