Recensione Far Cry 3


Un tranquillo week-end di paura

Far Cry 3 riprende quanto di buono ha segnato con i suoi precedenti capitoli. Alle colorate e assolate isole Rook, viene unito tutto il sistema di gestione del cambiamento climatico, degli effetti ambientali, e qualche novità che aumenta il gusto del gameplay.

Volendo parlare di quello che si può fare nel gioco, ci vorrebbero fiumi di parole. Cercheremo quindi di essere concisi ed esaustivi al tempo stesso. Immaginate un enorme e vasto ambiente di gioco strutturato tra diverse isole collegate tra loro. Ce l’avete? Bene, aggiungete ora una ricca vegetazione con annessa fauna, e non si parla di qualche animale, ma di una varietà enorme, ognuno con un suo modo di difendersi (scappando) o di attaccare (ferendovi anche a morte), capace di alterare la vostra situazione di gioco intervenendo in modo anche inaspettato. La vasta mappa di gioco, consultabile in ogni momento, all’inizio è poco chiara in quanto le zone scure non fanno notare cosa è presente in quei luoghi, ma è comunque interamente esplorabile, tra paludi, fiumi, spiagge, montagne e foreste rigogliose. Per scoprire le zone scure, è necessario liberare e attivare le antenne radio, facendo un pò come l’assassino di turno in Assassin’s Creed, da cui eredita anche la possibilità di muoversi più velocemente sfruttando il punto di trasporto immediato.

Tornado alla mappa, non si parla solo di correre in lungo o in largo, ma ci si può muovere davvero in vario modo, quasio potendo scalare delle alture, gettarsi da un promontorio con un deltaplano o tuffarsi in acqua e scoprire il suo fondale, notare delle grotte e curiosare al suo interno. Ma non crediate di avere tutto il tempo libero per farlo. A rovinare la festa ci pensano i pirati. Questi loschi figurano pattugliano strade, creano posti di blocco, si ritrovano in accampamenti, fanno escursioni all’interno della giungla, scortano civili catturati o ancora li possiamo trovare mentre si riposano davanti ad un falò improvvisato.

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Sono attenti. Ascoltano bene quando fate rumore e non si fanno scappare uno come voi davanti al naso. Una volta che vi vedono e vi riconoscono, scatta l’allerta e quello che poteva essere chiamato un momento gestibile diventa il panico assoluto. Questo perché siete sempre da soli contro tutto e tutti.

Un punto di incontro tra storia principale e missioni secondarie la si può trovare nella volontà del giocatore di liberare gli avamposti nemici, quei fortini che vengono riconosciuti dal fumo nero e dalla bandiera rossa sventolante. Una volta conquistato, il fortino diventa un posto accessibile agli abitanti del luogo e ai rivoluzionari, con tanto di accesso al negozio di armi, e qualcos’altro come un punto di trasporto immediato.

Abbiamo parlato di nemici e di animali. Ma quanto incidono nel gameplay ? Il giocatore può scegliere sempre come affrontare i pirati o gli animali. Può optare per un approccio diretto, sfrontato, ma difficilmente riuscirete a emulare Rambo. Il protagonista è un ragazzo solo e pertanto sarebbe poco credibile vederlo seminare morte in un contesto a lui poco consono, essendo abituato alla civiltà. E’ caldamente consigliato sfruttare la vegetazione della giungla per nascondersi, anche quando si fugge per seminarli, e attaccare solo quando si è sicuri di andare a segno. Le armi scarseggiano e quelle che si raccolgono in giro non sono sempre colme di munizioni. Quando si ha di fronte una preda feroce, ci vuole un attimo per invertire i ruoli. In questi casi il coltello serve a poco e bisogna usare molta destrezza per non finire ad essere il cibo dell’animale.

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Inoltre ci si può trovare in una situazione dove pirati e animali si ritrovano e non sempre dalla nostra parte. Infatti, se in un caso può capitare di vedere belve feroci aggredire i pirati, sfruttando la situzione a nostro favore, in altre può succedere che mentre state agendo furtivamente, in puro stile stealth, un serpente vi morda oppure vi assale una tigre o un altro animale, facendo cadere la copertura e quindi essere subito bersaglio dei pirati.

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Solo dopo aver appreso le abilità della tribù dei Rakyat, può migliorare sensibilmente il suo modo di muoversi, ma sempre nel limite del possibile. Le abilità si dividono in tre rami: uccisione, agilità, resistenza. Si passa quindi dal migliorare la mira a poter effettuare una  uccisione dall’alto, dal correre più agilmente e scivolare ad avere maggiore capace rigenerativa.

