Il primo trailer di gameplay di Horizon: Forbidden West ha scatenato una pioggia di vignette e post ironici sulla forma fisica della protagonista. Quanto è pertinente la cosa? E che cosa c’è dietro all’enorme risonanza mediatica che sta avendo un aspetto, tutto sommato, così insignificante? Cerchiamo di approfondirlo.
Premessa
Vista la piega che sta prendendo una parte della società, molti potrebbero superficialmente vedere questo articolo come intriso di facili moralismi o come un pretesto per farne. Fateci innanzitutto dire che i “moralismi” di cui parleremo non sono affatto “facili” e che il termine “moralismo” va ridimensionato e reinterpretato, dato che oggi molti abusano di questa parola per sintetizzare un “mi stai rompendo le scatole con una predica su come dovrei comportarmi, ma non me ne frega niente, perché quello che faccio va benissimo e tu non sei mia madre.“
Ma ricordare, ogni tanto, che esistono delle semplici regole per non trascendere al nostro ruolo in società e non fare del male agli altri (proprio come non vogliamo che ne venga fatto a noi) non è “fare una predica” e non è prerogativa del ruolo di un genitore. Personalmente sento il bisogno di ricordare certi principi basilari del saper vivere civile ogni volta che li vedo infranti: e succede un po’ troppo spesso, a dirla tutta.
Ma ricordiamo anche che la nostra redazione NON si occupa esplicitamente di questo e al di là del deprecabile aspetto sociale del fenomeno che si andrà a sfiorare in questo articolo, quello su cui si vuole concentrare l’attenzione è il suo inserimento, o meglio NON inserimento (dato che appare estremamente fuori luogo) nel contesto videoludico. Un contesto che dovrebbe essere fatto di persone che vogliono divertirsi il più possibile in armonia con gli altri, e non essere usato per spargere inutili veleni su questioni, peraltro, irrilevanti; un contesto che dovrebbe averci insegnato a capire il diverso e forse anche ad amarlo.
Sarà comunque impossibile, data la delicatezza della cosa, non soffermarsi su un aspetto morale e, soprattutto, sociale.
Horizon: Forbidden West e il trailer della discordia
Se nell’ultima settimana avete vissuto in una caverna, ecco a voi un rapido re-cap degli eventi. Tre giorni fa, Sony ha tenuto uno State of Play nel corso del quale ha reso pubblico un lungo e generoso trailer di gameplay di Horizon: Forbidden West, secondo capitolo dell’epopea di Aloy. Il trailer non ha mostrato solo le dinamiche di gioco ed il modo in cui si sono evolute rispetto al primo episodio, ma si è concentrato molto sulla grafica, sull’evoluzione visiva dei personaggi e in particolare della protagonista, Aloy.
Quasi subito dopo la pubblicazione del trailer, la rete ha cominciato ad essere letteralmente invasa di parodie, post ironici e di cosiddetti “meme” (immagini parodistiche corredate da una didascalia a carattere ironico) inneggianti al fatto che “Aloy è ingrassata“, che “ha le guance paffute” e “in questi ultimi anni ha mangiato troppo“.
Su internet i meme ci sono sempre stati, lo sappiamo bene, e, di per sé, un po’ di sana ironia non ha mai fatto male a nessuno. I meme, le vignette, le parodie escono continuamente su qualunque contenuto: che sia un videogioco, un film, un fumetto, in genere qualsiasi cosa che raccolga intorno a sé un pubblico di appassionati.
Ironia sopravvalutata o abusata?
Le vignette in sé non sono un male né implicano necessariamente, da parte di chi le crea, un disprezzo per ciò che vanno a raffigurare; sono solo un metodo per farsi quattro risate e puntualizzare con uno dei mezzi più nobili che esistano, l’ironia, qualcosa che ci ha sorpreso, lasciati interdetti o anche semplicemente indotto delle riflessioni.
Fino alla creazione dei contenuti parodistici non c’è nulla di cui meravigliarsi e tanto meno su cui valga la pena di scrivere un articolo.
Quello che invece fa riflettere è la frequenza, il tenore e la “portata mediatica” dei commenti che si sviluppano sotto a questi meme; fa riflettere il modo in cui il pubblico, che dovrebbe essere utenza di un prodotto, pretenda in modo sempre più aggressivo di partecipare e avere voce in capitolo nel processo creativo di quel prodotto; ma soprattutto fa riflettere come l’attenzione sia ipertroficamente concentrata su aspetti, tutto sommato, irrilevanti invece di appuntarsi su ciò che davvero, in positivo e in negativo, nel bene e nel male, dovrebbe far discutere.
Analizzeremo singolarmente questi aspetti, cercando di evidenziarne le “anomalie”.
