Recensione Tom Clancy’s Ghost Recon Breakpoint

Dalla calda Bolivia alle isole dell’Oceano Pacifico.

Versione testata: PlayStation 4.

Sono passati due anni e mezzo da quando Ubisoft ha lanciato l’atteso Ghost Recon Wildlands (QUI potete leggere la nostra recensione) rivoluzionando radicalmente la serie con l’introduzione dell’open world, ormai da diversi anni simbolo distintivo dello sviluppatore francese data la sua adozione nella quasi totalità delle produzioni.

Wildlands ha spaccato in due critica e pubblico, fra chi ha apprezzato la ventata d’aria fresca e chi, invece, non ha gradito questo cambio di rotta, snaturando l’azione lineare che accomunava tutti i capitoli precedenti. Ora, la serie è tornata con Tom Clancy’s Ghost Recon Breakpoint, sequel narrativo che assume toni leggermente più futuristici rispetto al suo predecessore e si colloca sei anni dopo sulla linea temporale.

Le prospettive per un titolo più profondo, ricco e convincente c’erano sin dal suo annuncio, quindi non ci resta che provare con mano la nuova creatura targata Ubisoft per confermare o smentire queste impressioni.

Come pecore in mezzo ai Lupi.

Ghost Recon Breakpoint abbandona la terraferma e sposta il campo di battaglia nell’arcipelago fittizio di Auroa, che vede una grossa isola centrale circondata da altre sorelle minori. Il luogo si appresta a diventare la culla del futuro grazie alla Skell Tech, un’azienda tecnologicamente avanzata impegnata nello sviluppo di strumenti innovativi ed orientata verso una politica di totale ecosostenibilità ambientale. Tutto procede per il meglio fino a quando, improvvisamente, viene perso ogni contatto con la nave da carico USS Seay, salpata proprio da Auroa e con la quale non è possibile ristabilire le comunicazioni. Ciò porta a dare inizio all’Operazione Greenstone, che prevede l’invio di diverse squadre di soldati Ghost sull’isola per fare luce sull’accaduto, ma ben presto scopriranno, loro malgrado, che la situazione è molto più complicata e pericolosa di quanto si potesse immaginare.

La storia non è sicuramente l’emblema dell’originalità, ma si rivela interessante e scorrevole senza troppe pretese cercando anche l’appoggio di piccole vicende secondarie che ci permetteranno di scoprire qualche dettaglio in più su Auroa. Con Breakpoint, però, Ubisoft ha voluto alzare il livello dell’asticella donando un maggiore spessore all’antagonista principale, che risponde al nome di Cole D. Walker: il personaggio, infatti, è interpretato da niente meno che Jon Bernthal, attore di fama mondiale conosciuto, tra il resto, per il suo ruolo di protagonista nella serie Netflix The Punisher e per essere comparso in diversi episodi di The Walking Dead. Bernthal presta le sue fattezze, le sue movenze e la sua voce (nel doppiaggio inglese) al sopra citato colonnello Walker, un ex Ghost a perfetta conoscenza di addestramento e tattiche del reparto speciale ed ora a capo della letale squadra dei Lupi che ostacolerà la nostra operazione.

Il primo ad accoglierci al momento dell’arruolamento è il menu di creazione del nostro alter ego, che eredita il limitato sistema di Wildlands offrendo solamente la scelta di sesso e visi predefiniti dei quali è possibile modificare una manciata di opzioni. Decisamente più ricca e varia, invece, la personalizzazione dell’abbigliamento, tramite la quale possiamo metter mano allo stile di cappelli, zaini, magliette, maschere ed altro sbloccabili progredendo nel gioco. E’ inoltre possibile acquistare delle “skin” che cambiano totalmente l’aspetto del nostro soldato, una delle quali è il Nomad visto nei vari trailer.

