Recensione FATAL FURY: City of the Wolves, nel segno della storia

Fin dal suo annuncio, FATAL FURY: City of the Wolves si è ritagliato un compito ingrato. Essere il seguito diretto del leggendario Garou: Mark of the Wolves, considerato tra i migliori picchiaduro della storia del gaming, non è una responsabilità da poco. Soprattutto poi se si considera che la serie manca dalla scena proprio dalla release del titolo nato su Neo Geo nel lontano 1999. Armandosi di coraggio ed ambizione (ma anche dei fondi garantiti dalla nuova proprietaria Misk Foundation creata dal principe saudita), SNK Corporation si è posta l’obiettivo di tornare sulla scena con una serie di progetti ad alta qualità riguardanti le sue proprietà intellettuali principali. Iniziando proprio dal ritorno a South Town.

E così, a distanza di ventisei anni (!), FATAL FURY torna prepotentemente nel panorama dei picchiaduro. Lo fa puntando non solo a reclamare un proprio spazio, ma anche aspirando a ripercorrere il sensazionale successo del suo illustre predecessore. Con un sistema di combattimento rinnovato ed ampliato, una veste grafica sgargiante ed un roster ancora più ampio, sarà riuscita SNK a reclamare l’eredità di Geese Howard?

FATAL FURY: City of the Wolves sarà disponibile dal 24 Aprile per PC (via Steam), Xbox Series, PlayStation 4 e PlayStation 5.


Versione testata: PlayStation 5


Homo homini lupus

City of the Wolves si pone come una continuazione narrativa e concettuale di Garou.

Non perderemo troppo tempo a parlarvi della storia del nuovo FATAL FURY. Anche perché non è esattamente il motivo per cui questo ritorno sul ring è così avvincente. Vi basti sapere che la lotta a South Town si rianimerà ancora una volta a causa del vuoto lasciato da Geese Howard, con ciasun personaggio che seguirà le proprie motivazioni per primeggiare sugli avversari. Pur non essendo una sceneggiatura impeccabile, City of the Wolves si impegna nel realizzare un affresco il più possibile completo del proprio cast. Soprattutto nei confronti del pubblico contemporaneo che nel migliore dei casi non conosce minimamente un Rock Howard o la sua relazione con Terry Bogard.

Rock Howard è il tormentato figlio di Geese Howard…

Al di là di questa riflessione, il roster di City of the Wolves colpisce immediatamente per la sua estensione (maggiore rispetto a Garou) e per la varietà dei propri rappresentanti. Accanto alla presenza di personaggi simbolo come Mai Shiranui e Kain R. Heinlein, abbiamo esordienti carismatici ed anche imprevedibili guest star provenienti dal mondo del calcio (Cristiano Ronaldo) e della musica (Salvatore Ganacci). Un gruppo diversificato, impreziosito da una varietà di stili di combattimento eccezionalmente marcata e caratteristica. Esattamente come nell’illustre predecessore.

Parte del merito del carisma dei lottatori e dell’intero ritorno a South Town passa per l’attenzione riposta da SNK sul versante della presentazione generale. Lo stile grafico strizza l’occhio alla concorrenza nel realizzare un cel shading assolutamente meraviglioso, brillante nella scelta cromatica così come nell’esplosiva effettistica di ciascun combattimento. Un biglietto da visita luccicante, impreziosito da una evidente attenzione al dettaglio anche dal punto di vista della campionatura audio e nella selezione musicale, stimolante e gagliarda.

Da questo punto di vista, è un controsenso constatare che una cura similiare non è stata riposta nella gestione dei menù. Essi appaiono datati, confusionari nella struttura e farraginosi nella navigazione. Un vero e proprio paradosso che segna un netto contrasto con la meraviglia artistica quando si inizia a combattere.

… cresciuto da Terry Bogard, che sconfisse proprio lo stesso Geese.

Hard to learn, hard to master

Checché se ne voglia dire e nonostante gli sforzi profusi dal team di sviluppo nel nome dell’accessibilità (attraverso l’opzione di controlli semplificati), c’è un aspetto determinate sul quale ci sentiamo di dover essere franchi. FATAL FURY: City of the Wolves richiede molto più impegno dei recenti picchiaduro a struttura bidimensionale. Il motivo non è legato strettamente al bilanciamento generale (sul quale l’impressione sommaria è soddisfacente, ma che dovrà inevitabilmente essere valutata sulla distanza e dopo i primi interventi di update), bensì al sistema di combattimento imbastito da SNK.