Libertà di espressione a oltranza contro il politicamente corretto
Senza addentrarci in una discussione troppo complessa e che ci porterebbe molto lontano, diciamo che ad oggi, fine maggio 2021, la rete è combattuta tra due correnti contrapposte, altrettanto estremiste e intransigenti, che rendono quasi ogni discussione o forma espressiva un campo minato.
Da un lato il permanere di incomprensibili ed estreme sacche di intolleranza, su vari fronti: razziale, etnico, politico, sessuale e di genere e, naturalmente, anche su quello dell’aspetto fisico. La “società dell’immagine” fatta di spot televisivi, di Instagram, di Youtube spinge incessantemente verso un bisogno di “perfezione fisica” che non lascia spazio a difetti, sbavature, approssimazioni.
Sul versante opposto, si cerca di combattere queste intolleranze con metodi sbagliati e talora maldestri. Questi comprendono l’estremizzazione di certe opinioni e commenti, che vengono additati come orribilmente intolleranti quando invece sono semplicemente ironici e sottolineano aspetti che non hanno nulla a che vedere con un’offesa razziale o di genere. In ambito creativo, poi, si sfiora spesso la censura o si impongono delle soluzioni visibilmente forzate (come l’introduzione assolutamente impropria di un personaggio di colore o di sesso femminile dove non c’entra nulla, solo per far vedere che si è “inclusivi”).
La sottile linea che separa l’ironia dalla mancanza di rispetto, il razzismo e il sessismo dalla creatività e il “politicamente scorretto” dal cattivo gusto è, per l’appunto, molto sottile.
La perfezione a tutti i costi
Ma cos’è che ci ha fatto veramente arrabbiare dei meme su Aloy? Sicuramente l’utilizzo dell’aspetto esteriore come mezzo di derisione. Un bullismo latente che utilizza il difetto fisico come mezzo per offendere e per ferire e abbiamo imparato a conoscere sotto il nome di “bodyshaming”, una deprecabile abitudine che porta a stigmatizzare, estremizzare e mettere sotto i riflettori difetti fisici come l’essere sovrappeso, sottopeso, vitiligine, dermatite e simili, spesso additandoli con connotazioni fortemente dispregiative. Come se fossero un demerito, qualcosa di cui si ha colpa o di cui ci si dovrebbe vergognare e addirittura mettendo in secondo piano ogni altra qualità del soggetto, quasi come se si trattasse di una “caramella incartata male”.
La cura del corpo, del viso, dell’aspetto generale o, quantomeno, della “facciata” da mostrare e della “vetrina” da esporre, nella società dell’immagine, deve essere impeccabile. Lo abbiamo visto su Instagram e Facebook, ma francamente credevamo e speravamo che il mondo dei videogames, ne fosse rimasto indenne. Invece a quanto pare questo fenomeno non lascia in pace nessuno, nemmeno i protagonisti di un’opera di finzione.
Una storia già sentita
Da questo punto di vista va detto che proprio il personaggio di Aloy non è nuovo a critiche riguardanti la sua estetica.
Ora le lentiggini, ora i capelli, ora la conformazione del viso erano già stati oggetto di critiche e addirittura di “invocazioni ad un modding che eliminasse queste sbavature“. Sbavature, già. Come se l’omologazione ad un modello di perfezione dovesse oggettivamente prevalere sul character design o sulla visione di chi il personaggio lo ha ideato. Come se nessuno avesse mai il diritto di “deragliare” dai binari di quella perfezione dell’immagine di cui tanto si è parlato prima e ogni “difformità” in questo senso andasse inderogabilmente corretta.
Adesso, nel marasma mediatico di meme, critiche, post “ironici” sollevati da Horizon: Forbidden West, che farebbero inarcare più di un sopracciglio per i toni irrispettosi in cui sono scritti, si è perso del tutto di vista il fatto che “lo sviluppatore potrebbe avere voce in capitolo”. No. La nuova Aloy è “grassa”. E rivogliamo quella di prima. Sì, quella di prima, con le lentiggini, i capelli un po’ arruffati e gli zigomi alti, che tanto non ci era piaciuta e che volevamo correggere a tutti i costi.
Il volto “dannato” di Aloy e di Horizon: Forbidden West
E in questa corsa alla negatività e alla critica facile, ci si dimentica anche che il trailer di Horizon: Forbidden West è durato quattordici minuti. Che sono state mostrate sequenze di gameplay, gli scenari, la giungla, i nemici, i gadget e il combattimento: ma queste cose sembrano passate tutte in secondo piano dinanzi alla “intollerabile debàcle estetica della protagonista“.
