Versione testata: PS4
L’ultimo titolo di Gearbox Software è arrivato in questo caldissimo mese di settembre carico di aspettative. Dopo mesi di assordante campagna di marketing, magistrale tra l’altro, Borderlands 3 è sugli scaffali già da qualche giorno. Nonostante l’operazione non esattamente cristallina del producer riguardo le recensioni, siamo qui per parlarvi della nostra esperienza, dopo un sostanzioso numero di ore.
Comfort zone
Se avete già percorso le strade di Pandora nel precedente capitolo della serie, in Borderlands 3 vi sembrerà davvero di tornare a casa. Il feeling, pad alla mano, è incredibilmente familiare, come se il titolo non fosse cambiato di una virgola. In effetti a tratti abbiamo avuto la sensazione di stare giocando un’enorme espansione di Borderlands 2. Non perché manchino i passi avanti, anzi; però quelle migliorie, quelle evoluzioni che il titolo effettivamente propone rispetto al predecessore, sono forse troppo poche.
Non che il problema sia di natura quantitativa. Tra i due giochi c’è una distanza di ben 7 anni, che in termini di sviluppo dovrebbero corrispondere a enormi passi avanti. Invece la sensazione è che Borderlands 3 si limiti a fare lo stretto indispensabile. C’è un aggiornamento grafico evidente, sì, così come molte migliorie sul fronte del gameplay, certo. Ma la formula di gioco è quella già vista nel 2012, con tutti i suoi pregi e difetti.
Gameplay Moddato
Il mix collaudato del secondo capitolo è stato riproposto, elevato all’ennesima potenza. La novità più imponente è il gunplay, che in uno sparatutto caotico come questo riveste un ruolo fondamentale. Il sistema di shooting di Borderlands 3 ci ha stupito, riuscendo a unire il divertimento tipico della serie a un feedback dei colpi più realistico e soddisfacente.
Tornano anche qui gli elementi – fuoco, gelo, shock, corrosione, radioattività – che influenzano pesantemente gli effetti delle nostre bocche da fuoco. Inoltre è migliorato anche il sistema che gestisce gli impatti, rendendo più realistico tutto il comparto. Se colpirete un nemico in testa o alla gamba, le differenze saranno ancora più accentuate rispetto al passato. Restano da rivedere le hitbox di oggetti e nemici, ancora imprecise e grossolane. Capita spesso di sparare da dietro un riparo mentre si mira a un nemico e vedere il colpo infrangersi sul riparo da cui ci si stava sporgendo.
Le armi rappresentano un aspetto centrale nell’economia di Borderlands e questo nuovo capitolo non è da meno. La quantità e la varietà di pistole, fucili e mitragliette che troveremo è oltre ogni fantasia, armi ancora più folli e strane che in passato. Sotto questo fronte i ragazzi di Gearbox sono davvero maestri. Inoltre finalmente giocare in co-op sarà ancora più bello: il livello dei nemici si adatterà a quello di ogni giocatore nella sua partita e il loot sarà dedicato e generato in base al giocatore. Ovviamente si ha la possibilità di scegliere la modalità classica, in cui il livello dei nemici è quello dell’host della partita e il loot è conteso tra i giocatori. Sotto questo aspetto, almeno teoricamente, Borderlands 3 è solidissimo e offre un’esperienza piacevole e divertente, senza dover necessariamente giocare in co-op dall’inizio alla fine.
Personalizzare non è mai stato così divertente
Migliorato anche il sistema di guida, seppure ancora molto arcade, così come in generale le interazioni con l’ambiente. Niente più salti a gravità zero, insomma, ma anche un sistema per scavalcare gli ostacoli e arrampicarsi tutto nuovo. Interessanti anche le nuove classi, così come le novità per quelle già note. Una migliore struttura degli skill tree rende più piacevole la costruzione del personaggio. Inoltre sono presenti nuove opzioni di personalizzazione estetica: preparatevi a perdere ore a scegliere i colori perfetti per il vostro alter ego e il suo veicolo.
Noi abbiamo giocato nei panni dell’agente e abbiamo trovato davvero azzeccata la possibilità di utilizzare due abilità di base, rinunciando alle granate. Combinare la potente barriera di Zane al drone, oppure al clone, ci ha permesso di devastare le orde di Psycho e soldati Maliwan con grandi soddisfazioni. Inoltre, l’evoluzione pratica sul gameplay che si ottiene sviluppando il proprio personaggio rende sempre più divertente riempire di piombo i nemici.
Caos spaziale
In Borderlands 3 ci si può arrampicare, tanto. E da questo il gioco ottiene una maggiore verticalità degli ambienti, un passo avanti non indifferente, forse poco sfruttato. L’ambientazione del titolo è migliorata sotto tanti punti di vista, introducendo un po’ di novità che rendono il titolo più vario. In primis ovviamente il fatto che l’opera si svolga su diversi pianeti rende l’esperienza molto più “spaziale” dei predecessori. Il gioca ne trae enorme varietà, rispetto al passato, e alcune delle zone esplorate ci hanno davvero lasciato senza fiato.
Le migliorie arrivano anche sul fronte del level design, anche se davvero appena accennate. La struttura delle varie zone non si discosta molto da quanto visto in passato, seppure aggiungendo tridimensionalità. Una delle novità che il gioco introduce è la distruttibilità ambientale, anche se si limita ai ripari. Purtroppo il titolo non riesce invece a riempire le sue aree di gioco a dovere. Rimane quella sensazione che a volte ci si trovi davanti ad ambienti spogli e poco dettagliati.