L’uniforme e le varie colorazioni (armi incluse) restano comunque un elemento puramente estetico del personaggio, non impattando quindi sulla nostra tecnica di mimetizzazione nell’ambiente circostante. A subire un cambiamento, al contrario, è la gestione della nostra dotazione: in Ghost Recon Breakpoint, difatti, non è più unicamente basata su potenza ed efficacia dell’equipaggiamento, ma introduce un sistema di livelli che ricorda per certi versi quello di The Division. Incrementando il grado della nostra attrezzatura avremo accesso a contenuti sempre migliori, tra cui armi dotate di bonus specifici più o meno rari come rigenerazione salute aumentata e maggiore mobilità, citando due esempi. Lo stesso livello viene anche applicato ai nemici determinandone la potenza, contrassegnando i più pericolosi e letali con un teschio rosso finché non supereremo il loro grado.

Rimane invariato l’ormai testato ed apprezzato sistema GunSmith, che mette a disposizione una smodata quantità di personalizzazioni dei componenti per le armi, dal mirino fino al grilletto. Tutto il nostro arsenale è inoltre potenziabile sia nelle statistiche che nei bonus passivi, smantellabile per recuperarne materiali utili alle modifiche oppure vendibile per guadagnare soldi extra in game.

A proposito di valute, siamo arrivati al neo più grosso in cui ci siamo imbattuti: oltre agli Skell Credits, la valuta standard ottenibile completando missioni, aprendo casse e vendendo il nostro equipaggiamento, sono anche presenti le Monete Ghost, ovvero la valuta premium. Fin qui tutto bene siccome un minimo ci possono stare, tuttavia in questo caso non possiamo restare indifferenti e lasciare che tutto passi liscio: siamo rimasti allibiti ed amareggiati dallo smisurato numero di microtransazioni che Ubisoft ha inserito in Ghost Recon Breakpoint, che ricordiamo non essere un titolo free-to-play e che a prezzo pieno costa ben 70 cucuzze. Acquistando le monete in questione tramite i vari pacchetti proposti, è infatti possibile sbloccare in men che non si dica quasi tutti i contenuti del gioco. Va da sé che i giocatori come noi che si armano di tempo, pazienza e dedizione per avere tutti gli oggetti, ovviamente per una maggiore soddisfazione personale, vengano posti sullo stesso piano di chi apre il portafogli e può accedere subito a tutto quanto. E non è finita qui, perché esistono addirittura i bundle salva-tempo che permettono di ricevere immediatamente, ad esempio, ogni materiale necessario al potenziamento di un fucile d’assalto; tutti questi vantaggi si ripercuotono parzialmente anche nel multiplayer, di cui vi parleremo più sotto.

L’albero delle abilità è stato rivisto e leggermente ampliato rispetto a Wildlands, con una suddivisione in quattro classi differenti in cui specializzare il proprio soldato: Medico da campo, Assalto, Pantera e Tiratore. Ognuna vanta tecniche e competenze specifiche migliorabili fino al rango massimo completando le relative sfide, sebbene tutte le classi condividano le stesse abilità senza disporre di rami esclusivi; è comunque possibile sbloccare tutti e quattro gli stili, con possibilità di intercambiarli a seconda della tattica che vogliamo adottare. Il Medico da campo, ad esempio, può contare su un drone curativo per salvare i compagni feriti senza esporsi troppo, mentre la Pantera predilige un approccio furtivo e gode di oggetti speciali come uno spray speciale in grado di rendere temporaneamente non rilevabili ai droni.

I Lupi attaccano sempre in branco… o quasi.

Fra le novità più rilevanti di Ghost Recon Breakpoint troviamo il nuovo sistema di gestione delle ferite. Danni ingenti e cadute rovinose influenzeranno infatti la mobilità e la salute del nostro Ghost, rallentandone i movimenti e rendendo la mira imprecisa a causa del dolore fino al punto di poter impugnare solamente la pistola nelle condizioni più critiche. In questi casi, trovare un riparo è la soluzione migliore prima di poter applicare delle bende (metodo che richiede più tempo) o attingere alla nostra limitata scorta di siringhe curative per recuperare il pieno vigore. Indubbiamente, questa nuova feature dona più realismo ed immersività al gameplay, ma non si è rivelato particolarmente marcato in quanto, generalmente, gli unici danni in grado di generare queste ferite sono quelli ricevuti dalle armi da fuoco più potenti, come un fucile da cecchino, oppure venendo investiti da un veicolo. Ad assumere un ruolo di maggiore spessore è anche la barra della fatica: scivolando giù da un pendio per troppo tempo, ad esempio, il nostro personaggio esaurirà le forze e comincerà a rotolare procurandosi anche delle serie ferite.

