Recensione Deathloop

Per quanto Deathloop si presenti come un gioco complesso, chiedendo al giocatore di capire come interrompere un ciclo temporale sull’isola di Blackreef, in realtà è più semplice di quanto si possa effettivamente immaginare. I giochi precedenti di Arkane Studios, Dishonored e PREY, erano stati pensati per essere travolgenti, introducendo, meccanica dopo meccanica, le quattro aree principali piuttosto velocemente. Deathloop, invece, risulta essere molto più compassato e tendente quasi ad accompagnare l’utente durante le sue “scorribande”.

Gli obiettivi indicano chiaramente dove andare, le missioni sono state “costruite” con maggiore semplicità e infine i menu mappano la fase in cui si trova il ciclo temporale. Insomma, sulla carta sembra quasi un passo indietro per i ragazzi di Arkane ma è davvero così? Scopritelo nella nostra recensione completa.


Versione testata: PlayStation 5


Storia e meccaniche di Deathloop

Il team di sviluppo è così sicuro di sé e del prodotto che ha spiegato la configurazione del gioco fino alla nausea nei trailer pre-release. Colt Vahn è intrappolato in un loop temporale che si ripete più e più volte lo stesso giorno sulla già citata isola di Blackreef, e per romperlo, deve uccidere otto bersagli (chiamati Visionari) in un singolo arco di 24 ore.

Deathloop riguarda tutto ciò che accade quando le cose non vanno secondo i piani; su panico e improvvisazione; sull’imparare da un errore e sul portare avanti quelle lezioni. Non importa se ci si fa strada attraverso un combattimento dopo l’altro, né tantomeno se si passa a miglior vita o si viene rispediti all’inizio della giornata. Tutto ciò che conta è che così facendo sarà possibile ottenere alcune informazioni preziose che aiuteranno la prossima volta.

Le informazioni sono il fulcro in Deathloop e rappresentano tutto quello di cui si ha bisogno per trovare e uccidere i Visionari che fungono da boss dell’isola. Il problema è che la giornata è divisa in quattro parti (mattina, mezzogiorno, pomeriggio e sera) ed è possibile visitare solo una delle quattro aree dell’isola durante ogni periodo. I Visionari appaiono solo in determinati luoghi e in determinate ore del giorno. E poiché non si può essere in due posti contemporaneamente, la giornata ricomincia. Il gioco iniziale ruota principalmente attorno all’apprendimento di come uccidere una manciata di bersagli in modalità furtiva, ma se li si vuole eliminarli tutti in un singolo ciclo e quindi fuggire dall’isola, ben presto (e per forza di cose) si scoprirà che è necessario un approccio diverso.

È qui che si inizia ad imparare di più sui Visionari e sui loro retroscena; cosa stanno facendo sull’isola e come possono essere manipolati per incontrarsi con gli altri in modo che Colt possa risparmiare tempo. Vi aspettereste che Deathloop vi lasci a voi questo “ingrato” compito, esplorando liberamente l’isola per capire come incontrare o far incontrare i bersagli. Tuttavia, non è così.

Il gioco, come anticipato in apertura di recensione, vi guida strettamente attraverso questo processo, condividendo percorsi lineari per far incontrare gli obiettivi e concludere la notte. Non c’è molta libertà, al punto che Deathloop potrebbe non essere esattamente quello che molti si aspetterebbero.

Non chiamatelo roguelike

Un’altra cosa che ci preme dire è che il gioco non è un roguelike. Tutte le informazioni raccolte e i progressi compiuti attraverso le missioni vengono conservate all’inizio di un nuovo ciclo ed è possibile tornare direttamente a qualsiasi punto della giornata semplicemente facendo avanzare il tempo. Ciò a cui si dovrà rinunciare (almeno inizialmente) è l’accesso alle armi, ai poteri e ai vantaggi raccolti durante un ciclo, ma capirete ben presto che c’è un modo per impedirlo.

Inoltre, nel mare di informazioni che vi ritroverete ad analizzare, scoprirete nuovi modi per manipolare il loop a vostro favore. Questa è una parte fondamentale del gioco. Considerando che Colt è una delle uniche due persone la cui memoria rimane intatta quando il giorno scorre, ciò sta a significare che il comportamento dei suoi avversari rimane coerente e quindi ripetibile. Detto questo, è immensamente soddisfacente quando i pezzi iniziano a mettersi a posto e l’intero ciclo sembra quasi prepararsi per arrivare a quel giorno perfetto e agognato di chiusura del loop temporale.

Il processo di raccolta delle informazioni non si applica solo all’obiettivo primario. Presto si scopre che la ripetizione in loop porta a un senso di scoperta più organico che si adatta bene al genere. Il design dei livelli di Arkane è pieno di segreti: percorsi nascosti e porte chiuse che suggeriscono nuovi approcci. In Dishonored, si veniva ricompensati per la pazienza e l’osservazione, per aver setacciato appunti e diari e aver cercato negli angoli più nascosti. Ed è possibile farlo anche in Deathloop ma con la differenza che supporta anche un approccio più diretto e concreto.

