Abbiamo avuto l’opportunità (grazie al codice gratuito gentilmente concessoci da PlayStation Italia) di mettere le mani sull’attesissima esclusiva – sviluppata da Team Asobi – in arrivo il prossimo 6 settembre 2024 per PlayStation 5: Astro Bot. Si tratta di una vera e propria evoluzione di ASTRO’s PLAYROOM, gioco gratuito (o per meglio dire tech demo) – che ha avuto uno straordinario successo. Pubblicato nel 2020 (sempre in esclusiva sull’ammiraglia Sony), con il solo obiettivo di accompagnare i giocatori in una magica esplorazione della console PS5 e del suo straordinario e versatile DualSense.
Per chi non ci ha mai giocato: Playroom ha fatto breccia in milioni di cuori (rappresentando una pietra miliare dell’inizio della generazione PS5) grazie ai suoi splendidi e coloratissimi paesaggi, il design creativo e fantasioso dei livelli e il tanto e sano divertimento platform old school offerto, il tutto accompagnato da una colonna sonora ispiratissima e dalle incredibili feature (feedback aptico e trigger adattivi) del citato controller PS5.
Sony probabilmente ha visto quanto è stato ben accolto Playroom e ha captato l’opportunità, dando il via libera allo studio giapponese Team Asobi per la realizzazione di un gioco Astro a tutti gli effetti. Astro Bot, è un platform più grande e ambizioso che si basa sulle idee di Playroom. Un titolo che ha ci ha decisamente impressionati, tanto da avere – a nostro giudizio – tutte le carte in regola per essere (finalmente) la risposta concreta e audace di Sony a Super Mario di Nintendo. Insomma, un ottimo modo per celebrare i 30 anni di storia di PlayStation.
Versione testata: PlayStation 5
I Bot hanno bisogno di voi
La nave madre (dalle fattezze di una PS5) è stata gravemente danneggiata, lasciando ASTRO e l’equipaggio dei BOT dispersi in una pluralità di galassie differenti. È tempo di utilizzare il fidato Dual Speeder per attraversare oltre 50 pianeti stracolmi di sfide, insidie e tanto, tantissimo divertimento. Durante il viaggio, dovrete sfruttare i mirabolanti poteri di ASTRO per riunirvi con molti degli iconici eroi che hanno caratterizzato le cinque generazioni dell’universo PlayStation.
Un universo magico e affascinante
Fin dai primi istanti di gioco, Astro Bot mostra tutto il suo carattere, prepotentemente e senza alcuna incertezza. Il giocatore è chiamato – come anticipato – a pilotare un’astronave (a forma di DualSense) attorno ad una mappa intergalattica, con diversi sistemi e pianeti che la compongono. Entrando in un sistema, al suo interno ci sono tutta una serie di livelli/mondi differenti (alcuni possono essere sbloccati completando alcuni percorsi alternativi all’interno di un determinato livello). L’obiettivo principale del gameplay è quello di offrire un’esperienza platforming intuitiva e rilassata (anche se in molte occasioni non ci ha rilassato affatto) ricco di segreti e sfide da scoprire. Dalle lussureggianti giungle alle spiagge tropicali sabbiose, passando per i canyon, i livelli spaziali, quelli acquatici e ancora: quelli invernali o addirittura ambientati in un vero e proprio casinò, scoprirete luoghi incantevoli che renderanno ogni pianeta un viaggio unico ed indimenticabile. Salvando gli altri BOTS (300 in totale fra cui oltre 150 sono eroi iconici PlayStation) dalle perfide grinfie di una pletora di nemici differenti: questi vi aiuteranno a ricostruire la navetta spaziale e a rimettere in carreggiata il viaggio cosmico intrapreso.
Molti elementi di gioco, soprattutto per i giocatori più esperti e con qualche anno sulle spalle, sicuramente richiameranno qualcosa alla mente. E’ assolutamente normale che un platform di tale portata si sia ispirato al passato. Fra i titoli classici che hanno “dato il loro contributo” ad Astro Bot, troviamo – senza alcuna ombra di dubbio – Crash Bandicoot (1996), Super Mario 64 (1996) e che fa attualmente parte della collection 3D All-Stars, Super Mario Sunshine (2002), Star Fox 64 (1997) e … be’, sicuramente ne abbiamo dimenticato qualcuno. E non si tratta di una ispirazione e basta o di un semplice “copia e incolla”, assolutamente no. Gli elementi cardini, tanto amati dai giocatori dei titoli citati, sono stati riadattati ed arricchiti per risultare ancora più belli, immersivi e divertenti da sperimentare. Ed è così che vediamo che lo Splac 3000 di Sunshine, in Astro Bot, è stato sostituito da diverse meccaniche differenti ma che risultano al contempo tanto simili ma anche avere un’identità propria. Ad esempio ASTRO può diventare una spugna che all’occorrenza raccoglie acqua (gonfiandosi e facendo diventare gigante il nostro simpatico robottino). Acqua che può essere spruzzata per eliminare nemici incandescenti e che lanciano lava e fuoco, spegnere il fuoco stesso per aprirsi un percorso, ripulire elementi di gioco per svelare percorsi e/o collezionabili segreti; il tutto in un modo simile a quanto fa Super Mario in Sunshine ma che lo sviluppatore giapponese è riuscito a rendere ancora più brioso e divertente da sperimentare.
