Nell’ultimo periodo il panorama videoludico delle corse su strada ha visto una piccola rinascita della cultura delle competizioni underground Giapponesi. JDM: Japanese Drift Master, creato dal team e distributore polacco Gaming Factory, vuole omaggiare questa realtà proponendo una fittizia porzione del Giappone, che condensa – al limite del buon gusto – elettrizzanti competizioni tra bolidi capaci di percorrere curve ad angoli e velocità estreme nella disciplina del Drifting, e non solo.
La volontà di Gaming Factory è stata chiara fin dall’inizio: creare un gioco che coniugasse fedelmente l’atmosfera del mondo delle corse giapponesi underground, una personalizzazione approfondita delle auto e un’ambientazione ricca di dettagli. JDM: Japanese Drift Master non si limita a riproporre il classico racing arcade o la pura simulazione, ma cerca di offrire un’esperienza ibrida che sappia affascinare sia gli appassionati di drifting sia chi ama il lato più pittoresco e caricaturale del Sol Levante.
Con la sua ultima demo apparsa l’anno scorso – chiamata JDM: Rise of the Scorpion – ora delistata da tutti gli store digitali -, abbiamo già potuto provare con mano quanto di buono lo studio polacco sia riuscito a raggiungere in termini visivi e di potenziale, ricordandoci anche che il divario tra alcune produzioni AAA e i titoli indipendenti si sta assottigliando sempre più.
Ma non tutte le carrozzerie nascondono i motori migliori. JDM: Japanese Drift Master sarà riuscito a superare tutte le sezioni del tracciato a pieni voti? Allacciamo le cinture, e prepariamoci a scoprirlo assieme, a suon di drift, pagine di manga, e qualche sbavatura di troppo.
Versione testata: PC (tramite Steam)
Benvenuto in Giappone!
JDM: Japanese Drift Master si svolge in una mappa ispirata al Giappone, precisamente nella città immaginaria di Guntama, un ambiente urbano che mescola con cura elementi tradizionali e moderni, ricco di strade strette, quartieri caratterristici e scorci suggestivi che uniscono le atmosfere delle città nipponiche più rinomate e attraverso gli occhi del popolo straniero. Guntama non riveste solo un aspetto di mero riempitivo, ma si rivela essere il collante di tutta l’esperienza di gioco, offrendo nella sua urbanistica chilometri e chilometri da percorrere, passando tra tortuose montagne, e arrivando a imprevedibili percorsi non asfaltati nelle foreste.
La storia segue le vicende di Thomas “Toma” Stanowski, un giovane pilota polacco espulso dall’Europa per motivi legati alla sospensione della patente. Arrivato in Giappone, il protagonista deve integrarsi in un ambiente nuovo e affrontare la scena locale delle corse clandestine. Il racconto, sviluppato attraverso pagine di manga che si sfogliano in game, offre un tocco originale, integrando la narrativa in modo interessante. Purtroppo però l’intero lavoro potrebbe risultare fin troppo amatoriale per alcuni, peccando a più riprese di scenette sconclusionatamente ammiccanti. Da notare che alcune delle pagine più spinte del manga possono essere visionate solo previa pagamento di un DLC.

A differenza di molti titoli open world di corse, JDM non punta esclusivamente sulle sfide frenetiche o su una quantità smisurata di missioni secondarie, ma cerca di mettere in risalto l’esplorazione e la personalizzazione delle auto. La guida libera è infatti pensata come momento di relax e divertimento, dove il giocatore può semplicemente perdersi tra le strade, migliorando la propria intesa con l’auto per sbloccarne nuove parti, o cimentandosi in lunghe derapate per accumulare punti per incrementare il proprio livello di prestigio.
Il gameplay offre principalmente due stili di guida con le annesse competizioni: il drifting, cuore pulsante del titolo, e le gare di grip – delle comuni corse su pista -, che tuttavia mostrano qualche difficoltà nel trovare il giusto feeling. In aggiunta troviamo anche battaglie 1vs1 in competizioni di drag racing durante sezioni ben precise della storia. La meccanica di drifting è accessibile e appagante, soprattutto in modalità simcade, dove è possibile eseguire derapate fluide e spettacolari anche nei passaggi più stretti, nonostante la presenza di aiuti invisibili che autocorreggono le curve troppo azzardate. Curiosa la presenza degli eroi negli abitacoli delle auto, non in stile manga ma con delle controparti realistiche. E ancora una volta, i più maliziosi potranno gioire per via della fisica forse troppo ammiccante dei seni delle eroine sedute al nostro fianco, che rimbalzano ad ogni curva.
Japanese Drift Master soffre per la poca varietà, e monotonia, delle sue missioni secondarie: al momento sono presenti solo poche attività, tra cui gare su circuito, eventi di drifting sotto forma di missioni di consegna sushi, corse contro il tempo, e un sistema di gare underground dove poter scommettere il nostro capitale. Il modo randomico in cui possono apparire gli eventi, unito anche alla ripetitività di questi ultimi nel lungo periodo, finiscono per lasciare il posto alla più strutturata, ma breve, campagna principale.