Il fulcro è rappresentato dal REV System. Attraverso esso, è possibile potenziare le mosse speciali con proprietà uniche in qualsiasi momento, ottenendo le cosidette REV Art. Sfruttarle è indispensabile non solo per infliggere danni superiori, ma anche per accedere al REV Accel, la possibilità di concatenare le REV Art in combo uniche altrimenti non eseguibili. Ovviamente, c’è un rovescio della medaglia nell’abuso del REV System. Infatti, sebbene l’uso delle REV Art sia libero, è tuttavia sottoposto ad un REV Meter. Maggiore l’uso delle mosse speciali potenziate, più velocemente esso si surriscalderà. Arrivati al limite si perde l’accesso al REV System, la guardia si indebolisce e si può essere soggetti alla rottura della stessa (Guard Crush). Tutto piuttosto lineare finora, vero? Ecco, qui la faccenda inizia a complicarsi.

Entrare in Overheat non è infatti la fine del mondo. Se ne può uscire mettendo a segno i propri colpi, ma anche ricorrendo alle molteplici opzioni difensive di City of the Wolves. Oltre alla parata classica, il titolo prevede meccaniche di Just Defense (la parata perfetta) e l’Hyper Defense (la seconda parata perfetta successiva alla prima parata ordinaria), tutte suscettibili di essere sfruttate per lanciare contrattachi e Guard Cancels. Una ulteriore opzione difensiva è altresì accessibile con lo stesso REV System, attraverso la REV Guarding che vanta una capacità più elevata di distanziare l’avversario. Ah, tutte queste opzioni sono disponibili anche in aria.

All’inizio prenderete legnate sui denti dalla CPU anche a difficoltà bassa. Ve lo garantiamo.

Posto che quindi ogni scontro diventa un delicato equilibrio tra offesa spregiudicata e fondamentale gestione difensiva, le meccaniche disponibili non sono finite. Infatti, tutto ciò che riguarda il REV System è indipendente dall’uso delle Ignition Gears. Si tratta dell’equivalente fatalfuryiano delle super mosse, che sono regolate da una classica Power Gauge suddivisa in barre. Conservarle tutte permette di ricorrere al devastante Redline Gear, un ulteriore risorsa offensiva di enorme potenza. Ok, abbiamo finito? Ma anche no.

Una ulteriore meccanica è legata all’S.P.G., un modificatore da scegliere all’inizio di ogni partita. Esso è assegnabile alla barra della vita, in un punto compreso tra il suo inizio, la metà o la fine. Quando la vita entra nell’area delimitata dall’S.P.G., esso si attiva automaticamente. I suoi benefici passivi sono molteplici: si va dalla rigenerazione della salute all’incremento dei danni, dall’aumento della velocità della Power Gauge al rallentamento del REV Meter. Permette inoltre di accedere ai REV Blows nonché al rischioso ma devastante Hidden Gear, il colpo più potente del proprio combattente.

Adesso abbiamo finito… non ancora in realtà. Ci sarebbe anche altro, tra cui la possibilità di muoversi in talune circostante sull’asse Z per attaccare dai fianchi gli avversari. Già. City of the Wolves propone dunque un sistema di combattimento in grado di offrire costantemente un elevato numero di opzioni al giocatore. Non solo in scelte apparentemente semplici come quelle dell’S.P.G., ma anche nella gestione ordinaria del match, nella tipologia di parate da effettuare, nelle combo da eseguire. Il tutto coadiuvato da un continuo studio del proprio personaggio e dell’avversario, che assume un carattere compartimentato di rara profondità.

Alcuni personaggi sono ovviamente più accessibili di altri, ma di base il combattimento è ugualmente impegnativo.

La via del vero guerriero

Se quello che vi abbiamo descritto può avervi scoraggiato, lo comprendiamo. City of the Wolves, al di là delle sue indicusse qualità, non è il tipo di picchiaduro che si può consigliare a scatola chiusa soprattutto ai non avvezzi del genere. Ma se vi sono brillati gli occhi nel leggere quanto finora abbiamo raccontato, potreste aver intuito cosa significa davvero.

Il nuovo Fatal Fury richiede impegno e costanza per apprendere ogni sfumatura dei suoi numerosi meccanismi, premiando costantemente per ciascuno sforzo da parte del giocatore. Non è facile entrare nella forma mentis di un picchiaduro fondato non solo sull’importanza delle meccaniche difensive ma altresì su quelle di reazione nonché su attacchi rapidi. Tuttavia, ogni progresso è capace di rendere sensibilmente migliori i giocatori, ottenendo reali vantaggi che in altri picchiaduro non sono altrettanto palpabili. Imparare a gestire i segreti del REV System, gestire in scioltezza le differenti tipologie di parate, comprendere il potenziale (anche psicologico) delle finte, son solo alcuni degli elementi che fanno parte di un percorso concreto in grado di gratificare ed esaltare in maniera molto più elevata rispetto ai traguardi raggiunti dalla concorrenza.

