Recensione Ghostwire: Tokyo

Il nuovo titolo di Tango Gameworks, Ghostwire: Tokyo, è fra i più intriganti disponibili su PlayStation 5. Annunciato durante la conferenza stampa di Bethesda Softworks all’E3 2019 da Shinji Mikami e il direttore creativo Ikumi Nakamura, Ghostwire: Tokyo, non è altro che un gioco action-adventure, che oltre a strizzare l’occhio agli sparatutto in prima persona, presenta una chiara estetica di ispirazione horror giapponese. Sia chiaro, per i fan di The Evil Within (altra serie curata da Mikami), potrebbe rappresentare una chiara deviazione rispetto a quanto abbiano visto e giocato in passato. Ed in parte potrebbe essere così. In realtà, però, in Ghostwire: Tokyo, c’è un perfetto bilanciamento fra azione sfrenata ed esplorazione horror, condita da alcuni jumpscare che a dire il vero mai ci saremmo aspettati e ciò non farà altro che far sentire i fan di The Evil Within a casa. Il combat system, curato da Shinichiro Hara, che ha lavorato a quello di Doom del 2016, è stato in gran parte ispirato dal Kuji-kiri, Ninjustu e dalle arti marziali, e ha consentito alla squadra di “aggiungere molta più azione e personalità al gioco”. Sebbene non funzioni sempre a dovere, complice una mappatura dei tasti, a nostro giudizio, non propriamente delle migliori, riesce ampiamente a sorprendere.

Ma andiamo con ordine, ecco cosa pensiamo di Ghostwire: Tokyo!

Ghostwire: Tokyo, sarà disponibile su PS5 e PC il prossimo 25 marzo 2022.


Versione testata PlayStation 5


“Una strana nebbia ha avvolto la capitale del Giappone e gli spiriti maligni ora vagano per le sue strade. Spetta al giocatore ripulire la città da questi visitatori soprannaturali indesiderati e rintracciare la fonte della nebbia …”

Storia

Come suggerisce il titolo, il gioco si svolge nella moderna città di Tokyo, inquietantemente vuota. A causa di una sorta di fenomeno soprannaturale, tutti gli umani sono scomparsi nel nulla, tranne uno – il nostro protagonista – un tizio apparentemente normale di nome Akito – che ora è posseduto da un’entità nota come KK. Ci sono diversi misteri che caratterizzano il gioco. C’è una nebbia malvagia che ha inghiottito la città, spianando la strada ad una fitta schiera di creature malvagie; c’è il retroscena di KK come investigatore del paranormale; e poi c’è lo stesso Akito, che sta cercando la sorella scomparsa. Per capire (e affrontare) tutto questo, Akito e KK “decidono” (non proprio volentieri e costretti dagli eventi) di collaborare, creando una vera e propria relazione simbiotica. KK funge sia da guida – la sua voce è sempre nella testa del giocatore – sia da fonte di alcuni ingegnosi (quanto utili) poteri mistici. A quanto pare, la presenza di Akito nel mondo degli spiriti non è così inaspettata come farebbero sembrare le sue circostanze. Sua sorella, Mari, è in condizioni critiche nel vicino ospedale e nel nostro disperato tentativo di raggiungerla, viene rapita dall’antagonista di Ghostwire chiamato “Hannya“. Lo stato sospeso di Mari tra la vita e la morte la rende una candidata ideale per un rituale sconosciuto, che dà ad Akito e KK ragioni sufficienti per lavorare insieme per rintracciare Hannya e salvare tutti quelli inghiottiti dalla nebbia.

Per le vie “vibranti” di Tokyo

Il distretto colorato di Shibuya di Tokyo fa da sfondo eccellente alla natura mistica del gioco, con le sue strade illuminate dai neon e le sue vetrine stranamente vuote con jazz e J-Pop che risuonano ancora dall’interno. Il solito trambusto del quartiere ora praticamente abbandonato funge da parco giochi esplorativo per Akito e il suo “passeggero”.

Non tutte le strade possono essere immediatamente esplorate. Infatti, la nebbia ha consumato la maggior parte di Shibuya; queste aree saranno inaccessibili fino a quando Akito non sarà in grado di ripulire dalla possessione maligna i vari santuari sparsi per la città, in tal modo, ripulendo la stessa dalla coltre di nebbia. Per raggiungere aree chiave, come la stazione ferroviaria di Shibuya, la nebbia deve essere diradata lungo il percorso. Questa meccanica – almeno inizialmente – sembra costringere il giocatore a seguire un percorso determinato, ma, man mano che si avanzerà in Ghostwire: Tokyo, sarà possibile, sbloccando le varie zone della mappa, darsi ad una esplorazione più profonda e appagante.

