Recensione Enotria: The Last Song, il soulslike italiano arriva su Xbox

Si è parlato molto negli scorsi mesi di Enotria: The Last Song, primo progetto della software house milanese Jyamma Games. La seduttiva prospettiva di mettere le mani su un soulslike italiano immerso nella luminosità e nel foklore del Belpaese si è scontrata con una ruvida accoglienza da parte di una fetta di critici e di pubblico. Senza voler andare ad approfondire parte dei motivi di tale rigidità di opinioni (in parte dovuta anche a motivazione extra ludiche…), quello che possiamo constatare è che il titolo è stato additato come un tentativo mediocre di ritagliarsi un piccolo spazio nell’affolato panorama del genere creato da From Software.

In occasione dell’arrivo della produzione anche sui lidi Xbox con tre mesi di ritardo rispetto all’esordio su PC e PlayStation 5, abbiamo colto l’occasione di testare la controversa opera di Jyamma Games. Oltre al valutare la bontà dell’adattamento per la console ammiraglia di Microsoft, il nostro viaggio tra le terre baciate dal sole ispirate al sud Italia si è rivelato sorprendente. Vi spieghiamo perché.

Enotria: The Last Song è disponibile per Xbox Series X/S dallo scorso 12 Dicembre, raggiungendo le versioni PC (Steam) e PlayStation 5 sul mercato fin da Settembre.


Tutto il mondo è un palcoscenico

La musica è un’entità eterna, la somma demiurga della realtà stessa. Per celebrare la grandezza misteriosa della creazione, gli umani inventarono le arti dando vita alle proprie dività e leggende. Ben presto, i più ribelli ed incoscienti tra gli uomini compresero il potere dell’estro di poter plasmare la realtà secondo i loro desideri. Crearono così il Canovaccio, un copione capace di imbrigliare il mondo intero all’interno di un ciclo eterno ed immanente, modellato dalla loro immaginazione. Ogni uomo e creatura venne condannato ed imprigionato nella immobilità di ruoli immutabili, dietro Maschere senza fine. In un mondo alterato dalla follia umana, solo una persona senza un ruolo può scegliere il proprio destino e diventare il volto del cambiamento. Il cammino del Senza Maschera è iniziato.

Enotria è capace di lasciare a bocca aperta gli animi più sensibili alla storia artistica dell’Italia.

Come noto e dichiarato fin dagli albori del progetto, le fonti di ispirazione di Enotria: The Last Song affondano le proprie radici nel ricco folklore italiano. Oltre ad un evidente ricorso a riferimenti culturali (su tutti il ruolo riservato alle tradizionali maschere della tradizione carnevalesca), è nella direzione artistica complessiva che Jyamma Games scrive un’autentica lettera di amore all’Italia. A partire dal nome della produzione, che rievoca un’antica regione d’Italia meridionale che abbracciava i caratteristici vigneti della Campania, della Basilicata e della Calabria. Una derivazione sofisticata che si ritrova in paesaggi, architetture, colori e suggestioni, nel loro insieme totalmente inediti in un soulslike.

Tutto il comparto artistico è un affresco che rievoca tradizioni della nostra cultura, talvolta celebrata con un tatto ed una delicatezza che raramente abbiamo visto in produzioni di questo livello. Anche il comparto audio è puntuale nell’incalzare ogni momento, grazie anche ad un doppiaggio italiano eccellente non solo nei testi ma anche nelle interpretazioni. Da questo punto di vista, The Last Song meriterebbe un posticino nella ludoteca di ciascuno di noi anche solo per la sua evidente e smisurata passione nei confronti delle fonti di ispirazione.

Non è un caso che The Last Song sia stato definito come il primo soulslike estivo.

Musica, maestro

The Last Song, da un punto di vista strutturale, ricalca a pieno titolo la tradizione del proprio genere di appartenenza.

