Recensione in pillole The Last Worker

The Last Worker è uno dei progetti indipendenti più affascinanti degli ultimi tempi. Vuoi per il blasone dei nomi coinvolti, vuoi per il prestigio del premio raccolto in occasione della 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (Venice VR Expanded), la produzione Oiffy, Wolf & Wood Interactive ha saputo raccogliere un genuino interesse intorno a sé. Conosciuti per essere tra i pionieri della realtà virtuale fin dal 2014, il piccolo team inglese propone stavolta un’avventura narrativa a metà tra distopia e commedia, con vene di inquietudine e risate. Un mix peculiare che ci ha intrigato fin dai primi istanti.

Edito da Wired Productions, The Last Worker si presenta dunque come una storia fortemente immersiva incentrata su tematiche attuali, sullo sfondo di un gameplay a metà strada tra puzzle e stealth game. Nonostante le premesse incoraggianti, sarà abbastanza per rendere il prodotto memorabile? Scopriamolo insieme.

The Last Worker è disponibile dal 30 Marzo per PC (via Steam, con supporto VR), Xbox Series, Nintendo Switch e PlayStation 5 (con supporto PSVR2).

Pronti ad entrare nella routine lavorativa di Kurt?

Versione testata: PlayStation 5


Che gioco è?

The Last Worker si propone come un’avventura in prima persona, dal taglio immersivo, che punta a proporre un gameplay variegato a metà strada tra la simulazione lavorativa e lo stealth game tattico.

Ambientato in un futuro distopico (non così lontano…) Kurt è un dipendente del più grande rivenditore online al mondo, Jüngle. Nel corso degli anni, la ricerca della massima produttività porta l’azienda a ridurre drasticamente la componente umana, finché non resta che il solitario Kurt a lavorare al fianco dei robot. Le giornate si ripetono ciclicamente all’interno di un centro di distribuzione grande quanto Manhattan, con stoica professionalità da parte dell’ultimo lavoratore umano rimasto. Quando tuttavia il gruppo di attivisti S.P.E.A.R. chiederà a Kurt di aiutarli a distruggere Jüngle dall’interno, la sua lealtà inizierà a vacillare con la scoperta del lato oscuro del suo datore di lavoro.

Il lavoro di Kurt, come immaginabile, è piuttosto ripetitivo… ma ludicamente interessante.

La storia, firmata dallo sceneggiatore e regista Jörg Tittel (The White King, Ricky Rouse Has a Gun), affronta tematiche importanti e quanto mai contemporanee come l’ecologismo ed il rispetto dei diritti umani fondamentali. Il rapporto tra capitalismo ed attivismo viene portato alle sue più estreme conseguenze, spinte da un’avidità umana che può insinuarsi in ogni aspetto della vita fino alla disumanizzazione.

Lungi tuttavia dal voler catechizzare il proprio pubblico, The Last Worker lancia uno sguardo a tratti beffardo e sornione ai propri temi dominanti. L’obiettivo dichiarato non è tanto quello di fornire una risposta ad ataviche problematiche, quanto piuttosto sensibilizzare attraverso l’alternanza tra momenti seri e leggerezza, lasciando a ciascuno la propria libertà interpretativa. Un obiettivo che viene incalzato dal supporto di un cast d’eccezione, che vede tra i propri doppiatori Jason Isaacs, Ólafur Darri Ólafsson, Clare-Hope Ashitey, David Hewlett, Zelda Williams e Tommie Earl Jenkins. Particolare plauso anche per le musiche composte da Oliver Kraus (Sia, Adele, Florence and the Machine) con la voce della stella della musica classica Jakub Józef Orliński.

Non sempre i robot della Jüngle saranno amichevoli.

Perché giocarlo?

Al di là di un affascinante taglio narrativo, The Last Worker propone una curiosa avventura a metà tra elementi di puzzle game ed esplorazione stealth.

Il buon Kurt è un dipendente modello e, nel corso delle proprie giornate lavorative, dovrà rispettare il suo contratto con Jüngle. Grazie al suo carrello gravitazionale aziendale ed una pistola multiuso, il turno lavorativo impegnerà il lavoratore nella ricerca dei pacchi nell’interminabile magazzino del rivenditore. Il player dovrà dunque individuare il giusto articolo per poi portarlo alla corretta piattaforma per lo smistamento e la spedizione. Tuttavia, non sarà sempre così semplice: i pacchi infatti potrebbero essere danneggiati, riportare indicazioni sbagliate o contenere articoli scaduti. Il vostro compito sarà dunque quello di verificare la piena corrispondenza del pacco alle istruzioni prima di spedirlo, pena una valutazione negativa del vostro operato. Tutti i pacchi non idonei dovranno, viceversa, essere distrutti previa loro consegna al giusto reparto.

Si tratta di fasi a metà strada tra la routine lavorativa ed il puzzle game, in cui la necessità di coniugare la velocità delle operazioni alla corretta verifica dei pacchi porta ad un gameplay loop soddisfacente e gratificante. Ma finita l’attività lavorativa, iniziano ben altre avventure.

Ovviamente, non fatevi vedere se volete sopravvivere.

Spinto dagli attivisti di S.P.E.A.R., Kurt si troverà ad indagare nei loschi segreti della Jüngle, muovendosi con circospezione e raccogliendo prove. Si aprono fasi lineari in cui l’ultimo lavoratore dovrà evitare le ronde di spietati robot e risolvere rompicapi, esplorando anfratti pericolosi e segreti della multinazionale. Per farlo, potrà contare non solo sull’aiuto del robot Skew, ma anche di una serie di modifiche da apportare alla propria pistola multiuso aziendale.