Cacciatori della Cripta, ancora una volta
La storia di questo nuovo capitolo di Borderlands parte come sempre aiutando quel piccolo, folle robot che risponde al nome di Claptrap, in una delle sue tante imprese senza senso. E seguendo sostanzialmente la linea del secondo titolo della serie, ci si ritrova ben presto ad aiutare i Crimson Raider, guidati adesso da Lillith, tra missioni piene di allusioni, a volte velate, a volte totalmente esplicite.
L’irriverenza di questa serie è senza dubbio il suo maggior punto forte, e da questo punto di vista non ha minimamente perso smalto. Personaggi secondari fuori di testa, da chi è affezionato alle proprie mutande a chi indice concorsi mettendo in palio una notte di sesso con sé stesso, non siamo minimamente rimasti delusi sotto questo fronte. Altrettanto si può dire delle boss fight, che non solo non mancano, ma anzi hanno una cifra stilistica forse migliore che in passato e una difficoltà quasi sempre più elevata.
In generale vi garantiamo che su Borderlands 3 si ride tanto, e quel ritmo narrativo scanzonato che ha sempre accompagnato la serie non manca, anzi. Ci ha stupito in positivo anche la maggiore profondità dei quattro protagonisti, che adesso parlano di più e hanno un passato, seppure appena accennato. Sulla scia del Pre-Sequel, si evolve la presenza scenica dei quattro cacciatori, che hanno un carattere meglio definito. E dai capitoli precedenti tornano tanti personaggi importanti, come Moxxi, Ellie e Hammerlock, oltre ai già citati, ma anche Vaughn e Rhys direttamente dallo spin off Tales from the Borderlands. Quest’ultimo titolo, sviluppato da Telltale Games, trova quindi in questo terzo capitolo una dimensione canonica, piuttosto che restare relegato a episodio satellite. Non mancano anche nuovi personaggi cui affezionarsi, oltre agli antagonisti che comunque vi lasceranno un ricordo.
Like, follow and obey!
Certamente si sente la mancanza di Jack il bello, leggendario cattivo del secondo capitolo, ma quello è un personaggio sostanzialmente non replicabile. In ogni caso i gemelli Calypso non sono dei villain fuori fuoco, anzi. Con i riferimenti alla cultura social del like e dei meme, e un rapporto di fratellanza particolare, gli antagonisti di questo nuovo capitolo lasceranno comunque un segno nella vostra memoria. Tuttavia si è forse inseguito troppo lo stile di Jack, ricalcandolo in certi aspetti ossessivamente.
Un lato di Borderlands 3 insolito che ci ha stupito è la totale apertura sulla sessualità, di qualunque tipo e orientamento. Non ci si pone nessun problema nel fare allusioni, sia etero che omosessuali, senza scadere in un politically correct che possa risultare forzato. Ciò che il gioco è dal punto di vista della narrazione e dell’universo raccontato, è stato riportato anche sulla sessualità: libertà massima.
Un aspetto che invece ci ha profondamente delusi è la longevità artificiale. Un problema che affliggeva già Borderlands 2, qui è stato peggiorato, anziché il contrario. Per quanto le missioni secondarie ci portino spesso a conoscere personaggi interessanti e fuori di testa, troppe volte ci siamo ritrovati a fare avanti indietro da punto A a punto B per poi sentirci dire che manca ancora qualcosa e dobbiamo andare a prenderla al punto C e tornare.
Al riguardo va detto che il gioco ha anche la tendenza a distribuire pochi punti per il teletrasporto, obbligandoci spesso a ripercorrere un’area già esplorata da capo. In generale questo approccio alle side quest è quantomeno discutibile e lo è ancora di più se si pensa che Borderlands non ne ha alcun bisogno: di certo non gli manca la longevità.
Ottimizzazione da migliorare
Veniamo infine al punto davvero critico del titolo Gearbox. Purtroppo Borderlands 3 allo stato attuale delle cose soffre di problemi tecnici non indifferenti: un frame rate poco stabile, bug di vario tipo piuttosto frequenti, perfino qualche crash. In particolare se vi troverete a giocare in co-op potrete notare un rallentamento generale davvero pesante, soprattutto nei menù di gioco.
Se sul fronte grafico i miglioramenti sono tangibili, seppur non eccelsi, l’aspetto prettamente tecnico del gioco è davvero ottimizzato male e in molti casi questo si tradurrà in un’esperienza frustrante, a prescindere dalla piattaforma su cui giocherete il titolo.
In conclusione:
Borderlands 3 è un gigantesco more of the same e se avete apprezzato il secondo capitolo fa sicuramente al caso vostro. Il gioco mantiene la sua identità irriverente e sopra le righe senza scadere nel banale e ripropone la stessa formula già vista in passato con migliorie sostanziali, seppure osando poco. Se da un lato mostra una sceneggiatura non proprio memorabile, così come una struttura di missioni secondarie e menù di gioco davvero obsoleta, Borderlands 3 saprà trascinarvi nella sua follia, nel suo gameplay frenetico e divertente, e tenervi incollati allo schermo per tante, tante ore, in questo perfetto ibrido tra sparatutto in prima persona e gioco di ruolo. Peccato soprattutto per i problemi tecnici che lo affliggono, i quali speriamo vengano al più presto risolti con delle patch.
- - Gameplay che crea dipendenza
- - Narrazione scanzonata e irriverente
- - Personaggi estremamente carismatici
- - Ambientazione spaziale varia e affascinante
- - Pesanti problemi tecnici
- - Trama e villain non perfetti
- - Quest secondarie spesso stancanti
- - Poche innovazioni