E ancora, molti nemici ricordano – davvero tanto – alcuni vistisi in Mario 64: il Torcibruco (che in Astro Bot lo ritroviamo in una veste mecha), o ancora i Goomba che nell’IP di Asobi, assumono vesti differenti (Foo-Goo, Nidhog) e quanto mai azzeccate, e che brillano di luce propria. Ce ne sono tanti altri, ma ve li lasciamo scoprire a voi! E a proposito di nemici, ogni galassia presenta un boss finale (lo scontro si sblocca esclusivamente completando i pianeti/mondi che compongono quella determinata galassia), dalle impostazioni che ricordano molto da vicino quelle di Star Fox 64 (ma decisamente più simpatici, anche se pronti a tutto pur di annientarci). P.S. ci sono anche dei mini-boss (mini nel nome, date le dimensioni sproporzionate rispetto al nostro ASTRO) che ci hanno veramente rallegrato grazie a battaglie a dir poco roboanti. Sia i boss che i “mini” non sono difficilissimi da affrontare; una volta carpito il pattern d’attacco e le relative animazioni, non avrete grossissimi problemi per sconfiggerli.
Non fatevi ingannare dalla grafica vibrante e dalle animazioni coloratissime; Astro Bot può soddisfare anche i palati più accaniti ed esigenti. Il tasso di sfida – in particolare – può essere molto elevato, mettendo alla prova la destrezza delle dita, i tempi di reazione e la pazienza. In particolare, ogni galassia presenta (seppur non sono necessari per proseguire), un particolare asteroide e/o un pianeta, che se colpiti, sbloccano una nuova tipologia di pianeti (come ad esempio pixel scatenati, terreno cedevole ecc.) e quattro livelli hardcore; questi ultimi richiedono di dar fondo a tutte le abilità acquisite, ad una velocità e con pericolosità ambientali, nemici e platforming a dir poco estremi. Non vi vogliamo mentire, alcuni hanno richiesto tantissimi tentativi per il completamento. Il premio? Un BOT. Ma vi garantiamo che – al netto della difficoltà – sono molto divertenti (e altrettanto soddisfacenti se completati) da giocare.
Potreste invece morire in tanti altri modi, ma vi garantiamo che contro i boss non saranno frequentissime. Nello specifico, la dipartita prematura può avvenire in modi molto divergenti fra loro, cannando allegramente la promessa di “essere un’esperienza rilassante”. I mondi di gioco in primis e i nemici poi, possono mandarci al creatore in modi tanto incredibili quanto esilaranti. Schiacciati, lanciati, affettati, ingoiati, elettrificati, bruciati (oh mamma) e come evitarlo? Grazie ai power-up; potenziamenti (decisamente variegati) in grado di salvarci la pellaccia. Oltre alla citata spugna, ci sono: Un gallo che permette di saltare più in alto (e al contempo distruggere i nemici), un cane propulsore che invece consente di superare le distanze orizzontali ed infrangere vetri (oltre che cattivoni) o ancora, guantoni a forma di rane allungabili per avere una gittata molto più ampia, time-lapse, una scimmia che consente di lanciare oggetti, la pentola a pressione (almeno ci è sembrata essere una pentola) che permette di chiudersi a guscio, evitando danni da fuoco ed elettrici e contrattaccando appena c’è ne è l’opportunità, l’elefante che raccoglie qualsiasi liquido che può essere trasformato in piattaforme (di breve durata), il topolino che vi rimpicciolisce ed infine – il nostro preferito – il polipo gonfiabile, che oltre a permettere di muoversi verso l’alto e verso il basso, da modo di gonfiare alcuni nemici, facendoli esplodere. Ci siamo davvero divertiti ad utilizzare ognuno dei potenziamenti menzionati.
Ogni livello in Astro Bot presenta un sistema di checkpoint (davvero generosi) con respawn rapidissimi che ri-immergono il giocatore nel vivo dell’azione. I mondi contrassegnati come “difficili”, invece, vi faranno venire il mal di testa, in quanto la morte vi riporterà all’inizio del livello. In questo modo, livelli che a modalità facile e normale durano si e no 5 minuti, finiranno per durare molto molto di più!
Ciò che rende il gioco ancora più interessante è la quantità (e la qualità) di interazione fisiche e la creatività nel level design, un qualcosa sempre più difficile da vedere nelle produzioni moderne. C’è una fluidità impressionante in tutto quello che accade, con ogni livello – ricchissimo e vivissimo – è caratterizzato da situazioni ambientali differenti, alcune – anche se realizzate finemente – forse un po’ ridondanti, come l’ampio utilizzo del vetro, le cui schegge si rompono e cadono a seconda del punto di impatto e alla velocità con cui ci si muove o ci si salti sopra.