Avete sempre amato il design stratificato, labirintico ed interconnesso dei migliori soulslike? Sarete lieti di sapere che gli sviluppatori di Jyamma Games hanno studiato bene i primi della classe. Il mondo di Enotria, suddiviso in tre macro regioni principali, si snoda agilmente tra aree opzionali, segreti da scoprire e scorciatoie da sbloccare, in un’avventura che occuperà circa quaranta ore per essere interamente completata. Il senso di scoperta è pressocché costante, alimentato dall’ispirata direzione artistica della produzione milanese, coadiuvato da un level design sempre attento e gratificante tra soluzioni classiche e suggestioni moderne proprie di titoli di ben superiore budget.

I combattimenti son divertenti e ben ritmati.

Ovviamente, come ogni buon soulslike l’esperienza non si riduce ad una piacevole passeggiata nel parco. Dovrete essere sempre pronti ad affrontare le insidie sul vostro cammino ed è qui che entra in scena il sistema di combattimento di Enotria. Di base, questo risulta focalizzato sull’importanza fondamentale del riempimento della barra della Dissoluzione degli avversari. Sfruttando i colpi giusti e deflettendo gli attacchi nemici, il Senza Maschera potrà infliggere danni consistenti ma non solo. Sconfiggendo i dissoluti, il nostro avatar entrerà in uno stato di Risveglio attivando effetti positivi legati alla Maschera indossata. Oltre infatti all’attribuzione dei classici punti esperienza per incrementare le statistiche di base (le Virtù), potremo far indossare diverse Maschere al protagonista, ciascuna con le sue specificità, che potrà essere ulteriormente customizzata dalle abilità sbloccabili (i Versi) e da perk aggiuntivi.

Il risultato è un gameplay frenetico che premia, più che l’attacco a testa bassa, il tecnicismo in stile Sekiro: Shadows Die Twice (si basi però, più permissivo) per prolungare gli effetti benefici del Risveglio. Il gameplay diventa ancor più intrigante se si pensa che gli status alterati si strutturano secondo uno schema “sasso carta forbice”. Ciascuno di essi conferisce forze e debolezze, con i vostri nemici che saranno sempre pronti a sfruttarli a proprio favore. Per far fronte a questa estrema duttilità, il gioco prevede la possibilità di cambiare in tempo reale ben tre build (i Corredi). Ciascuna di esse sarà idealmente costruita per far fronte alle varie esigenze di combattimento, per una profondità tattica intrigante e sfaccettata.

All’inizio tre layout possono sembrare tanti, ma andando avanti ne apprezzerete l’importanza.

Tante maschere e pochi volti

Enotria ci ha sorpreso per la competenza mostrata dagli sviluppatori di Jyamma Games nel plasmare il proprio soulslike. Ed i plausi, in questo senso, non possono essere sottostimati se si pensa che si tratta di uno dei generi più complessi del panorama videoludico. Lo è non tanto da un punto di vista meccanico, quanto per la necessità di far coesistere molti sistemi ludici attribuendo loro una sufficiente dose di carattere, qualità e personalità. The Last Song riesce ad imporsi sotto molti aspetti con orgoglio, pur scoprendo il fianco ad alcuni limiti figli di una produzione sostanzialmente indie.

L’esempio più emblematico (e visibile) è dato dal comparto tecnico. L’Unreal Engine 5 è un motore versatile e con un elevato potenziale, tuttavia complesso da approcciare soprattutto per un esordio. Il risultato è pregevole ma anche su Xbox Series X abbiamo dovuto riscontrare problematiche simili a quelle segnalate sulle altre piattaforme. Il framerate tende a zoppicare nelle fasi più concitate, il pop up di ombre e dettagli è visibile a media/lunga distanza, alcuni glitch grafici legati all’HUD si manifestano senza apparenti motivazioni. Nel corso del nostro playtest abbiamo assistito anche all’improvviso passaggio dall’italiano all’inglese, risolto solo ripristinando l’opzione dal relativo menù. Si tratta di sbavature inevitabilmente legate alla gestazione di un progetto così ambizioso e complesso, che non pregiudicano la godibilità del titolo pur essendo non bellissime da vedere.

