Recensione Mafia 3

La mafia nera

Mafia 3 è ambientato nel 1968 in una località fittizia del sud degli Stati Uniti d’America.

“Il nostro obiettivo è stato quello di creare un’esperienza di gioco realistica e coinvolgente, in grado di ritrarre in ogni particolare uno scenario così complesso e tumultuoso anche nei suoi dettagli più tristi, come gli episodi di discriminazione razziale. Troviamo inaccettabile e disgustoso il razzismo manifestato nelle parole e nelle azioni da alcuni personaggi del gioco, ma crediamo che sia fondamentale includere anche questo aspetto della realtà nella narrazione, per raccontare al meglio la storia di Lincoln Clay. Censurare un aspetto così doloroso e allo stesso tempo reale del nostro passato sarebbe stato un oltraggio nei confronti di milioni di persone che hanno dovuto affrontare (e, in alcuni casi, affrontano ancora oggi) discriminazioni, giudizi assolutamente ingiustificati, preconcetti e razzismo in ogni forma.”

È così che 2K Games e Hangar 13, ci danno il “benvenuto” a New Bordeaux, con un messaggio chiaro, forte e senza mezzi termini. Mafia 3 va al di là di un semplice titolo Open World, in cui l’obiettivo è quello di far strage di nemici nei modi più disparati possibili, di gestire Racket clandestini e di sfoggiare auto e vestiti di lusso. Quella di Lincoln Clay è sicuramente una storia triste, straziante e vendicativa, ma sicuramente ci fa capire come in quegli anni così turbolenti essere una persona di colore non fosse affatto facile e come (purtroppo ci tocca dirlo) questa terribile storia, sebbene in situazioni e aspetti parzialmente differenti, risulti essere dannatamente attuale ancora oggi.


Versione testata: PlayStation 4


Welcome to New Bordeaux

Il protagonista di Mafia 3 è un reduce della guerra del Vietnam, entrato a far parte dell’esercito in cerca di una casa e soprattutto di una famiglia (“famiglia non è con chi sei nato, è per chi muori”) che da piccolo non ha mai realmente avuto. Abbandonato dalla madre e cresciuto in un orfanotrofio, Lincoln Clay passa parte della sua adolescenza senza una reale guida, fino a quando la sua strada non si incrocia con quella di Sammy, che lo accoglie nella sua casa come un vero e proprio figlio. Sammy è però a capo della mafia nera del Sud, e quando Lincoln torna dalla guerra, l’uomo è in un mare di guai e deve tanti soldi alla spietata mafia italiana. Ben presto, l’esperienza in Vietnam diventerà un ricordo “quasi” piacevole rispetto agli eventi che si verificheranno; basta un attimo e per mano del boss Sal Marcano, il buon Lincoln, oltre a sopravvivere miracolosamente, si troverà nuovamente privato dei suoi affetti. Dopo una lunga degenza, fra sofferenze e ricordi ancora vividi nella mente, grazie all’aiuto del parroco James Ballard e dell’agente della CIA John Donovan, Clay è pronto a tornare, più forte e cazzuto che mai, con il solo scopo di compiere una violenta e sanguinosa vendetta contro la criminalità che controlla New Bordeaux.

Ecco che ancora una volta, indipendentemente dal lato estetico e tecnico del gioco, la componente narrativa è la parte meglio riuscita del titolo di 2K Games grazie ad un’impronta di stampo prettamente cinematografico, caratterizzata da flashback e flashforward che si vanno ad intervallare regolarmente nel corso della nostra avventura, costruendo quindi una trama corposa, matura e ben strutturata in ogni sua parte, senza lasciare praticamente nulla al caso. La storia viene quindi narrata con lo stile del documentario/film, con testimoni e superstiti che raccontano come i fatti sono realmente andati e riuscendo praticamente ad attirare l’attenzione del videogiocatore sin  dalle prime battute.

Sebbene sia davvero interessante il sistema utilizzato da Hangar 13, dopo una manciata di ore, la ben strutturata trama di gioco tenderà a limarsi e a diluirsi sempre più perdendo un po’ di colpi e finendo per cadere praticamente nella banalità. Proprio da qui si capisce che il lavoro svolto non è stato impeccabile, complice purtroppo anche un insieme di missioni fin troppo ripetitivo (per intenderci ,per quanti abbiano giocato al gioco de Il Padrino su PS2, sotto alcuni aspetti siamo a qui livelli); praticamente le missioni proposte non brillano per originalità e varietà complessiva, fra ricerche di collezionabili sparsi nella vastissima mappa di gioco e obiettivi che ci indicano di sgominare un determinato racket clandestino, di uccidere  alcuni luogotenenti e di minacciare qualche informatore per ottenere informazioni utili che possano farci arrivare a Sal Marcano.