I combattimenti, sostanzialmente, mantengono la formula del capitolo precedente senza stravolgere nulla, ad eccezion fatta per un sistema di mimetizzazione leggermente migliorato a favore della componente stealth che introduce la possibilità di ricoprirsi di fango quando si è sdraiati. In questo modo, ci si può rendere quasi invisibili per tendere un agguato o nascondersi da occhi indiscreti che potrebbero scoprire la nostra posizione.

Sotto il profilo dell’intelligenza artificiale nemica sembra che Ubisoft abbia fatto qualche passo avanti. In particolar modo alle difficoltà più elevate, i nemici risultano piuttosto punitivi e svegli data la maggiore attenzione ad ogni singolo rumore, che sia un’esplosione vicina, un veicolo in arrivo o dei passi sospetti. Durante uno scontro a fuoco, non di rado capiterà che i nostri avversari faranno fuoco di soppressione mentre proveranno ad aggirarci, costringendoci ad uscire allo scoperto per provare a portare a casa la pelle e non fare la fine del topo. In attesa di rianimazione da parte di un compagno dopo essere finiti a terra, inoltre, i soldati nemici tenderanno spesso a presidiare e perlustrare la zona per un po’ di tempo in cerca, appunto, di eventuali superstiti.

Come si può facilmente intuire, l’esperienza di Ghost Recon Breakpoint è stata ottimizzata principalmente per la cooperativa online insieme ad un massimo di tre amici. Per fare ancora più leva su questo aspetto, lo sviluppatore ha deciso di adibire un luogo del gioco, denominato Erewhon, ad una grossa lobby in cui incontrare altri giocatori e con i quali, appunto, stringere nuove amicizie e completare missioni. Chi decide di affrontare l’avventura in solitario, invece, potrebbe restare con l’amaro in bocca: come annunciato da Ubisoft tempo addietro, non si potrà fare affidamento sul supporto di compagni controllati dall’I.A. in quanto totalmente assenti. Questa scelta è stata presa per instillare nel Ghost e nel giocatore un marcato senso di sopravvivenza, che si sente solo e braccato dalle ostilità di Auroa tra soldati senza pietà e droni da combattimento altamente tecnologici. La sfida risulta inevitabilmente maggiore e più stimolante, ma non tutti potrebbero condividere la decisione di omettere un “elemento storico” del single-player a cui ci si era abituati.

L’arcipelago di Auroa in cui scalderemo le canne dei nostri fucili è decisamente vasto, ancor più di quanto visto in Wildlands, ed offre veramente un sacco di cose da fare. Tra quest principali e secondarie, collezionabili da trovare, luoghi da assaltare, raid di squadra con altri giocatori e tanto altro l’azione non manca mai, questo per merito anche di un mondo di gioco più denso e vivo che invoglia all’esplorazione. Sparsi per la mappa troviamo i bivacchi, che fungono da “punto di ristoro” e permettono di prepararsi al meglio per le prossime battaglie. Ad esempio, si possono creare razioni di cibo che forniscono bonus temporanei a determinate statistiche, oppure accedere al negozio di Maria per acquistare nuovo equipaggiamento; o ancora, creare dei consumabili utilizzando le risorse raccolte nell’ambiente e selezionare il veicolo di squadra con cui dirigersi verso il prossimo obiettivo.

A proposito dei veicoli, anche in Breakpoint possiamo pilotare svariate tipologie di mezzi, dagli elicotteri ai blindati fino alle moto, sebbene tutti si trascinino dietro il modello di guida ai limiti dell’arcade del suo predecessore, restituendo un feedback tutt’altro che soddisfacente. Ad avere la peggio è la fisica delle moto e la relativa animazione del personaggio, entrambe innaturali al punto di effettuare brusche frenate senza avere un minimo accenno di perdita di controllo.