Dal potenziamento elettromagnetico, alla modifica che permetterà di eseguire hack, le fasi esplorative di The Last Worker bilanciano perfettamente la routine lavorativa di Kurt. Il risultato è un gameplay fresco e variegato che si sforza continuamente di fornire idee e contesti nuovi, nella sua corsa verso l’epilogo della vicenda che si raggiunge in circa 6 ore.

Le fasi hacking sono forse il momento più impegnativo del gioco, a causa di tempistiche molto ridotte.

Perché no?

Purtroppo, The Last Worker vive di alcuni paradossi che inevitabilmente influiscono sul suo godimento complessivo.

La trama è intrigante ed ha l’indiscutibile merito di appassionare il player, tuttavia potrebbe essere considerata forse eccessivamente inconcludente. Senza spoiler, non ci ha pienamente convinto la scelta di presentare solo marginalmente alcune tematiche, senza fornire una piena maturazione nel corso della narrazione. Comprendiamo l’obiettivo di voler destare l’attenzione su alcune problematiche (così inquietantemente attuali anche per la nostra realtà), tuttavia ci saremo aspettati una maggiore coesione. Alcuni personaggi restano solo abbozzati, mentre altri non raggiungono un soddisfacente story arc, sperperando l’operato del leggendario fumettista Mick McMahon (Judge Dredd). Come se non bastasse, sullo sfondo la vicenda si conclude (con uno dei finali possibili) in maniera stranamente anticlimatica.

I turni lavorativi sono al tempo stesso noiosi e divertenti… forse si poteva fare di più.

Anche il gameplay vive di contraddizioni. Le fasi ludiche ambientate durante i turni lavorativi di Kurt si presentano originali ma ripetitive. Similmente, le sezioni esplorative mettono il giocatore davanti ad un’ottima varietà di situazioni, ma tutte piuttosto basilari, sia a livello strutturale sia come difficoltà. Un problema insito nel game design, probabilmente figlio di un’eccessiva ambizione da parte del team di sviluppo.

The Last Worker, infatti, si propone di essere un titolo parimenti godibile sia in forma tradizionale, sia in VR. Inevitabilmente, per tentare di trovare un punto di incontro tra i due mondi, finisce con il non eccellere realmente in nessuno dei due ambiti. L’onestà intellettuale impone di valutare un titolo VR nella prospettiva di questa categoria. Tuttavia non si può non evidenziare come il titolo sia pensato per essere pienamente godibile anche senza l’utilizzo di un visore. Ne emerge una produzione che, presa come titolo VR, gode di indubbie qualità ed attrattive. Al tempo stesso, dal punto di vista di un videogioco tradizionale, The Last Worker è vittima dei compromessi. Soluzioni dunque intermedie tra due universi distinti, sia nel sistema di controllo (a tratti impreciso), quanto nel gameplay (troppo semplicistico).

Le fasi più avventurose sono incredibilmente lineari.

Commento finale

The Last Worker è un prodotto complesso da interpretare. Da un lato, l’estro creativo è palpabile, grazie all’intervento degli importanti nomi coinvolti nella direzione artistica, nella sceneggiatura e nel doppiaggio. Anche il particolare equilibrio ludico proposto dal team di sviluppo è intrigante e piuttosto originale. Dall’altro lato tuttavia, la sensazione è che Oiffy, Wolf & Wood Interactive abbia voluto fare forse troppo in rapporto ai mezzi disponibili. Non depone completamente a favore della produzione la sua volontà di parlare contemporaneamente al pubblico VR e a quello tradizionale, finendo per dover essere valutato come un prodotto a metà strada tra due mondi. Come titolo VR, il titolo ha indubbie qualità e può essere sicuramente consigliato come un’ottima esperienza immersiva. Viceversa, come produzione tradizionale, The Last Worker si perde in un sistema di controllo a tratti impreciso, in meccaniche ludiche semplicistiche e in una longevità piuttosto modesta. Il consiglio è comunque di dargli una possibilità: l’epopea di Kurt potrebbe lasciarvi un segno.

7.3

The Last Worker


The Last Worker è un prodotto complesso da interpretare. Da un lato, l'estro creativo è palpabile, grazie all'intervento degli importanti nomi coinvolti nella direzione artistica, nella sceneggiatura e nel doppiaggio. Anche il particolare equilibrio ludico proposto dal team di sviluppo è intrigante e piuttosto originale. Dall'altro lato tuttavia, la sensazione è che Oiffy, Wolf & Wood Interactive abbia voluto fare forse troppo in rapporto ai mezzi disponibili. Non depone completamente a favore della produzione la sua volontà di parlare contemporaneamente al pubblico VR e a quello tradizionale, finendo per dover essere valutato come un prodotto a metà strada tra due mondi. Come titolo VR, il titolo ha indubbie qualità e può essere sicuramente consigliato come un'ottima esperienza immersiva. Viceversa, come produzione tradizionale, The Last Worker si perde in un sistema di controllo a tratti impreciso, in meccaniche ludiche semplicistiche e in una longevità piuttosto modesta. Il consiglio è comunque di dargli una possibilità: l'epopea di Kurt potrebbe lasciarvi un segno.

PRO

Direzione artistica firmata da Mick McMahon | Una storia contemporanea a metà tra accusa ed umorismo | La varietà di situazioni è molto piacevole |

CONTRO

Sistema di controllo a tratti impreciso | Le meccaniche ludiche son piuttosto basilari | Longevità modesta |

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