La formula viene riproposta quasi costantemente, con variazioni davvero poco rilevanti, in ambienti di gioco purtroppo troppo simili fra loro, portando ben presto il giocatore ad annoiarsi, complice anche un comparto tecnico sottotono e un’intelligenza artificiale davvero pessima. Purtroppo non è possibile utilizzare mezzi termini, l’IA del gioco è quanto di più grezzo e meno curato si sia visto da anni, con nemici che ad un passo da noi non riescono a vederci o ignorano che ci sia un cadavere proprio sotto il loro naso. Sarà quindi molto semplice far strage di criminali, sia ad armi spianate e sia in modalità stealth, la quale funziona fin troppo bene e risulta essere davvero semplice da attuare (basterà nascondersi e fischiare per attirare il nemico verso di noi ed eliminarlo a mani nude o con un comodo coltello tattico). Lincoln ha poi dalla sua parte anche una Visione di Intelligence che gli consente di vedere i nemici attraverso gli elementi dello scenario, e se si piazzano anche le cimici presso le cabine indicate sulla mappa (le quali permettono anche di evidenziare i vari collezionabili presenti) si avrà praticamente la situazione sotto controllo. L’unica reale difficoltà è legata al nutrito numero di nemici e al danno molto elevato che potrà esserci inflitto dalle armi da fuoco (sebbene personalmente mi è capitato di sopravvivere a due colpi di fucile a distanza ravvicinata), capaci di mandarvi al creatore con due o tre colpi.

Anche la Polizia, che ai fasti del capolavoro chiamato Mafia e successivamente anche nel suo seguito, ci beccava in un batter d’occhio a fare infrazioni stradali e ad inseguirci per le strade di Lost Heaven prima e di Empire Bay poi, in questo terzo capitolo sembra davvero ben poca cosa. Sarà possibile sgommare dinanzi ai poliziotti, accelerare selvaggiamente al passaggio di una pattuglia, passare con il rosso e anche nel caso in cui abbiamo commesso un reato grave (rapina e/o omicidio), non ci daranno nessun filo da torcere.

Alla conquista della città

A farci chiudere un occhio sui problemi di cui abbiamo parlato in precedenza, ci pensa il buon sistema di progressione implementato in Mafia 3 il quale trasmette quel senso di onnipotenza, man mano che si andranno a sottrarre i distretti ai luogotenenti di Sal Marcano. Cassandra, Burke e Vito Scaletta (sì, proprio il protagonista di Mafia II) ci daranno un prezioso aiuto nel gestire i vari quartieri conquistati alla mafia italiana. Il loro utilizzo è tutto sommato davvero interessante visto che daranno accesso a tutta una serie di bonus e potenziamenti a seconda degli introiti che saremo in grado di fargli generare. Questi incassi dipenderanno sia dal numero di quartieri affidati, sia da alcune piccole missioni secondarie che potremo svolgere per conto loro (in particolar modo far sopravvivere un luogotenente o un informatore e farlo passare a lavorare per noi, permetterà di avere maggiori guadagni).

Il sistema inoltre non è affatto banale, in quanto saremo praticamente obbligati a  gestire al meglio la fedeltà dei nostri affiliati senza sfavorire troppo uno rispetto agli  altri e al contempo però se ci limiteremo a dividere equamente il territorio, non riusciremo  a sbloccare i bonus più rilevanti che vanno dalle armi rare e letali a servizi speciali come  quelli di corrompere gli sbirri, di affidare il proprio denaro conquistato nel corso delle  nostre  scorribande ad un alleato (senza dover tornare forzatamente alla propria baracca  a  depositarli nella cassaforte) o di far terminare in un lampo un inseguimento.

Potremo anche farci recapitare un veicolo, o richiamare un piccolo furgoncino pieno di  armi illegali, grazie al quale modificare l’equipaggiamento, a seconda che si voglia  procedere ad armi spianate, oppure prediligere la componente stealth. In definitiva, la  miglior soluzione per evitare ribellioni o dimostrazioni di forza contro i nostri affiliati è  quello  di pensare ad una strategia equilibrata che ci permetterà di mantenere la pace  el’armonia nell’organizzazione e di sbloccare inoltre missioni secondarie che ci daranno  modo di consolidare il nostro potere su New Bordeaux.