Escape plan

La prima visita alla festa di Aleksis nel distretto di Updaam a Blackreef è stata un disastro. È l’area più pericolosa del gioco – tutti gli ospiti stanno facendo i bagagli – e quindi il tentativo di superare il “livello” attraverso la furtività, è miseramente fallito diventando una sorta di caccia all’uomo prolungata, fra corse disperate e nascondigli improvvisati. Alla fine ce l’abbiamo fatta, ma solo dopo aver ucciso ogni singola persona nell’edificio. Fatto ciò, però, si è presentata un’opportunità. Eravamo liberi di esplorare in santa pace l’edificio e scoprire i percorsi che si celavano. Quando siamo dovuti tornare il giorno successivo, eravamo preparati ad ogni evenienza. È quello che in precedenza ci è sembrato essere un caos incontrollabile, era invece diventato quasi plasmabile e controllabile. E c’è da dire che è stato qualcosa di davvero appagante!

Deathloop è un gioco stealth o c’è dell’altro?

Crediamo sia giusto definire Deathloop prima di tutto un gioco stealth. Il DNA del gioco è così fortemente intrecciato con Dishonored, dai suoi poteri, al suo stile artistico, alla funzione stessa della sua interfaccia utente, che viene piuttosto naturale darsi all’approccio stealth.

Ma anche volendo perseguire tale scelta, è chiaro che Deathloop vuole allontanare il giocatore dall’ossessione di ricercare una corsa impeccabile. Quando si elimina un Eternalista, questi svanisce istantaneamente in una sorta di nebbia eterea vorticosa che gli altri possono rilevare e a cui reagire. Ciò sta a significare che è impossibile passare ore a ripulire ordinatamente la mappa, nascondendo ogni corpo in modo che il lavoro non venga mai rilevato. Deathloop vuole che ci si senta sotto pressione in modo tale da indurre il giocatore in errore. Ed è quando le cose si mettono male che non resta che spianare le bocche da fuoco.

All’inizio di ogni giorno si hanno con sé solo le armi di base. Abbastanza presto, però, si sbloccano la capacità di infondere oggetti, permettendo di portarli tra i loop. Questo è possibile spendendo una risorsa raccolta durante le missioni o guadagnata sacrificando altri pezzi di equipaggiamento non utili allo scopo. Il meglio, ovviamente, è tenuto dai Visionari stessi, che portano armi di alto livello, ciondoli e chi più ne ha più ne metta.

Teoria del caos

Un altro potere iniziale consente di respawnare due volte sulla mappa senza morire e quindi azzerare il loop. Ciò sta a significare che non c’è da preoccuparsi se un determinato incontro dovesse fallire. In ogni fase, il gioco dice chiaramente di divertirsi e di non pensare ad altro.

Non esiste un playthrough non letale di Deathloop. Le armi stealth di base sono un machete e una sparachiodi. L’idea di Colt di un’eliminazione silenziosa è quella di spezzare il collo di un Eternalista.

Aveva senso per Dishonored condannare l’uccisione – la sua storia sarebbe stata peggiore se non lo avesse fatto – ma l’intera struttura di Deathloop è costruita attorno all’idea che tutti quelli che ucciderete si sveglieranno “diversi” quando il ciclo si ripristinerà.

A modo suo anche MachineGames di Wolfenstein (qui la nostra recensione di The New Colossus) ha avuto un ruolo nello sviluppo di Deathloop. Le pistole sono grosse, potenti e tamarre. Detto questo, la maggiore attenzione alla violenza e al combattimento accentua alcune debolezze nell’IA. Può risultare essere piuttosto semplice affrontare i combattimenti, usando angoli o porte per incanalare i nemici. Quindi tra pistole e abilità di respawn, paradossalmente diventa più semplice ed eccitante abbracciare il caos e gettarsi nello stesso.

È liberatorio divertirsi nella distruzione, e Colt chiaramente non è l’unico a pensarla così. In tutto il mondo di gioco vedrete gli Eternalisti che si godono la mancanza di conseguenze, vandalizzando l’isola e compiendo acrobazie idiote nel corso della giornata. Se la morte non conta, perché non spararsi con un cannone?

Braccato

A gettare un po’ di benzina sul fuoco c’è Julianna, una visionaria che sta attivamente dando la caccia a Colt. Controllata dall’IA o da un altro giocatore reale, il suo compito è quello di fare esattamente questo: impedire a Colt di interrompere il loop temporale in cui Blackreef è attualmente bloccata. Proprio come il protagonista, lei conserva i suoi ricordi e le sue conoscenze attraverso i loop, rendendola una minaccia costante per tutta la campagna di circa 12-15 ore.

Con lei alle calcagna, Deathloop si spinge oltre l’immaginabile. Il gioco consiste nel sapere quando prendere le cose con calma e restare nell’ombra, ma anche nell’imparare quando è il momento giusto per alzare la voce e dar fondo a tutte le proprie capacità e risorse. Arkane Studios è arrivata ad un punto tale che è riuscita a bilanciare equamente entrambi gli stili, creando un’esperienza sublime che consente di combinare e abbinare il proprio approccio senza soluzione di continuità.

