Esattamente a quattro anni di distanza dalla release originaria per PC e Nintendo Switch, l’acclamato GRIS approda su Xbox One e sulle console di nuova generazione. Nonostante un’accoglienza piuttosto fredda riservata a suo tempo da alcune testate giornalistiche, il titolo ha in breve tempo conquistato la maggioranza della critica e del pubblico, diventando a tutti gli effetti un piccolo cult moderno. Un successo maturato grazie ad una visione creativa di grande personalità e coraggio.
Sviluppato dal team spagnolo Nomada Studio e pubblicato da Devolver Digital, GRIS è un action platformer che depone il gameplay in favore di un’esperienza sensoriale completa, sostenuta da una componente narrativa e tematica al contempo ermetica e toccante.
GRIS è arrivato il 13 Dicembre per PlayStation 5, Xbox Series ed Xbox One. Il titolo è altresì disponibile per PC (via Steam), Nintendo Switch, PlayStation 4, iOS, Android ed Amazon Luna.
Versione testata: PlayStation 5
Che gioco è?
GRIS è un platformer in grafica bidimensionale, ambientato in un contesto atemporale ed allegorico.
Gris è una ragazza che si risveglia nel palmo di una statua con sembianze di donna. La ragazza giace serena nel suo posto sicuro e la sua voce melodica rischiara ed illumina l’atmosfera. Il canto soave della giovane è improvvisamente spezzato e soffocato: l’imponente mano che la sorregge si sbriciola e la ragazza cade nel mondo sottostante. Addolorata e sperduta in una terra senza colori, Gris dovrà affrontare un viaggio in queste terre per ritrovare sé stessa e guarire le proprie ferite interiori.
La trama, volutamente criptica negli eventi, veicola tuttavia un messaggio universale. Nomada Studio ci accompagna per mano attraverso le cinque fasi dell’elaborazione del lutto, raccontando la storia di Gris e del suo dolore dalla negazione all’accettazione. Il racconto, a tutto gli effetti simbolico, ci porterà ad esplorare una terra in cui i colori sono spariti. Solo una lenta presa di coscienza interiore porterà la protagonista a far pace con la propria sofferenza, tornando a scoprire le sfumature in un turbinio di emozioni. Si tratta di un viaggio sinestetico in cui la meravigliosa direzione artistica di Conrad Roset vive di dualismi: il bianco e il nero si alternano al progressivo ritorno di rassicuranti (ma conflittuali) colori acquerello all’interno di ambientazioni che mescolano figure geometriche a curve sinuose. Parte fondamentale ed essenziale dell’esperienza è tuttavia l’accompagnamento musicale, arricchita da una colonna sonora elegante ed evocativa.
Perché giocarlo?
GRIS è, senza timore di smentite, una delle produzioni indipendenti più originali e coraggiose degli ultimi anni.
Il cammino della giovane Gris è una preziosa esperienza sensoriale che parla all’animo delle persone in quanto tali, e non semplicemente nel loro ruolo di gamer. Affrontando temi che accomunano l’intera umanità, il titolo si dimostra fulgido esempio del potere comunicativo del media. Con un trasformismo camaleontico, il gaming assume qui le sembianze di un racconto di vita e di formazione, simbolo e metafora della condizione umana.
Non è nostra intenzione anticiparvi alcuni dettagli o spiegarvi minuziosamente il simbolismo che pervade GRIS dalla prima all’ultima schermata. Crediamo fortemente che, così facendo, potremo rischiare di rovinare l’esperienza a quanti la vogliano vivere con i propri occhi e la propria sensibilità. Quello che possiamo dirvi è che il percorso della ragazza saprà parlare al vostro cuore.
La ragazza si troverà ad affrontare una serie di livelli, piuttosto lineari e facilmente navigabili, facendo i conti con il mondo e con sé stessa. La stessa Gris è infatti il cuore pulsante della produzione e di come saprà reagire al tumulto presente intorno e dentro la propria anima. Ciascun dei cinque livelli di cui è composto il titolo ospiterà situazioni diverse e meccaniche progressivamente più interessanti, ma mai eccessivamente complesse. Nessun enigma impegnerà il player più di una manciata di minuti e nessuna fase di platforming richiederà un tempismo meticoloso.
L’avventura stessa non richiederà più di tre ore per raggiungere i titoli di coda, sebbene la longevità sia estendibile rigiocando la storia per poter apprezzare ancor di più la finezza del linguaggio artistico nonché per affrontare alcune sfide opzionali che vi permetteranno di gettare un po’ di luce sulla storia di Gris. Una durata pienamente soddisfacente, per il tenore dell’opera.
Perché no?
Le autorevoli decisioni di game design alla base di GRIS ne costituiscono al contempo forza e debolezza. Se artisticamente il titolo si può vantare di essere oggettivamente inattaccabile, sfortunatamente la sua componente ludica non risulta altrettanto impeccabile.
Per espressa decisione del team di sviluppo, il core gameplay di GRIS è essenziale. L’esplorazione dei brevi livelli di cui è composto il titolo si snocciola in una leggera alternanza tra semplici fasi platform, piccoli enigmi e recupero di oggetti luminosi. Lungo il proprio percorso, la protagonista potrà acquisire nuove abilità, utili a superare ostacoli o raggiungere punti altrimenti inaccessibili. Tuttavia, nulla rappresenterà mai una sfida, andando a minare qualsivoglia sensazione di gratificazione ludica.
Possiamo comprendere la scelta di Nomada Studio volta alla realizzazione di un’esperienza evocativa ed al contempo alla portata di ogni giocatore, lontana dal rischio di proporre pericoli, frustrazioni o meccaniche complesse. Tuttavia il risultato finale, pad alla mano, è di un titolo eccessivamente semplice che rischia di essere considerato privo di mordente per parte del pubblico.
Perfino la scelta di rendere il titolo quasi completamente privo di testo porta con sé alcuni aspetti non totalmente condivisibili. Alcuni gradiranno la purezza dell’esperienza visiva, lontana da hud invasivi ed orpelli a schermo, la cui assenza favorisce l’immersione nel racconto di GRIS. Altri, tuttavia, potrebbero trovarsi fin troppo spaesati nel ritrovarsi non solo senza indicatori, ma anche senza piccole puntualizzazioni legate alla trama. Il messaggio di fondo e la tematica sono facilmente comprensibili (anche sbirciando la lista dei trofei, per chi non teme spoiler), tuttavia mancano contestualizzazioni con personaggi ed eventi. Un indubbio vantaggio per il desiderio di universalità dell’esperienza ludica e del messaggio narrativo, ma che potrebbe infrangersi contro il muro dell’indifferenza di parte del pubblico nei confronti di una autorialità più marcata e meno ostentata.
Commento finale
GRIS si conferma, a distanza di anni, come una piccola gemma nel panorama della produzioni indipendenti. Nomada Studio ci accompagna in un’esperienza sinestetica in cui arte e musica si avvolgono ad una storia misteriosa e malinconica. Un viaggio significativo e toccante attraverso gli stadi del lutto, da un dolore straziante ad una rinascita che scalda il cuore. Se dal punto di vista di presentazione e tematiche GRIS eccelle, ludicamente l’esperienza è purtroppo fin troppo lineare, semplice ed essenziale. Una precisa scelta da parte del team di sviluppo, che tuttavia potrebbe estraniare una parte del pubblico: per tutti gli altri, è impossibile non tenere in considerazione ancora oggi il classico di Devolver Digital.