Recensione Call of Duty: Advanced Warfare

Lo spirito di Call of Duty.

Versione testata: PlayStation 4.

Call of Duty è sicuramente una delle “saghe” videoludiche più amate ed odiate dei nostri tempi. Haters e lovers dell’IP sono presenti in numero pressoché identico nei forum, sui social network, nelle room pubbliche; tuttavia dopo l’ultimo Ghosts (qui la nostra recensione) il macroequilibro cosmico era stato spezzato, generando caos e disperazione tra le due predette fazioni.

Call of Duty: Ghosts, nonostante vendite sempre eccezionali, aveva alla fine appalesato anche agli irriducibili i limiti di un gameplay troppo ancorato a vecchi schemi (campera, snipera, corri) e di un motore grafico che aveva ormai fatto il suo tempo, dopo diversi anni di onorato servizio.

Per ricucire lo strappo e ristabilire l’equilibrio nella galassia (dei videogamers, si intende), Activision ha scelto come suo campione Sledgehammer Games, violando la maestà dei team che fino ad ora si erano occupati dei precedenti capitoli, ovvero Treyarch e quella Infinity Ward che ha creato il brand, ma che oramai è priva di gran parte delle sue teste d’uovo, purtroppo confluite in Respawn Entertainment (Titanfall).

Sledgehammer Games aveva, quindi, il difficile compito di trovare un nuovo motore grafico, svecchiare le meccaniche del gameplay e non snaturare gli elementi che hanno decretato il successo del gameplay: divertimento, frenesia, immediatezza, frenesia (sì, c’è due volte la parola frenesia – e con questa tre).

Dopo averlo spolpato per bene sia in single player che nella modalità multiplayer, siamo pronti a darvi la nostra opinione su questo nuovo capitolo.

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Benvenuti ad Hollywood

Venticinque anni dopo gli eventi narrati in Black Ops II, il mondo sempre più tecnologico e connesso è vittima delle minacce di terroristi che combattono la tecnologia con la stessa tecnologia e si pongono come obiettivo quello di riportare il pianeta all’età della pietra.
Le minacce sempre più concrete hanno messo in evidenza i limiti di un sistema di difesa governativo lento ed inefficiente ed i governi non hanno trovato soluzione migliore se non quella di affidarsi a dei mercenari, mega corporations militari che fanno dell’efficacia e della rapidità il proprio vanto. Tuttavia, come la storia – dai Lanzichenecchi del Sacco di Roma in poi – ci insegna, affidarsi a dei mercenari non sempre è la scelta migliore.

L’elemento narrativo in Call of Duty, da Modern Warfare in poi, ha sempre rappresentato uno strumento di contorno, utile più che altro a dare una certa coerenza alle spettacolari vicende della campagna, alla stregua di un buon blockbuster americano “tutto proiettili e steroidi”. Advanced Warfare in questo senso non è da meno, sebbene il paragone con la settima arte sia questa volta un po’ più azzeccato vista la presenza di un numero uno di Hollywood, il premio oscar Kevin Spacey, qui nei panni di un Jonathan Irons, CEO e fondatore di Atlas, che tanto assomiglia al Francis Underwood della popolare serie TV “House of Cards”.

Come dicevamo, nessuno si aspetta un impianto narrativo forte e davvero interessante in un Call of Duty, ma la collaborazione con Spacey sembra aver donato alla produzione maggiore spessore e coerenza sebbene nell’ambito di un canovaccio che appare sin troppo abusato. Tra scene mozzafiato, esplosioni, perdite e rivelazioni, le 6 ore della campagna scorrono via veloci e sebbene alla fine, a restare, unitamente alle straordinarie interpretazioni di Spacey, sia poco altro, non si può di certo dire che la trama non sia gradevole.

Il mondo è cambiato

E’ nel gameplay che Call Of Duty e, soprattutto, questo Advanced Warfare ha sempre trovato la sua più compiuta realizzazione. Il salto temporale ha permesso al team creativo maggiore libertà d’azione. Sebbene lo shooting system e la maneggevolezza delle armi siano rimasti pressoché invariati, l’introduzione della Exo suit e delle sue implementazioni rivoluziona decisamente le meccaniche di gioco, conferendo una verticalità finora sconosciuta agli altri capitoli della serie. Il doppio salto e il dash in 4 direzioni, in questo senso, regalano una nuova spazialità alle mappe limitando al minimo i luoghi nei quali gli odiati camper possono appostarsi. La possibilità di appendersi alle sporgenze subito dopo un salto e di scivolare in un anfratto (come in Black Ops) per evitare i colpi avversari, conferiscono inoltre maggiore varietà al gameplay. Ad avvantaggiarsi del nuovo sistema di gioco è naturalmente il multiplayer più che il single player, che rappresenta più un tutorial per le nuove abilità che altro.