A tenere insieme tutto questo c’è la storia di Colt, Julianna e della stessa isola di Blackreef. Le rivelazioni dietro il ciclo temporale e tutto ciò che sta accadendo sono alquanto interessanti, ma la forza trainante principale sono i due personaggi principali. Colt e Julianna adorano scherzare e discutere alla radio, spiegando come si uccideranno a vicenda ed esplorando la loro personalità e il loro passato.

Questa relazione “tra gatto e topo” è il cuore della storia di Deathloop e accresce il mistero del loop, dell’isola e del passato di Colt. Per quanto antagonistiche siano le loro conversazioni, è anche chiaro che a Julianna piace il loro gioco. A un certo punto chiarisce a Colt che non le piace guardarlo morire, ama semplicemente ucciderlo. C’è una giocosità nei suoi modi di fare, ma anche una frustrazione di fondo che rende la scoperta del passato che Colt non riesce a ricordare ancora più intrigante.

È divertente e costantemente toccante, in particolare nelle ultime ore della narrazione. Gli altri Visionari hanno le loro storie da raccontare, ma vengono esplorate attraverso oggetti da collezione, registrazioni vocali e file piuttosto che dialoghi faccia a faccia. In quanto tale, nient’altro può toccare il carismatico duo al centro della trama.

Contenuti extra di Deathloop

Ci sono indizi opzionali che permettono di avere accesso a nuovi elementi, oppure è possibile inseguire ripetutamente i Visionari per ottenere aggiornamenti per i poteri e trovare le armi più potenti del gioco. La struttura del ciclo temporale consente effettivamente questa libertà perché non sembra mai di perder tempo; passare dalla mattina alla sera concentrandosi esclusivamente sull’aumento del proprio equipaggiamento può dare frutti in futuri tentativi di fuga dall’isola.

Determinate scelte tecniche però impediscono al gioco di raggiungere altezze più elevate. Alcuni obiettivi noiosi, al di fuori dell’uccisione dei Visionari, richiedono di riavviare costantemente il ciclo temporale per progredire, portando essenzialmente ad una ripetitività troppo marcata.

E poi c’è la scarsa IA del nemico, che è (a conti fatti) il più grande punto debole del gioco. Gli abitanti di Blackreef devono avere i paraocchi perché è possibile avvicinarsi tantissimo e non noteranno nulla. C’è un sistema di allerta ma è ignorabile in quanto influisce pressoché nulla sulla mappa reale. Tre nemici possono essere avvisati della vostra presenza in una strada, ma girate l’angolo e chiunque nel vicolo di fronte agirà come se nulla fosse. Questo nonostante tutte le urla e gli spari.

Prestazioni

Essendo un gioco disponibile solo per PlayStation 5 (e PC), si è portati a pensare che Deathloop sfrutta tutte le nuove funzionalità e la potenza della console Sony. In alcuni punti lo fa. L’aspetto stilizzato regala alcune belle immagini e panorami, anche se non è allo stesso livello di altri titoli recenti.

Il controller DualSense viene in parte sfruttato attraverso il feedback tattile che replica i passi di Colt e attraverso le vibrazioni e i grilletti adattivi che danno un po’ di peso agli spari. Tuttavia, la funzione ampiamente pubblicizzata in cui la pistola si inceppa è qualcosa che accade di rado. L’abbiamo incontrato letteralmente una volta; e non è davvero un problema se si ha a disposizione altro nella propria attrezzatura.

Commento finale

Pochi giochi hanno la sicurezza e la spavalderia di Deathloop. Ricco di carisma e arguzia, è un titolo che può essere giocato in diversi modi. Non è un gioco stealth ma neanche un FPS, non c’è qualcosa di giusto o di sbagliato che il giocatore possa fare. Tutto sta nel come vi sentite di affrontare una determinata missione. Peccato che sia troppo lineare e piuttosto guidato, senza considerare che la scarsa intelligenza artificiale in alcuni momenti spezza letteralmente i momenti di gioco. Detto questo è un’esperienza da provare assolutamente.

8.5

Spezzerete il loop?


Pochi giochi hanno la sicurezza e la spavalderia di Deathloop. Ricco di carisma e arguzia, è un titolo che può essere giocato in diversi modi. Non è un gioco stealth ma neanche un FPS, non c’è qualcosa di giusto o di sbagliato che il giocatore possa fare. Tutto sta nel come vi sentite di affrontare una determinata missione. Peccato che sia troppo lineare e piuttosto guidato, senza considerare che la scarsa intelligenza artificiale in alcuni momenti spezza letteralmente i momenti di gioco. Detto questo è un’esperienza da provare assolutamente.

PRO

    - Il ciclo temporale è gestito molto bene
    - Colt e Julianna convincono
    - Storia travolgente
    - Arkane Studios sembra essere arrivata alla definitiva consacrazione

CONTRO

    - Troppo lineare e guidato
    - IA scarsa
    - Qualche contenuto extra è fin troppo noioso

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