Come se tutto il lavoro svolto per presentare un prodotto accattivante, coinvolgente, al passo coi tempi e le tecnologie cadesse improvvisamente in crisi o comunque “non fosse sufficiente” solo perché l’aspetto della protagonista “non ha convinto”.
La critica ad un videogioco, a parte che dovrebbe essere fatta sul prodotto finito e non su una versione parziale, dovrebbe concentrarsi su ben altro. A qualcuno potrebbe non piacere che Horizon: Forbidden West si presenti, all’apparenza come un “more of the same” solo graficamente migliorato. Qualcun altro potrebbe non apprezzare la “svolta in direzione Just Cause” dei gadget, che rischia di snaturare in una direzione troppo action e, per così dire “tamarra” la caratterizzazione di Aloy. Si può avere da dire sul gameplay, o di ciò che ne viene mostrato, sull’introduzione o assenza di alcune armi e sulle dinamiche che regolano il combattimento. O lo stealth.
Il trailer, nel bene e nel male, offre un mucchio di spunti di discussione interessanti proprio perché il materiale fornito è abbondante e variegato.
Conclusioni
Vale veramente la pena di soffermarsi solo sulla fisicità del personaggio, sui suoi presunti “difetti” (fra l’altro con i toni aggressivi e irrispettosi che spesso si adottano in direzione di soggetti reali nei contesti più svilenti e squalificanti del web)? È il caso di ridurre tutto al “culto dell’immagine” su un videogioco come Horizon: Forbidden West, che fa da seguito ad una produzione certamente ampia, ambiziosa e di largo respiro? E che, come tale, si presenta come un caleidoscopio dalle mille sfaccettature in cui la resa grafica delle ambientazioni, la trama, il combattimento e l’esplorazione giocano tutti un ruolo importante per cercare di coinvolgere e catturare il giocatore/spettatore? O magari è una visione estremamente superficiale e riduttiva?
Questo episodio dovrebbe indurci a riflettere sul modo in cui il web (e la sua parte dedicata al mondo dei videogiochi non fa eccezione) sia diventato un posto carico di negatività, di attitudine alla critica facile, di superficialità e prevaricazione creativa.
Ma deve davvero andare per forza così? Basterebbe molto poco, a volte un minimo di razionalità e obiettività per far sì che almeno il terreno in cui si condivide una passione comune fosse un luogo sereno, fatto di discussioni pertinenti e costruttive, in cui non c’è veramente bisogno di distruggere qualcun altro solo per sentirsi momentaneamente vivi.
Cosa pensate di questa vicenda? Fateci sapere le vostre opinioni nei commenti in calce a questo articolo o sui nostri social: Telegram, Facebook, Instagram e non dimenticate di tenere d’occhio il nostro Twitch!
A me fa un po’ sorridere e al contempo irritare che oggi giorno si parli tanto di bodyshaming come se questa fosse una cosa nuova, si vede che il popolino più o meno nerd del metaverso ha imparato un nuovo inglesismo e deve abusarne senza ritegno per sentirsi trendy e sul pezzo ma la verità è che queste cose purtroppo sono sempre esistite. I bulli ci sono sempre stati, ci sono sempre stati quelli che ti prendevano per il c*lo perché eri grasso e brufoloso o perché pesavi 30kg coi vestiti bagnati. Ci sono sempre stati quelli che ti emarginavano perché a scuola non avevi i vestiti firmati in una classe di odiosi figli di papà come ci sono sempre stati quelli che ti prendevano di mira perché eri effemminato o un maschiaccio. Quindi di cosa stiamo parlando!? Ma per cortesia!
E non c’è dialogo tra genitori e insegnanti che tenga così come è troppo facile dire “sii superiore e non darci peso” quando sei un bambino-ragazzino e tutti i giorni puntualmente devi subire angherie. E se sei solo contro il branco è anche un po’ irrealistico pensare di poter reagire. La verità è che a scuola come del resto nella vita serve una buona dose di c*lo perché le cose vadano bene. Ma mi rendo conto che questo sia un altro discorso.
Sono pienamente d’accordo con te Rebecca, purtroppo il bullismo è sempre esistito e sempre esisterà. E’ connaturato alla natura (malvagia) dell’uomo, la prevaricazione, il sopruso, nei confronti del più debole. Purtroppo oggi sono cambiate le modalità. Una volta si lasciava la classe, la scuola e si andava avanti con tante ferite, si, ma con la consapevolezza che il brutto momento era passato. Ora con i social lo strazio continua per anni, per decenni, per sempre, travalica i confini della scuola, del quartiere, per diventare nazionale o addirittura internazionale. Una condanna a vita. Ecco perchè oggi più che mai va condannato perchè il rischio è esponenzialmente maggiore.