Ci sono occasioni nelle quali non è possibile avere un approccio libero, ma obbligatoriamente furtivo. Questa scelta, che si scontra con il concetto stesso di free-roaming, è utile però al giocatore per farlo immergere davvero in un momento della storia particolare. La gestione delle fasi “stealth” mette però in risalto alcune routine non sempre precise, poiché abusando ad esempio del lancio di una pietra per attirare in un punto il nemico, questi cominci a innervosirsi, ma senza creare panico per il giocatore.

Tra gli strumenti che Jason può usare, oltre alle armi e ad un coltello sempre utile nei momenti di uccisione furtiva, c’è la macchina fotografica. Questo strumento è utile per fare spot dei nemici e sapere poi in ogni momento la loro posizione sfruttando una delle prime abilità che vengono sbloccate all’inizio. Ogni abilità ha un costo unico, e i punti vengono raggiunti a seconda del punteggio realizzato durante le fasi di gioco. Per contenere gli oggetti, Jason deve usare uno zaino e se non ce l’ha deve procurarsene uno, scuoiando la pelle dell’animale utile per crearlo. Allo stesso modo puà raccogliere delle erbe per preparare delle pozioni mediche o altro. Inoltre, se vuole più di un’arma da avere sempre a portata di mano e poter usare, è necessario realizzare un contenitore sempre in pelle di animale. Ciò è un incentivo a spingere quindi il giocatore a muoversi più spesso in giro per la giungla.

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Per acquistare armi e munizioni, potenziamenti o altri accessori, servono i soldi, e questi si possono raccogliere sparsi tra l’ambiente di gioco oppure saccheggiando i nemici una volta uccisi.

E il dottore ? Egli è un tipo che sa usare le droghe, anche nel vero senso del termine. Si intuisce che ne ha provate di tutti i colori. Ha una coltivazione a cui di tanto in tanto vi chiederà di alimentare per mantenere disponibile le sue composizioni, tra pillole blu e rosse … e i loro effetti sono disparati, soprattutto le allucinazioni delle rosse, da provare ogni volta che ce n’è l’occasione in quanto liberano alcuni ricordi del protagonista.

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Pad alla mano, il titolo è un vero e proprio sparatutto in prima persona che riesce, soprattutto alla possibilità di muoversi quasi come un platform scalando e arrampicandosi, di avere una estrema libertà di azione. Le fasi esplorative arrivano persino a fare l’occhiolino a Uncharted, facendo sentire il protagonista come Nathan Drake, o per meglio dire, come Indiana Jones, sia per quanto viene proposto in termini di azioni da compiere, sia per le scoperte che ne derivano.

Il feeling con le armi è molto buono, soprattutto visto che ogni arma ha un diverso rinculo che ne determina il modo stesso di sparare, mentre ottimo l’impatto delle granate vicino ad altri oggetti esplosivi o delle fiamme che si propagano e aggiungono dinamismo all’intera scena di gioco. L’arsenale, che conta 39 armi e relativi potenziamenti e accessori, non è vasto quanto il resto della produzione, ma è di certo coerente con la situazione che il gioco propone. Il protagonista è un disperso su un isola di pirati, non è mica in guerra in mezzo a militari da cui attingere molte più armi.

Opinabile la scelta del team di non aver re-introdotto, come in Far Cry 2, la possibilità di vedere l’arma incepparsi per il degrado della ruggine o per essere stati sott’acqua. Una scelta forse decisa per non rendere frustrante l’esperienza di gioco ma che magari ai veri appassionati non avrebbe mancato di poterne godere nel livello maggiore di difficoltà.

Non mancano tra le varie cose da raccogliere anche oggetti come le reliquie, antichi manufatti che testimoniano la presenza della popolazione giapponese durante la seconda guerra mondiale. Inoltre ci sono mini giochi sparsi in luoghi della mappa come il tavolo da poker, il tiro con l’arco, gare alcooliche, corse in auto. Non vi basta ? Allora vi piacerà sapere che ci sono anche le sfide a punteggio. Queste, denominate Sfide Ratyak e segnalate come una croce rossa sulla mappa, sono delle gare contro il tempo nel quale realizzare il maggior punteggio per ottenere dei moltiplicatori di punti. Il risultato migliore verrà inciso sulla pietra che ne raffigura l’entrata in partita.

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