Il comparto artistico permette di far chiudere spesso un occhio sulle sbavature tecniche.

Proprio il desiderio degli sviluppatori di arricchire il titolo di feature e caratteristiche avvincenti li ha condotti su un terreno a tratti scivoloso. Quello dell’esubero di opzioni concesse al giocatore. Enotria: The Last Song è infatti colmo di alternative per personalizzare il proprio personaggio. Parliamo di oltre trenta Maschere diverse, sessantotto abilità uniche e centinaia di armi e magie. Un numero che normalmente non spaventerebbe i fan del genere, ma che si intersecano tra loro per dar vita ad una possibilità di oltre centocinquanta milioni di combinazioni di build diverse. Con un numero così elevato di variabili ed un team relativamente alle prime armi, il titolo si apre piuttosto spesso alla possibilità di creare accostamenti capaci di rompere agilmente gli equilibri ludici. In questo senso, un player esperto è in grado di solleticare fin da subito le corde del bilanciamento, per creare un Senza Maschera estremamente potente.

Non è assolutamente semplice realizzare un soulslike che non richieda ritocchi sul versante della difficoltà per stemperare alcuni spigoli. Probabilmente consapevoli di questa circostanza, segnaliamo che Enotria vanta la possibilità di intraprendere l’avventura con una difficoltà più adatta a chi preferisce focalizzarsi sulla storia. Trattandosi di un’opzione di accessibilità, ne apprezziamo l’inserimento pur consapevoli che la vera esperienza ludica si cela dietro combattimenti avvincenti e rischiose esplorazioni.

Capitan Spaventa, il sole di Meridiana, vi attende.

Commento finale

Alla nostra prova, Enotria: The Last Song si è rivelato un soulslike competente, artisticamente ispirato e con un gradevole tasso di sfida. Contrariamente ad un’accoglienza spigolosa riservata al progetto italiano negli scorsi mesi, il titolo Jyamma Games ci ha divertito ed impegnato, complici anche un pregevole level design ed un sistema di combattimento divertente. Non tutto funziona come dovrebbe, sia chiaro. il comparto tecnico anche su Xbox Series mostra il fianco a qualche bug grafico, alcune incertezze di framerate e sporadici glitch. Gli elementi RPG e le personalizzazioni a volte sono fin troppo eccessivi, risultando in un esubero di opzioni. Al netto di tutto questo, tuttavia, l’avventura del Senza Maschera merita di essere apprezzata non solo dai fan del genere, ma anche da tutti coloro che vogliono immergersi nel folklore di casa nostra.

8.0

Enotria: The Last Song


Alla nostra prova, Enotria: The Last Song si è rivelato un soulslike competente, artisticamente ispirato e con un gradevole tasso di sfida. Contrariamente ad un'accoglienza spigolosa riservata al progetto italiano negli scorsi mesi, il titolo Jyamma Games ci ha divertito ed impegnato, complici anche un pregevole level design ed un sistema di combattimento divertente. Non tutto funziona come dovrebbe, sia chiaro. il comparto tecnico anche su Xbox Series mostra il fianco a qualche bug grafico, alcune incertezze di framerate e sporadici glitch. Gli elementi RPG e le personalizzazioni a volte sono fin troppo eccessivi, risultando in un esubero di opzioni. Al netto di tutto questo, tuttavia, l'avventura del Senza Maschera merita di essere apprezzata non solo dai fan del genere, ma anche da tutti coloro che vogliono immergersi nel folklore di casa nostra.

PRO

Artisticamente delizioso | Il gameplay funziona e diverte a tutto tondo | Level design intricato ed interconnesso |

CONTRO

L'esuberante quantità di concetti introduttivi rende la fase iniziale un pò caotica | Diversi bug grafici e problemi tecnici, allo stato attuale | Taluni aspetti del sistema della Maschere e delle personalizzazioni non appaiono granché equilibrati |

4News.it è una fonte di OpenCritic.com, il più grande aggregatore internazionale di review dedicato al mondo dei videogames.

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