Riuscirete a sopravvivere?
Seguito di uno dei survival horror a tema zombie più apprezzati della precedente generazione di console di casa Microsoft, State of Decay 2 si porta addosso una pesante responsabilità, ovvero quella di guidare, quasi da solo (con lui c’è Sea of Thieves, qui trovate la nostra recensione), la carica delle esclusive che la console di Redmond tenta di opporre alla pesante lineup di PlayStation 4.
Complice anche il successo di pubblico delle meccaniche del precedente capitolo, che sapientemente hanno saputo fondere quel non so che di Dead Rising con elementi di un survival/RPG alla Dead State, State of Decay 2 torna con un impianto di base sostanzialmente identico ma con l’aggiunta di una componente multiplayer online da quattro giocatori e piccole novità nel gameplay.
E’ un mondo difficile, e vita intensa, felicita’ a momenti, e futuro incerto
La narrazione, come sempre marginale rispetto alle dinamiche di gioco, riprende sostanzialmente dove si era interrotta: gli esseri umani sono stati decimati da una apocalisse zombie e i pochi sopravvissuti cercano di cavarsela come possono. Tuttavia, una nuova epidemia ancora peggiore della prima ha cominciato a diffondersi: è la piaga del sangue, un’infezione che, manco a dirlo, si trasmette con il morso di uno zombie infetto. L’obiettivo dei nostri protagonisti, quindi, in primo luogo sarà quello di sopravvivere ed in secondo luogo trovare una cura per il contagio. Ho parlato di protagonisti perché la vera essenza del titolo sta proprio nell’assenza di un vero e proprio main character. Il giocatore, dopo l’iniziale scelta della coppia di personaggi principali e la scelta del luogo dove posizionare il primo insediamento dell’enclave (collina, pianura o altopiano), si troverà a gestire una comunità di persona dovendo provvedere ai loro bisogni primari, alla loro sicurezza e allo sviluppo dell’enclave stessa. Una volta raggiunto il primo rifugio e averlo reso sicuro eliminando tutti gli zombie che lo infestano, ci troveremo a dover gestire le prime emergenze: innanzitutto, il contagio di epidemia del sangue che ha coinvolto uno dei nostri compagni ci porterà alla ricerca di risorse per la realizzazione di un antidoto e alla creazione di un’infermeria. Cominceranno poi le prime richieste: cibo, risorse energetiche, munizioni e così via. L’espansione della nostra comunità si misurerà in influenza. Il completamento delle missioni genera infatti “Influenza” e questa, che potremmo considerare la valuta di gioco, agevola la creazione di nuovi avamposti, di canali di commercio con altre comunità di sopravvissuti, lo sfruttamento delle comunicazioni radio e la ricerca di nuove risorse utili alla comunità. Il nostro compito sarà quindi gestire una comunità via via sempre più grande, sopraintendere al suo stato di salute monitorando l’umore dei suoi componenti, lo stato di salute fisica e quello mentale di ognuno e in generale porre le basi per una convivenza pacifica e senza intoppi, in una situazione non facile come è certamente quella in cui ci troviamo ad operare.
In State of Decay 2 non ci sono mai tempi morti: la necessità di provvedere al sostentamento, alla creazione di centri di ricerca, alla creazione di nuovi posti letto e all’accoglienza di altri sopravvissuti che se da un lato sono certamente una risorsa, dall’altro sono ulteriori bocche da sfamare e altri problemi da risolvere, ci porterà costantemente a misurarci con le fasi più action del gioco, nelle quali diventa ancora più pressante l’esigenza di scegliere il personaggio giusto al momento giusto, favorendo di volta in volta l’arguzia alle doti atletiche o alle capacità di tiro e viceversa. Di tanto in tanto, inoltre, riceveremo richieste di aiuto da parte di altri gruppi di sopravvissuti, che potremo decidere di ignorare o di aiutare, modificando in un senso o nell’altro le nostre possibilità di sopravvivenza. Non crediate però di poter compiere questa scelta alla leggera: nel mondo creato da Undead Labs, zombie e infetti non sono l’unico pericolo, anzi, quello forse più insidioso è rappresentato da altri umani le cui richieste di aiuto celano spesso vere e proprie trappole escogitate per accaparrarsi le vostre risorse.
A rendere più piccanti queste fasi strategico/gestionali, poi, ci pensa la la presenza del permadeath che ci farà perdere definitivamente, appunto in caso di morte, il membro della comunità. Essenziale sarà dunque pianificare con attenzione le nostre mosse e prepararci alle missioni anche migliorando le abilità di ciascuno dei membri della comunità, facendo emergere in questo modo il lato “RPG” del titolo. Ciascun personaggio potrà infatti migliorare, entro un certo limite, le proprie abilità ad esempio attraverso manuali di cucina, e lo sviluppo di queste abilità sbloccherà poi specifici upgrades per le strutture. Naturalmente non si potrà sbloccare tutto, ma occorrerà compiere delle scelte, come aumentare il numero dei posti letto piuttosto che creare un generatore, e ciò influirà anche sul morale della comunità e sugli sviluppi dell’enclave stessa.
Ad un certo punto ci verrà addirittura richiesto di scegliere un “leader” della nostra comunità che, a seconda della sua personalità, guiderà la stessa verso uno specifico obiettivo di gioco.