Tornando in ambito novità, fanno il loro debutto le ricompense battaglia. Giocando partite a Ghost War (la modalità multigiocatore di cui vi parleremo a breve) e completando le missioni fazione, i giocatori otterranno un determinato numero di punti battaglia che permetteranno di accedere a ricompense esclusive ogni qualvolta si raggiungerà un nuovo livello. Il sistema in questione è stato pensato per offrire contenuti sempre nuovi tramite una struttura ad episodi, i quali sono suddivisi in atti corrispondenti ai mesi dell’anno. Ogni atto permette di sbloccare un massimo di 50 oggetti unici, che possono essere ottenuti entro la fine del periodo in corso prima di passare ad uno nuovo. L’idea pensata da Ubisoft non è per niente male, anche perché va a sostenere il corposo supporto post lancio con contenuti gratuiti e a pagamento quali nuovi raid, espansioni della storia, eventi speciali e molto altro.

Relativamente al multiplayer, questo è presente sin dall’uscita del gioco contrariamente a quanto invece accaduto per Wildlands. Al momento, Ghost War prevede due modalità di gioco, Eliminazione e Sabotaggio, in cui due squadre da 4 giocatori l’una si scontrano in ambienti aperti e vari. La particolarità della prima modalità è il restringimento progressivo del campo di battaglia, che porterà presto ad uno scontro a fuoco inevitabile in cui un solo team uscirà vittorioso. Siccome il personaggio utilizzato nella campagna è condiviso con l’online, un novizio che vuole gettarsi subito nella nel multigiocatore avrebbe uno svantaggio non di poco conto rispetto ai giocatori che decidono di acquistare gran parte dell’equipaggiamento con le Monete Ghost o che hanno finito la storia. Per evitare questa disparità, Ubisoft ha deciso di disattivare il livello dell’attrezzatura in Ghost War e di implementare un sistema di bilanciamento che non vada ad avvantaggiare eccessivamente i veterani, riponendo quindi nell’abilità l’esito di uno scontro.

Il lupo perde il pelo ma non il vizio.

Abbiamo avuto modo di testare Ghost Recon Breakpoint sul primo modello di PlayStation 4 e siamo rimasti piacevolmente sorpresi del frame rate, che mantiene stabilmente i 30 fps anche nelle situazioni più concitate tendendo a calare leggermente, però, nella lobby di Erewhon dato l’elevato numero di personaggi presenti. Per ottenere questa resa, però, Ubisoft è dovuta scendere a compromessi inserendo svariate texture in bassa risoluzione, alcune delle quali particolarmente evidenti sulle armi o nel paesaggio circostante. Non mancano le compenetrazioni con gli elementi ambientali (nulla che infici negativamente sull’esperienza), mentre in alcune scene di intermezzo abbiamo notato qualche sporadico fenomeno di screen tearing.

Le animazioni dei personaggi possono contare su diverse migliorie che rendono i movimenti molto meno legnosi, mentre alcuni dettagli sfiziosi come il fango sui vestiti o le bende insanguinate che rimangono a vista infondono un maggiore realismo.

Per quanto concerne il comparto audio, ci troviamo di fronte ad un doppiaggio in inglese di ottima fattura, soprattutto nel caso di Walker dato che, come abbiamo riportato ad inizio recensione, prende in prestito la voce di Jon Bernthal. Il gioco, ovviamente, è disponibile anche nella nostra lingua, ma per qualche strano motivo il parlato in italiano non è preinstallato rendendo necessario il download dallo store di un language pack di circa 1 GB. Infine, ben ricreati anche i suoni delle armi, abbastanza diversificati tra di loro, e gli effetti sonori generali, con tanto di boato degli spari quando non si utilizza il silenziatore.