La celebrazione di PlayStation
In combinazione con la creatività e i richiami al mondo PlayStation, sembra che il Team Asobi abbia davvero colto nel segno su cosa abbia reso le varie console Sony così popolari e grandiose. I bot che è possibile incontrare e salvare in base ai personaggi dei franchise PlayStation passati e presenti, sono svariati, da Um Jammer Lammy (che forse i più giovani non conosceranno), passando per LocoRoco, Solid Snake, Psycho Mantis, Big Boss, Kratos, Crash, Aloy, Nathan Drake, Bloodborne e tanti tanti altri. Ma non è tutto, in quanto è possibile affrontare – ATTENZIONE SPOILER – livelli a tema, come ad esempio quello God of War o quello Uncharted . Questi, oltre a far fare al giocatore un tuffo nostalgico, lo deliziano con tutta una serie di meccaniche proprie di quella IP. Ad esempio l’utilizzo del Martello Mjolnir o di sezioni shooter tipiche del buon Drake e con tutta una serie di rimandi, oggetti, nemici, situazioni ambientali che vi faranno ritornare la voglia di giocare ai recenti God Of War del 2018, al sequel Ragnarok o alla Nathan Drake Collection.
Un hub strampalato
Sul pianeta base – invece – oltre a dare “accoglienza” a tutti i BOT soccorsi e salvati, è possibile interagire con quattro parchi sbloccabili attraverso i pezzi di puzzle (altro collezionabile presente nel mondo di gioco e nello specifico nei vari livelli – tre per livello), localizzati in prossimità dell’astronave. Questi permettono di personalizzare la skin della navicella, la skin del giocatore, di scattare fotografie con la fauna selvatica che il giocatore incontra sui vari pianeti ed infine di poter spendere le monete raccolte per sbloccare skin e scenari animati dedicati esclusivamente ai BOT PlayStation.
Non è mai stato così bello utilizzare il DualSense
Un altro punto in cui Astro’s Playroom ci ha impressionato è stato l’uso del controller DualSense, e Astro Bot sembra essersi spinto ancora più in là. L’idea di base è che tutto ciò con cui il giocatore possa interagire nel mondo, che sia rilevante o meno in termini di gameplay, dovrebbe provocare una reazione tattile sul controller. Ed è effettivamente così, con un’ampia gamma di sensazioni, spesso quasi impercettibili a primo acchito, rispetto al tradizionale e talvolta inutile rombo unidimensionale dei giochi “classici”. In Astro è possibile notare la differenza tra i materiali mentre ci si muove su superfici diverse, il che è davvero impressionante. Quando si cammina sull’erba, ad esempio, il rombo è sottile, quasi morbido e appena percettibile. Quando ci si muove sul metallo, d’altra parte, c’è un tintinnio tattile udibile ad ogni passo. Senza esagerare, è il gioco con il miglior feedback tattile mai realizzato. Oltre al force feedback, i controlli sono scattanti, reattivi, super precisi e molto intuitivi come ci si aspetterebbe da un platformer di livello con una sensazione di raffinatezza, fluidità e qualità complessiva che non ha nulla da invidiare ai competitor della grande N.
ASTROgrafica
Sembra che il gioco utilizzi la stessa tecnologia (mantenendo quindi la sua identità visiva) alla base di Astro’s Playroom. La pulizia grafica è superlativa, con una palette di colori incredibile. La risoluzione interna in 4K è del tutto simile a Playroom. Il framerate (a 60 fps) ci è sembrato a dir poco granitico, senza cali di alcun tipo (peccato manchi l’opzione a 120 fps). Non abbiamo riscontrato alcun bug, glitch, compenetrazione poligonale, niente di niente. Il lavoro del team di sviluppo è stato notevole ed il risultato parla chiaramente. In termini di qualità audio – invece – gli effetti sono assolutamente di primissimo ordine. L’audio 3D, esplode dalle casse e dalle cuffie (scelta consigliata se volete immergervi ancor di più in questo straordinario platform 3D). Buonissima la colonna sonora (che trasmette allegria), mai troppo invadente e sempre perfettamente “cucita” al livello che si sta giocando. Per concludere, ci abbiamo impiegato circa 8 ore per completare la prima run, non tantissime, è vero; ma se volete raccogliere tutto quello che c’è nei livelli, parliamo di almeno il doppio se non di più (verosimilmente fra le 12 e le 15 ore complessive)!
Commento finale
Non volevamo smettere di giocare ad Astro Bot, e vi garantiamo che nell’ultimo anno, nessun gioco ci ha preso come l’IP di Team Asobi. Astro Bot è il pezzo mancante del puzzle, un platform 3D a dir poco perfetto e che arriva – vista la mancanza di giochi di peso targati Sony (ad eccezione di Concord che purtroppo non ha avuto il giusto riscontro) – nel momento giusto, non soltanto per Sony e per PS5 – che ne aveva bisogno come il pane – ma per tutti i fan accaniti dei platform 3D. Astro Bot è una vera e propria gemma, un platform eccezionale dell’era moderna che farà tanto parlare di sé ora e anche nel prossimo futuro.