Usando le abilità di KK per setacciare l’area, gli spiriti delle persone catturate (noti come Yokai) dalla nebbia possono essere trovati nei vicoli, nelle strade e sui tetti di Shibuya come un nebuloso grappolo di un bel colore blu (una sorta di leggiadra nebbiolina alla deriva). Questi possono essere assorbiti mediante dei “katashiro” (bambole di carta) e usando delle particolari cabine telefoniche, realizzate da KK in persona, possono essere scambiate per ottenere un considerevole numero di punti esperienza. Ci sono un totale di 240.300 spiriti da collezionare, che rappresentano la popolazione residente approssimativa di Shibuya e dei suoi visitatori.

I tetti possono essere esplorati usando spiriti chiamati “Tengus” come punti di ancoraggio. Esplorare Tokyo attraverso lo skyline offre ad Akito una vista molto migliore (e a tratti spettacolare) della città e della sua distanza e un’abilità di planata lo aiuta a muoversi rapidamente tra i diversi tetti. Anche se Akito dovesse precipitare di sotto, non deve in alcun modo preoccuparsi, poiché non subirà alcun danno. Giù nelle strade di Shibuya, gli unici occupanti viventi rimasti sono cani e gatti che possono parlare, rivelare tesori nascosti e offrire suggerimenti ad Akito, a condizione che offra loro del cibo e sì, ovviamente, è possibile accarezzarli.

Entità maligne

Gli altri occupanti non sono così amichevoli. Spiriti aggressivi noti come “Visitatori” si possono incontrare in giro per le strade deserte, come rappresentazioni fisiche delle ansie e delle paure più comuni della società giapponese.

Uno dei più comuni, il “Rain Walker”, non è altro che un’entità (di sesso maschile o femminile) privo di volto caratterizzato da un ombrello sbrindellato che rappresenta sostanzialmente l’esaurimento dal superlavoro (che tanto caratterizza molti dipendenti giapponesi). Un altro nemico che apparirà piuttosto spesso, assume le sembianze delle classiche studentesse giapponesi, ma la particolarità, è che sono prive di testa, il che dovrebbe rappresentare i timori della vita scolastica. Ogni tipo di nemico presenta un tasso di sfida diverso, ma la loro abbondanza è un incipit sufficiente per far riflettere il giocatore sugli aspetti più sgradevoli della vita (e della società) a Tokyo.

Combat System, quando il karate incontra la magia

Con al suo interno KK, Akito ha – come anticipato – accesso ad una serie di nuovi poteri spirituali noti come Ethereal Weaving (traducibile come “Tessitura Eterea”) che mescola attacchi elementali con altre abilità soprannaturali. Si tratta di movimenti delle mani ispirati ai gesti delle mani del Kuji-kiri per lanciare incantesimi. All’inizio, l’abilità è piuttosto limitata, infatti è possibile scagliare un attacco “vento” evocabile dal protagonista con il semplice utilizzo delle sue mani, che funge da forma di attacco più semplice del gioco contro i Visitatori.

Esplorando i vicini santuari e le statue sparse per la città Akito arriva anche ad acquisire ulteriori poteri come un attacco elementale “fuoco”, utile per colpire i propri nemici a lungo raggio e “acqua”, un attacco a corto raggio ma caratterizzato da un’ampia diffusione. Ciascuno può essere utilizzato in rapida successione per indebolire i Visitatori e renderli facili prede “dell’estrazione del nucleo” Ovvero, quando un nemico perde la maggior parte della propria salute, il suo nucleo viene esposto e il giocatore può usare la mossa di estrazione (mediante la pressione del tasto L2) per disintegrarlo, sconfiggendo lo spirito in questione. In tal modo, Akito può acquisire più energia per eseguire i propri attacchi; in alternativa il giocatore, può optare per l’eliminazione normale, senza però ottenere il bonus energia summenzionato.

Ad un certo punto, Akito e KK si separeranno, il che sta a significare che il giocatore non avrà più accesso alle capacità spirituali. Incapace di affrontare i Visitatori faccia a faccia, la furtività diventa il metodo di approccio più efficace poiché Akito può avvicinarsi (accovacciandosi) di soppiatto ai nemici per eseguire rapidi e silenziosi abbattimenti.

Anche senza la devastante tessitura eterea, Akito può difendersi tranquillamente; infatti ha a sua disposizione arco e frecce. L’unica criticità dell’arma (neanche particolarmente trascurabile) è che le frecce sono più difficili da reperire. Akito può anche raccogliere talismani che possono essere usati come attacco ad “area d’effetto”, i quali sono in grado di elettrizzare gli spiriti e tenerli intrappolati in un determinato posto e utilizzare i rosari per migliorare determinate capacità. Più si avanzerà di livello e più i rosari aumenteranno il loro potere.