Un sistema di combattimento così profondo, versatile e dannatamente divertente sconta purtroppo un pacchetto complessivo non altrettanto valido.

La gratificazione che regala City of the Wolves è davvero rara.

Parliamo ad esempio dell’offerta offline. City of the Wolves si rifugia in classiche modalità, dall’Arcade alla Sopravvivenza… nulla di nuovo sotto al sole, insomma. Discorso diverso per l’Allenamento e le Sfide. Sia il primo quanto le seconde ci sono sembrate eccessivamente esigue. Ora, se non ci fosse stato un sistema di combattimento granché stratificato, non sarebbe stato un grande problema trovarsi con un tutorial risicato o trial modeste. Tuttavia, va da sé che un titolo complesso come City of the Wolves avrebbe richiesto ben altro sforzo anche e soprattutto in chiave didattica. L’elefante nella stanza è un certo Street Fighter 6, capace di settare uno nuovo standard completamente diverso su questo versante e che anche SNK avrebbe dovuto inseguire.

C’è poi l’inedita EPISODES OF SOUTH TOWN, un’avventura RPG in cui si potrà esplroare una mappa bidimensionale per affrontare avversari in varie tipologie di combattimento. Attraverso l’esperienza maturata è possibile migliorare il proprio combattente, svilupparne le abilità e scoprire tutto quello che la città ha in serbo tra approfondimenti di lore ed incontri segreti. Si tratta di una modalità che, al netto di una buona longevità laddove si voglia completarla con tutto il roster, tuttavia non riserva grandi emozioni e tende a diventare troppo semplice e monotona. Siamo insomma più dalle parti dell’Arcade Quest di TEKKEN 8 che non da quelle dell’imprevedibile World Tour del già citato capolavoro Capcom.

Il capitolo legato all’online è altrettanto complesso e spinoso da affrontare. Dopo una prima open beta a tratti disastrosa ed una seconda decisamente più incoraggiante, City of the Wolves affronterà l suo vero banco di prova dal D1 in poi. Nei limiti di un test prelancio, abbiamo potuto apprezzare i passi avanti compiuti da SNK nella gestione dell’infrastruttura online. Tuttavia ci è sembrato che di strada ce ne sia ancora da fare, anche solo dal punto di vista della stabilità generale e della user experience. Insomma: chi vivrà vedrà.

Purtroppo l’offerta complessiva non è sullo stesso livello di eccellenza del sistema di combattimento.

Commento finale

FATAL FURY: City of the Wolves segna il folgorante ritorno del leggendario picchiaduro SNK tra i grandi del genere. Se i valori produttivi risultano evidenti già dalla presentazione estetica del titolo, la profondità del sistema di combattimento ed il cast esuberante sono esattamente i motivi per cui tutti i fan dei picchiaduro lo ameranno con vigore. Tuttavia, ci troviamo di fronte ad un prodotto a tratti contraddittorio: i menù sono datati e farraginosi, le modalità presenti potevano essere più curate, l’online non è sempre stabile ed il tutorial è eccessivamente scarno. Proprio quest’ultimo aspetto ci deve far sottolineare il più grande limite del titolo: la sua elevata complessità, frutto di un autentico mare di meccaniche. Con pazienza e dedizione, il nuovo viaggio nella città dei lupi assume i connotati di un’esperienza galvanizzante se non addirittura mistica. Ma il prezzo da pagare potrebbe non essere per tutti.

8.9

FATAL FURY: City of the Wolves


FATAL FURY: City of the Wolves segna il folgorante ritorno del leggendario picchiaduro SNK tra i grandi del genere. Se i valori produttivi risultano evidenti già dalla presentazione estetica del titolo, la profondità del sistema di combattimento ed il cast esuberante sono esattamente i motivi per cui tutti i fan dei picchiaduro lo ameranno con vigore. Tuttavia, ci troviamo di fronte ad un prodotto a tratti contraddittorio: i menù sono datati e farraginosi, le modalità presenti potevano essere più curate, l'online non è sempre stabile ed il tutorial è eccessivamente scarno. Proprio quest'ultimo aspetto ci deve far sottolineare il più grande limite del titolo: la sua elevata complessità, frutto di un autentico mare di meccaniche. Con pazienza e dedizione, il nuovo viaggio nella città dei lupi assume i connotati di un'esperienza galvanizzante se non addirittura mistica. Ma il prezzo da pagare potrebbe non essere per tutti.

PRO

Esteticamente sgargiante e carismatico | Il sistema di combattimento è uno dei più profondi degli ultimi tempi | Roster ricco e diversificato |

CONTRO

L'enorme mole di meccaniche rende l'approccio iniziale molto ruvido | Spiacevolmente datato e farraginoso nella gestione dei menù | L'online è tutto da valutare |

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