Commento finale

Non si può penalizzare un buon titolo a causa di scelte totalmente sbagliate prese ai piani alti di una compagnia. Analizzando il gioco in sé, fondamentalmente Ghost Recon Breakpoint non è altro che un mix abilmente riuscito fra gli elementi principali di Wildlands e The Division. Sicuramente non stravolge il gameplay con particolari innovazioni, ma riesce a far funzionare bene la formula di gioco debuttata nel precedente capitolo, migliorandola ed ampliandola modestamente sotto svariati lati. Anche sotto il profilo tecnico non splende, eppure mantiene comunque una cera generale più che buona che sa farsi rispettare. A conti fatti, forse Breakpoint non ha soddisfatto tutte le aspettative che avevamo, in primis una trama di altissimo livello ed un gameplay rivisto in molteplici aspetti senza trascinarsi dietro i difetti del suo fratello più vecchio, ma ciò non toglie che resti, senza ombra di dubbio, un titolo molto godibile da giocare, soprattutto in modalità cooperativa dove dà il meglio di sé.

Ciò che condanniamo pesantemente, invece, è la becera politica di Ubisoft che questa volta ha superato il limite, puntando a guadagnare ulteriormente sulle tasche dei giocatori inserendo una miriade di microtransazioni che ci hanno fatto ribollire il sangue. Oggettivamente, questa mossa è una totale mancanza di rispetto verso i giocatori scrupolosi e metodici che si impegnano al massimo per sbloccare ogni singolo oggetto, in quanto uno a cui manca la voglia ma che striscia la carta di credito può ottenere lo stesso risultato in una manciata di secondi. Non che sia colpa sua ovviamente, ognuno è libero di fare ciò che vuole e giustamente sfrutta a suo favore le opzioni messe a disposizione dallo sviluppatore.

Un’azienda del calibro di Ubisoft dovrebbe essere la prima a dare il buon esempio disincentivando queste tecniche di “spremitura delle finanze”, ma se il buon senso ed il principio non partono dall’alto il futuro non è sicuramente roseo per quanto riguarda il discorso delle microtransazioni di questa tipologia nei videogiochi. Se il gioco fosse stato gratuito forse avremmo potuto ammetterne una parte, ma trattandosi di un titolo tripla A venduto a prezzo pieno e realizzato da un colosso dell’industria videoludica a cui non mancano i fondi, sinceramente non ne vediamo la necessità.

Abbiamo deciso di dare il nostro voto finale al gioco in sé senza che venga intaccato gravemente da questa pessima scelta, ma se dovessimo tenerne conto dandogli il giusto peso, il giudizio colerebbe a picco senza alcun ritegno. Non siamo soliti muovere “accuse” di questo genere, tuttavia in questo caso specifico la questione non poteva passare inosservata e speriamo che questa critica possa essere presa in modo costruttivo da Ubisoft per rivedere le proprie politiche interne.

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Tom Clancy's Ghost Recon Breakpoint
8.0 / 10 4News.it
Acquista suAmazon.it
Disponibile suPS4, XBOX One, PC
Pro
    - Gameplay solido ed appagante...
    - Longevo e piuttosto ricco di cose da fare
    - Esperienza in cooperativa ai massimi livelli
Contro
    - .... sebbene non vanti alcuna innovazione degna di nota
    - Assenza di compagni in single player
    - Tante, TROPPE microtransazioni
Riassunto
Fondamentalmente, Ghost Recon Breakpoint non è altro che un mix abilmente riuscito fra gli elementi principali di Wildlands e The Division. Sicuramente non stravolge il gameplay con particolari innovazioni, ma riesce a far funzionare bene la formula di gioco debuttata nel precedente capitolo, migliorandola ed ampliandola modestamente sotto svariati lati. Anche sotto il profilo tecnico non splende, eppure mantiene comunque una cera generale più che buona che sa farsi rispettare. A conti fatti, forse Breakpoint non ha soddisfatto tutte le aspettative che avevamo, in primis una trama di altissimo livello ed un gameplay rivisto in molteplici aspetti senza trascinarsi dietro i difetti del suo fratello più vecchio, ma ciò non toglie che resti, senza ombra di dubbio, un titolo molto godibile da giocare, soprattutto in modalità cooperativa dove dà il meglio di sé.
Gameplay
Grafica
Sonoro
Longevità
Giudizio finale



PRO


CONTRO

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