Con solo 5 capitoli da portare a termine, i giocatori più competenti, e non desiderosi di esplorare le viste mozzafiato che la prefettura di Guntama è capace d’offrire, riusciranno a completare l’intera esperienza in meno di una decina di ore. E potranno raggiungere rapidamente il finale utilizzando anche solo la macchina consegnataci all’inizio delle nostre peripezie, ovviamente previa lo sblocco di tutte le sue espansioni meccaniche, e l’utilizzo oculato del sistema di tuning per superare tutte le sfide proposte.
Al lancio mancano anche elementi come la modalità foto e i replay, che avrebbero enfatizzato maggiormente l’aspetto visivo e le scelte stilistiche del mondo di gioco. Il GPS è risultato essere poco affidabile nei suoi ricalcoli verso le varie destinazioni, rendendo talvolta frustrante spostarsi tra un evento e l’altro, specialmente nelle ampie aree urbane ricche di stradine e immissioni verso l’autostrada.
Asfalto, gas, e gomme bruciate
JDM: Japanese Drift Master propone una selezione di 27 veicoli, alcuni reali, altri leggermente camuffati ma chiaramente ispirati a modelli iconici del mondo automobilistico giapponese, come la leggendaria Toyota A86, qui denominata Alfa Moriyamo. Le auto sotto licenza non sono solo modelli esteticamente accurati e modellati partendo da fotogrammetrie fatte sui bolidi reali, ma possono essere profondamente modificati, anche negli interni, permettendo al giocatore di esprimere il suo stile. Questa attenzione al dettaglio viene però minata al lancio dall’impossibilità di applicare alcun tipo di sticker o pittura – oltre a colorazioni in varie vernici -; problematica dell’assenza ingiustificata che ricorre in tutta questa prima fase post lancio della produzione.
Questa personalizzazione si sposa con un sistema di progressione legato alla maestria del veicolo: più si guida e si potenzia una macchina, più si sbloccheranno upgrade e miglioramenti che la rendono unica e più performante. Questo meccanismo incentiva un legame tra il giocatore e la sua auto preferita, portando a investire con parsimonia il nostro denaro, e il tempo che vorremo dedicare al veicolo che più ci aggrada. Bisogna anche fare molta attenzione con i propri acquisti per evitare spiacevoli soft-locks. Purtroppo, il solo driftare senza meta per le strade delle città non ci porterà in tasca neppure uno yen.

Con una macchina completamente potenziata, nel corso delle fasi avanzate della carriera non sembrano esserci grossi innalzamenti di difficolta, al contrario, Japanese Drift Master per i più avvezzi potrebbe risultare fin troppo facile da completare, lasciando come reale difficoltà quella di comprendere come modificare l’assetto della propria auto. L’attenzione al drifting si traduce in una gestione meno convincente nelle gare di grip: le auto tendono a sottosterzare eccessivamente, rendendo frustrante il superamento delle curve in modalità di guida tradizionale. Il gioco prova a spiegare attraverso dei pannelli nel suo manga come agire sulle varie componenti per ottenere l’effetto desiderato, non riuscendo però completamente a chiarire alcuni aspetti legati più alle caratteristiche peculiari per ogni automobile.
Apprendere a pilotare il nostro veicolo secondo le regole del touge drift richiederà ugualmente del tempo. Avere fiducia nella tenuta del proprio veicolo avviene in modo naturale, ma solo se si abbandona l’idea di partire sgommando a folli velocità. Japanese Drift Master costringe ad avere il controllo di ogni singola sterzata tanto a reggimi alti, e ancora di più a velocità estremamente basse. Purtroppo, per concatenare e tenere viva una lunga combo non troveremo moltiplicatori variegati come in altri titoli – dimentichiamoci i near miss o i bonus per l’alta velocità -, saremo invece spinti a sterzare costantemente anche in strette viuzze rurali, o in più spaziose carreggiate dell’autostrada. Il tutto schivando il traffico randomico, che potremo comunque disattivare con un tasto nelle opzioni.