Nobody wants to die

Tralasciando le problematiche e le critiche che hanno caratterizzato la versione PC (le quali comunque sembrano essere state risolte prontamente grazie ad una patch correttiva), la versione da noi provata, ovvero quella PlayStation 4, nelle 15/20 ore giocate, si è comportata piuttosto bene. In particolar modo, il livello di fluidità complessivo è stato soddisfacente, mantenendo quasi costantemente i 30fps anche nelle condizioni di gioco più concitate o quando ci siamo trovati a sfrecciare a tutta velocità per New Bordeaux. Ecco proprio parlando della città ispirata a New Orleans, c’è da dire che ha davvero una doppia faccia, in quanto ad ambienti, stili architettonici e a buoni modelli poligonali, si vanno a contrapporre elementi poco curati e stilisticamente davvero brutti da vedere. Dimenticate le suggestive viste di Gran Theft Auto V in Los Santos, in quanto Hangar 13 ha osato davvero poco, implementando modelli poligonali e texture talvolta solo abbozzati, con un livello di dettaglio davvero basso. Bene invece i modelli poligonali dei personaggi principali, i quali risultano essere belli da vedere e non presentano alcuna differenza rispetto alla controparte mostrata nelle cutscenes, meno belli da vedere risultano essere invece i personaggi secondari e di contorno (soprattutto gli scagnozzi di Sal Marcano sono praticamente tutti uguali), i quali non sono stati curati particolarmente.

Purtroppo la componente che forse meno di tutte convince è il sistema di illuminazione, il quale manifesta dei comportamenti piuttosto anomali, con riflessi e ombre a tratti sbagliati o a situazioni di giorno/notte che praticamente comporteranno difficoltà nella visuale complessiva. Piccola nota (sebbene sia stata rilasciata una corposa patch correttiva al D1) va fatta anche ai bug e ai glitch che personalmente ho incontrato nel corso della mia run, fra nemici colpiti da un semplice colpo di pistola che invece di cadere al suolo, volano per decine di metri come se fossero stati colpiti da un cannone, a pedoni investiti che invece di essere scaraventati sull’asfalto restano perfettamente in piedi, senza subire alcun danno.

Degno di nota invece è il comparto sonoro con una soundtrack incredibile, ricca di brani su licenza e impreziosita da conversazioni, telegiornali e spot pubblicitari passati in radio. Molto ben fatto è anche il sistema di dialoghi (sia in lingua italiana e sia in inglese) ben strutturato e coinvolgente; certo alcune voci hanno ricevuto meno attenzione rispetto ad altre, ma nel complesso il risultato è davvero ottimo.

Commento finale

Mafia III – E’ davvero difficile dare un giudizio all’ultima fatica di Hangar 13 e di 2K Games, purtroppo il gioco sembra davvero avere due anime, una più che positiva, caratterizzata da una narrativa forte e ben strutturata che riesce a tenere il giocatore incollato allo schermo sin dalle prime fasi di gioco, l’altra invece (dispiace dirlo), è davvero negativa, in quanto in un gioco di questo peso ci si aspettava un’intelligenza artificiale adeguata, un comparto tecnico decisamente più curato e in linea con gli attuali standard videoludici e missioni (primarie e secondarie) più varie e divertenti. In definitiva vale sicuramente la pena giocarlo ma non a prezzo pieno, quindi il consiglio è quello di attendere qualche mese aspettando un sostanziale taglio di prezzo.

8.0

Mafia 3


Mafia III – E’ davvero difficile dare un giudizio all’ultima fatica di Hangar 13 e di 2K Games, purtroppo il gioco sembra davvero avere due anime, una più che positiva, caratterizzata da una narrativa forte e ben strutturata che riesce a tenere il giocatore incollato allo schermo sin dalle prime fasi di gioco, l’altra invece (dispiace dirlo), è davvero negativa, in quanto in un gioco di questo peso ci si aspettava un’intelligenza artificiale adeguata, un comparto tecnico decisamente più curato e in linea con gli attuali standard videoludici e missioni (primarie e secondarie) più varie e divertenti. In definitiva vale sicuramente la pena giocarlo ma non a prezzo pieno, quindi il consiglio è quello di attendere qualche mese aspettando un sostanziale taglio di prezzo.

PRO

Trama matura e ben strutturata | Gameplay ancora più accessibile | Colonna sonora magistrale | Buon sistema di progressione e di conquista della città

CONTRO

Intelligenza Artificiale non pervenuta | Tecnicamente si poteva fare molto di più | Missioni troppo ripetitive e simili fra loro | Qualche bug e glitch fastidioso
Riccardo Amalfitano
Riccardo Amalfitano
Videogiocatore sin dalla "tenera" età, amante anche di manga, cinema e serie TV. Ho dimenticato qualcosa? Sicuramente!

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