Missioni secondarie

Sono disponibili anche delle missioni extra. Queste possono essere attivate comunicando con gli spirti degli umani che si “nascondono” nei vicoli, nelle strade e sui tetti. Gli spiriti Yokai fungono, come anticipato, da oggetti da collezione, ma possono anche essere usati per potenziare determinate abilità. Le quest secondarie risultano essere abbastanza varie e richiedono al giocatore di trovare determinati oggetti o addirittura di esorcizzare spiriti. Per affrontarle al meglio, è necessario utilizzare (come anticipato più su) un’altra interessante abilità del protagonista, ovvero la Visione spettrale. Questa infatti può rivelare tracce e indizi utili per trovare oggetti (chiave, commestibili, cimeli, appunti di KK) persone, rivelare i punti deboli dei nemici, parlare con gli animali e altro.

Grafica e tecnica

In versione PlayStation 5, sono disponibili diverse modalità grafiche. Nello specifico: Qualità, che con ray tracing attivo, garantisce una maggiore resa visiva a fronte di un framerate limitato a 30 fps (non sempre stabilissimo ma non abbiamo riscontrato situazioni “critiche”); Prestazioni che aumenta il framerate (fino a 60 fps), ma riducendo la qualità visiva del titolo. Mentre selezionando HFR (High Frame Rate) si potrà vivere l’esperienza di gioco senza alcuna modifica grafica e nessun limite di FPS, il che permette di raggiungere un tasso di fotogrammi al secondo più elevato. A dire la verità, non trattandosi di un gioco dalla grafica spacca mascella, tutt’altro, abbiamo optato per la modalità prestazioni, la quale risulta essere sicuramente, a nostro giudizio, la migliore delle tre indicate.

Ghostwire: Tokyo, non presenta una grafica ultra realistica. Ciò potrebbe scontentare i giocatori amanti del fotorealismo ma vi garantiamo che Tokyo, con i suoi neon colorati, il connubio incredibile di paesaggi metropolitani ultramoderni, vicoli bui e meravigliosi templi tradizionali, con l’aggiunta di un’atmosfera soprannaturale, riuscirà a sorprendere anche i più esperti conoscitori della città. Benché insolitamente desolata, Tokyo conserva il fascino dei suoi luoghi caratteristici, come l’incrocio di Shibuya, la Tokyo Tower e tanti tanti altri.

Per quanto riguarda le prestazioni su PlayStation 5, Tango Gameworks è riuscita ad integrare perfettamente le caratteristiche del DualSense (grazie al feedback aptico) è dell’Audio 3D avanzato. Quest’ultimo è letteralmente in grado di immergere il giocatore nella città di Tokyo e nella sua atmosfera funesta e dai mille pericoli.

Per quanto riguarda la durata del gioco, per completare la storia principale si avranno bisogno di circa 18-20 ore di gioco. Se invece si affronteranno le quest secondarie, il tempo di gioco raddoppierà, attestandosi su circa 40 ore complessive.

Commento finale

Ghostwire: Tokyo di Tango Gameworks è un titolo a dir poco intrigante. Il plot narrativo è ben scritto e non risulta mai banale. Sebbene il gameplay non sia fra i più inediti ed ispirati, riesce a convincere. Le abilità di Akito, grazie al supporto di KK, sono divertentissime da utilizzare, soprattutto quando il giocatore salirà di livello. L’unica nota dolente va al sistema di comandi, non mappati benissimo e a tratti leggermente confusionari. In definitiva, sebbene Ghostwire: Tokyo rappresenti un drastico cambio di rotta per Shinji Mikami e il suo team, grazie ad un perfetto bilanciamento fra azione sfrenata ed esplorazione horror, farà contenti tanto i fan del producer giapponese, quanto i nuovi arrivati!

8.4

Ghostwire: Tokyo


Ghostwire: Tokyo di Tango Gameworks è un titolo a dir poco intrigante. Il plot narrativo è ben scritto e non risulta mai banale. Sebbene il gameplay non sia fra i più inediti ed ispirati, riesce a convincere. Le abilità di Akito, grazie al supporto di KK, sono divertentissime da utilizzare, soprattutto quando il giocatore salirà di livello. L'unica nota dolente va al sistema di comandi, non mappati benissimo e a tratti leggermente confusionari. In definitiva, sebbene Ghostwire: Tokyo rappresenti un drastico cambio di rotta per Shinji Mikami e il suo team, grazie ad un perfetto bilanciamento fra azione sfrenata ed esplorazione horror, farà contenti tanto i fan del producer giapponese, quanto i nuovi arrivati!

PRO

Perfetto bilanciamento fra azione sfrenata ed esplorazione horror, gameplay sicuramente non inedito ma che riesce a divertire, plot narrativo interessante

CONTRO

Mappatura dei tasti non delle migliori, graficamente non all'altezza di altre produzioni, framerate a volte ballerino
Riccardo Amalfitano
Riccardo Amalfitano
Videogiocatore sin dalla "tenera" età, amante anche di manga, cinema e serie TV. Ho dimenticato qualcosa? Sicuramente!

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