Recensione Need for Speed: Most Wanted


Un quasi tripudio visivo

Criterion mette in mostra i muscoli del suo motore grafico sfoggiando in Need for Speed: Most Wanted una serie interminabile di effetti visivi, dalla gestione delle luci sia ambientali che degli oggetti, alle rifrazione delle stesse sulle autovetture e sul paesaggio, dalle texture in alta definizione per rappresentare i bolidi e tutto l’ambiente ai particellari per rimarcare le scintille o il fumo e detriti tra le sgommate e gli accappottamenti ed ancora gli schizzi delle pozze d’acqua.

Tutto questo bel vedere gira senza alcun tentennamento, senza mai perdere fluidità, restando ancorato a 30fps alla risoluzione di 720p per le versioni console casalinghe, mentre quella PC è determinata dal vostro hardware che ai requisiti minimi garantisce un framerate intorno ai 25fps mantenendo un impatto visivo degno di nota oppure raggiungendo i 40fps sacrificando la qualità delle texture e l’effetto motion blur.

Addio alla personalizzazione delle livree, uno dei punti sempre appetibili da ogni giocatore. La autovetture sono solo potenziabili sotto la scocca, senza alcuna modifica nel loro modo di apparire. Addio anche ai rifugi per sfuggire alla polizia, che non si vedono più nella mappa, ma che sono stati sostituiti dalla possibilità di sfruttare le strade alternative per allontanarsi e seminare gli inseguitori.

Poco credibile il sistema di danni rispetto a Burnout Paradise, essendo Most Wanted, dal punto di vista tecnico, un suo seguito spirituale, ci saremmo aspettati la medesima gestione durante gli impatti violenti. A parte la deformazione parziale per gli scontri laterali o lievi della scocca, una autovettura che sbatte contro un muro ad alta velocità avrebbe dovuto mostrare come minimo la parte davanti piegarsi all’inverosimile, mentre invece si modifica poco o niente, perdendo ovviamente i pezzi. La cosa assurda sono i vetri, che si piegano come a mostrare un continuo strato poligonale della carrozzeria, invece di esplodere in mille pezzi.

Detto questo, il sitema di collisioni è bellissimo e non si finisce mai di restare a bocca aperta nel vedere tamponamenti a catena che terminano in un mix di lamerie contorte.

La visuale possibile è in lontananza, vedendo l’autovettura da dietro e dall’alto, oppure ravvicinata all’asfalto. La prima è la più sfruttata per i racing game arcade, mentre la seconda è troppo incollata al suolo da non permettere di vedere bene e quindi di guidare al meglio il proprio bolide.

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Dal lato sonoro, il gioco è accompagnato da una bella tracklist di canzoni ben in linea con il genere, e una voce femminile in italiano che aiuta a comprendere nei momenti clou le cose da fare. Buoni anche gli effetti, un pò meno il rombo dei motori delle autovetture, quasi trattenuti, invece che esaltare la loro potenza anche dal lato uditivo.

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