Sfrecciare e driftare per le strade di Guntama diviene quindi un esercizio spontaneo quanto necessario per accrescere in maniera organica le nostre conoscenze e il feeling per compiere le derapate migliori, il tutto abbellito anche grazie a un ciclo giorno-notte che contribuisce a creare un’atmosfera realistica e suggestiva. Bisogna però tenere anche a mente il cambio dinamico delle condizioni meteo, che rendono sensibilmente differente l’aderenza del manto stradale in caso di pioggia, o la visibilità del percorso in presenza di nebbia fitta.
Come dentro un anime
Dal punto di vista visivo, JDM: Japanese Drift Master si affida al potente Unreal Engine 5 per offrire un’ambientazione curata e dal grande dettaglio. Il team polacco di Gaming Factory ha realizzato uno scorcio di un Giappone idilliaco e idealizzato, ma a tratti forse troppo stereotipato.
Potremo correre lungo le strette strade di una cittadina ai margini del Monte Fuji, con edifici tipici, biciclette parcheggiate lungo i marciapiedi e i ciliegi in fiore che risplendono alla luce del tramonto, oppure piegare a folli velocità nelle metropoli più industriali del paese, il tutto tra effetti atmosferici variabili, come i tuoni durante le tempeste, che donano una sensazione di realismo e immersione, in una ricostruzione quasi surreale del paese orientale.
Il dettaglio sulle vetture è particolarmente elevato, con modelli fedeli e interni ricreati con precisione, e texture dettagliate che mostrano anche le nostre scelte lato personalizzazione per i materiali scelti su scocca e ruote. Durante il giocato in prima persona da dentro l’abitacolo, le animazioni come il movimento delle braccia del pilota durante le derapate aggiungono un tocco di autenticità e immersione all’esperienza.

Tuttavia, durante la prova sono stati riscontrati stuttering frequenti, rallentamenti e qualche problema di ottimizzazione che possono compromettere la fluidità dell’esperienza di guida. A ciò si aggiungono alcune mancanze in termini di dettagli ambientali e interattività: ad esempio, il traffico stradale è vittima di apparizioni randomiche durante le gare, rendendo alcune corse pensate vinte in fallimenti eclatanti per una combo interrotta.
A volte di notte i veicoli non presentano dei coni dei fari riconoscibili, trasformandosi in veri e propri oggetti inamovibili che minano i nostri tecnicismi da drifters. Ancora peggiore è la poca chiarezza nell’interattività con alcuni oggetti in pista, rendendone alcuni distruttibili e altri no, legando anche questo aspetto alla mera fortuna.
Fa piacere notare che il gioco offra comunque tutte le ultime soluzioni in termini di scaling e generazione di frame, per consentire anche a chi possiede hardware non top di gamma di poter correre senza preoccupazione. Tra i prossimi aggiornamenti del gioco si parla anche di ottimizzazione per certificare JDM per l’utilizzo su Steam Deck.

Le radio presenti in Japanese Drift Master, propone una selezione eccellente di tracce energiche e ben contestualizzate che accompagnano perfettamente le derapate e le esplorazioni, potendo scegliere tra i generi come la EDM, il Jpop, e il più iconico Eurobeat. I suoni dei motori sono realistici e variano da auto a auto, un dettaglio apprezzabile che contribuisce a coinvolgere maggiormente il giocatore nella guida, anche se nel corso delle gare di Drag Racing si sono riscontrati dei bug di perdita di audio proprio del rombi dei motori.
Commento finale
JDM: Japanese Drift Master è un titolo che, a dispetto delle sue molte imperfezioni, potrebbe riuscire a ritagliarsi il proprio spazio nel panorama dei racing game open world, ma solo dopo una grossa revisione della sua offerta ludica – già presentata con una roadmap per l’ampliamento del gioco nel corso di quest’anno -.
Se da un lato il gameplay riesce a divertire nella sua meccanica cardine delle derapate, dall’altro emergono alcune difficoltà tecniche, di bilanciamento, e mancanza di polishing generale, che frenano l’esperienza complessiva. La mancanza di contenuti che possano elevare la mappa di gioco al lancio, con l’assenza forse ingiustificata dei collezionabili, o una struttura più interessante per le sfide secondarie, porta il giocatore verso un esperienza troppo guidata e dipendente dalla breve campagna narrativa.
JDM invita a perdersi nei paesaggi della sua fittizia Guntama e a immergersi in una cultura automobilistica affascinante e quasi aliena, ma Japanese Drift Master avrebbe potuto nascondere le sue mille imperfezioni con una release in Early Access – come accaduto recentemente con Tokyo Xtreme Racer -. Non ci resta che sperare nel completamento della roadmap post lancio, ma per ora, questa ci è parsa una falsa partenza.