Proprio la parte gestionale di State of Decay 2 è quella che ci ha più convinti. Le meccaniche gestionali sono sufficientemente profonde e si alternano in maniera coerente con quelle più action, generando una certa sensazione di “urgenza” che non sempre è facile trovare in altri survival. La fusione dei diversi generi in State of Decay 2 funziona alla grande e il giocatore ha realmente la sensazione di guidare le scelte e gli sviluppi di una comunità viva che evolve con il passare del tempo e con l’aumentare dei suoi membri.
Non solo gli zombi zoppicano
Tuttavia, non è tutto oro ciò che luccica, e il titolo nonostante le indubbie qualità ci ha sorpreso, in negativo, dal punto di vista tecnico, anche e soprattutto su PC dove le limitazioni dell’hardware non possono di certo essere accampate come scusa.
Il comparto grafico è infatti piuttosto basilare, con texture decisamente troppo semplici e modelli poligonali che probabilmente risalgono alla precedente generazione di console. Stesso discorso per l’estensione della mappa, probabilmente consona all’era XBOX 360, ma certamente non in linea con gli open world moderni. Il livello di dettaglio, anche impostando tutto al massimo, è anch’esso decisamente basso; in generale si ha l’impressione di muoversi in un mondo spoglio e sicuramente non ai livelli di quello decisamente sovraffollato di zombie descritto nella saga di Dead Rising. Nonostante ciò, anche con una macchina decisamente high end (Intel 7820X / 16GB RAM / 1080 Ti, la nostra configurazione di prova) non è raro incappare in qualche rallentamento. Stesso discorso su XBOX One X, dove i rallentamenti in alcuni casi portano il gioco anche sotto i 20 fps. Certo, ci troviamo di fronte ad un titolo che, visto anche il prezzo di 29 euro, non può essere annoverato tra le produzioni tripla A, ma considerando il grande hype che ha accompagnato il gioco e l’importanza dello stesso nella line-up Microsoft ci saremmo aspettati decisamente di più.
Il titolo è inoltre affetto da una serie di bug, alcuni piuttosto innocui, altri che invece rischiano di compromettere l’esperienza di gioco. Se la caduta di zombie dal cielo può risultare anche piuttosto simpatica, non si può dire lo stesso di altri che spuntano dal nulla alle vostre spalle, o compagni di squadra che scompaiono nel bel mezzo di una missione, lasciandovi da soli e con meno spazio per raccogliere risorse a disposizione. In alcuni casi non siamo neppure riusciti a switchare su di un altro personaggio, trovandoci quindi costretti ad effettuare missioni con personaggi non propriamente adatti all’incarico. Di solito il problema si risolve con un semplice riavvio del gioco, tuttavia è sicuramente frustrante incappare in uno di questi bug. Piuttosto sottotono anche il comparto sonoro, privo effetti sonori di rilievo, di un doppiaggio degno di nota (solo in inglese comunque) o di una colonna sonora che possa essere in qualche modo ricordata. L’impressione generale è in fondo che gli Undead Labs, dal punto di vista tecnico, si siano limitati alla realizzazione di un’espansione del precedente capitolo.
La coop sei tu
La più sbandierata novità del titolo rispetto al precedente capitolo è la modalità coop, con la quale è possibile invitare altri tre giocatori a partecipare alla vostra partita per affrontare insieme le missioni. Proprio il comparto multiplayer rischiava però di non vedere mai la luce, se si pensa che inizialmente State of Decay 2 era stato pensato dagli Undead Labs e dal suo fondatore Jeff Strain, già lead di World of Warcraft e del primo Guild Wars, come un MMO a tema zombie che portasse online la parte single player del mondo di gioco già esplorata con State of Decay. Solo il feedback degli utenti, che hanno richiesto a gran voce lo sviluppo di una modalità multigiocatore per il primo capitolo del gioco, ha portato gli sviluppatori a cambiare i loro programmi virando appunto per la modalità cooperativa.
A parte l’indubbio fascino che possa avere l’affrontare insieme ai vostri amici le varie missioni, però, non ci sono particolari motivi che vi spingeranno ad adottare questa modalità piuttosto che continuare in single player la vostra avventura. Chi infatti affronterà con voi una particolare missione non ne otterrà particolari vantaggi, ma solo la possibilità di portare con sé nella sua esperienza single player le risorse raccolte durante la gita in coop. Niente risorse rare, nessuna possibilità di sbloccare perks per la vostra base o instaurare rapporti con l’enclave dei vostri amici.
Commento finale
Nonostante i bug riscontrati ed un comparto tecnico decisamente antiquato, State Of Decay 2 è un titolo decisamente divertente, capace di fondere in maniera brillante gli elementi migliori di diversi generi: gestionale, strategico, RPG e action in terza persona, il che rende ancora più cocente la delusione per non avere saputo offrire quello spunto in più sotto il piano tecnico che lo avrebbe reso ancora più interessante. State of Decay 2 resta in ogni caso un titolo immancabile per gli amanti del genere survival a tema zombie e siamo sicuri piacerà a chi cerca una esperienza gestionale a tutto tondo, mentre lascerà un po’ delusi gli utenti del primo State of Decay per i quali le novità si contano sulle dita di una mano.
- - Gameplay ricco e stratificato capace di fondere meccaniche di più generi
- - Decisamente divertente in single player
- - Deludente dal punto di vista tecnico
- - Poche novità rispetto al precedente State of Decay