Le potenzialità della Exo suit potranno essere, come dicevamo in precedenza, ancora “migliorate” grazie alle “Abilità Exo” attivabili mediante la pressione del dorsale sinistro. Tra queste vi sono l’invisibilità, l’overclock che aumenta la velocità di movimento o la levitazione. A ben vedere si tratta, però, di abilità piuttosto inutili e che, in alcuni casi, risultano addirittura controproducenti. Il problema non è soltanto correlato alla velocità o alla frenesia del gameplay di Call of Duty, ma anche nell’implementazione delle stesse: equipaggiando l’invisibilità ci si aspetta che il personaggio risulti invisibile sul serio, ma a meno che non abbiate seri problemi di vista, non sarà difficile individuare un personaggio camuffato (per pochi secondi, tra l’altro).

Il sistema delle classi è organizzato in maniera simile a quanto visto con Black Ops II. Ciascun personaggio potrà utilizzare 13 elementi di customizzazione a suo piacimento da scegliersi tra tutti quelli disponibili, quindi a più perks o accessori per la propria arma principale corrisponde l’omissione di granate o armi secondarie e via dicendo. 
Tornano inoltre i bonus per gli scorestreak, non collegati al numero di nemici eliminati ma al numero di punti raggiunti. Sempre nell’ottica della maggiore personalizzazione possibile, le “ricompense punteggio” possono addirittura essere eliminate per far spazio ad accessori più utili per il giocatore. Unica pecca del sistema di personalizzazione del personaggio è, almeno all’inizio, la sua complessità e troverete più di qualche difficoltà a settare al meglio il vostro personaggio.

Oltre alle classiche modalità del multiplayer online, fanno la loro comparsa Uplink e Momentum: nella prima vi farete portatori di un drone da recuperare in un determinato punto della mappa e da consegnare nella base avversaria, mentre la seconda ricorda la modalità Corsa di Battlefield.

Siamo rimasti, però, un po’ delusi dalla dimensione delle mappe, le quali risultano ancora troppo piccole per evitare che il tutto finisca in caciara, e dall’assenza di server dedicati (ancora una volta). Sebbene il net code sia decisamente migliorato rispetto a Ghosts, le partite risultano ancora troppo condizionate dalle capacità tecniche della vostra connessione, il che potrebbe diventare sin troppo frustrante se si vive in zone in cui la velocità dell’ADSL è decisamente inferiore rispetto a quella dei Paesi d’oltreoceano. In aggiunta al classico multiplayer competitivo, Advanced Warfare offre una interessante modalità cooperativa denominata Exo Surival. Questa vi permetterà di giocare con altri tre giocatori sulle mappe multiplayer in una modalità orda potenziata dall’inserimento di altri obiettivi, oltre alla semplice sopravvivenza, come la raccolta di piastrine. Più obiettivi completerete, più punti da spendere per potenziare armi e abilità otterrete.

Advanced for next gen?

Dal punto di vista tecnico, seppure sia innegabile la maggiore pulizia a schermo grazie all’introduzione dei 1080p su console e i 60 fps, imprescindibili secondo le dichiarazioni dello sviluppatore, l’idea che si sarebbe potuto fare di più, soprattutto dal punto di vista dell’illuminazione, è presente. Il frame rate resta piuttiosto stabile anche nelle situazioni più concitate ed i modelli poligonali sono ora decisamente superiori a quelli visti nel precedente capitolo; la resa visiva, inoltre, è pressoché identica sia su Xbox One che su PS4. In questo senso, il miglioramento in quasi tutto il comparto tecnico è evidente, tuttavia non possiamo fare a meno di pensare che un franchise da milioni di dollari come questo avrebbe sicuramente meritato di più.

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Conclusioni e giudizio

Call of Duty è tornato più in forma e divertente che mai. Senza snaturare gli elementi che ne decretano ogni giorno il successo – l’immediatezza e la velocità – e che rendono la serie qualcosa di diverso, i ragazzi di Sledgehammer Games sono riusciti nell’impresa non facile di innovare senza stravolgere il brand. Certo, restano ancora difetti strutturali che inspiegabilmente vengono trascurati come quello dei server dedicati o quello di mappe ancora troppo piccole per le potenzialità delle Exo suit, ma in generale la strada intrapresa è quella giusta.  

Pro Contro 
– Gameplay ora più vario grazie alle Exo suit
– Family feeling invariato
– Personalizzazione al top
– Assenza di server dedicati
– Mappe di gioco troppo piccole
– Graficamente ci aspettavamo di più
  Voto Globale: 80 
 
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Arturo D'Apuzzo
Arturo D'Apuzzo
Nella vita reale, investigatore dell’incubo, pirata, esploratore di tombe, custode della triforza, sterminatore di locuste, futurologo. In Matrix, avvocato e autore di noiosissime pubblicazioni scientifiche. Divido la mia vita tra la passione per la tecnologia e le aride cartacce.

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